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Torino chiedendo la Costituzione e la guerra contro l’Austria ma Vittorio Emanuele si rifiutò e
abdicò a favore del fratello Carlo Felice che, però, era assente dal Piemonte per cui venne
data la reggenza al figlio Carlo Alberto I, dalle idee liberali, per questo concesse la
Costituzione rifiutata però dallo zio, il quale represse la ribellione esiliando e condannando i
liberali ed esiliò anche il nipote.
Anche in Grecia era presente un movimento liberale/indipendentista ossia l’Eterìa, simile alla
Carboneria, che chiedeva l’indipendenza dal dominio turco e la proclamazione di un governo
costituzionale. La rivolta scoppiò nel 1821 ad opera dei fratelli Ypsilanti ma la repressione
turca fu spietata e uccise dozzine di migliaia di uomini e oltre 50000 donne e bambini furono
venduti come schiavi; ciò provoco la reazione in Europa in quanto intellettuali e romantici
vennero a combattere al fianco dei greci e in particolare Francia, Inghilterra e Russia
intervennero con una flotta alleata contro la Turchia, riuscendo ad annientarla nel 1827.
In Francia, Luigi XVIII aveva concesso una Costituzione, seppur non troppo liberale. Alla sua
morte il fratello e successore Carlo X fece sospendere la Camera dei Deputati, abolì la libertà
di stampa e ridusse il numero degli elettori. I parigini si ribellarono, pretendendo il rispetto
della Costituzione e l’allontanamento di Carlo X e venne eletto, per volontà popolare, Luigi
Filippo duca di Orlèans, nuovo re borghese. Con lui cambiò radicalmente l’atteggiamento della
Francia verso i movimenti indipendentisti e liberali, infatti nel momento in cui si ribellarono il
Belgio (contro l’unione con i Paesi Bassi definita dal Congresso di Vienna), la Polonia (contro i
russi) e in Spagna sorsero contrasti tra liberali e conservatori, Luigi Filippo proclamò il
principio di non intervento, affermazione che contraddiceva il principio della Santa Alleanza
del 1815 per cui Austria, Russia e Prussia reagirono e la Francia cercò l’alleanza con
l’Inghilterra e insieme riconobbero l’indipendenza del Belgio, dichiarato regno autonome e
neutrale affidato al tedesco Leopoldo di Coburgo. Da questo momento in poi terminò la Santa
Alleanza.
MOTI DEL 1831 : In Italia nel 1831 scoppiarono moti liberali a Modena, Parma e alcune città
dello Stato Pontificio e si assistette all’intervento dell’esercito austriaco, che incarcerò o esiliò
i capi delle rivolte. Lo stesso insuccesso avvenne in Polonia (controllata dalla Russia)
nell’insurrezione scoppiata a Varsavia contro lo zar Nicola I.
Di fronte all’insuccesso dei moti del 1821 e del 1831 e della Carboneria, si assistette a diverse
riflessioni sulle modalità di liberazione dell’Italia dagli stranieri, in particolare l’Austria:
vi erano posizioni liberali moderate che sostenevano la monarchia e la limitazione del diritto
di voto ai proprietari di beni e agli istruiti e posizioni democratiche che sostenevano la
repubblica e l’estensione a tutti del diritto di voto. Dai vari dibattiti e posizioni divergenti
sorsero diversi progetti e movimenti politici: il movimento liberale moderato si diffuse nel
Lombardo-Veneto, in Toscana e soprattutto in Piemonte con Camillo Benso di Cavour e altri
liberali come Cesare Balbo e Massimo d’Azeglio, sostenitori di una monarchia costituzionale e
parlamentare, simile al modello inglese e del dovere di sconfiggere l’Austria. I liberali
sostenevano, inoltre, in termini economici la teoria del liberismo in lotta contro le protezioni
doganali per far sì che gli scambi commerciali fossero liberi e si abolissero le dogane (teoria
opposta al protezionismo economico); il movimento dei neoguelfi, di cui il più importante fu
Vincenzo Gioberti il quale propose, fallimentarmente, la creazione di una confederazione dei
vari Stati italiani sotto la presidenza del papa; tra i repubblicani vi fu invece Giuseppe Mazzini
che concepì la libertà dei popoli come diritto e dovere e sosteneva che l’unità politica della
penisola italiana doveva essere una conquista di tutto il popolo. Egli fondò una nuova società
segreta, la Giovane Italia e un programma di educazione popolare e di riforme sociali, ma subì
diversi arresti ed esili. Tra gli altri democratici fu Carlo Pisacane che, su ispirazione della
Rivoluzione francese, sosteneva una maggiore giustizia sociale e un miglioramento delle
condizioni di vita delle classi più povere e, in particoliare, l’abolizione della proprietà privata.
Altra posizione del Risorgimento italiano fu quella del federalismo per esempio con Giuseppe
Ferrari e Carlo Cattaneo che, consapevoli delle numerose differenza tra le varie regioni o
meglio stati italiani, sostenevano che l’Italia dovesse essere una Repubblica, costituita però
da diversi stati federali come negli Stati Uniti ma rifiutavano la confederazione di Stati
presieduta dal papa sostenuta dai neoguelfi.
MOTI DEL 1848 : Tra il 1845 e il 1847 si assistette in Europa ad una grave crisi economica
(industriale in alcuni paesi, agricola in altri). Il 23 febbraio del 1848 in Francia scoppiò una
rivolta contro il re Luigi Filippo d’Orleans di fronte al fatto che egli non era riuscito a
fronteggiare la grave crisi economica in cui versava la Francia da già due anni. La protesta
venne per lo più dalla classe operaia, costretta alla fame e un altro dei fattori scatenanti fu il
fatto che fin dal 1847 l’opposizione (radicali, repubblicani ecc.) organizzavano i cosiddetti
banchetti ossia riunioni politiche aventi lo scopo di criticare l’operato del governo e la
richiesta del suffragio elettorale e il governo francese il 23 febbraio vietò una di queste
manifestazioni. Luigi Filippo fu costretto ad abdicare e venne proclamata la Seconda
repubblica guidata da un governo provvisorio che prese provvedimenti democratici: suffragio
universale, abolizione della schiavitù e della pena di morte, riduzione della giornata lavorativa
a 10 ore, garanzia del diritto al lavoro e limitazione della disoccupazione attraverso la
costruzione di fabbriche finanziate dal denaro pubblico. Il nuovo governo presentava due
correnti: una liberale (tra cui Lamartine), l'altra socialista (tra questi Louis Blanc) e quindi la
lotta adesso era tra borghesia e proletariato. Il 23 apr. fu eletta una nuova Assemblea
Costituente e su 900 deputati i radicali e socialisti erano solo un centinaio per cui gli operai
insorsero il 15 magg. proclamando un governo socialista presieduto da Blanc e Blanqui;
intervenne la Guardia nazionale che soppresse il movimento e il ministro della guerra Louis
Cavaignac, ottenuti pieni poteri dall'Assemblea Costituente, soppresse la rivolta nel sangue
per cui vinsero i borghesi. Venne varata una nuova Costituzione che revoca i provvedimenti
democratici del febbraio (compreso quello sulla diminuzione delle ore lavorative) ma venne
mantenuto il suffragio universale che stabiliva l'elezione diretta del presidente della
Repubblica come capo del governo con un mandato di 4 anni e alla prima elezione venne
eletto il nipote di Napoleone, Luigi Napoleone Bonaparte ossia Napoleone III. Durante il suo
mandato la Francia conobbe un periodo di crescita dal punto di vista economico ma si oppose
alla costituzione del 1848, sostenendo che quattro anni non erano stati sufficienti ad attuare il
proprio programma politico ed economico, fece un tour per tutto il paese, guadagnò il
sostegno di molti governi regionali e deputati al fine di poter ottenere la possibilità di
concorrere a un secondo mandato ma mancò di poco la maggioranza. Pertanto organizzò un
colpo di stato che culminò con la sua autoproclamazione come imperatore nel 1852 e la
Seconda Repubblica fu dichiarata ufficialmente conclusa e nasceva così il Secondo Impero
francese mentre la carta costituzionale del 1852 fu lasciata in vigore.
In Prussia Federico Guglielmo aveva attuato una politica di unione economica degli Stati
Zollverein,
Tedeschi (Unione Doganale), con la legge e di sviluppo industriale e nel 1847
aveva convocato per la prima volta una dieta che riuniva tutti i rappresentanti delle diete
provinciali, quindi un primo abbozzo di Parlamento nazionale ma non si era mai raggiunta
un’unificazione concreta degli Stati tedeschi. Quando anche in Prussia scoppiò la rivoluzione
nel marzo del 1848, il re inizialmente tentò di reprimerla con la forza, ma successivamente
richiamò le proprie truppe, di fronte gli avvenimenti del ’48 in Francia, e andò incontro ai moti
e formò un governo di stampo liberale con una costituzione e indisse le elezioni per
un’Assemblea costituente: Il 18 maggio il Parlamento di Francoforte aprì la sua prima sessione
con membri provenienti dai vari Stati tedeschi e dell'Austria e si divise tra i sostenitore della
Kleindeutsche (piccola Germania) e della Grossdeutsche (grande Germania), quest’ultima
sosteneva l’unione della Prussia con l’Austria con corona asburgica nella nuova Germania
(eccetto l’Ungheria) a differenza della prima, ma passata l’ondata rivoluzionaria egli sciolse
l’assemblea e promulgò una costituzione che salvaguarda i poteri del parlamento, facendo
qualche concessione alla rappresentanza parlamentare.
Nel marzo del 1848 anche nell’impero asburgico in Austria vediamo una manifestazione
popolare di stampo liberale a Vienna che chiese una nuova costituzione e spazzò via la
politica conservatrice del cancelliere Metternich, il quale fu cacciato dall’imperatore
Ferdinando I che convocò una dieta e promise una costituzione. Il popolo (ungheresi, slavi,
croati e italiani) con una nuova manifestazione nel maggio 1848 a Vienna chiedeva
l’indipendenza, cosa impossibile da realizzare, pertanto abdica in favore del nipote Francesco
Giuseppe anch’egli conservatore, inviò infatti l’esercito in tutti l’impero e pertanto fallirono i
moti.
Successivamente, mentre la Prussia si affermava in Europa, l’impero austriaco appariva in
rapido declino e nel 1867 l’imperatore Francesco Giuseppe accetterà di riconoscere
all’Ungheria forti autonomie e da quel momento in poi l’impero austriaco prese il nome di
impero austro-ungarico.
UNIFICAZIONE ITALIANA: Dopo il fallimento dei moti delle rivoluzioni democratiche del
1848-1849, negli
Stati della penisola si ripristinano regimi repressivi, che però non riescono a schiacciare i
sentimenti nazionali.
Fra tutti gli Stati italiani spicca il Piemonte, dove il nuovo re Vittorio Emanuele II lascia in
vigore lo Statuto albertino;
nel 1852 diventa primo ministro Camillo Benso conte di Cavour che, in accordo con i
democratici, vara importanti riforme che modernizzano il regno e ne favoriscono lo sviluppo
economico. Mentre i nuovi tentativi insurrezionali di
Mazzini vengono f