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Costituzione di Medina. Infatti, si venne a scoprire che gli ebrei non solo non avevano
rispettato il patto, ma avevano aiutato gli assedianti, vendendo loro una quantità enorme di
viveri. Ciò era una netta violazione del patto con i musulmani, in base al quale non doveva
essere fornito alcun aiuto ai nemici. Dopo circa due settimane di assedio alle loro fortezze,
questi decisero di arrendersi, decretando la loro stessa fine, poiché Sa’d b. Mu’aadh, a cui
Muhammad aveva affidato il compito di decretare la loro fine, decise che tutti i maschi
puberi venissero sterminati e le donne e i fanciulli resi schiavi.
L’accordo di al-Hudaybiyya
L’insuccesso dell’assedio di Medina convinse molte tribù a chiedere un’alleanza con
Muhammad, il quale pretese che i nomadi si impegnassero a versare una sorta di tributo in
cambio della protezione della umma islamica.
Il Profeta decise di compiere una ‘umra alla Ka’ba, nel marzo 628 con milleseicento soldati
e una settantina di bestie per il rituale sacrificio. Pur credendo che fosse lo scontro
definitivo, questo si risolse in una tregua sancita ad al-Hudaybiyya, secondo cui l’anno
successivo i medinesi avrebbero potuto effettuare la ‘umra, mentre i meccani si ritiravano
sulle alture circostanti per evitare scontri. Tuttavia nell’immediato i medinesi dovevano
ritornare nella loro città.
Questa tregua permise ai musulmani di ampliare il loro retroterra economico e politico,
mettendo sotto controllo le rotte battute dai meccani e staccando alcune tribù dai
filobizantini Ghassanidi.
Nel marzo 629 i Quraysh lasciarono campo libero ai medinesi per la ‘umra della durata di
tre giorni, come concordato nella tregua. I pellegrini girarono intorno al santuario in senso
antiorario, compirono i sette tragitti tra al-Safaa’ e Marwa, sacrificarono gli animali portati e
si rasarono la testa.
La conquista di Mecca
La tregua con Mecca durò 22 mesi a causa dello riaccendersi dell’ostilità tra i Bakr b. ‘Abd
Manaat b. Kinaana (alleati dei Quraysh) e i Ka’b b. ‘Amr, un clan dei Khuzaa’a, alleato con
Medina. Uno dei Bakr era stato ucciso in territori Khuzaa’a e i primi decisero di vendicarsi,
finché la situazione si calmò grazie all’intervento di alcuni arbitri che avevano stabilito che i
Khuzaa’a pagassero il prezzo di sangue per le uccisioni seguite al primo omicidio.
La reazione di uno dei Ka’b a certi versi satirici proclamati da un certo Bakr contro il
profeta, portò all’uccisione di alcuni Ka’b, mentre gli assassini si rinchiusero in città. Ciò
fornì il pretesto a Muhammad per rinunciare alla tregua.
In città entrarono quattro contingenti, uno dei quali affidato allo stesso Muhammad, con
l’ordine di uccidere quanti resistevano con le armi e quanti era scritti in una ‘lista nera’.
Successivamente, il Profeta si recò alla Ka’ba dove tocco la Pietra Nera con il bastone, girò
sette volte in senso antiorario intorno al tempio e fece distruggere la statua di Hubal e ogni
possibile segno del politeismo, salvando solo il maqaam Ibraahiim (la stazione di Abramo),
un macigno che si diceva servì al patriarca e al figlio Ismaele per riassettare la Ka’ba dopo il
Diluvio Universale.
La conquista della Mecca fu poco cruenta ma comportò la schiavitù di tutti i suoi abitanti.
Venti giorni dopo ritornò a Medina.
La vittoria di Hunayn. L’epilogo
Nel 631, grazie ad una rivelazione, si ebbe una nuova fase di non tolleranza contro qualsiasi
attacco dei pagani all’Islam, punito con la morte.
Nello stesso anno, Muhammad compì il suo primo hajj, chiamato poi “d’addio”. Tornato a
Medina, fu colpito da violente emicranie e malgrado ogni cura, morì l’8 giugno del 632.
Capitolo secondo. Il califfato “ortodosso”.
La successione del Profeta
La morte di Muhammad rappresentò uno shock di non poco conto poiché lasciava tutti i
musulmani, in particolare i suoi Compagni, privi dell’interprete del messaggio divino, in
grado di risolvere i problemi che si affacciavano all’interno di una comunità guidata da
regole divine. Sebbene nel Corano si faccia uso del termine khaliifa, esso è comunque
collegato alle figure di Adamo e David e non assume il termine di ‘successore’.
Alcuni secoli dopo lo sciismo sosterrà che il Profeta prima di morire aveva designato come
suo successore il cugino ‘Alii, tuttavia il fatto è negato dalla maggior parte dei musulmani,
insieme alla credenza secondo cui l’Ahl al-Bayt, la Famiglia del Profeta, godi di un primato
politico.
Il califfato di Abuu Bakr
La sera della morte del Profeta alcuni Ausiliari decisero di riunirsi nella corte coperta
(saqiifa) per riprendere in mano la gestione della città, volendo eleggere come guida il
sayyid dei Khazraj, Sa’d b. ‘Ubaada. Tuttavia alcuni Emigrati, messi al corrente della
situazione, li raggiunsero per realizzare un accordo per la gestione della Umma. E’ con
queste premesse che durante questa occasione verrà messa in atto l’idea di creare un istituto
califfale: infatti fu significativo il gesto di Abuu ‘Ubayda e di ‘Umar che proclamarono
Abuu Bakr come il miglior uomo per guidare la umma, ottenendo il consenso dei presenti.
Questa scelta votata a favore di Abuu Bakr fu dettata anche dal fatto che non contava tanto il
censo, la capacità guerriera o politica, quanto l’anzianità di fede (saabiqa) e l’intimità con il
Profeta (qaraaba). Abuu Bakr rispettava queste caratteristiche: era stato amico intimo del
Profeta fin da prima della Rivelazione, fu forse il primo uomo adulto a convertirsi, e insieme
ad ‘Umar fu il suo più intimo collaboratore.
Abuu Bakr inoltre era un uomo molto generoso e autorevole e ciò gli permise di acquisire il
favore della maggior parte dei musulmani, sebbene altri, come ‘Alii, per qualche tempo non
lo riconobbero come successore del Profeta.
In particolare, ‘Alii era stato escluso a priori dalla carica a causa della sua giovane età,
perché a pari di Abuu Bakr poteva vantare una certa intimità con il Profeta, per aver dormito
nella stessa casa ed essere diventato non solo suo genero, ma anche fratello di fede all’arrivo
a Medina.
La guerra della ridda
La morte di Muhammad portò ad un periodo di grave conflitti e scontri con molte tribù
beduine che credevano cessata l’intesa pattuita con i musulmani. Fino all’anno precedente
alla morte del Profeta, a Medina erano arrivate alcune rappresentanze tribali a favorire
l’alleanza e la protezione e gli accordi era stati sanciti con l’usuale scambio di doni. Tuttavia
mentre per le tribù questi doni rappresentavano un tributo che agevolasse l’intesa, per i
musulmani erano stati semplicemente il pagamento della zakat, cioè l’imposta legale che
ogni uomo valido convertitosi all’Islam deve versare.
Dunque il califfo vide che i nomadi stavano riprendendo libertà d’azione e li fermò,
sanzionando il peccato di apostasia (ridda) e ricorrendo alle armi, per ristabilire l’ordine.
Infatti tutti i nomadi, dopo diversi attacchi militari, si arresero e tornarono a far parte della
umma. Ma Abuu Bakr era consapevole del fatto che questi problemi sarebbero rimasti a
lungo e avrebbero minato le fondamenta della Comunità alla sua morte. Per questo decise di
far riconoscere, alla sua morte, ad alcuni membri fondamentali, la successione a Imaam
(guida) di ‘Umar.
Il primo dei califfi ortodossi (khulafaa’ raashiduun) morì il 23 agosto 634, ricevendo senza
ostacoli il riconoscimento di tutti i musulmani.
‘Umar b. al-Khattaab e le prime conquiste
‘Umar b. al-Khattaab era uno dei 10 benedetti a cui Muhammad si rivolgeva per cercare un
consiglio o un aiuto. Salì al potere e acquisì il titolo di Comandante dei Credenti, che voleva
sottolineare la totale potestà di guida.
Ricordiamo il suo califfato in particolare per le conquiste esterne all’Arabia.
L’espansione arabo-islamica di questo periodo si configura come la logica conseguenza del
lungo confronto che aveva contrapposto e logorato l’impero bizantino e quello persiano-
sasanide. Entrambi avevano necessità di risanare l’economia e ciò li portò ad assumere una
politica di austerity che ebbe come conseguenza la rimozione di cospicue somme di denaro
ai rispetti alleati, il cui compito era quello di controllare e proteggere i confini degli imperi
dalle razzie degli arabi peninsulari.
Il regno lakhmide aveva il compito di controllare i confini mesopotamici contigui
all’altopiano iranico. Fu il primo a capitolare quando il suo re fu deposto, messo a morte e
sostituito da un governatore persiano, misura poi sfruttata dagli arabi.
I Ghassanidi avevano il compito di controllare la Siria e non fecero mancare il loro aiuto
durante l’invasione islamica, sebbene i rapporti con i Bizantini fossero molto freddi a causa
della politica di austerity.
Con ‘Umar si intraprese con più forza la strada di Dio del jihaad, non solo per allargare
territorialmente, ma anche spiritualmente i confini della Daar al-Islaam in cui vige la Legge
islamica.
La conquista della Siria rappresentò un cambiamento radicale per la umma, non sono
economicamente, ma anche culturalmente. Si mostrò infatti la profonda differenza
tecnologica che distanziava gli Arabi, i quali si facevano comunque forti una superiorità
razziale, morale e spirituale, per essere stati scelti da Dio a ricevere la sua definitiva
Rivelazione.
La costruzione amministrativa del califfato
Con l’acquisizione di un vasto ed eterogeneo impero era necessario avviare alcune riforme,
in particolare, una di esse riguardò l’amministrazione delle regioni conquistate e delle loro
ricchezze, mentre la seconda riguardò l’organizzazione dei guerrieri lontani da casa, al fine
delle operazioni belliche.
Nelle aree conquistate gli aspetti politico-militari ed economico-fiscali erano spesso gestiti
dall’amiir che aveva condotto le operazioni belliche, il quale era poi sostituito da un waalii
(governatore) e da un ‘aamil (agente) che si occupava delle questioni fiscali.
Le ricchezze erano costituite non solo dai bottini sottratti durante le operazioni di guerra, ma
anche dai tributi a cui erano state assoggettate le popolazioni, il fay’, ed infine anche
dall’imposta coranica rivolta a tutti i musulmani.
Le popolazioni sottomesse che potevano godere della protezione islamica erano costrette a
pagare la jizya, un tributo dovuto da ogni uomo adulto che sapesse lavorare, e un kharaaj, in
caso di proprietà fondiarie. Questi tributi servivano perlopi&ugra