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La pianta è trapezoidale ed era destinato ad ospitare gli archivi di
Stato. La base del complesso era costituito da un'opera quadrata di
pietra gabina con un nucleo in tufo, sormonatata da una galleria a
volta. Sopra la galleria si aprivano verso il Foro grandi stanze con
volte a padiglione, attraverso arcate a tutto sesto inquadrate da
colonne doriche, con basi e capitelli in travertino e fregi dorici a
metope e triglifi in alto. Del piano superiore, vero e proprio Tabularium, rimane poco ma era costituito
da una facciata dal lato verso il colle ed era aperto verso il Foro, con un portico colonnato di ordine
corinzio. Il Tabularium tuttavia non è paragonabile alla
costruzione da parte di Pompeo di un portico posto dietro
un edificio teatrale per offrire riparo agli spettatori. In
realtà le grandi dimensioni del quadriportico esplicitano
altri intenti: l'aggiunta di un teatro e di una Curia sui lati
corti del portico. Iniziato nel 61 a.C. dopo il suo triplice
trionfo ed inaugurato tra 55 e 52 il modello teatro-tempio
fa il suo ingresso a Roma segnalando la relazione tra
divinità e condottiero, ovvero Pompeo, elemento che
sottolinea maggiormente il potere personale. Il teatro è
dotato di un tempio dedicato a Venere Vincitrice, creando
un sistema per aggirare i divieti che impedivano di
costruire edifici da spettacolo in muratura. La facciata
della scena doveva essere monumentale in quanto riccamente ornata e dentro la quale c'erano statue delle
Muse e di Apollo. Dietro la scena si apriva un portico enorme terminante con un'esedra rettangolare
usata come Curia. Sul lato opposto del quadriportico venne realizzata una Curia per permettere ai
senatori d'entrare in contatto con i generali, al centro della stanza venne posta la statua di Pompeo, a
sottolineare il condizionamento a cui i senatori sono sottoposti. Lungo il quadriportico vengono poste
statue che alludevano a qualità eroiche, di cui pompeo era dotato. Il progetto pompeiano si situa nella
tendenza a progettare complessi unitari, chiusi e compatti che veicolano messaggi propagandistici, oltre
all'intento di ridisegnare un'area urbana di Roma. L'opera Pompeiana si inserisce anche nella tendenza
degli horti, ovvero della villa suburbana con parco annesso, una delle
massime espressioni dell'Asiatica luxuria. I modelli di riferimento si
possono cogliere anche nelle capitali ellenistiche. Gli horti andranno a
penetrare nel cuore di Roma fino a sfociare nella Domus Aurea.
Le iniziative di Cesare si pongono in netto contrasto con le realizzazioni di
Pompeo, fece un duplicato del complesso pompeiano per istituirlo nel
centro dell'antico Foro Romano. Il forum Iulium inaugurato nel 46 a.C. in
occasione del grande trionfo, comprende una piazza quadrangolare
colonnata su tre lati ed è delimitata da un muro in blocchi di peperino e il
suo ingresso è posto a sud-est. La piazza costruita da Cesare intende porsi
come nuovo centro politico affiancandone la Curia, rinominata Iulia. Sul
fondo della piazza sorge il tempio di Venere Genitrice, primogenita della
gens Iulia e alla quale Cesare aveva fatto voto di dedicare un edificio. Il
tempio è peripetero sine postico corinzio su alto podio, a cui si accedeva tramite due scale laterali e che
portavano alla cella absidata. Dentro alla cella, oltre alla statua di Venere, c'erano varie opere d'arte
quali statue bronzee e collezioni di gemme. La posizione del tempio permette un percorso celebrativo più
articolato che culmina con la facciata del tempio dove, nel 44 a.C., lo stesso Cesare riceve il Senato
proclamando la sua dittatura e ponendo fine all'età repubblicana. In accordo con Cesare gli Emili
restaurano la loro antica basilica mentre sull'altro lato viene eretta la nuova basilica Giulia, sostituendo
l'antica Sempronia. Una serie di botteghe a pianta irregolare e disposte su tre piani completavano il
monumento dietro al portico, tra il Foro e il clivu Argentarius. In età traianea il foro sarà restaurato e la
piazza ampliata realizzando un portico a pilastri: la basilica Argentaria. Il Foro Romano perde il reale
significato politico per celebrare unicamente la casata imperiale.
5- Arte e lotte politiche fra tarda repubblica e impero
Dopo la fine della seconda guerra punica seguono rapide e violente trasformazioni, in cui ha luogo un
nuovo processo d'ellenizzazione che coinvolge la società romana. Questa nuova fase di ellenizzazione
presenta una forza esorbitante per quantità e qualità, tanto d'aver oscurato i processi d'ellenizzazione
precedenti e in questa fase s'è creduto d'aver identificato l'atto di nascita dell'arte romana. Nella Roma
tardorepubblicana la società si divide tra chi non accetta i modelli politici e culturali del mondo greco e
chi invece li accetta.
Negli ultimi due secoli della fase repubblicana cambiano le condizioni della produzione artigianale e
artistica per via della committenza, la manodopera, le officine, la circolazione, l'uso e l'esposizione della
produzione stessa. Nel 212 a.C. Claudio Marcello conquista Siracusa, mentre nel 209 a.C. Fabio Massimo
conquista Taranto. Da queste città affluiscono numerose opere d'arte come bottino di guerra: Eracle di
Lisippo viene dedicato sul Campidoglio da Fabio Massimo insieme ad una sua statua equestre. Nel 196
a.C. Quinzio Flaminino proclama la libertà delle città greche e si pone come un sovrano ellenistico. Le
fonti letterarie tramandano che nel 186 a.C. però avviene l'Asiatica luxuria a seguito dei trionfi di
Scipione Asiageno su Antioco III, da quest'evento oltre alle opere d'arte a Roma confluiscono anche gli
artisti al seguito dei generali vittoriosi. Negli stessi anni Scipione l'Africano introduce il modello di villa
suburbana e si fa costruire un sontuoso sepolcro individuale. Nei secoli a venire maggiore sarà l'emergere
di singole personalità a scapito della nobilitas senatoria con un controllo maggiore degli eserciti, la
possibilità di accumulare velocemente ricchezze comportando la nascita di grandi latifondi.
L'Asiatica luxuria comporta conseguenze profonde e viene letto come il tentativo d'introdurre il potere
ellenistico nella società romana e italica. Il termine luxuria indica il lusso, la ricche e i materiali preziosi
che i romani aveva potuto ammirare presso le corti ellenistiche. Questo aspetto diventa parte integrante
dello stile di vita dei novi homines: il lusso e la ricchezza sono espressione del potere in quanto simile allo
stile di vita degli dei. Gli effetti della luxuria modificano profondamente l'economia romana, con
conseguenze anche nel campo della produzione artigianale e artistica.
Tra II secolo a.C. e II secolo d.C. il mondo romano è caratterizzato dal modo di produzione schiavistico.
Il sistema delle ville costituisce un esempio di queste nuove tendenze che si affermano sul piano
economico e con riflessi anche sul valore dell'otium. Queste ville si specializzano in produzioni, olio e vino
principalmente, destinate ai mercati dell'Oriente, Gallia, Spagna e Africa. Questo comporta uno sviluppo
nelle produzioni agricoli ma anche in vasellame, contenitori. Le produzioni artigianali di massa e
standardizzati rappresentano una novità di questo periodo, reso possibile dall'ingente quantità di
manodopera schiavile, pressoché priva di specializzazione. Alcuni esempi sono la ceramica rossa aretina e
la ceramica campana.
La forte presenza di questo modello coinvolge anche produzioni di alto livello, come le statue e ritratti di
cui vengono richieste copie, muovendosi verso una produzione in serie. La riproduzione consapevole di
originali più antichi è dovuta a diverse motivazioni: necessità ideoloiche e culturali, consuetudini
devozionali e richieste di mercato d'arte. Quest'ultimo fenomeno è funzionale alla decorazione di
complessi architettonici pubblici o residenziali. Si genera un mercato di artisti che producono copie
ispirati ai modelli greci del V e IV secolo a.C. Questi artisti producono inoltre oggetti in serie,
riproduzioni di statue in scala ridotta o loro varianti e nuove opere ispirate da modelli ideali. Il
ritrovamento di calchi in gesso indica che le repliche più fedeli dovevano essere realizzate attraverso
matrici che, una volta smontate, potevano essere rimontate nelle botteghe per trasferire le misure sul
marmo. Poteva accadere che una copia marmorea di cattiva qualità, con scarsa resa dei particolari,
derivasse da un pessimo calco o di un calco secondario, ricavato da una copia in marmo.
La testa del Dioforo al Museo Barraco è una copia minuziosa, si nota dalla minuzia
delle ciocche. Il volto si carica di un pathos nuovo che enfatizza la rotazione del
volto, gli occhi sono profondamente incavati, la bocca è maggiormente aperta
destrutturando l'impianto facciale di Policleto.
Già nella roma tardorepubblicana si percepiva una divisione tra artigianato
standardizzato e produzione di alto livello riservato alle corti dinastiche. Il lavoro
manuale subisce una forte svalutazione tanto da essere incompatibile con l'uomo
libero e dedito all'otium, il tempo di Fabio Pittore aristocratico dedito alla pittura
era finito.
Questi cambiamenti portano artisti, artigiani e relative opere e manufatti a dirigersi verso ad una Roma
che si avvia a diventare una repubblica imperiale. I bottini e saccheggi di guerra sono la base di questa
circolazione. Il dibattito a Roma sul modo d'intendere il mondo greco comporta una selezione precisa di
modelli culturali greci a livello politico, filosofico, letterario e artistico, da cui ne deriva la ricezione a
Roma della trattatistica sulle arti e che emerge nelle opere di Vitruvio, Cicerone e Plinio.
Celebre l'affermazione di Plinio il Vecchio relativa alla morte dell'arte tra 296-293 a.C. e la sua rinascita
tra 156-153 a.C.. La morte dell'arte traduce un rifiuto degli aspetti innovativi e radicali dell'arte
ellenistica a cui fa seguito una rinascita in un quadro ove la cornice è data dalla ripresa di vari modelli
neoattici ispirati all'arte greca tra l'età severa, classica e il primo ellenismo, oltre che di alcuni elementi
del pieno ellenismo. Questo passaggio viene letto come una prima fase di ellenizzazione.
Le numerose opere d'arte e gli artisti greci diffondono a Roma diverse tendenze artistiche del mondo
ellenistico, tra cui quella a pergamena, le tradizioni attiche, alessandrine o rodie. Catone invece può essere
preso ad esempio come selettore di modelli culturali, scartando quelli densi di linguaggi politici, culturali
e artistici provenienti dal mondo dei sovrani greci. Per Catone, portavoce della cultura senatoria, la difesa
e la creazione di una cultura romana, fondata sul rifiuto della ricchezza, l'austerità, sul ruolo degli
antenati, procede di pari passo con la riproposizione del mondo greco appar