Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
EQUITY: NON EQUITY:
- legame di tipo patrimoniale; - non esiste legame patrimoniale;
- soggetto economico unitario; - differenti soggetti economici;
- maggiore stabilità del rapporto; - minore stabilità del rapporto;
- maggiore livello di criticità. - minore livello di criticità.
30
5. Dalle aggregazioni alle reti d’imprese
In questa sede si cerca una chiave di lettura delle aggregazioni nell’ottica delle reti, abbandonando la
classificazione basata sulla dicotomia equity-non equity.
Secondo la “visione” a rete le aggregazioni vengono suddivise in 3 tipologie:
reti proprietarie: sono tipiche dei collegamenti d’imprese equity; pertanto rientrano in tale modalità
- classificatoria i gruppi di imprese con la “rete” costituita dalle aziende controllate e dalla holding che svolge
attività di coordinamento per l’intero gruppo.
È evidente, come all’interno delle reti proprietarie, esistano poi gradi differenti di “influsso”, sui partecipanti,
da parte del soggetto di riferimento della rete. Si distingueranno, pertanto, le reti proprietarie in base
all’intensità del coordinamento effettuato da tale soggetto (reti con forte, media o debole intensità di
coordinamento).
reti formali: possono essere “tradotte”, secondo le modalità di analisi più tradizionali, negli accordi non
- equity di tipo contrattuale distinguendole, in base al “criterio di accesso” alla rete, in reti ad accesso
specifico, ovverosia caratterizzate da modalità di entrata nella rete molto selettive, basate sulle competenze
specifiche dei partner ed in reti senza accesso specifico.
È poi possibile distinguere reti con struttura centrale o senza struttura centrale. Pertanto tali accordi possono
essere definiti reti formali a struttura centrale e accesso specifico.
reti sociali: sono correlabili alle aggregazioni non equity di tipo informale nelle quali manca un contratto, ma
- esistono, generalmente, rapporti interpersonali. Avremo quindi aggregazioni con differenti gradi di
coordinazione. 31
POSSIBILI DOMANDE
Gli aggregati d’azienda/d’impresa
o Gli aggregati di aziende: definizione e loro classificazione.
o Le aggregazioni d’impresa.
o Uno schema di classificazione degli aggregati d’impresa, caratteristiche e caratteri distintivi.
CAP. 7 – LE FORME DI AGGREGAZIONE NON EQUITY
Si è cercato di classificare le aggregazioni non-equity in gruppi fondamentali:
A. a carattere informale B. su base contrattuale (o a carattere formale)
1. su base produttiva: 1. cartelli;
a) reti di subfornitura; 2. affitto d’azienda;
b) costellazioni; 3. associazioni in partecipazione;
c) distretti; 4. associazioni temporanee fra imprese;
2. su base finanziaria; 5. unioni volontarie e gruppi d’acquisto;
3. su base personale: 6. contratti di franchising;
a) city community of interests; 7. consorzi;
b) gentlemen’s agreement; 8. GEIE.
A. Le aggregazioni non equity di tipo informale
1. I collegamenti su base produttiva
Caratteristica comune a tutte queste forme (reti di subfornitura, costellazioni e distretti) è la rilevanza del numero
delle imprese coinvolte, le dimensioni contenute delle stesse e la loro fungibilità in quanto le aziende sono tra
loro sostituibili per la presenza di un numero rilevante di imprese interessate e la conseguente necessità di
un’elevata standardizzazione dei rapporti.
a) Le reti di subfornitura
Le reti di subfornitura sono date dalla presenza di una grande azienda che utilizza imprese esterne, di piccole-
medie dimensioni, per far svolgere loro determinate lavorazioni.
Un altro elemento caratterizzante il rapporto è dato dal fatto che l’attività delle imprese fornitrici è spesso
indirizzata quasi esclusivamente alla grande impresa-cliente con la creazione di vincoli di vera e propria
subordinazione che trasformano le piccole aziende in dipendenze della maggiore secondo un rapporto che è
molto vicino a quello del gruppo pur non avendone i necessari presupposti giuridici.
È solo in presenza di fattori strategici rilevanti in mano all’impresa fornitrice (tecnologia avanzata, design…) che il
rapporto tradizionale può spostarsi dando alla piccola impresa un “peso” considerevole e tale da presupporre un
tentativo, da parte dell’impresa principale, di un accordo di tipo equity.
32
TAVOLA 1 – Reti di subfornitura –
Aziende coinvolte: Impresa principale (di grandi dimensioni)
– Pluralità di imprese fornitrici (medio/piccole)
–
Peso delle aziende: Preponderante quello dell’impresa principale salvo competenze specifiche
delle imprese fornitrici.
–
Rapporto: Simile al gruppo d’imprese.
–
Importanza del singolo accordo: Modesta (i fornitori sono generalmente fungibili).
b) Le costellazioni
Le costellazioni sono caratterizzate dalla mancanza di una grande impresa di riferimento.
Tale schema di sviluppo, tipico della realtà economica italiana, è dato da un insieme di aziende, generalmente di
medio-piccole dimensioni, tutte interessate alla produzione o alla commercializzazione di beni inseriti in settori
maturi.
La genesi delle costellazioni è spesso la risultanza di una crisi di domanda e dei conseguenti licenziamenti o come
reazione al potere contrattuale del sindacato.
Sicuramente importante è la funzione della cosiddetta impresa capofila avente il compito di coordinare l’attività
delle singole imprese.
La disintegrazione verticale comporta quindi un cambiamento nella struttura dei costi dell’impresa capofila, che
trasforma i suoi costi fissi in costi variabili.
TAVOLA 2 – Costellazioni
Aziende coinvolte: – Azienda “guida” (non necessariamente di grandi dimensioni) e una pluralità di
imprese esterne fornitrici (medio/piccole).
Peso delle aziende: – Dipende dagli specifici fattori strategici posseduti.
– È generalmente influenzato dal ruolo dell’azienda guida.
Rapporto: – Interattivo.
Importanza del singolo accordo: – Modesta salvo competenze specifiche.
c) I distretti industriali
Lo studio del fenomeno dei distretti industriali prende avvio dall’osservazione dello sviluppo industriale nel corso
del XIX secolo, quando ci si accorse che da un parte si stava affermando la produzione di massa, mentre dall’altra
parte rimanevano zone in cui sopravvivevano piccole aziende che sviluppavano nuove tecnologie senza però
ingrandirsi.
La dinamicità di queste piccole aziende stava a dimostrare che vi era un’alternativa artigianale alla produzione di
massa e, quindi, alla grande impresa.
Tale impostazione portò alla teoria del “dualismo industriale” basata sull’idea che le grandi imprese costruivano il
1
cuore della struttura produttiva e le piccole imprese occupavano un settore periferico.
1 L’idea centrale era che il macchinario specializzato per la produzione in serie non poteva essere a sua volta prodotto in
serie. L’industrializzazione rivitalizzava quindi il settore artigianale (almeno in parte), rendendolo un complemento
necessario alla produzione di massa, anche se marginale. 33
Fu Marshall a coniare il termine “distretto industriale” inteso come concezione di industrie specializzate in
particolari località.
Marshall sottolineò inoltre come i vantaggi della produzione su larga scala si possono conseguire sia
raggruppando in uno stesso distretto un gran numero di piccoli produttori, sia costruendo poche grandi officine.
Nel distretto si finisce per suddividere la produzione di beni tra differenti piccole entità specializzate in
determinate fasi.
TAVOLA 3 – Le caratteristiche fondamentali dei distretti industriali
Aziende coinvolte: – Numero considerevole ed elevata specializzazione delle stesse concentrate in
un medesimo ambito territoriale.
Peso delle aziende: – Sono tutte di modeste dimensioni senza un’impresa “leader”.
Rapporto: – Vario:
- sia di complementarietà;
- sia di concorrenza.
Importanza del singolo accordo: – Modesta salvo accentuata integrazione fra le aziende stesse.
Occorre dedicare alcune riflessioni all’aspetto territoriale e ai connessi rapporti fra le aziende del distretto; si
forma un “mercato locale” competitivo (si pensi ai mobili della Brianza), ma caratterizzato dalla presenza di un
unico “ambiente sociale” degli imprenditori, quindi con regole culturali e comportamentali di comune
accettazione, di cooperazione reciproca.
Marshall considera il distretto industriale come una forma organizzativa di un ambiente sociale e non tanto del
processo produttivo di determinati beni con la conseguenza di uno stretto legame fra aziende e comunica che
tendono a “interpeneretarsi”.
Le economie di scala sono quindi ottenibili anche in un distretto; tali riduzioni dei costi unitari di produzione sono
state definite come economie esterne di agglomerazione.
2. Le aggregazioni su base finanziaria
Legami e collegamenti fra imprese di tipo finanziario presuppongono uno stretto rapporto banca-impresa.
Tali rapporti possono ricondursi a due fattispecie; la prima propria della formazione di aggregazioni di venture
capital nelle quali si vengono a creare vincoli simili a quelli presenti in un gruppo di aziende di produzione, ma con
strategie proprie della banca d’affari (o società finanziaria) capogruppo.
La seconda modalità, certamente più centrata sulle aggregazioni non equity, è propria dei rapporti che si vengono
a creare fra finanziatore e impresa finanziata.
Affinché si possa parlare di aggregazioni di tipo finanziario occorre non solo l’esistenza di rapporti di tale tipo, ma
sono necessari, per far sì che le direttive aziendali siano, in mano agli enti finanziari, almeno due condizioni:
l’entità dei finanziamenti concessi sia nell’ottica del finanziatore sia in rapporto alle dimensioni dell’impresa
- finanziata;
i finanziamenti sono stati concessi da un unico ente, o da un gruppo ristretto di enti.
-
Se esistono le sopraesposte premesse, per il finanziatore risulta di vitale importanza conoscere e seguire lo “stato
di salute” dell’impresa finanziata; ne consegue la richiesta e l’usuale ottenimento, ai fini d un attento controllo di
34
gestione da parte dei finanziatori, di un certo numero di posti nel consiglio di amministrazione della società
affidata.
TAVOLA 4 – Le aggregazioni non equity su base finanziaria
Aziende coinvolte: – L’impresa finanziata e un numero generalmente ridotto di finanziatori.
Peso delle aziende: – È importante sia nell’ottica dell’impresa finanziata sia per i finanziatori.
Rapporto – Il