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MESSA IN FILM MESSA IN QUADRO
Narratore filmografico
MESSA IN CONCATENAZIONE
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Il mostratore filmico inscrive un punto di vista, ha la scelta delle focali,
dell'apertura del diaframma, dell'eventuale mobilità della macchina da presa,
trasforma il volume profilmico in bidimensionalità schermica.
Nel corso della storia ci sono stati narratori filmografici di tendenza mostrativa,
e mostratori filmografici di tendenza narrativa.
Il narratore che cerca di rendere invisibili i raccordi non è altro che un
narratore che vuole dare di sé un'immagine di mostratore.
E il narratore che agisce in tal modo si conforma ai principi che reggono le
attività del mostratore: cerca di far credere di non essere, come la mdp del
mostratore.
Il mostratore può tendere alla narrazione facendo ricorso ai mdm.
Il megamostratore, l'istanza che realizza la fusione dei due livelli di
mostrazione consentiti dal film, il megamostratore, avrà a proprio servizio un
autentico repertorio di risorse cui potrà attingere in ambito profilmico e
filmografico. Nel cinema delle origini il megamostratore aveva sviluppato delle
abilità narrazionali: c'erano diversi mdm, ed infatti si preferiva seguire l'azione
con una panoramica piuttosto che con uno stacco.
10. Sulle origini del narratore filmico
All'inizio del secolo accadeva spesso di duplicare i film della concorrenza per
farne commercio. Intere fortune venivano costruite sulla base del lavoro della
concorrenza. Voyage dans la lune fu fatto oggetto di un'ampia distribuzione
che gli valse un successo enorme, senza che Méliès abbia ricevuto del denaro.
Nel maggio 1902 la compagnia di Edison intraprese un'azione legale contro
quella di Lubin per impedirle di continuare a vendere copie del film Battesimo e
varo del battello Meteor del Kaiser Guglielmo.
Tra il 1895 e il 1915 le pratiche concernenti la registrazione dei diritti d'autore
sono state chiamate a modificarsi a più riprese.
Alle origini la prima reazione fu registrare il copyright sotto la categoria delle
immagini fisse. Prima del 1900 i film vengono registrati come un'unica
fotografia.
Nel suo verdetto il giudice disse che ogni fotografia deve essere registrata
separatamente. Una tale sentenza negò l'articolazione tra fotogrammi.
Un'altra disputa riguardò il film Personal, uno dei primi esempi di
inseguimento. Oltre ad avere un'incidenza sul lavoro del mostratore profilmico
e su quello del mostratore filmografico, il raccordo tra inquadrature avrebbe
portato i cineasti dell'epoca a modificare la loro percezione del film come
semplice aggregato di inquadrature.
In Personal ci si occupa della pluripuntualità, fondata sull'attività del montaggio
che permette al film di oltrepassare la sola mostrazione e accedere alla
narrazione. La compagnia Edison viene perseguita per aver rubato l'idea, per
aver fatto un remake dell'inseguimento: i due film sono scanditi e montati in
modo simile. Quest'azione legale rivendicava le idee che avevano presieduto
alla costruzione del racconto per immagini.
Il processo si riassume in una discussione tra la compagnia Biograph che cerca
di provare che un film è un'unica entità, e dall'altro Porter che cercava di
dimostrare che tale film non è che un semplice assemblaggio di scene
discontinue.
La distinzione tra film unipuntuale/pluripuntuale e tra mostrazione/narrazione è
resa in modo precoce da questa azione legale. Già nel 1905 viene detto che il
film unipuntuale si basa sulla continuità, e che l'articolazione tra fotogrammi
appartiene all'ordine del continuo. Ci viene anche detto che un film
pluripuntuale non dovrebbe essere considerato come oggetto semplice, ma
come una serie composita. Il film pluripuntuale è il prodotto di un narratore
che ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio delle produzioni puntuali del
mostratore.
Il giudice stabilì che, anche se erano riprese a partire da punti di vista
differenti, una serie di immagini che raccontano una sola e medesima storia in
modo coerente potevano essere registrate al copyright come una sola e unica
entità fotografica. Questo riconoscimento del narratore filmografico viene a
legittimare quell'istanza che l'equivalente filmico del narratore scritturale. Il
giudice afferma che il narratore filmografico ha diritto alla pluripuntualità allo
stesso titolo del narratore scritturale, che trasporta il lettore da una scena
all'altra. Si ddeve considerare che questo testo, che sancisce la nascita del
narratore filmografico, al tempo stesso è il calcio d'inizio della teoria
narratologica del cinema.
11. Narratore e narrator
“Narratore” è un termine che si rivela estremamente polisemico. Il Le Petit
Robert ne dà una sola e breve definizione: “Persona che racconta determinati
eventi”. Spetta al locutore precisare di cosa parli. Di qui l'abitudine di
qualificare il narratore di cui di volta in volta si è parlato. Questo problema
vene dal fatto che ogni volta che si avanza di un passo in narratologia, il
narratore si cui si parla si disumanizza, subisce una trasmutazione.
Inizialmente il termine denota un essere umano che racconta verbalmente una
storia. Essa implica un'istanza che opera in praesentia ed oralmente. Per
quanto possa non essere l'autore, esso resta il narratore fondamentale e
primario del racconto. Questi narratori accolgono spesso nel loro discorso,
discorsi altrui, oppure possono cedere la parola ad un personaggio della storia,
come nell'Odissea – Penelope, Telemaco, Ulisse. Il narratore può cedere la
parola anche per un lungo segmento, come nei canti IX/XII, dove Ulisse
continua a raccontare.
Tale situazione può moltiplicarsi all'infinito, come nel caso di Sheherazade.
Sheherazade è la narratrice fondamentale, eroina del racconto-cornice che
modula la storia con la sua parola.
È possibile che uno dei personaggi della storia racconti,ed è quindi un
narratore. Il detentore empirico della parola, nel caso del racconto orale, resta
il narratore fondamentale: egli può trasformare i suoi personaggi intradiegetici
in narratori secondari, delegati di far conoscere alcune delle loro peripezie.
Un narratore delegato può essere a sua volta delegante.
Il narratore fondamentale è un essere di carta, un'stanza di messa in luogo, di
cui si dovrebbe presupporre l'esistenza in qualunque racconto.
Il narratore fondamentale sarà quell'istanza che parla degli altri dicendo “egli”,
e che mai acconsentirà a parlare di sé, ne mai proferirà un “io”.
La concretezza della narrazione in praesentia è lontanissima da quella della
narrazione scritturale che avviene in absentia. Alla situazione narrativa in
tempo reale si sostituisce, tramite le parole del libro, una situazione narrativa
in differita.
Nel racconto scritturale il narratologo non ha alcun bisogno di risalire al legame
di carne e sangue, poiché la performance creativa ha avuto luogo. La sola
istanza che sia in situation è il lettore. È lui che deve ricostruire il racconto. Di
qui la necessità di spingere l'Autore fuori dalla Narratologia, che è in prima
istanza una scienza che si occupa del racconto e dei raccontanti, non di coloro
che li creano. Se per scrivere bisogna essere, ciò non è necessario per
raccontare.
Il veicolo semiotico del racconto orale è differente da quello tramite il quale ci
viene fornito il racconto scritturale. Essi presuppongono due differenti
dispositivi narrativi ed enunciativi.
Una parola all'apparenza più neutra di narratore è narrator.
Il cinema ha saputo riservare un margine di scelta ad un tipo di narratore del
tutto antropomorfico. All'inizio del secolo lo spettacolo cinematografico dava
luogo a due prestazioni narrative concorrenti e autonome l'una rispetto
all'altra. Da una parte le immagini di un racconto visivo, dall'altra un inibitore,
un cantastorie che sosteneva la mostrazione visiva con la propria narrazione
verbale. Questa combinazione di un megamostratore iconico e un narratore
verbale era un'eredità della lanterna magica.
12. Uno spettacolo mostrativo assistito dalla narrazione
L'imbonitore ha avuto un'importanza particolare nel corso del primo decennio
della distribuzione dei film nelle sale cinematografiche.
Nel periodo del cinema muto lo spettacolo è quasi sempre audiovisivo. In
questo periodo il suono era il prodotto di un'esecuzione unica e puntuale, e non
era registrato. Il suono diretto attualizzava le immagini e rendeva più evidente
il carattere attuale dello spettacolo e del pubblico.
In un'esperienza sonora come questa la parola era spesso privilegiata.
La figura dell'imbonitore è stata misconosciuta e trascurata. Il ricorso ad un
commentatore in voce over proviene dalla lanterna magica. Il cinema è venuto
ad inscriversi in una tradizione di utilizzazione dello schermo a fini narrativi.
La narratività proveniente dalla successione della lastre era debole e poco
leggibile; le proiezioni di lanterna magica erano racconti orali sostenuti da
illustrazioni su schermo. Pertanto la mostrazione non è sufficiente per
realizzare un progetto narrativo.
Nel teatro invece la mostrazione funziona a pieno regime: i personaggi sono
agenti e parlanti. Con la loro prestazione raccontano la storia.
Il cinematografo, che ha preso la lanterna magica ed il teatro ad esempio, si
colloca tra i due: nelle origini ci fu una forma ibrida che attinge ai personaggi
agenti del teatro, e delega l'imbonitore di coprire il vuoto dell'assenza della
parola. Il ricorso all'imbonitore sembra essere avvenuto ad intermittenza tra il
1895 e il 1910.
All'inizio il film era unicamente un piacere per la vista, e l'imbonitore doveva
risolvere problemi di leggibilità. Dal 1902 i film iniziano a divenire più
complessi. La pluripuntualità minaccia la continuità narrativa. Così si può
ricorrere a due soluzioni: l'imbonitore dirige il racconto, o si fa ricorso agli
intertitoli. Queste saranno le due forme di narrazione, una orale e l'altra
scritta, che saranno usate fino all'utilizzo delle facoltà narrative del montaggio.
Dal 1904 si sviluppa una forma di montaggio semplice, che consente di
rendere in modo chiaro una forma narrativa: l'inseguimento. Questo genere
rendeva possibile l'apprendimento dei raccordi mentali che andavano effettuati
per legare due inquadrature separate. La crescente diffusione di questo genere
ha contribuito al declino della figura dell