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Il problema della narrazione televisiva e i manuali di tele-sceneggiatura
Il problema della narrazione televisiva viene affrontato dai manuali di tele-sceneggiatura, cioè la sceneggiatura della televisione. Gli intrecci televisivi dipendono da catene di azioni, un susseguirsi di cause ed effetti che muovono dagli obiettivi dei personaggi. Questi manuali, però, spesso non tengono in considerazione alcuni aspetti tipici della sceneggiatura televisiva, ad esempio il fatto che i programmi impiegano una discreta quantità di tempo per riepilogare le storie e permettere, anche a chi si è appena sintonizzato, di capirne l'intreccio.
Uno degli argomenti trattati all'interno dei manuali di tele-sceneggiatura riguarda i principi aristotelici. Una storia si compone di tre sezioni: l'inizio (che introduce le complicazioni della vita di un personaggio), la parte centrale (che attraverso diversi espedienti, come le scoperte, porta avanti la storia) e la fine (che comporta la risoluzione del problema iniziale). Questi principi devono essere tenuti in considerazione nella scrittura di una sceneggiatura televisiva.
essere adattati ai limiti del medium a cui sono applicati. Il medium televisivo ha dei limiti temporali maggiori rispetto a quello cinematografico: i film possono durare dagli 85 minuti alle 3 ore, senza pubblicità; i programmi televisivi, invece, possono avere una durata massima di 30 minuti (con 24 minuti di azione effettiva) o di 1 ora (con 47 minuti di azione effettiva). Le interruzioni pubblicitarie intervengono con tempi fissi e vengono precedute da inserzioni note come cliffhanger (la narrazione si interrompe in modo quasi brusco creando suspense). I racconti televisivi vengono generati da squadre di sceneggiatori che hanno il compito di scrivere un'intera serie. Le star hanno un numero massimo di programmi in cui possono apparire e perciò la narrazione deve modellarsi sui tempi di disponibilità di queste ultime. In ogni medium, un fattore creativo importante riguarda la lunghezza delle singole opere. I programmi televisivi commerciali hanno, generalmente, una
durata dimezz'ora (se si tratta di sitcom) o di un'ora (se si tratta di fiction). La lunghezza può, tuttavia, variare e capita che alcuni episodi, soprattutto quelli che introducono o chiudono le stagioni, abbiano la durata di due ore. Gli episodi de L'ispettore Morse, ad esempio, hanno la durata di 104 minuti e lo rendono assimilabile ad un lungometraggio. Gli episodi di un programma televisivo sono divisi in atti: generalmente ogni atto dura un quarto d'ora e poi viene interrotto dagli spot pubblicitari. I film di due ore, invece, sono divisi in tre atti: quello centrale di un'ora, gli altri due di mezz'ora. Gli atti sono separati dai turning point (eventi che si collocano poco prima della fine di un atto e che segnano una svolta nell'azione del personaggio, che non risolve necessariamente il problema iniziale). Le sitcom hanno una maggiore libertà nello strutturare le loro parti. Le sitcom che durano mezz'ora, senza interruzioni pubblicitarie,
contengono, talvolta, dei turning point che dividono l'episodio in due parti (una più estesa dell'altra). Un esempio da citare riguarda Sex and the city. I primi otto episodi della prima stagione sono divisi in due atti. Il primo riguarda la protagonista Carrie che scrive un articolo e stabilisce l'argomento della settimana; il secondo riguarda le sue amiche che esprimono un'opinione su quel dato argomento. Il passaggio da un atto all'altro è dato da transizioni visive, come gli effetti di dissolvenza, o dalla voce fuori campo di Carrie che introduce in un nuovo luogo. La suddivisione dei programmi in atti danno ad un episodio il senso della struttura. Forniscono allo spettatore un senso di progressione e permettono un corretto andamento della narrazione. La presenza di turning point e cliffhanger dà varietà al racconto.
Esiste un tipo di racconto, fatto di storie multiple che si sviluppano simultaneamente, che complica il posizionamento
dei turning point. La tecnica dell'intreccio di storie differenti risale alle soap opera che arrivano a trattare, all'interno di un singolo episodio, fino a otto storie simultaneamente. La narrazione dà l'idea di svilupparsi come un racconto denso e realistico e le storie si sviluppano in diversi livelli narrativi tra i quali uno risulta prediletto rispetto agli altri. Tra le storie multiple e le sitcom con due intrecci (A e B), però, si prediligono le seconde perché hanno una fine concreta all'interno dello stesso episodio e quindi facilitano la comprensione della storia. Le fiction episodiche a finale chiuso, infatti, registrano una grande densità di ascolti. All'inizio la maggior parte delle sitcom era fatta di episodi autosufficienti: le storie si concludevano in un determinato episodio, non avevano effetti sul successivo e, perciò, non importava l'ordine in cui venivano trasmesse. Con la complicazione delle trame, invece,Gli scrittori hanno bisogno di pianificare le strutture degli episodi in maniera diversa: devono pensare, cioè, non al singolo episodio ma alla fiction in generale e creare, quindi, un collegamento tra le varie parti. La figura dello scrittore di scena è paragonata, quindi, a quella del conduttore di uno spettacolo. Pure se un'azione si conclude all'interno di un episodio, lascia una scia che si ripercuoterà negli episodi successivi. Il team che elabora gli intrecci deve trovare qualcosa che apra la stagione, che chiuda il primo atto e che poi concluda la stagione definitivamente.
Un elemento fondamentale nell'ambito della produzione televisiva è quello che riguarda l'esposizione dispersa. È possibile che, nel corso di una fiction già iniziata, nuovi spettatori decidano di guardarla ed è necessario, perciò, che ne venga fatto un riassunto per evidenziare le parti principali. Parliamo di esposizione.
dispersariferendoci al fatto che, generalmente, i nodi principali di un racconto vengonopresentati ripetutamente. I riassunti, però, possono essere presenti anche all'internodei magazine. Il riassunto è una necessità ma deve essere fatto in modo giustificabilee realistico. È utile, inoltre, non solo per i nuovi spettatori ma anche per chi, nel corsodella serie, ha perso qualche puntata o, pur non avendola persa, ha bisogno di unpiccolo rinfrescamento di memoria per procedere nella comprensione.
III. La dispersione narrativa: adattamenti, sequel, serial, spin- off e saghe.
Un elemento diffuso nell'ambito mediatico di cinema e televisione è quellodell'adattamento: i materiali narrativi vengono, spesso, modificati per essere traspostiin televisione o al cinema. Esistono diverse tipologie di adattamento: l'adattamentodai romanzi (difficile perché la materia romanzesca è più ampia rispetto allo spazio delcinema);
L'adattamento dai classici della letteratura (pensiamo a "Il signore degli Anelli"); o anche adattamenti dalla televisione al cinema e viceversa (televisione e cinema condividono le tecniche ma gli adattamenti sono interessanti perché i trasferimenti di materiale narrativo includono i sequel, i serial, gli spin-off e le saghe).
Gli adattamenti vengono visti, da una parte del pubblico, in maniera perplessa: alcuni sostengono che sebbene il cinema sia una forma d'arte, essa non è elevata quanto la letteratura; altri ritengono che l'adattamento sia una contaminazione dell'originale. A favore degli adattamenti, invece, alcuni sostengono che essi avvicinano ad un testo narrativo gente che non si sarebbe mai avvicinata e quindi determinano l'impennamento della vendita delle opere. Lo scopo dei registi è quello di raggiungere un elevato profitto usando un'opera già conosciuta. Al giorno d'oggi i media necessitano di una
Grande quantità di materiale narrativo per coprire la domanda dell'audience. Rispetto al passato, infatti, gli spettatori guardano molte più opere: precedentemente, infatti, solo un numero molto limitato di persone poteva accedere ai drammi; con lo sviluppo tecnologico e massmediatico, invece, l'audience è notevolmente aumentata e richiede la presenza di narratori in grado di soddisfare i propri gusti. La radio, i fumetti, la televisione hanno aumentato il mercato delle storie e il mondo di Internet non può che contribuire in questo. Nel 1917 la carenza di storie buone da raccontare spinge a scrivere della crisi della sceneggiatura. Negli anni Venti, però, i grandi studios hanno inviato in Europa dei rappresentati per trovare materiale utile all'adattamento. La brama di cercare storie era, quindi, diffusa anche in quel periodo. La stessa tendenza, infatti, si registra anche oggi ma non tutti i materiali trovati vengono poi riutilizzati.
Capita spesso, però, che uno stesso adattamento venga prodotto più volte ed anche in ambiti mediatici differenti (radio, televisione, ecc. -> Strategia di marketing). Ciò a cui aspirano gli scrittori è, quindi, di trovare delle storie che possano riempire gli schermi grandi e piccoli del mondo. I film sono stati adattati a spettacoli televisivi a partire dal 1949 anche se non tutti gli esperimenti sono ben riusciti. Due esempi importanti, in questo ambito, possono essere l'adattamento di Buffy l'ammazzavampiri e quello di The Avengers. Buffy ha una trama molto semplice. Una cheerleader californiana è avvicinata da Merrick che le racconta che lei è la cacciatrice ammazzavampiri. Buffy ha una relazione con Pike che, alla morte di Merrick, la aiuta a sconfiggere i vampiri. La versione televisiva sembra essere, per certi versi, un sequel di quella filmica (Buffy 4 all'inizio della storia sa già di essere la cacciatrice).ammazzavampiri) ma, per altriversi, ne sembra un remake (cambiano alcuni personaggi: Merrick viene sostituito dal biblioterario Giles; la mamma, che nel film è distante e di poco cuore, ora è apprensiva e amorevole; inoltre, differentemente dal film, nella trasposizione televisiva Buffy ha degli amici). La serie tv, in questo caso, ha registrato un budget più alto rispetto al film, probabilmente per le tecniche maturate dalla televisione. Molti episodi sono autonomi rispetto agli altri perché le trame si aprono e si chiudono in una stessa puntata: la narrazione è lineare. Per quanto riguarda The Avengers, il film risulta essere un remake, o anche un prequel, della serie tv: la narrazione del film, infatti, inizia in un tempo precedente a quello della narrazione della serie tv. Il film, inoltre, si basa sul dominio di una sola linea narrativa (il tentativo del cattivo di dominare il mondo con una macchina) mentre la serie tv è caratterizzata da
Più linee narrative autonome fra loro.
Sequel hanno una reputazione peggiore degli adattamenti. Essi sono