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LA QUADRUPLICE RADICE DEL PRINCIPIO DI RAGION SUFFICIENTE
La sua tesi di dottorato “La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente” è influenzata da
Kant (“sorprendente”) e Platone (“divino”).
Il mondo della nostra esperienza è il mondo dei fenomeni e solo quello possiamo conoscere. Tutto il
mondo è rappresentazione del soggetto conoscente. Non si può conoscere la realtà come realmente
è. Si conoscono solo le rappresentazioni che noi ne facciamo. Nessuna rappresentazione è isolata, ma
sempre collegata con altre rappresentazioni.
La conoscenza dei collegamenti tra le rappresentazioni dà origine alla scienza
Il principio generale che governa la conoscenza è il principio di ragion sufficiente.
Poiché ci sono 4 tipi di rappresentazioni (classi di oggetti) e 4 tipi di relazioni; di conseguenza ci
saranno 4 ragioni sufficienti che regolano le 4 rappresentazioni.
1) Rappresentazioni intuitive o empiriche degli oggetti del mondo.
Sono relazionate tra loro con tempo e spazio: scienze naturali fisiche, chimiche, etc.
Spazio e tempo sono a priori (come per Kant), forme a priori della sensibilità.
La nostra conoscenza di queste rappresentazioni è guidata dal principio di ragion sufficiente del
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Storia della Filosofia Contemporanea
divenire.
Le cose materiali sono estese (non ne dubita neanche Cartesio). L’estensione richiede spazio.
Le sensazioni non ci danno una conoscenza chiara della realtà materiale.
La materia, in quanto è estesa, è una realtà materiale. Ogni essere materiale è in atto e in potenza.
Lo spazio è legato alla materia, all’estensione.
Il tempo è legato al movimento: senza movimento non c’è tempo. Anche il movimento appartiene
al mondo materiale.
2) Concetti astratti
La relazione fra concetti astratti è data dal giudizio. Il giudizio è guidato dal principio di ragion
sufficiente per conoscere.
3) A priori: spazio e tempo
Sono forme della sensibilità. La legge secondo quale spazio e tempo si determinano fra loro è il
principio di ragion sufficiente dell’essere.
4) Soggetto come volontà
Il soggetto è considerato come oggetto per il soggetto conoscente. L’oggetto è l’ego, l’io.
Il principio che guida la conoscenza è il principio di ragion sufficiente per agire.
Il principio della ragion sufficiente - di ascendenza leibniziano-wolfiana - consiste nello spiegare il
perchè delle cose, più esattamente, “perchè una cosa sia piuttosto che non sia”: a tale scopo occorre
instaurare un rapporto necessario tra la cosa da spiegare e quella che la spiega. A seconda delle
forme assunte da questo rapporto il princìpio di ragion sufficiente può presentarsi in quattro
configurazioni (“radici”) diverse, mostrando di discendere da una “quadruplice radice”: 1) la prima
“radice” spiega la dimensione del divenire dei corpi naturali ( principium rationis sufficientis fiendi )
attraverso la connessione tra la causa e l’ effetto fisici (necessità fisica); in altri termini, la prima
manifestazione del principio di ragion sufficiente è la causalità, per cui, dato un evento, so con
certezza che esso deve avere una causa e per questo è detto “del divenire”. 2) La seconda spiega il
conoscere razionale dell’ uomo ( principium rationis sufficientis cognoscendi ) per mezzo della
relazione tra antecedente e conseguente (necessità logica): se nella 1° radice si trattava della causalità
fisica, ora la causalità in gioco è quella logica. Nel ragionamento concepiamo, cioè, il rapporto tra
premessa e conseguenza come nel mondo fisico concepiamo quello tra causa ed effetto. 3) La terza
giustifica l’ essere ( principium rationissufficientis essendi ) come definito dai rapporti dello spazio e
del tempo, determinando così la concatenazione degli enti aritmetici e geometrici (necessità
matematica). Con la terza radice, Schopenhauer interpreta kantianamente lo stesso principio di
causa/effetto nella sfera matematica, poichè l’essere è ciò che si definisce nello spazio e nel tempo, i
quali, a loro volta, sono i fondamenti della geometria. Tra l’espressione algebrica a sinistra
dell’uguale e quella a destra (oppure tra il triangolo e i teoremi che da esso derivano), vige un
rapporto analogo a quello causa/effetto del mondo fisico. 4) La quarta, infine, sta alla base dell’agire
( principium rationis sufficientis agendi ), in quanto stabilisce la connessione causale tra l’azione che
si compie e i motivi per cui è compiuta (necessità morale). Il rapporto che si instaura tra il motivo di
un’azione e la sua conseguenza è analogo a quello che intercorre tra la causa e l’effetto nel mondo
fisico, sicché non esistono azioni umane prive di motivi. Il principio di ragion sufficiente riconduce
pertanto ogni forma di connessione tra le rappresentazioni a espressioni di causalità (in senso fisico,
o logico, o matematico, o morale) e, insieme, mostra la convergenza tra la causalità, da un lato, e lo
spazio e il tempo, dall’ altro.
Alcune conclusioni:
⇒ il mondo è fenomeno;
⇒ il principio di ragion sufficiente si applica solo al fenomeno;
⇒ si regolano solo fenomeni, non la totalità del mondo; come Kant non possiamo affermare
l’esistenza di Dio, perché tramite i sensi non ne abbiamo esperienza. 5
Storia della Filosofia Contemporanea
IL MONDO COME VOLONTÀ E RAPPRESENTAZIONE
È l’opera principale di Schopenhauer in cui afferma “il mondo è una mia rappresentazione”.
Tutto il mondo visibile è oggetto per un soggetto (Berkeley: esse est percipi).
Per Schopenhauer la verità più lampante è che il mondo è ciò che è percepito da me, il mondo è la
mia rappresentazione. intuitive
RAPPRESENTAZIONI astratte
Solo gli uomini hanno concetti astratti, mentre le rappresentazioni intuitive (quelle dei 5 sensi) sono
comuni all’uomo e all’animale (che, anzi, in alcuni casi le hanno anche più sviluppate).
Il mondo come fenomeno è qualcosa di comune all’uomo e all’animale che ha anche le forme a priori
di spazio e tempo.
La ragione è solo dell’uomo, ma perché noi formuliamo concetti astratti? La loro funzione è
primariamente pratica, non teoretica. I concetti sono utili alla vita pratica e servono anche per
comunicare.
Per Schopenhauer la ragione è la serva della volontà: questo è un cambio radicale di posizione
rispetto all’idealismo. La volontà diventa il principio sotto la quale la conoscenza agisce.
La funzione primaria della ragione è biologica, pratica.
La natura viene vista come strumento per soddisfare i bisogni biologici dell’organismo umano:
nutrizione e propagazione della specie.
La ragione è sotto la volontà: l’uomo è capace di andare oltre la realtà fenomenica?
La risposta è che l’intelletto è capace di arrivare all’oggettività, anche se deve sottostare alla volontà.
La ragione, con un surplus di energia, può andare oltre la volontà.
L’intelletto è capace di contemplazione.
È possibile la metafisica?
Qualche volta l’intelletto è capace di oltrepassare la volontà e, quindi, è possibile la metafisica;
l’uomo può così giungere alla cosa in sé, al fondamento noumenico che sta alla base di ogni
manifestazione fenomenica della realtà, precedentemente e indipendentemente da ogni
rappresentazione secondo le forme a priori della conoscenza.
Il mondo come manifestazione della volontà (di vivere)
Il mondo come rappresentazione non è la cosa in sé, è fenomeno, «è un oggetto per il soggetto». Ma
Schopenhauer non parla, al pari di Kant, del fenomeno come di una rappresentazione che non può
cogliere il noumeno, cioè la cosa in sé.
La realtà è unica ed il mondo è manifestazione di quest’unica realtà. Tutte le cose che esistono sono
manifestazioni di quest’unica realtà.
La conoscenza vera è esperienziale, pratica.
Le manifestazioni non sono realtà, ma maya, illusioni, velo che copre il volto delle cose. Posso dire
che queste manifestazioni sono maya solo quando conosco la realtà.
L’essenza del nostro essere è volontà: l’immersione nel profondo di noi stessi ci fa scoprire che noi
siamo volontà e tale immersione squarcia il velo di maya e ci fa ritrovare come parti di quell’unica
volontà, di quel “cieco ed irresistibile impeto” che pervade tutto l’universo.
La volontà si presenta soprattutto come volontà di vivere: qualsiasi cosa si forza a vivere, a
sopravvivere.
La volontà di vivere si presenta anche nel mondo materiale, della gravitazione, del campo magnetico.
La volontà di vivere è la manifestazione principale della volontà.
La volontà è la realtà ultima ed è un impulso cieco, un divenire eternamente, uno sforzo senza fine,
un anelarsi senza limite, uno sforzarsi continuamente senza arrivare mai. 6
Storia della Filosofia Contemporanea
Il pessimismo metafisico
La concezione della cosa in sé come volontà porta Schopenhauer ad un radicale pessimismo.
Dal momento che la volontà è irrazionale, ciò che noi consideriamo nel mondo ordine e armonia è
soltanto illusione.
La soddisfazione è solo una cessazione temporanea del desiderio. Ogni felicità è temporanea,
negativa. La felicità diventa noia. La noia ci porta a cercare la compagnia di un altro.
Così l’esistenza è una penosa altalena tra due mali, la privazione e la noia.
Tutto il mondo è un campo di battaglia, di conflitto continuo a causa della volontà che è cieca e non
sotto la ragione.
L’uomo è causa dei mali dell’uomo: ogni uomo è un lupo per gli altri.
L’uomo mi riduce a un oggetto (come lo sguardo sartriano).
L’ordine della società civile e politica non è che il fragile rivestimento di un’accozzaglia di pulsioni ed
egoismi, che non tardano a manifestarsi con effetti prorompenti appena venga meno la forza
coercitiva che li trattiene. Si giustifica la necessità dello stato politico per frenare l’egoismo assoluto.
L’uomo non è una manifestazione divina e neanche lo stato politico. Il ruolo del filosofo è far
prendere consapevolezza delle cose.
C’è possibilità di uscire dal