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Il II Cerchio dell'Inferno: Minosse e la punizione degli incontinenti
GLI INCONTINENTI sanno trattenere i loro impulsi, non ce dunque l'intenzione di fare del male agli altri, e per questo meritano più lieve punizione.
CANTO 5
Dante e Virgilio entrano nel II Cerchio e sulla soglia trovano Minosse, un tempo il mitico re e legislatore dicreta, qui trasformato in demonio e giudice infernale, che ascolta le confessioni delle anime dannate e indica loro in quale Cerchio siano destinate, attorcigliando intorno al corpo la lunghissima coda tante volte quante sono i Cerchi che il dannato deve discendere. Non appena vede che Dante è vivo, lo apostrofa con durezza e lo ammonisce a non fidarsi di Virgilio, poiché uscire dall'Inferno non è così facile come entrare. Virgilio lo zittisce ricordandogli che il viaggio di Dante è voluto da Dio. Andando avanti giungono in un luogo buio, dove soffia incessante una terribile bufera che trascina i dannati e li sbatte da un lato all'altro del Cerchio. Quando
Questi spiriti giungono davanti a una «rovina», gridano e bestemmiano Dio (la ruina è il primo dei scoscendimenti formatisi tra un cerchio e l’altro per il terremoto alla morte di Cristo, attraverso la quale i dannati precipitano dopo il giudizio di Minosse). Si tratta dei lussuriosi che, come in vita, si lasciarono travolgere dalla passione, ora sono travolti da un’incessante bufera. Virgilio indica a Dante i nomi di alcuni dannati, tutti lussuriosi morti violentemente: Semiramide (regina d’Assiria, uccisa dal figlio), Didone (che si uccise per amore di Enea dopo aver violato la fedeltà promessa alla memoria del marito), Cleopatra (regina egiziana e amante di Marco Antonio, suicida per non sottomettersi al vincitore Ottaviano), Elena (Dante credette, male interpretando le fonti, che fosse morta durante la distruzione di Troia), Achille (accecato dall’amore per Polissena, figlia di Priamo, fu ucciso a tradimento), Paride (dopo l’abbandono).
dell'amata enone, cadde per una freccia di filottete),Tristano (cavaliere della tavola rotonda, amò isotta, sposa dello zio che poi l'ammazzò)... Dante nota che due di queste anime volano accoppiate e le chiama gentilmente; I due spiriti si staccano dalla schiera e gli volano incontro come colombe, sono un uomo e una donna, e quest'ultima si rivolge a Dante ringraziandolo per la pietà che dimostra verso di loro. Poi si presenta, dicendo di essere nata a Ravenna e di essere stata legata invita da un amore indissolubile con l'uomo che ancora le sta accanto nella morte; sono paolo e francesca, entrambi assassinati e la Caina, la zona del IX Cerchio dove sono puniti i traditori dei parenti, attende il loro uccisore (gian ciotto malatesta, marito di francesca e fratello di paolo). La donna narra che un giorno lei e Paolo leggevano per divertimento un libro, che parlava di Lancillotto e della regina Ginevra. Più volte la lettura li aveva
indotti a cercarsi con lo sguardo. Quando lessero il punto in cui era descritto il bacio dei due amanti, anch'essi si baciarono. Mentre Francesca parla, Paolo resta in silenzio e piange; Dante è sopraffatto dal turbamento e sviene. CANTO 6 (canto politico) Dante si risveglia e si accorge di essere arrivato nel III Cerchio. Una fredda pioggia cade incessante mista ad acqua sporca e neve; forma al suolo una fanghiglia, da cui si leva un puzzo insopportabile. I golosi, come in vita furono avidi di cibi e bevande, ora sono immersi nel fango, tormentati dalla pioggia incessante e da Cerbero, il cane a 3 teste del mito pagano a guardia dell'ade, qui trasformato in demonio e strumento della giustizia divina, che, con gli occhi rossi, il muso sporco, il ventre gonfio e le zampe artigliate, graffia le anime facendole a brandelli e rintronandole coi suoi latrati. Quando Cerbero vede i due poeti gli si avventa contro, mostrando identi, ma Virgilio raccoglie una manciata di terra eGliela getta nelle tre gole, come se si fosse saziato il mostro si placa. Tutte le anime giacciono al suolo, ma una di esse si leva a sedere e si rivolge a Dante; il dannato, che dichiara di essere stato cittadino di Firenze, la città che è piena di invidia, è Ciacco e Dante gli pone tre domande riguardanti la loro comune patria: quale sarà l'esito delle lotte politiche, se vi sono cittadini giusti, quali sono le ragioni delle discordie intestine. Ciacco risponde alla prima domanda con una oscura profezia, dicendo che dopo una lunga contesa i due partiti (Guelfi Bianchi e Neri) verranno allo scontro fisico (la cosiddetta zuffa di Calendimaggio del 1300) e i Bianchi cacceranno i Neri con grave danno. Prima che passino tre anni, però, i Neri avranno il sopravvento grazie all'aiuto di un personaggio che si tiene in bilico tra i due partiti (Bonifacio VIII). I Neri conserveranno il potere per lungo tempo, infliggendo gravi pene alla parte avversa.
(condanne ed esili). La risposta alla seconda domanda è che i giusti a Firenze sono solo indue, ma nessuno li ascolta; infine superbia, invidia ed avarizia sono le tre scintille che hanno acceso le lottepolitiche. Dante chiede allora notizie di alcuni celebri fiorentini, tra cui Farinata, Tegghiaio Aldobrandi, IacopopiùRusticucci…vuole sapere se essi sono all'Inferno o in Paradiso. Ciacco risponde che essi sono tra le animenere. Ciacco conclude pregando Dante di ricordarlo ai vivi una volta tornato sulla Terra, poi ricade nel fango.Virgilio spiega che Ciacco non si solleverà più fino al giorno del Giudizio Universale, quando udirà il suonodella tromba angelica. Allora tutti i trapassati si rivestiranno del corpo mortale, ascoltando la sentenza finaleche fisserà in eterno il loro destino ultraterreno. Dante chiede se i tormenti dei dannati aumenteranno dopo ilGiudizio, oppure saranno attenuati o resteranno uguali. Virgilio risponde
Dante invitandolo a pensare alla Fisica di Aristotele, in base alla quale quanto più una cosa è perfetta, tanto più è in grado di percepire il dolore e il piacere. I dannati non saranno mai perfetti, tuttavia è logico supporre che dopo la sentenza finale raggiungeranno la pienezza del proprio essere (essendosi riappropriati del loro corpo), quindi implicitamente afferma che le loro pene aumenteranno. CANTO 7 All'ingresso nel IV Cerchio i due poeti incontrano Pluto, spesso identificato col dio della ricchezza, qui gran nemico, trasformato in domone-guardiano che presiede il cerchio degli avari e dei prodighi. Definito cioè l'avversario più insidioso degli uomini in quanto l'avidità è fonte perenne dell'infelicità terrena. Il mostro, che ha sembianze di lupo (simbolo di cupidigia), inveisce contro di loro pronunciando parole incomprensibili, ma Virgilio lo zittisce ricordandogli la sconfitta subita da.Placare queste anime”. Dante chiede a Virgilio cosa sia questa Fortuna, che sembra avere i beni materiali tra i suoi artigli. Spiega che Dio ha disposto delle intelligenze angeliche a governare i vari Cieli, e allo stesso modo ha creato un'intelligenza che amministri i beni terreni (dunque Dante trasforma la dea bendata pagana in una ministra di Dio). Essa, la Fortuna, stabilisce quando le ricchezze debbano cambiare di mano e quali genti debbano prosperare o decadere, secondo l'imperscrutabile giudizio divino. L’uomo non può contrastare le sue decisioni e molti sciocchi la maledicono ma essa non sente queste lamentele, gira la sua ruota e opera serenamente insieme agli altri angeli. I due poeti attraversano il Cerchio fino all'estremità opposta, dove c'è una vena d'acqua che sgorga dalla roccia e si immette in un fossato. L'acqua è di colore scuro e i due poeti ne seguono il corso verso il basso: il ruscello si impaluda
nello Stige, nel cui fango stanno le anime degli iracondi. Questi dannati si percuotono con schiaffi, pugni e morsi, arrivando persino a sbranarsi a vicenda. Virgilio spiega poi ci sono altre anime completamente immerse nello Stige, che non si vedono ma sospirano e fanno gorgogliare l'acqua in superficie: sono gli accidiosi (oziarono), che ripetono come un ritornello una frase che riassume il loro peccato.Riconosce comunque, è Filippo Argenti, guelfo nero nonché avversario personale di Dante in quanto invita aveva offeso gli Alighieri. Il poeta gli rivolge parole di condanna e il dannato si protende verso la barca cercando di afferrarlo, ma Virgilio lo spinge via e pronuncia parole di elogio a Dante che esprime il desiderio di vedere Argenti punito (il primo Dante vendicativo nella commedia) che subito viene assalito e straziato (Satana), dagli altri iracondi. Ormai sono vicini alla città infernale di Dite popolata dal grande stuolo dei demoni (diavoli cristiano-medievali), con torri simili a quelle delle moschee, rosse come se fossero roventi. Virgilio spiega che il fuoco eterno che vi è dentro la città ne arroventa le mura rendendole di colore rossastro. Giunto ai profondi fossati che cingono Dite i due scendono dalla barca ma alzando gli occhi, migliaia di diavoli sugli spalti della città li guardano minacciosi, bloccandogli l'accesso.
Virgilio fa cenno di voler parlare con loro in disparte e i diavoli acconsentono, invitando Dante a tornare indietro trovando da solo la strada, mentre il poeta latino dovrà rimanere nella città. Dante è colto da grande paura ma Virgilio lo rassicura e lo invita ad attenderlo là mentre pa