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Nonostante le varie restrizioni, ogni show deve andare in onda almeno 22 volte nel corso di un

palinsesto, per non parlare delle soap opera mattutine che vanno in onda ogni giorno senza

repliche per arrivare a circa 260 episodi l’anno. Il lavoro dello sceneggiatore è molto duro, e per far

fronte a questa mole di lavoro ha bisogno di una squadra numerosa che possa lavorare anche

alternandosi sulla scrittura di ogni episodio. Difficile è anche tener presente le varie esigenze

contrattuali degli attori, poiché molti per contratto devono apparire un certo numero di volte, altri

invece non possono apparire in un certo numero di programmi contemporaneamente etc… quindi

bisogna cercare di buttar giù delle strategie e delle linee guida per destreggiarsi nel lavoro.

Parti estese

In un medium, un fattore creativo importante è la lunghezza: ogni tipologia ha bisogno di un

diverso approccio al racconto, le sitcom generalmente hanno una durata di mezz’ora e la fiction di

un’ora. Questi formati nella televisione commerciale sono simili in un senso, hanno intervalli di

approssimativamente 15 minuti dove viene inserita un’interruzione pubblicitaria, queste interruzioni

dividono l’episodio in atti. Un episodio di un’ora ha 4 atti; il secondo è più potente perché deve

avere una forza di aggancio maggiore (la pubblicità dura di più); le sitcom hanno due atti e anche

se sono commedie la loro forza prima dell’interruzione non è che deve essere più debole. Questa

divisione in atti ricorda molto la divisione in inizio-centro-fine che ritroviamo quando si parla di

struttura del film. Nel manuale di Syd-Fields, “la sceneggiatura”, considerata nell’ambiente come la

“Bibbia”, afferma che un film di due ore è diviso in 3 atti, una mezz’ora per l’introduzione, un’ora

per l’atto centrale dove il protagonista incontra degli ostacoli, e una parte finale di mezz’ora. I punti

di separazione sono chiamati turning point (azioni o incidenti che fanno prendere una direzione

inaspettata). Ovviamente non sempre vengono inseriti in ogni atto, ma vengono inserite delle frasi

prima o non della pubblicità ch ci permettono di cambiare argomento e contesto dell’azione;

un’interruzione dell’atto può anche essere introdotta da una transizione visuale, come una

dissolvenza.

Storie multiple e archi di storie

C’è un genere di struttura narrativa in tv che complica considerevolmente il posizionamento dei

turning point: esiste una tendenza verso un racconto più denso fatto di storie multiple che si

sviluppano simultaneamente. Tale approccio è stato inaugurato dallo scrittore-produttore Steve

Brohco nella osannata serie “Hill Street giorno e notte”, andata in onda dal 1981 al 1987, che ha

essenzialmente stabilito un nuovo modello di sceneggiatura per molte fiction della durata di un’ora.

Da quel momento si incominciarono a sviluppare fiction e sitcom con numerosi personaggi,

soprattutto le soap opera che avevano dei cast molto ricchi e che dovevano intrecciare le loro

storie tra loro in maniera creativa e accattivante per il pubblico. Un grande esempio è stato il

successo di “Friends”, una sitcom del 2001 che aveva come personaggi fissi 3 uomini e 3 donne.

Gli episodi avevano varie linee d’azione, dove solo un paio erano quelle a cui veniva dato più peso

e dove ad ogni puntata si faceva a turno tra i personaggi su chi seguiva il centro della trama A. Più

linee narrative, in fiction o sitcom, danno l’impressione di accumulare una notevole quantità di

azione in un arco di tempo narrativo breve; la narrazione dà l’impressione di una densità

considerevole e di “un’aderenza alla vita”.

Serialità e archi di storia

Il racconto a storie multiple è cresciuto insieme a una sempre maggior enfasi sulla serialità in

prima serata; originariamente la maggior parte delle sitcom e delle serie era fatta di episodi

autosufficienti: il risultato di ogni episodio non aveva effetti su quelli successivi. Si sviluppano più

archi narrativi che si possono sviluppare nell’arco di una puntata o addirittura dell’intera stagione;

infatti gli scrittori hanno bisogno di pianificare oltre al singolo episodio anche l’intera stagione

poiché la storia deve seguire una linea guida iniziale e non cadere nei buchi di trama, in azioni

contraddittorie etc….

Ridondanza o “esposizione dispersa”

Può succedere che uno spettatore si possa sintonizzare a programma già iniziato oppure perdere

un episodio etc… quindi è fondamentale per uno sceneggiatore presumere che in ogni istante

qualcuno potrebbe avere bisogno di informazioni su eventi passati, mentre altri sono già del tutto

familiari con lo spettacolo. Diventa così fondamentale l’utilizzo di una “esposizione dispersa”, un

tipo di ridondanza che pare specifica della televisione. Gli episodi autosufficienti delle serie, come

le sitcom, a un’osservazione casuale sembrerebbero non aver bisogno di alcun riassunto. Invece,

ogni nuovo atto, in seguito all’interruzione commerciale, ha bisogno di un breve riassunto, di solito

è un personaggio che ha questo compito, per riorientare gli spettatori. Tali riassunti non sono

sempre così espliciti, a volte azioni o rimandi all’argomento in questione fanno capire allo

spettatore di cosa si è parlato fino a prima della pubblicità: il riassunto occorre farlo in modo

normale, credibile e giustificabile dal punto di vista drammatico. Ovviamente la ridondanza del

racconto televisivo non ha come unico scopo quello di comunicare informazioni a chi si è appena

sintonizzato; l’informazione narrativa più importante può essere riproposta anche per garantire la

nostra comprensione.

Capitolo 3 (La dispersione narrativa: adattamenti, sequel, serial, spin-off e

- saghe)

Studi sull’adattamento

Gli adattamenti dei romanzi sono difficili da adattare al cinema perché tendono ad essere molto più

lunghi di un film commerciale, è difficile inserire tutte le trame e le varie sfaccettature di un

personaggio in un film di minutaggio limitato. Gli adattamenti tra cinema e televisione sono più

intriganti; i trasferimenti di materiale narrativo sono parte di un più ampio pettern che include i

sequel, i serial, gli spin-off e le saghe. Quando ci sono adattamenti tra medium diversi, coloro che

sono fan dell’opera originale sono sempre diffidenti delle loro “riedizioni”; un esempio sono i fan di

alcune saghe letterarie che quando vengono messi in cantiere film adattati a queste, si leva una

calca di opinioni contrarie ad ogni minima decisione artistica. Esiste anche un’opinione diffusa

secondo cui il film, sebbene sia una forma d’arte, non sia tanto elevata e pura quanto la letteratura:

temono quasi che l’opera originale venga intaccata. Lo scopo dei produttori di film e/o programmi,

sperano di garantire la loro profittabilità usando un’opera conosciuta: come i best seller del

momento o grandi classici che sono resistiti nel tempo. Importante, col tempo, è accresciuta

l’abilità della gente di comprendere le narrazioni attraverso una maggiore esposizione. La radio, il

cinema e la televisione hanno aumentato esponenzialmente l’esposizione della gente alle

narrazioni messe in scena: la gente aumentando la fruizione di vari programmi, incomincia ad

apprezzare le storie complesse e con il tempo si viene a sviluppare una propensione di una parte

dell’audience verso una narrativa più sofisticata. Questi medium allargarono il mercato delle storie:

nel ventesimo secolo, i produttori si lamentarono spesso dell’assenza di storie da adattare: nel

1917, il capo della casa di produzione più importante francese, Pathè, parlò proprio della “crisi

della sceneggiatura”. Durante i primi anni 20, gli enormi studios hollywoodiani, incominciarono a

mandare in Europa rappresentanti alla ricerca di opere letterarie e teatrali da poter adattare. È

molto difficile per gli sceneggiatori poter scrivere storie nuove e creative alla velocità con cui

vengono richieste dalle grandi industrie cinematografiche oppure poter essere sempre originali

dopo anni di messa in onda di una certa serie televisiva: ecco perché spesso c’è un ricambio degli

staff d sceneggiatori, in modo da avere una ventata di nuove idee (nel campo televisivo) oppure

ecco perché sono miniere d’oro gli adattamenti, poiché la storia è già scritta, deve essere solo

appunto “riadattata” al medium scelto. L’espansione della tecnologia, è stata molto importante per

le case cinematografiche, i film hanno una maggior vita: vengono distribuiti in dvd, vhs, sugli aerei,

on demand, passate in replica sulle tv via cavo. Anche il cinema “vecchio” ha riavuto nuova vita: i

vecchi film vengono restaurati, resi disponibili, così tante opere sconosciute vengono finalmente

apprezzare fino a divenire dei veri e propri cult.

Adattamenti: due esempi

I film sono stati adattati a spettacoli televisivi almeno a partire dal 1949. Un esempio principale di

adattamento dal cinema alla televisione è “Buffy l’ammazzavampiri”: questo non mostra nessun

segno di perdita di popolarità, ispirando anche uno spin-off, “Angel”. La serie è stata ispirata da un

film del 1992, che non ebbe molto successo, a differenza della serie. Un altro esempio è quello di

“Avengers”, dove il suo film non ebbe molto successo, ma la sua controparte televisiva invece sì.

Entrambi miscelano la commedia con un genere più serio: il primo commedia adolescenziale e

horror; il secondo commedia più sofisticata e fantascienza. Nel caso di Buffy, il film è un’opera a

sé, con una storia molto semplice; la serie invece si apre con due episodi che cambiano molto le

premesse del film: Buffy ha già il compito di Cacciatrice, quindi diciamo è un sequel del film, ma

costituisce già una sorta di remake poiché la storia è quasi parallela a quella dell’originale. La serie

presenta un maggior numero di personaggi e una costruzione della narrazione più ampia ai nemici

da combattere, in modo da conferire maggior possibilità per la generazione di plot rispetto al film.

Molti degli episodi usano trame autonome autoconclusive; tuttavia sono anche presenti delle trame

narrative che si sviluppano gradualmente (tipico dei prodotti seriali). La versione filmica di

“Avengers” è essenzialmente un remake o anche un prequel, della porzione della serie relativa a

Emma Peel. Il film sembra un tipico episodio espanso della serie tv, dal momento che è basato su

una sola

Dettagli
A.A. 2017-2018
8 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecconimarta96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi del testo filmico e audiovisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Pravadelli Veronica.