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(NEOLITICO)

Cultura di Hassuna. Verso la metà del VII millennio a.C. nacquero nuovi stili ceramici: un vasellame dipinto e inciso più elaborato sostituì i modelli

più semplici. Minerali di rame e rame metallico venivano usati per fabbricare utensili e gioielli. Un braccialetto trovato in uno scavo è fatto di piombo

estratto da un minerale; è dunque probabile che le popolazione di questa cultura, conoscessero non solo il rame, ma il processo di riduzione del rame

dai suoi minerali. Le grandi fornaci a cupola della cultura di Hassuna, che avevano due metri di diametro, erano usate quasi sicuramente per cuocere

la ceramica e non per fondere il metallo.

Cultura di Samarra. Verso la fine del VII millennio a.C., negli strati superiori della cultura di Hassuna comparve un nuovo tipo di ceramica. Questo

vasellame, ben cotto e dipinto di marrone, spesso con splendidi disegni, proveniva da sud e apparteneva alla cultura di Samarra. Gli insediamenti di

questa cultura occupano una pianura che attraversa il centro dell’Iraq. Vasti edifici di questo periodo, progettati con gran cura, erano di mattoni crudi

fabbricati con stampi rettangolari, materiale che permette di ottenere una pianta più regolare. i mattoni erano lunghi circa 60 centimetri, in

corrispondenza degli spigoli e delle giunzioni dei muri, gli edifici erano rinforzati da contrafforti esterni. La tecnica del contrafforte, tipica di questa

cultura, divenne più tardi la caratteristica distintiva dell’architettura religiosa della Mesopotamia. La disposizione degli ambienti: due lati dell’edificio

erano abitati da gruppi diversi di persone, forse uomini e donne; le camere sono larghe meno di tre metri, l’ampiezza massima che si potesse coprire

con il legname disponibile. Nei resti vegetali scoperti nei siti della cultura di Samarra c’è l’ormai nota gamma di cereali: farro piccolo, farro

propriamente detto, grano comune, orzo. La presenza del lino e le dimensioni dei semi fanno capire che gli abitanti di questi insediamenti

conoscessero la pratica dell’irrigazione. L’irrigazione portò a un aumento delle rese nelle zone dove in precedenza era stata praticata l’agricoltura

asciutta, mettendole in condizione di alimentare una popolazione più numerosa; coltivare inoltre rese possibile coltivare regioni dove le precipitazioni

erano insufficienti.

Cultura halafiana. Nel 6000 a.C. circa, nella Mesopotamia settentrionale la cultura halafiana sostituì la cultura di Hassuna. Le sue origini sono

incerte, ma pare si sviluppò nelle stesse aree della cultura di Hassuna. Durò circa 600 anni e si diffuse in tutto il moderno Iraq settentrionale e in tutta

l’odierna Siria; il suo influsso si fece sentire fin sulla costa del Mediterraneo e negli Zagros centrali. In un certo senso, però, questa cultura rimase

fuori della corrente evolutiva principale. I vegetali sono gli stessi coltivati nelle precedenti culture. Poiché gli insediamenti di questa cultura sono

distribuiti entro l’area dell’agricoltura asciutta, è probabile che la maggior parte della coltivazione avvenisse senza aiuto di irrigazione su vasta scala.

Tra gli animali domestici troviamo le cinque specie tipiche: pecore, capre, buoi, maiali e cani; ciononostante venivano cacciati anche animali selvatici.

La casa rettangolare a più stanze fu abbandonata per tornare alla capanna circolare, chiamata tholos. Di diametro variabile da tre a sette metri, si pensa

ospitasse una famiglia composta di una coppia di genitori con i figli. L’ingresso era un’apertura nel muro esterno, ma la pianta poteva cambiare, per

cui spesso alla struttura circolare veniva annessa un’appendice rettangolare. Le tholos erano fatte di fango, di mattoni crudi o di pietra, e forse

avevano un tetto a cupola. Tholos sono state trovate in tutta l’area della cultura halafiana, dall’alto corso dell’Eufrate fino al confine fra Iraq e Iran.

Gli strati più antichi e più recenti della cultura halafiana di alcuni siti contengono anche esempi di architettura rettangolare. Non si sa molto degli usi

funerari della cultura halafiana. Fra i metodi di sepoltura usati c’erano sia la semplice inumazione sia la cremazione. La caratteristica più notevole

della cultura halafiana è la sua ceramica, mirabilmente dipinta e cotta in forni a doppia camera. L’argilla usata per fabbricarla era molto fine e spesso

color rosa salmone. I vasi più antichi hanno semplici disegni dipinti in rosso o nero sulla parete esterna. I disegni più recenti, che riempiono il fondo

di ciotole larghe e basse, offrono raffinati motivi geometrici in rosso e nero, con sovrapposizione di pittura bianca. Alcuni recipienti dipinti hanno

forma di uomini o di animali. L’analisi dell’argilla di alcune ceramiche dei siti della cultura halafiana ha dimostrato che il vasellame era ampiamente

commerciato. Questa cultura offre in generale una notevole uniformità. Non sappiamo se le genti della cultura halafiana appartenessero a un gruppo

etnico separato venuto a insediarsi nelle pianure entro i limiti dell’agricoltura asciutta; analogamente sono incerti i confini della regione interessata.

Periodo di Obeid. Prima della metà del VI millennio la cultura halafiana si espanse verso sudest, dove venne a contatto con la cultura di Obeid. Dopo

una fase di transizione che fuse elementi di entrambe, la cultura di Obeid prese il sopravvento.

Nelle fertili pianure formate dal limo depositato dal Tigri e dall’Eufrate, i più antichi insediamenti noti della cultura di Obeid risalgono al 5900 a.C.

circa. I fiumi provocavano inondazioni e straripavano formando paludi e laghi, dove i pesci abbondavano. Probabilmente, come gli odierni Arabi che

vivono nelle paludi, gli antichi abitanti di questa regione esportavano pesce secco e stuoie di canne intrecciate. Nell’Iraq meridionale, oltre ai pastori

che pascolavano le loro greggi nella steppa approfittando della vegetazione primaverile, e che nella stagione calda portavano gli animali nelle

vicinanze dei fiumi, avrebbero potuto continuare ad esistere comunità dedite alla caccia e alla raccolta oppure alla pesca. La costruzione di canali e la

diffusione dell’agricoltura irrigua, però, modificarono completamente la distribuzione degli insediamenti. Eridu si trova oggi nel deserto a sud

dell’Eufrate, ma nell’antichità un ramo del fiume scorreva nelle sue vicinanze. L’insediamento divenne un importante centro religioso per il culto del

dio dell’acqua Enki; secondo i poemi epici babilonesi, Eridu fu la prima città che venne creata. La credenza babilonese era fondata. Lo scavo di una

profonda trincea di fianco alla ziqqurat, o tempio-torre, ha rivelato uno spessore di circa 14 metri di resti del periodo di Obeid. Lo strato più recente

della cultura di Obeid (strato VI) è costituito da un edificio che si pensa fosse un tempio, perché la sua pianta è simile a quella dei successivi templi

mesopotamici. I resti degli edifici più antichi trovati sotto questo strato sono stati divisi in quattro fasi, da Obeid 1 a Obeid 4, ciascuna caratterizzata

da ceramiche differenti. L’edificio più antico di Obeid 1 riportato alla luce a Eridu è una cameretta quadrata di 2,8 metri di lato. Nello strato

successivo l’edificio presenta una piattaforma rialzata in una nicchia profonda e un’altra, con tracce di bruciatura, in centro alla stanza. Probabilmente

la costruzione era un tempio, perché gli altari e i tavoli per le offerte sono elementi tipici dei successivi templi mesopotamici. La fase di Obeid 2 è

caratterizzata dalla comparsa della ceramica di Hajji Muhammad, nella quale il recipiente è ricoperto di vernice e il disegno è in negativo. Questo stile

continuò anche nella fase Obeid 3, dunque la sua presenza non è sufficiente a garantire l’appartenenza di un sito alla fase Obeid 2. Nelle fasi Obeid 3

e Obeid 4 comparvero vasi dipinti in uno stile nuovo e semplice. A Eridu i templi della fase Obeid 4 sorgevano su uno zoccolo alto circa un metro.

Con il passare dei secoli lo zoccolo crebbe fino a trasformarsi nelle ziqqurat, delle quali la Torre di Babele è l’esempio più famoso. All’estremità

sudoccidentale della sala centrale del tempio c’era un altare; all’estremità opposta, una piattaforma libera sui quattro lati, sulla quale, nei templi dei

due strati più recenti di Eridu, sono state trovate cenere e lische di pesce. Non sappiamo con precisione cosa avvenisse durante le cerimonie. I templi

di Obeid a Eridu, Uruk e Gawra hanno tutti una pianta simile. C’è una lunga sala centrale con stanze laterali e facciate piene di contrafforti e nicchie.

La pianta con un ambiente centrale fiancheggiato da due file di camere è detta ‘tripartita’ ed è tipica dei templi di periodi successivi. Nei periodi di

Obeid 3 e 4, anche le case di parecchi insediamenti della Mesopotamia settentrionale ebbero una pianta tripartita. La pianta delle case nelle fasi

precedenti della cultura di Obeid non è nota.

Le case obeidiane, con una superficie di circa 200 metri quadrati, erano assai grandi e potevano ospitare una famiglia estesa di una ventina di persone.

La pianta tripartita doveva in qualche modo riflettere la struttura sociale del tempo. Qualcuno suppone che un lato della casa fosse riservato agli

uomini, l’altro alle donne, e che i due gruppi si incontrassero nella stanza centrale, ma queste sono solo congetture. A Eridu si è scoperto un cimitero

dello stesso periodo dei templi più recenti, con quasi duecento tombe. I sepolcri, scavati nel terreno, sono foderati e coperti di mattoni crudi. I corpi

venivano distesi sul dorso con la testa rivolta a nordovest. In alcuni casi una sola tomba conteneva due scheletri, probabilmente di marito e moglie. In

due tombe sono stati trovati scheletri di cane. Oltre ai gioielli personali, ai piedi della tomba si trovano un vaso, una tazza e un piatto, talvolta anche

ossa di animali e lische di pesce; ciò potrebbe indicare una qualche credenza nell’aldilà. Vicino alla spalla di uno scheletro di donna è stata trovata una

statuetta maschile con testa di lucertola.

Le ceramiche dipinte di Obeid scomparvero gradualmente, sostituite da altre ceramiche, levigate e di colore grigio e rosso. Questo passaggio segna la

fine del periodo di Obeid e l’inizio del periodo di Uruk, ma la data della transizione è incerta; secondo le analisi con il radiocarbonio, avvenne intorno

al 4300 a.C. La cultura di Obeid, durata circa 1500 anni, esercitò il suo influsso dal Mediterraneo al Golfo Persico, e persino sull’altopiano iranico.

Parte seconda: LE CITTA’

• L’esplosione urbana (4000-3000 a.C.)

Nel IV millennio a.C. nella Mesopotamia meridionale avvennero straordinari cambiamenti. Questi eventi caratterizzarono i periodi di Uruk e di

Gemdet Nasr e costituirono la cosiddetta rivoluzione urbana. Gli aspetti più evidenti:

1. Nascita delle città;

2. Transizione verso una società nella quale molte persone v

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Publisher
A.A. 2013-2014
12 pagine
5 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/05 Archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Elendil di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia e Storia dell'arte del vicino Oriente Antico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Rova Elena.