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Platone di Ficino non è un Platone generico ma è una sua interpretazione che mostra la pericolosità
dell’aristotelismo per il Cristianesimo. Ficino non fu solo Traduttore ma in particolare un Interprete con
l’attenzione alla contestualizzazione e al rinnovamento degli autori studiati.
• Qual era il panorama culturale del 12° secolo?
La conoscenza dei testi antichi greci è scarsa e conosciuta attraverso frammentarie traduzioni latine e
fornivano basamento per le arti del trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del quadrivio (aritmetica,
geometria, astronomia, musica). La logica considerata era quella di Aristotele attraverso la mediazione di
Boezio, fino all’introduzione della logica nova una logica nuova ed arricchita che sarà la base per gli studi
medievali. Il Timeo è conosciuto, per alcune sue parti, attraverso la traduzione e il commento di Calcidio che
sarà poi il riferimento per i Padri della Chiesa. Poi dal 12° secolo la biblioteca inizia ad espandersi grazie ai
contatti con la tradizione islamica e bizantina e ricominciano a circolare le opere filtrate di Aristotele (con
interpretazioni di filosofi ebrei e islamici). Nascono le prime prime università, che hanno l’impostazione di
corporazioni, come a Bologna, Parigi, Oxford in cui la facoltà delle arti è preliminare agli studi successivi
come a quello di Teologia.
• Come si inserisce Aristotele nel panorama universitario?
Per quanto riguarda la logica si insegna quella aristotelica ma i si avverte un distacco coi suoi scritti di
metafisica e filosofia naturale che contrastano la visione cristiano-platonica, non a caso fino al 1255 la
Metafisica aristotelica è bandita dai corsi dell’Università di Parigi, dopodiché, cancellato il divieto, Aristotele
è libero di circolare, letto e studiato all’interno del panorama prefissato dagli Statuti della Facoltà delle Arti.
Lo statuto era una sorta di calendario rituale che non interferiva con la fede e la teologia.
Le autorità ecclesiastiche temono le Università che disturbano il monopolio culturale che la Chiesa aveva
costruito, così nel 1277 Tempier promuove la più grande conadanna dottrinale di tutto il medioevo vietando,
pena scomunica, 219 opere filosofiche tra cui anche Tommaso D’Aquino.
Il platonismo è sempre più fuso al cristianesimo e pian piano si tenta una conciliazione con la nuova corrente
aristotelica senza contrastare le Scritture.
• Contrasti cristianesimo e aristotelismo?
L’eternità del cosmo contrasta ovviamente con la Creazione; se la potenza divina è sempre congiunta al
proprio Atto allora non può esserci un prima e un dopo e se Dio è eterno anche il suo prodotto deve esserlo,
inoltre le potenzialità divine sono sempre realizzate eternamente al massimo grado ma questo finisce per
sottrarre margine di libertà a Dio. Il compromesso può trovarsi nel fatto che l’Atto è eterno solo nel divino
(quindi nella produzione trinitaria) e quando si ricade nell’esteriorità della Creazione si ricade anche nella
dimensione temporale e dunque il mondo non è eterno.
Nonostante tali problemi, Aristotele entra nelle Università e il lessico della scolastica è aristotelico: le
categorie, gli strumenti logici per le dimostrazioni, la sua sistematizzazione del mondo eliocentrica, il
complesso della natura.
• Principi della cosmologia aristotelica?
L’universo è un meccanismo finito e concentrico di sfere e il mondo lunare e sublunare sono separati. Il
primo è perfetto ed etereo costituito di quintessenza, il secondo costituito di quattro elementi e quindi
corruttibile, influenzato dai corpi celesti e legato alla teoria dei luoghi naturali. La grande discussione su
Aristotele si ripropone nel ‘400 sulla cresta di una sfida filosofica: Aristotelismo vs Platonismo.
• Come si configura il platonismo nel nuovo sapere?
L’Aristotelismo limite il destino e l’essenza dell’essere umano all’orizzonte naturale che prescinde dai dati
della Rivelazione mentre il Platonismo configura l’uomo in un destino più alto. La tradizione filosofica è una
combinazione complessa e nuova del platonismo che è considerato in quanto antico e quindi similmente più
vicino ad una verità primordiale e originale (l’antichità non è intesa in modo discontinuo come per Bruno) ed
omogeneo in quanto affine alla verità rivelata cristiana. Inoltre il sapere non può fare a meno di magia e
astrologia (in forme ovviamente modernizzate, reinterpretate e rilette ) in quanto discipline care alla
tradizione antica.
• Le due visioni di Ficino e Pomponazzi riguardo al recupero di magia e astrologia?
Pe Ficino il recupero della tradizione magica è fondamentale per avere un dato interpretativo mentre per
Pomponazzi è solo una possibile lettura del dialogo tra uomo e Dio che il passato ha deciso di utilizzare.
L’astrologia per Ficino permette di impossessarli dell’energia divina e di manipolarla in seguito nella magia,
mentre Pomponazzi vede in questo l’angoscia di un mondo sublunare assoggettato alle leggi di quello
celeste.
La filosofia ficiniana è un sapere che tiene insieme platonismo, religione cristiana e sapere magico-
astrologico mentre in Pomponazzi questi saperi si contrappongono senza possibilità di fusione; alla fine di
questo percorso compare Bruno come un pensatore post-cristiano e non anti-cristiano
• La novità della cultura umanista-rinascimentale?
Burckhardt insiste sulle tendenze al paganesimo, al naturalismo filosofico e all’esaltazione di una dimensione
mondanizzante della religione con inclinazioni estetiche e sensuali. In Europa sul finire del ‘300 inizia un
nuovo movimento culturale, l’Umanesimo, che vuol chiudere la crisi della scolastica con un nuovo paradigma
culturale che rinnova il sapere con un recupero di un’antichità mitizzata che prevede di contrastare
all’oscurantismo medievale con la luce di una nuova rinascita.
• Cosa biasima Petrarca agli aristotelici?
Petrarca vede la cultura come uno strumento di pazzia e superbia: è difficile un compromesso tra quantità e
qualità di ciò che si sa. La scolastica e l’aristotelismo insegnano un morale priva di sproni per poter
migliorare l’uomo. Leggere Aristotele ti permette di conoscere di più, ma di non essere un uomo migliore.
Un conto è sapere una nozione ed un conto è prenderne coscienza, viverla: l’aristotelismo di scuola tende a
ridurre la cultura a dettagli logici e se anche la verità fosse quella aristotelica che valore avrebbe per la vita?
L’aristotelismo è troppo dogmatico e affidandosi all’ipse dixit finisce per costituire una marchia della cultura.
Aristotele è stato un grande uomo ma limitato nel tempo e nello spazio come tutti.
• Rapporto tra i “nuovi” Platone e Aristotele?
Oltre al confronto si tentò anche di trovare una conciliazione tra due filosofi per certi versi tanto distanti.
Grazie a nuove interpretazioni si giunse anche ad inaspettate fusioni tra i due pensieri è ciò dimostra quanto
la propensione ad una cultura “nuova” e rinata sia tanto distante dal dogmatismo medievale.
• Quale idea ha Garin del rapporto tra Medioevo e classicità?
Il Medioevo non sente soluzione di continuità con la classicità che lo procede, ne è semplice evoluzione,
contrariamente il Rinascimento vive una separazione con il passato medievale e lo analizza con l’occhio
critico della filologia: le traduzioni medievali sono acritiche e meccaniche (alla Google Translate) mentre
quelle rinascimentali sono vere e proprie interpretazioni e commenti critici. Gli autori vengono riletti e
contestualizzati al sapere e alla cultura corrente; perché ciò sia possibile è necessario anche lo studio della
lingua greca e divennero di moda i viaggi a Costantinopoli. Qui vennero riscoperti autori del passato e
acquistate opere mai studiate che arricchirono che andarono a costituire la nuova nuova biblioteca.
• Rapporto tra filosofia e filologia nell’Umanesimo?
Kristeller vede nell’Umenesimo un fenomeno grammaticale, letterario e retorico che lascia poco spazio alla
filosofia mentre per Garin la filosofia ha un ruolo chiave: il paradigma della “rinascita” è il paradigma in cui la
filologia diviene filosofia del confronto con ciò che è stato in modo diverso.
La ripresa del classicismo la si nota in letteratura anche a livello stilistico con la ripresa della minuscola
carolina quindi anche una lettura estetica della cultura classica.
• Quale visione mette in luce Garin del Rinascimento?
Garin sposta l’attenzione non sulla positività della cultura bensì sulla crisi di altri settori come in campo
politico ed economico. Garin insiste sul senso di inquietudine e sulla decadenza che attraversa in particolar
modo l’Italia e che spinge ad aspirare a un rinnovamento culturale. Da un lato prevale il sentimento della fine
dall’altra questo spinge a pensare ad utopie e nuove speranze: speranze di rinnovamento nel ritrovare unità
e pace.
• Perché il sentimento della fine?
La caduta di Costantinopoli del 1453 da parte di Maometto II è letta come l’inizio della decadenza, un segno
messianico: l’infedele si impossessa della seconda Roma, l’ultima battaglia. Il segno della Fine. Il Papa Nicolò
V vide in Maometto il Drago Rosso dell’Apocalisse, la Grecità è ciò che essa comportava era al suo termine
ultimo. Il sentimento della fine fu l’espressione profonda di questo nuovo clima, un sentimento fortissimo
che farà da sfondo agli autori futuri. Inoltre nel 1494 la discesa di Carlo VIII di Valois inaugurerà la guerre
d’Italia.
• Quale cultura si ripresenta a condizionare il pensiero?
La cultura ermetica che attinge da elementi differenti: dal culto egizio, dalla filosofia ellenistica greca e
romana, dall’astrologia, dalla cultura semita e dal paganesimo. I due nuclei che la compongono sono quello
magico-alchimistico-astrologico e quello d’ispirazione filosofico-teologica. Essa si fonda sulla “rivelazione”
del Dio egizio Thoth identificato in quello greco Ermete. I caratteri che distinguono questa tradizione, che
ebbe il suo ritorno in particolar modo grazie a Ficino, sono la consonanza fra microcosmo e macrocosmo, tra
Cielo e Terra nell’unità del Tutto. Ficino avvierà una nuova età dell’oro che si concretizza nel platonismo;
l’anno di pubblicazione della sua tradizione, 1484, venne visto come un anno simbolo in quanto collimò con
l’anno di una congiunzione astrale da tanto attesa.
• Quale posto ha l’uomo in questo clima? Q