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CAP. 8 – FORME ALTERNATIVE DI OSPITALITÀ: IL B&B, L’AGRITURISMO E L’ALBERGO DIFFUSO
Il quadro d’insieme 40
In questo capitolo si sono volute affrontare tre alternative alla tradizionale offerta alberghiera che presentano
alcuni indubbi legami fra loro riguardanti fenomeni differenti che però possono essere ricondotti a caratteristiche:
- di prezzo: la variabile prezzo è alla base dello sviluppo di formule come il B&B e l’agriturismo che permettono
una sensibile riduzione dei prezzi proposti rispetto alla tradizionale attività alberghiera, mantenendo una
valida qualità del servizio;
- di impatto sull’ambiente: queste formule ricettive rappresentano un importante contributo al mantenimento
di una certa sostenibilità ambientale in quanto finiscono per utilizzare strutture immobiliari già esistenti e di
piccole dimensioni, evitando la costruzione di più invasivi immobili alberghieri;
- di destinazione: il minore disturbo all’ambiente è la premessa per una scoperta (o riscoperta) di nuove
destinazioni, solitamente in località spesso ingiustamente definite “minori”.
L’offerta ricettiva, indirizzandosi verso queste proposte viene incontro alle esigenze di una domanda turistica più
evoluta che vede nel contenimento dei prezzi, senza rinunciare alla qualità, nella salvaguardia dell’ambiente e
nella valorizzazione di località rimaste ancora “genuine” delle priorità sempre più sentite.
Il bed&breakfast
La ricettività proposta con la formula del B&B, di origine anglosassone, si è ormai diffusa in svariati paesi.
Per quanto riguarda l’offerta le ragioni di un così rapido sviluppo sono da ricercarsi nella facilità con cui ci si può
convertire all’attività stessa utilizzando la propria abitazione, senza elevati investimenti e svolgendo un’attività
economica integrativa di quella prevalente (lavoro dipendente o autonomo, pensione).
Nell’individuare le caratteristiche di chi sviluppa questa attività si nota una prevalenza di soggetti con un elevato
grado culturale (70% laurea o diploma), che necessitano di redditi integrativi (il 50% è pensionato o casalinga) e
con una prevalenza femminile (70%).
Sul lato della domanda le motivazioni alla scelta del B&B non solo economiche, connesse ad un significativo
risparmio rispetto alla tradizionale ospitalità alberghiera, ma anche riguardanti aspetti relazionali, sociali e
culturali, propri di una più autentica e diretta conoscenza di paesi e popolazioni differenti, la maggiore autenticità
dell’ambiente e la minore standardizzazione delle proposte ricettive, in definitiva la possibilità di viaggiare
sentendosi “in famiglia”.
L’età media dei clienti è tra i 25 e i 40 anni, l’80% è coppia e solo il 4% indica il prezzo come fattore decisivo nella
scelta. 12
In Italia non esisteva una specifica normativa e il riferimento era alle disposizioni in materia di “affittacamere ”.
Attualmente la normativa è a livello regionale con alcune significative differenze da regione a regione.
L’apertura di un B&B è comunque semplice: è sufficiente effettuare una denuncia di inizio attività all’ufficio
turistico del proprio comune indicando i prezzi praticati. Se l’attività è “occasionale”, cioè con un’interruzione di
almeno 90 giorni all’anno, non è neppure richiesta l’apertura della partita IVA e non si dovrà rilasciare ai clienti
alcuno documento fiscale all’atto del pagamento.
12 Gli affittacamere sono definiti “strutture composte da non più di 6 camere ubicate in non più di due appartamenti
ammobiliati in uno stesso stabile, nei quali sono forniti alloggio e eventualmente servizi complementari. Un affittacamere è
definito “locanda” quando in aggiunta all’attività di affittacamere svolte, nello stesso edificio, un’attività di ristorazione.
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Le differenze previste nelle singole leggi regionali finiscono per scoraggiare investimenti significativi e portano a
difformità qualitative dell’offerta nelle singole regioni certamente deprecabili.
La normativa tributaria stabilisce che sono deducibili dai ricavi d’esercizio solo i costi diretti ed esclusivi
dell’attività di B&B e pertanto i costi di materiali di consumo (cibo e prodotti per la prima colazione), i detersivi e
la biancheria presa a noleggio e gli oneri relativi ad utenze.
Non è possibile dedurre i costi inerenti ad utenze promiscue (famiglia e B&B) e gli acquisti imputati alla gestione
“generica” famigliare (lenzuola, stoviglie, asciugamani, arredamento ecc.).
Anche le modifiche e le manutenzioni edilizie, al fine di adeguarsi alle normative igenico-sanitarie e
regolamentari, non saranno deducibili dall’attività ricettiva in quanto considerate miglioramenti realizzati
sull’abitazione privata.
Trattandosi di iniziative di dimensioni molto piccole assume rilevante importanza il fenomeno
dell’associazionismo per fruire dei vantaggi della grande dimensione (marchio riconosciuto, sito internet e
connesse possibilità di prenotazioni, aggiornamento amministrativo, facilitazioni sugli acquisti).
Affinché l’iniziativa abbia successo bisogna ponderare le fasi fondamentali in cui può essere suddiviso il suo avvio:
- progettazione: occorre conoscere i competitor già presenti e avere le idee chiare sul segmento di clientela di
riferimento nonché conoscere il quadro di riferimento normativo esistente e valutare l’opportunità/necessità
di aderire a qualche associazione o network di B&B;
- realizzazione: l’adeguamento strutturale dell’immobile può portare ad interventi più o meno impegnativi con
tempi di realizzazione e necessità di denaro adeguati alla loro complessità;
- gestione: garantire la qualità del servizio offerto e favorire la fidelizzazione della clientela anche con servizi
accessori e complementari all’attività tipica come convenzioni con teatri, musei o strutture sportive.
L’agriturismo e l’ospitalità rurale
Per turismo rurale si intende la domanda e l’offerta di accoglienza turistica in zone agricole.
Sono propriamente agrituristiche quelle iniziative realizzate da agricoltori attraverso l’integrazione diretta fra la
gestione e le risorse dell’azienda agricola e l’organizzazione dell’ospitalità turistica.
L’agriturismo è caratterizzato da due elementi essenziali:
- la connessione, nel medesimo contesto, dell’attività agricola e dell’ospitalità turistica tale da produrre effetti
favorevoli, sia economici che sociali, favorendo il mantenimento e il rafforzamento dell’attività primaria;
- un soggiorno per i turisti caratterizzato dalla presenza di un contesto squisitamente naturale.
Per attività agrituristiche si intende “le attività di ricezione e ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli, anche
nella forma di società di capitali o di persone oppure associati fra loro, attraverso l'utilizzazione della propria
azienda di coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento di animali”.
L’albergo diffuso
Nei piccoli centri urbani la costruzione di nuovi immobili destinati alla ricettività provocherebbe inevitabilmente
impatti urbanistico-ambientali devastanti. La sfida dell'albergo diffuso consiste nel dedicare edifici già esistenti,
come abitazioni, cascine, opifici dismessi etc., a tal fine. 42
Le caratteristiche specifiche dell'albergo diffuso sono riconducibili alla presenza di una località abitata e la
dislocazione delle unità ricettive in differenti immobili.
L'albergo diffuso è una struttura unitaria ma con le singole attività ricettive dislocate in differenti immobili,
comunque localizzati in uno stesso comune, a distanza limitata (200/300 metri).
È un luogo adatto a chi vuole inserirsi in una comunità, vivere a stretto contatto con la sua gente, diventare,
anche se solo per pochi giorni, un vero abitante dle luogo.
La proposta dell’albergo diffuso è adatta per i piccoli aggregati urbani, con caratteristiche storiche ed
architettoniche degne di tutela, inseriti spesso in contesti agricoli finendo per conservare le caratteristiche
paesaggistiche, ambientali e sociali della località: aspetti tipici di offerte turistiche sostenibili.
Il “nucleo centrale” è un'area destinata a funzioni proprie di ricevimento e di informativa del turista: in questa
sede, dislocata in posizione centrale e strategica rispetto alle unità abitative, vengono svolte le tipiche operazioni
di reception.
La gestione di un albergo diffuso necessita di indubbie capacità organizzative e di coordinamento di unità così
diverse e differenti e capillarmente situate sul territorio.
L’origine della formula dell'albergo diffuso è riconducibile al terremoto in Friuli negli anni ’80: in Carnia i borghi
semidisabitati sono stati sistemati da usare come villaggi per turisti.
Con la sua eterogeneità di proposte abitative l'albergo diffuso ben si presta a seegmentaizone della domanda con
una politica di prezzi volta alla differenziazione.
La domanda, solitamente di nicchia, è interessata ad un soggiorno in un contesto di pregio con un diretto contatto
con i residenti, usufruendo però di buoni (e normali) servizi alberghieri. L'esperienza dovrebbe essere improntata
all'autenticità del soggiorno attuato quindi in case e palazzi progettati ed utilizzati come abitazioni e con spazi e
arredi destinati a tale uso.
Dal punto di vista della località ospitante l'albergo diffuso rappresenta una formula tale da ben equilibrare le
esigenze di un incremento delle prospettive economiche della località e dei suoi abitanti senza stravolgere le
caratteristiche urbanistiche, di vita ed ambientali.
L'albergo diffuso può essere ricondotto ad un vero e proprio modello di gestione territoriale rivitalizzando località
e aree con calo demografico ed economico favorendo la nascita e lo sviluppo di un'imprenditoria privata,
riattivando, con il recupero edilizio, l'indotto e valorizzando le strutture presenti sul territorio, coinvolgendo
anche gli enti pubblici locali (servizi e infrastrutture).
Le caratteristiche per l'insediamento dell’albergo diffuso sono: un nucleo abitativo interessante dal punto di vista
architettonico e culturale; una comunità con tradizioni artigianali e disponibilità di abitazioni da ristrutturare (non
deturpa il paesaggio circostante con nuove costruzioni ma sfrutta quelle preesistenti inserite in un preciso