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DELLE VIE AL PENSIERO AUTENTICO

N Ö -

- IETZSCHE E H LDERLIN

A questo stadio del pensare autentico possono condurci solo coloro che già pensano

autenticamente: i pensatori e i poeti.

Al titolo del libro “Introduzione alla Filosofia” è dato come sottotitolo “Pensare e Poetare”

nel richiamare l’attenzione verso il rapporto di pensare e poetare.

I poeti e i pensatori, coloro che pensano autenticamente, ci conducono al pensare autentico.

Ma che affinità hanno poeti e pensatori?

Il pensatore e il poeta hanno in comune il della parola.

MEDITARE

Essi sono gli autentici guardiani della parola nella loquenza.

L’ultimo pensatore della filosofia occidentale, Nietzsche, viene chiamato il “filosofo-poeta”.

Noi intendiamo Nietzsche come il pensatore-poetante non perché nei suoi scritti e nelle sue

note si possono trovare sparse poesie, e perché l’opera “Così parlò Zarathustra” nella sua

eloquenza e la sua forma, produce un’impressione assolutamente poetica. Perché tutto ciò

sia poetico così com’è, possiamo intenderlo solo se sappiamo in che misura e in che senso il

poetare pertiene al pensare di Nietzsche (solo se li comprendiamo in base al suo pensare).

Possiamo rendere più chiaro il titolo “Pensare e Poetare” mediante la contrapposizione dei

nomi Nietzsche e HÖlderlin: il primo è quel pensatore che pensa ciò che è ora. Nel pensare

e poetare di Nietzsche e HÖlderlin, il pensare e poetare si intrecciano- se non addirittura si

congiungono- l’un l’altro in una maniera unica e mirabile.

Nietzsche il pensatore poetante

HÖlderlin il poeta pensante

I modi in cui il linguaggio parla sono molteplici: il pensiero è uno di questi, ma accanto ad

esso c' è, secondo Heidegger, la parola poetica.

Abitualmente pensare e poetare sono totalmente distinti; in realtà secondo Heidegger, essi

sono strettamente congiunti, anche se rimangono diversi per la maniera di dire propria di

ciascuno.

Il - "dice l'essere", cioè porta ad espressione il non detto tramite quel che è detto

PENSATORE

nel pensiero della metafisica;

Il " “nomina il sacro ", cioè inventa un nuovo linguaggio e in inaugurando una nuova

POETA

apertura dell’essere, preparando l’avvento degli dei, che nell' epoca attuale, come aveva

spiegato Hölderlin, "hanno abbandonato la terra".

L’essenza poetante del pensare per Heidegger "salvaguarda il dominio della verità

dell’essere".

Pensare e poetare, però, sono imparentati fra loro, in quanto entrambi prendono congedo da

quel che è abituale, per rivolgersi a ciò che è rimasto non detto e che è meritevole di essere

detto nel futuro.

I -

L CONFRONTO RECIPROCO CON IL PENSARE PENSIERO CAPITALE E FONDAMENTALE DI

N :

IETZSCHE

La maturazione del degno apprezzamento avviene con il distacco tra pensare- che parla a

noi- e il nostro proprio pensare. Questo confronto non rintraccia i difetti, ma porta il pensare

altrui davanti al nostro pensare e nello spazio libero di una decisione che diviene inevitabile.

Il pensare che ci incontra storicamente non possiamo ripensarlo in modo adeguato, se non

lungo la via del pensiero reciproco.

Se l’essenza poetante dovesse radicarsi nel tratto fondamentale di questo pensare, allora

sarebbe fondamentale riconoscere e ripensare il suo tratto fondamentale.

Il pensiero capitale di Nietzsche si esprime nella sua dottrina di volontà di potenza, ma il

suo pensiero capitale non è ancora il suo pensiero fondamentale. Esso si nasconde nella

dottrina dell’eterno ritorno dell’uguale (questo pensare vi è nella figura di Zarathustra).

Finché il nesso tra pensiero capitale e pensiero fondamentale rimane a noi oscuro, non

possiamo pretendere di sapere qualcosa di questo pensare.

L , ’ .

A FILOSOFIA NON È MATERIA DI INSEGNAMENTO MA È UN INTORNO ALL UOMO

1

CAPITOLO

’ , ’ ’

L ASSENZA DI DIO L ASSENZA DI MONDO PER L UOMO MODERNO COME ESPERIENZA

N :

FONDAMENTALE DI IETZSCHE

Il pensare di un pensatore è vero quando riguarda l’avvento dell’essere.

Il pensatore guarda l’essere quando, ri-pensandone l’avvento, lo custodisce nel proprio dire,

e così nel contempo nasconde l’essere nella loquenza.

Questo ri-pensante guardare l’essere è la verità della filosofia.

Ogni vera filosofia è perciò una risposta alla questione dell’esserci storico dell’uomo.

Ogni pensatore nel suo tempo mette in questione ciò che è.

Ogni pensare riposa in un’esperienza di fondo: il fondo di ciò che è determinato dal pensare

scaturito dall’esperienza. Ciò che determina-accorda il pensare, lo raccorda al tempo stesso

nella sua provenienza e nella sua ampiezza. Finché non consideriamo entrambi - esperienza

e accordo - in maniera costantemente più originaria, a partire dal fondo, fino ad allora resta

vano il tentativo di pensare il co-pensare di un pensatore.

L « » :

A CREAZIONE DEGLI DEI DA PARTE DEGLI UOMINI

Ne “L’anticristo. Saggio di una critica del cristianesimo”, opera di Nietzsche, viene citato:

«Quasi due millenni e non un solo nuovo dio!»

La parola “ ” infatti, non dice soltanto che «dio è morto», come Nietzsche aveva

ANTICRISTO

spesso detto in precedenza, bensì che l’Europa in due millenni non è stata in grado di creare

un nuovo Dio. Questo, infatti, è un pensiero essenziale di Nietzsche: gli dei vengono

«creati» dagli uomini

Gli Dei ed ogni forma di Dio vengono creati dagli uomini, in conformità all’attitudine

religiosa dei popoli. Il Dio e gli Dei sono un prodotto dell’uomo.

Il religioso è qualcosa di romano, in quanto i greci non avevano una religione, poiché essi

riguardavano gli Dei.

Si deve cogliere la portata del pensiero come creante e del creativo nell’uomo, e l’origine

storica, cioè il fondamento metafisico del pensiero.

Per Nietzsche non sono prodotti dell’uomo solo gli Dei, ma tutto ciò che è.

Nella nota del titolo “volontà di potenza” tutta la sublimità e bellezza che si pensa nelle cose

reali e immaginarie sono proprietà e prodotto dell’uomo.

L’uomo ammirò, adorò e seppe nascondere ciò che aveva creato.

L’uomo come poeta, come pensatore, come dio, come amore e infine come potenza.

Per Nietzsche è sempre POTENZA.

POTENZA VOLONTÀ DI

Volontà di potenza è il poetare, il pensare, la deità di dio, ed ‘è anche l’amore: l’uomo è

tutto questo, in quanto sta nella volontà di potenza in un modo eminente.

’ .

L UOMO È VOLONTÀ DI POTENZA ’ :

IL FONDAMENTO METAFISICO DEL PENSIERO DELL UOMO CREATIVO

L’uomo è il creante della sua essenza.

Il pensiero dell’uomo creativo è il pensiero secondo cui l’uomo raggiungerebbe la sua

suprema perfezione nella creatività e come genio, come forma suprema dell’esserci

dell’uomo storico.

Quando l’uomo pone la propria essenza su se stesso, egli si erge nel volere se stesso; con

questa sovra-stazione dell’uomo nella volontà come volere se stesso, tutte le cose divengono

insieme, e solo allora, l’oggetto antistante. L’uomo sovrastante ammette solo il MONDO

come oggetto antistante: nel mondo antistante egli sovrasta.

L’uomo sovrastante e il mondo antistante si sovrappongono.

La sovra-stazione dell’uomo moderno rispetto all’oggettualizzazione è l’origine metafisica

della storia dell’uomo moderno.

I L ЂOLΕÎV PENSATO IN MODO GRECO

Ђolεîv non vuol dire creare nel senso del “produttore creativo” o nel senso del lavorare.

Ђolεîv significa pensare sulla base dell’esperienza greca dell’essere Ђolεîv è il produrre.

L’essente pensato in modo greco è il pensante.

Nel fare come Ђolεîv l’essenziale non è l’auto esecuzione di un’attività mediante la quale si

effettua qualcosa di nuovo: ciò che viene prodotto non è un qualcosa di nuovo ma bensì il

sempre più antico dell’antico.

Ma se il produrre si incaponisce su ciò che è nuovo, allora al produrre diviene l’azione

sovrastante-sovrana di quell’umanità che si gode la vita al di fuori di se stessa.

L’impronta dell’essenza dell’uomo sul tipo di essenza “creativa-lavorativa” appartiene

all’epoca globale della modernità.

L’ ’

ASSENZA DI MONDO DELL UOMO MODERNO

Il pensiero di Nietzsche è che gli dei e tutte le cose sarebbero “prodotti” dell’uomo creante.

Detto nietzschiano: due millenni di storia occidentale non sono stati in grado di creare alcun

nuovo dio L’uomo occidentale non è stato in grado di creare un nuovo dio.

La questione è: se non viene più creato alcun dio, come dovrà allora venire creato ciò che

può sussistere unicamente attorno a un dio- un mondo?

N  l’assenza di dio è anche assenza del mondo.

IETZSCHE

Finché l’uomo è senza-dio, non può non essere anche senza mondo.

L’ ’

ASSENZA DI PATRIA DELL UOMO MODERNO COME ACCORDO FONDAMENTALE DI

N IETZSCHE

Senza il dio e senza un mondo l’uomo non può più avere nulla a cui appartenere, a cui

prestare ascolto, da cui essere chiamato e reclamato.

Noi diamo il nome di alla cerchia storicamente protetta e proteggente a cui l’uomo

PATRIA

appartiene ed obbedisce, nel senso di prestare ascolto a ciò che lo reclama.

Divenuto senza dio e senza mondo, l’uomo moderno è senza patria nella mancanza del dio

e nella rovina del mondo, dall’uomo storico-moderno ci si aspetta esplicitamente l’assenza

di patria l’uomo moderno si sente perciò a disagio

Nella poesia de “I corvi” (del 1884) di Nietzsche l’assenza di patria viene espressa

poeticamente; Eccone un verso:

« Senti i corvi crocchiare,

Sciamando in frulli al vento verso città.

Presto verrà a nevicare: »

Disgrazia per chi non ha- una patria da abitare

Nella poesia è poetata l’assenza di patria, si, ma qui Nietzsche non sta semplicemente

lamentandosi della perdita della patria: qui parla al tempo stes

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
14 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher blueeyes2111 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia filosofica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Moschini Marco.