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Halima: balia di Muhammad, poi lui la chiamerà “mamma”. Da lei imparò usi e
3. lingua beduina (è quella conservativa, è la lingua araba pura). Secondo quanto
riportato, da piccolo il profeta fu avvicinato e purificato dagli arcangeli Michele e
Gabriele; Halima, spaventata dal racconto di Maometto, lo riportò alla madre.
Baraka: schiava comprata dal padre e che alla fine si ricongiungerà al profeta a
4. Mecca. Gli era molto legata, lo considerava un figliocco.
Khadija: prima moglie del profeta.
5.
Muhammad visse pochi anni con la madre e il nonno: alla loro morte passò cure
degli zii. Durante il suo primo viaggio in Siria con lo zio, Muhammad incontrò il
romito cristiano Bahira che vide in lui il segno del profetismo (un neo villoso tra le
scapole). Muhammad visse felicemente con gli zii, imparando le lingue dei paesi
con cui abitualmente commerciavano ed imparando egli stesso la pratica
mercantile. L’attività di commercio, praticata diligentemente da Maometto, gli valse
il nomignolo “laqab” (onesto).
Adolescente, Muhammad partecipò alla guerra del Figar (tra i Quaraysh, vittoriosi, e
gli Hawazin e Ghatafan) col compito di recuperare le frecce dei suoi parenti
hashemiti (-> svilupperà un’ottima vista). Alla fine della guerra, mossa da interessi
economici, i Quraysh e i Kina (vincitori) sottoscrissero il patto “Alleanza degli
eminenti” (580) per evitare che la loro autorità potesse essere messa in discussione
di nuovo. Venne poi stretto un nuovo patto, dove anche i vari clan (Hashem, Zuhr,
Asad) decisero di essere reciprocamente solidali. Muhammad prese parte alla
cerimonia, di cui ne conservò un ricordo orgoglioso.
Secondo le cronache islamiche, Muhammad era contraddistinto da virtù morali e
fascino, dalla predisposizione al buon umore; inoltre da quanto tramandato, risulta
che il Profeta non avesse ricevuto da Dio la disposizione di irrorare penitenze ai
peccatori.
La prima moglie del profeta fu Khadija (Khadiga), con cui restò legato per
ventiquattro anni con una condotta monogama.
Un episodio che sottolinea l’unicità di Muhammad risale al 600, quando si presentò
la necessità di restaurare le strutture della Ka’ba a Mecca e si decise, al termine dei
lavori, di far riporre al suo posto la Pietra Nera al primo passante; proprio in quel
momento passava di lì il profeta e fu chiamato per tale compito/onore.
Nel 608 Muhammad iniziò a far sogni che si dimostravano poi veridici. Muhammad
compiva spesso anche i tahannuth (ritiri spirituali) che presero ad intensificarsi
coprendo l’arco temporale di un intero mese (il mese del Ramadan). Durante uno
dei suoi ritiri, ebbe la prima esperienza mistica: Maometto ricevette il messaggio di
essere il Messaggero di Dio, ma, preoccupato, rifiutò. Spesso si è creduto che il
Profeta fosse analfabeta, ma invece va considerato che al tempo tutti gli Arabi lo
erano, pochi sapevano leggere e scrivere. Tuttavia Muhammad, essendo un ricco
mercante, doveva conoscere almeno l’abissino, le lingue e far di conto (per via della
sua professione di mercante).
Il profeta, scosso dalla rivelazione, scende precipitosamente verso Mecca, seguito
dall’angelo Gabriel, enorme (il gigantismo delle creature celesti è descritto anche
nell’angeologia ebraica). Tornato a casa, si stese scosso dal “tremor sacro” che lo
faceva sudare e gemere per il dolore dovuto al contatto col soprannaturale (una
situazione che si riproponeva dopo ogni Rivelazione). Inizialmente, Muhammad
temeva di essere divenuto vittima dei ginn (i demoni per il mondo arabo), ma un
altro messaggio di Dio lo rassicurò. La moglie gli credette subito e fu la prima a
convertirsi. Dal 613 alla morte del profeta, i messaggi di Gabriel si susseguirono
incessantemente.
2.Il confronto col politeismo
L’apostolato di Muhammad non fu facile, sia per l’ostilità dei concittadini nel riconoscere
come “eccezionale” un uomo che ben conoscevano da anni; sia perché il messaggio
spirituale che portava condannava l’egoismo dei privilegiati ed incitava alla solidarietà
verso i più poveri e deboli.
L’indifferenza dei meccani verso i monoteismi diversi dal cristianesimo e dall’ebraismo, era
la diretta conseguenza dell’enoteismo diffuso nella Penisola Arabica. L’enoteismo è, infatti,
del tutto indifferente ai culti degli altri gruppi umani, facendo invece riferimento ad un
proprio pantheon di divinità. L’elasticità dell’enoteismo è tale che gli stessi seguaci
possono abbondonare il culto di una divinità, considerata negligente, per abbracciarne uno
diverso, senza rammarichi. Di frequente il culto di una divinità poteva essere condiviso da
diversi gruppi umani; ad esempio, numerose tribù credevano all’esistenza di un’unica
divinità chiamata Allah, tuttavia non tutti lo vedevano come un unico dio, esclusivo.
Muhammad comunque, predicava la perdizione nell’Aldilà dei politeisti, in quanto Allah
doveva essere riconosciuto come unico Dio, un dio onnisciente, onnipotente e
misericordioso, ma anche severo verso i disubbidienti. Tuttavia, l’ostilità era anche dettata
da motivi pragmatici: si svolgevano regolarmente i pellegrinaggi per venerare varie divinità
ed i meccani guadagnavano da tali situazioni. I Quraysh furono apertamente ostili verso
Maometto, allontanandosi da lui ed esortando gli altri a fare lo stesso quando lui iniziava a
parlare. Muhammad, seguendo il consiglio di Allah, prese a predicare a voce sommessa,
per non agitare gli animi.
L’indifferenza verso Maometto di tramutò dapprima in ingiurie e dileggio, successivamente
in un tentativo (sventato) di omicidio.
Tra le novità, l’Islam introduceva la preghiera canonica e rituale. Il Corano abbina
l’obbligo delle preghiere alla zakat, una necessaria imposta per purificare lo spirito.
Tale testatico fu fissato come annuale, mentre le preghiere andavano svolte cinque
volte al giorno.
Muhammad era l’esempio vivente da seguire per questa condotta. Un modo per
interrompere la salat (la preghiera rituale) era contaminarsi col sangue, ad esempio,
e quindi i nemici del Profeta gli lanciavano addosso le interiora degli animali,
costringendolo ad interrompere la preghiera per lavarsi e per poi ricominciare.
Altra oppositrice di Maometto fu la cantante e danzatrice Fartana, che si scagliava
contro il pubblico ebbro ed eccitato, aizzandolo contro Muhammad (forse da questo
tipo di esperienza e dall’interpretazione di un versetto coranico, deriva l’avversione
dell’Islam per la danza femminile e il piacere profano).
Nonostante le difficoltà, l’Islam iniziò a raggiungere un discreto seguito.
Nel 614 il ventenne Al-Arqam mise a disposizione la propria dar (abitazione) sulla collina di
Safa per poter fruire, insieme ai suoi correligionari, con tranquillità, degli insegnamenti di
Muhammad. Sotto consiglio del profeta, però, alcuni si rifugiarono nell’Abissinia, visto che
con l’Etiopia da sempre l’Arabia aveva tessuto rapporti.
Nell’Islam, Allah non si mostra favorevole agli eccessi (estremismi), né richiede
mutilazioni ed astinenze sessuali per dedicarsi a lui.
Gli Abissini accolsero i musulmani, vedendo il loro credo simile al cristianesimo
(probabilmente per questo il regno cristiano per secoli fu risparmiato dalle successive
operazioni belliche musulmane).
Un episodio interessante è quello dei “versetti satanici” declamati da Maometto davanti
alla folla: in tali versetti egli si trovò a sostenere il politeismo, parlando di altri dei. Corretto,
nel sonno, da Gabriel, il Profeta smentì quanto detto, dicendo di essere stato suggerito dal
diavolo. Alcuni studiosi, negano la veridicità dell’episodio (tali versetti, comunque, non
sono stati inseriti nel Corano).
Nel 616 i politeisti meccani si decisero per un boicottaggio per convincere il clan del
Profeta ad abbandonare la sua identità: non stringere alcun rapporto commerciale
con lui, né matrimoniale. Il boicottaggio, però, non durò a lungo, proprio per i troppi
rapporti già intrecciati col clan.
Tra le conversioni, ricordiamo quella di ‘Umar b. al-Khattab, che da feroce oppositore
dell’Islam ne divenne fervente seguace. Questi, divenne un prezioso collaboratore di
Muhammad ed inserito nella lista dei “Dieci benedetti” a cui il Profeta aveva profetizzato le
delizie del Paradiso, mentre erano ancora in vita.
Khadiga muore nel 619. Ciò provocò un profondo dolore in Muhammad. Il Profeta
prese altre due moglie; l’ultima, Aisha, aveva 6 anni.
Nello stesso periodo, Maometto si trovò contro il capo del suo clan, non convertito,
che dopo un’iniziale accettazione del nipote, lo cacciò perché questi aveva
duramente profetizzato a suo padre una vita da dannato nell’Aldilà (era politeista,
vissuto prima della Rivelazione). Muhammad e i suoi cercano protezione a Mecca
dal sayyid dei Nawfal; una notte il profeta si addormentò ai piedi della Ka’ba ed in
tale situazione ebbe un’esperienza teofinica (si trovò a “meno di due archi di
distanza” da Allah). Si trattò di un viaggio notturno verso il Cielo, guidato da
Gabriele e che lo porterà ad incontrare altri profeti (Abramo e Gesù – che per i
musulmani non è il Messia ma, appunto, un profeta, un uomo normale e non
divino). I fedeli si divisero tra chi ne sollecitava una lettura simbolica e chi vi
credeva letteralmente: dopo tre secoli di dibattiti, vince la seconda fazione. Questa
immagine, narrata da Muhammad, dei sette cieli verso il Paradiso che sovrastano
quelli dei dannati, fu trasmessa in varie tradizioni dai “Libri della scala” che
circolavano in Spagna; una versione in dialetto fiorentino fu letta da Dante, il quale
acquisì tale impianto narrativo per la sua Commedia.
Nel frattempo a Yathrib era in corso una sanguinosa guerra civile. Raggiunta una breve e
fragile tregua, dopo una vittoria degli Aws e cercando un equo mediatore, un gruppetto di
Aws andò a Mecca ed incontrò Muhammad. Questi giovani si convertirono all’Islam; l’anno
seguente (621) ad Aqaba, Muhammad rivide cinque dei convertiti ad altri sette ( 12 è un
numero fatidico per la storia islamica e nella cultura semitica). Nello stesso luogo si
verificò, con gli stessi, un secondo incontro. Dal primo incontro scaturì un giuramento di
fedeltà, riconoscendo in quella Prima Aqaba Muhammad come l’Inviato di Allah; invece,
nella Seconda Aqaba il Profeta incaricò Musab (affascinante e di fede salda) di iniziare a
predicare il Corano ne