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2.CRESCITA, AMPLIAMENTO DIMENSIONALE, SVILUPPO: ALCUNE

PRECISAZIONI TERMINOLOGICHE

I termini CRESCITA e SVILUPPO non sono affatto sinonimi: il primo è un processo quantitativo, il secondo un

processo qualitativo. La crescita consiste nell’aumento delle dimensioni aziendali e può essere accompagnata dallo

sviluppo, cioè “movimento verso il meglio”. La crescita non è sempre seguita dallo sviluppo, perché in alcuni casi il

raggiungimento di dimensioni enormi da parte di un’azienda è un elemento negativo, un freno, un fattore

destabilizzante. Alcuni esempi sono:

­l’ampliamento non è seguito da una risposta positiva sul mercato;

­l’ampliamento genera un irrigidimento dell’azienda che causa una diminuzione della flessibilità e un aumento dei

costi fissi e della sua fragilità;

­l’ampliamento è seguito dal peggioramento della situazione finanziaria causata dagli ingenti investimenti

necessari per realizzarlo.

3.LE STRATEGIE DI CRESCITA

Le strategie di crescita sono caratterizzate da fattori esogeni ed endogeni:

­FATTORI ESOGENI, cioè esterni: crescita dell’intero sistema economico o del settore in cui si opera. La crescita

settoriale è generalmente favorita dalla mancanza di concorrenza in quel determinato campo. Sempre all’interno

dei fattori esogeni troviamo fenomeni legati a politiche economiche e di sviluppo, stabilite dal governo;

­FATTORI ENDOGENI, cioè interni: sono legati a motivazioni manageriali (teorie manageriali dell’impresa),

strutturali (organizzazione) ed economico­finanziarie (impianti, patrimonio, situazione finanziaria).

4.I CONFINI DELL’IMPRESA

Esistono 3 livelli di confini:

­di singola impresa;

­di gruppo;

­di aggregato.

5.CRESCITA E ASPETTI SOCIALI

La crescita dimensionale non si ripercuote solo sull’impresa, ma ha anche conseguenze sociali e ambientali.

Conseguenze sociali: la crescita dimensionale influisce sugli interlocutori sociali, cioè dipendenti e fornitori:

comporta nuove assunzioni di dipendenti e possibilità delle aziende fornitrici di aumentare la propria produzione.

Conseguenze ambientali: la crescita dimensionale comporta lavorazioni nocive e la costruzione di infrastrutture,

come vie di comunicazione, servizi, abitazioni.

6.GLI OSTACOLI DELLA CRESCITA DIMENSIONALE

Tutte le imprese, consciamente o inconsciamente, tendono ad aumentare le proprie dimensioni. Tuttavia esistono

fenomeni che ostacolano questa tendenza evolutiva. Tali fenomeni possono essere:

­di natura tecnica: rigidità dei costi dovuta alla meccanicizzazione e allo sfruttamento degli impianti;

­di natura organizzativa: l’organizzazione deve aumentare la propria efficienza in contemporanea alla crescita e

ciò non sempre accade;

­legati al mercato: questo fenomeno è maggiore per le grandi imprese rispetto a quelle piccole. Le grandi imprese

hanno ad esempio un costo del lavoro giornaliero nettamente maggiore.

LE ECONOMIE DI SCALA, SCOPO E TRANSAZIONE

1.I VANTAGGI DELLA CRESCITA DIMENSIONALE

Le ragioni che portano alla crescita sono legate a 3 tipi di economie:

­economie di scala;

­economie di scopo:

­economie di transazione.

ECONOMIE DI SCALA: riduzione dei costi unitari dovute all’aumento delle dimensioni dell’impresa. Le

economie di scala non interessano soltanto i costi unitari e possono manifestarsi sul piano:

­tecnologico: diminuzione dei costi di produzione legata alla crescita dimensionale degli impianti;

­commerciale: approvvigionamenti e politica di vendita. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti si possono

avere risparmi e possibilità di contratti più favorevoli dovuti alle maggiori quantità acquistate; per quanto

riguarda la politica di vendita troviamo la pubblicità e le tecniche di vendita, in grado di condizionare la domanda

dei clienti. Le economie di scala commerciali si possono manifestare anche nei rapporti con la clientela: modalità di

pagamento, concessione di premi per coloro che acquistano una certa quantità di prodotti;

­finanziario: riduzione dei costi per l’acquisizione di capitali. Inoltre le grandi imprese possono accedere ad

operazioni finanziarie non concesse a piccole e medie imprese;

­della ricerca: le grandi società possono permettersi di sostenere importanti ricerche, il cui fallimento non comporta

la rovina dell’impresa, poiché di ampie dimensioni. Nel caso in cui le ricerche portino alla creazione di nuovi

prodotti, le grandi dimensioni dell’impresa ne consentono una larga diffusione e quindi ampi profitti. Tuttavia non

è detto che la ricerca di gruppi di scienziati all’interno di grandi imprese sia migliore rispetto a quella svolta dal

singolo individuo dotato di creatività all’interno di una piccola impresa;

­del management: le imprese di grandi dimensioni attirano più facilmente elementi dotati di elevate qualità

manageriali e specialisti nei vari settori.

Esiste un limite oggettivo alla crescita di un’impresa, cioè la perdita di informazioni passando da un livello

gerarchico all’altro. I livelli gerarchici aumentano con la crescita. Secondo Marshall le economie di scala possono

interessare sia la singola impresa che il gruppo di imprese e distinguersi tra:

­ECONOMIE INTERNE: dipendono dalle risorse delle singole aziende, dall’organizzazione e dall’efficienza

della loro amministrazione;

­ECONOMIE ESTERNE: dipendono dallo sviluppo generale dell’industria.

ECONOMIE DI SCOPO E VARIETA’: i vantaggi delle economie di scala riguardano una maggiore produzione, i

vantaggi delle economie di scopo riguardano l’estensione dei confini dell’impresa, i vantaggi delle economie di

varietà riguardano gli aspetti legati alla flessibilità dell’impresa. Le 3 economie di scala, di scopo e di varietà

possono essere abbinate a 3 momenti di sviluppo del capitalismo industriale:

­economie di scala: sistema­mercato; ­economie di scopo:

sistema­impresa; ­economie di varietà: sistema­rete.

Le economie di scopo sono caratterizzate da fenomeni di tipo sinergico. Tali sinergie possono essere classificate in:

­sinergie generali: possono essere attuate da un acquirente generico che non possiede competenze specifiche;

­sinergie settoriali: possono essere attuate solo da imprese appartenenti ad un determinato settore. ES: imprese

alimentari acquistano imprese alimentari;

­sinergie specifiche: possono essere attuate da un acquirente specifico.

IN SINTESI: un’impresa può essere considerata di grandi o piccole dimensioni sulla base di 3 criteri:

1.i volumi di produzione (ECONOMIE DI SCALA);

2.i suoi confini (ECONOMIE DI SCOPO);

3.la sua flessibilità, cioè la sua possibilità di agire su più variabili contemporaneamente (ECONOMIE DI

VARIETA’ o DI FLESSIBILITA’).

ECONOMIE DI TRANSAZIONE: riduzione dei costi di transazione, cioè legati allo scambio, a cui si va

incontro se si integrano più aziende. I costi di transazione sono: i costi d’uso del mercato e i connessi costi di

controllo.

CAPITOLO IV: LA DIMENSIONE E IL CONCETTO DI ESTENSIONE

1.PREMESSE METODOLOGICHE

Il termine “estensione” indica le dimensioni e le varietà delle coordinazioni e combinazioni economiche di

un’impresa. L’estensione aziendale è caratterizzata dai seguenti fenomeni:

­FENOMENI DI SVILUPPO MONOSETTORIALI: estensione orizzontale e verticale;

­FENOMENI DI SVILUPPO POLISETTORIALI: diversificazione laterale e conglomerale;

­FENOMENI DI SVILUPPO GLOBALI: estensione interaziendale e internazionale.

Esistono 2 tipi di crescita:

­CRESCITA INTERNA: crescono le strutture dell’impresa stessa;

­CRESCITA ESTERNA: crescita determinata dall’acquisizione di altre imprese.

Secondo Chandler l’impresa cresce secondo 4 modalità differenti:

­INTEGRAZIONE ORIZZONTALE: l’impresa acquisisce o fonde imprese che svolgono il suo stesso compito;

­INTEGRAZIONE VERTICALE: l’impresa assorbe imprese coinvolte nell’attività a monte o a valle del proprio

processo produttivo. A monte abbiamo un’integrazione ascendente, a valle abbiamo un’integrazione discendente;

­ESPANSIONE INTERNAZIONALE: verso aree geografiche lontane;

­DIVERSIFICAZIONE: realizzazione di nuovi prodotti.

INTEGRAZIONE ORIZZONTALE

Vantaggi dell’integrazione orizzontale:

­aumento della forza dell’impresa sul mercato;

­acquisizione di know how, cioè di competenze specifiche in un determinato settore;

­miglioramento dell’efficienza operativa e produttiva;

­salvaguardia dal calo della domanda del prodotto;

­riduzione della concorrenza.

Il rischio dell’integrazione orizzontale è l’aumento della rigidità dell’impresa, poiché essa opera sempre nello stesso

settore e utilizza sempre le stesse tecnologie.

INTEGRAZIONE VERTICALE

Vantaggi dell’integrazione verticale:

­riduzione dei costi di transazione;

­riduzione dei rischi di vendita;

­maggiore controllo sui costi di produzione;

­continuità e sicurezza negli approvvigionamenti;

­vantaggi competitivi e concorrenziali.

L’integrazione verticale si divide in:

­INTEGRAZIONE COMPLETA: dopo l’integrazione l’azienda si colloca in un ambito completamente

differente;

­INTEGRAZIONE PARZIALE: dopo l’integrazione l’azienda continua ad operare parzialmente nel mercato

tradizionale.

ESPANSIONE INTERNAZIONALE

Pellicelli individua 4 elementi che caratterizzano l’impresa multinazionale:

­opera in più paesi attraverso una pluralità di unità operative;

­le unità operative estere sono controllate direttamente dalla case madre;

­adotta una strategia volta a soddisfare le esigenze di tutti i paesi in cui sono presenti le consociate;

­l’attività internazionale deve avere un certo peso sull’attività totale dell’impresa.

Esistono 3 tipi di imprese multinazionali:

­IMPRESA MULTINAZIONALE (tipica del periodo precedente alla seconda guerra mondiale): imprese

sviluppate anche all’estero ma con posizione dominante sul mercato interno;

­IMPRESA INTERNAZIONALE (tipica del secondo dopoguerra): imprese in cui non vi è distinzione tra

mercato interno ed esterno ma con origine nazionale nella proprietà e nel management;

­IMPRESA GLOBALE (attuale): imprese con origine internazionale nella proprietà e nel management.

DIVERSIFICAZIONE

Diversificazione e differenziazione non sono la stessa cosa:

­DIVERSIFICAZIONE: l’azienda si allontana dal mercato tradizionale e realizza prodotti completamente

diversi;

­DI

Dettagli
A.A. 2016-2017
13 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher francesca.cozzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Confalonieri Marco.