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LA NOTTE DEI CRISTALLI
furono espulsi dall’amministrazione statale ed esclusi dalle
Nel 1933 in Germania, tutti gli ebrei
università.
La notte dei 10 maggio 1933 furono incendiati i libri eretici degli scrittori ebrei, ad esempio i libri di
Freud.
Nel 1935 si proibirono i matrimoni tra ariani e non ariani; nacquero le Leggi per la protezione del
sangue e dell’onore tedesco, le cosiddette Leggi di Norimberga. Gli ebrei venivano ridotti a soggetti
e privati della cittadinanza e degli altri diritti civili e politici.
Tra il 1935 e il 1938 gli ebrei, in cambio di laute ricompense, riuscirono ad emigrare dalla Germania,
e l’obiettivo dei nazisti era quello di spingere gli ebrei all’emigrazione.
Nel giugno del 1938 i nazisti demolirono la sinagoga di Monaco e il mese dopo venne promulgata la
che vietava l’esercizio
legge della professione per i medici ebrei. Venne, successivamente, distrutta
la sinagoga di Norimberga e, dopo qualche giorno, gli ebrei furono costretti ad aggiungere al loro
nome il prenome “Israel” o “Sara” per poter essere subito identificati.
28 mila ebrei di cittadinanza polacca vennero trasferiti forzatamente in Polonia.
La notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, nota come “Notte dei cristalli” in Germania, Austria e
Cecoslovacchia, vi furono devastazioni da parte delle SS di Hitler delle proprietà ebraiche e delle
sinagoghe, con arresti ed uccisioni.
L’origine della definizione “Notte dei cristalli”, più correttamente “Notte dei cristalli del Reich”,
richiama le vetrine dei negozi distrutte.
Hitler permise a Goebbels che l’odio accumulato del Partito e degli attivisti delle SA (squadre
d’assalto, conosciuti come camicie nere) si scatenasse in un parossismo di violenza brutale: al fine di
lanciare un segnale agli ebrei che non volevano emigrare. Era un modo piuttosto esplicito per far
capire quello che stava per accadere e che si preparava per loro. Tutto ciò si fece sentire anche in
Italia: il regime di Mussolini nel 1938, prese una piega sempre più razzista e antisemita con la
campagna di difesa della razza italiana.
Nel 1939 furono confiscate le proprietà che erano rimaste agli ebrei. I decreti emanati da Goebbels
impediva l’ingresso in luoghi pubblici come teatri e spiagge e i pochi bambini rimasti nelle scuole
statali vennero espulsi. LA CRISI ECONOMICA E IL NEW DEAL
Tra il 24 e il 29 ottobre 1929 tutta l'America fu scossa dal crollo di Wall Street. Gli indici della borsa
di New York precipitarono in conseguenza dell'annunciata crisi economica e finanziaria. Gli effetti
furono devastanti e provocarono fallimenti a catena degli istituti di credito, chiusura delle industrie,
disoccupazione. Presto la crisi si estese in Europa provocando anche qui disastri sia sul piano
economico che su quello politico. Intanto negli Stati
Uniti il nuovo presidente Roosevelt prese provvedimenti e inaugurò la fase del New Deal che avrebbe
impostato un nuovo rapporto tra Stato ed economia, già teorizzato dall'economista Keynes.
Il vertiginoso aumento della produttività industriale e agricola nel decennio precedente la crisi, al
quale fa riscontro l'enorme volume dei profitti, e in piccola parte dei salari, non fa i conti con la
saturazione del mercato interno. I governanti, contrari a qualsiasi intervento statale nell'economia,
sottovalutarono l'imminente pericolo. Continuarono gli investimenti nei rami più produttivi
dell'industria, che produce ormai al di sopra di ogni possibilità di assorbimento.
Nel 1929 si manifestò la recessione, alla quale gli industriali reagirono con la diminuzione della
produzione, con la decisa riduzione dei salari e l'espulsione della forza lavoro dalle fabbriche. Il
generalizzato impoverimento aggravò la spirale della crisi, abbassando ancora di più la possibilità di
assorbimento interno della produzione. La crisi del 1929, manifestatasi con il Big Crash della Borsa
di New York del 29 ottobre, durò fino al 1932.
Milioni di piccoli e medi risparmiatori, che avevano investito il loro denaro in azioni, furono
completamente rovinati. Insieme con l'intensità e la durata, la crisi e la depressione si caratterizzarono
per la loro diffusione mondiale.
Le ripercussioni non furono ovunque della stessa intensità, ma alcune conseguenze si fecero sentire
in tutti i paesi a economia capitalistica. La diffusione della crisi fu innanzitutto legata alla dimensione
dell'economia statunitense, capace da sola di rappresentare circa il 45% dell'intera produzione
mondiale.
Anche i legami finanziari della moneta statunitense con le valute europee accresceva la capacità di
propagazione e internazionalizzazione della crisi. Il crollo dei prezzi agricoli e delle materie prime si
ripercosse sul mercato internazionale aggravando lo stato delle economie di tutti i paesi produttori.
La crisi monetaria si manifestò come ultimo atto della disgregazione dell'economia mondiale. In
Europa colpì per primi gli stati finanziariamente più deboli, come l'Austria, che videro cessare gli
investimenti americani. Alla chiusura degli istituti di credito austriaci segue l'analoga paralisi
dell'economia monetaria tedesca, ancora alle prese con le riparazioni di guerra.
Ancora più forte è la recessione che colpì i paesi agricoli dell'Est europeo: il grano toccò i prezzi più
bassi degli ultimi quattro secoli. Nel 1931 fu svalutata la sterlina inglese, dopo qualche anno anche il
franco francese.
Nel 1932 Franklin Delano Roosevelt, vinse le elezioni presidenziali, dando vita New Deal.
Il programma rooseveltiano fu il seguente: potenziamento dei lavori pubblici per favorire la
diminuzione della disoccupazione; sostenere i prezzi agricoli per impedire l'ulteriore abbassamento
del tenore di vita degli agricoltori; sviluppare e unificare le attività assistenziali; regolamentare i
trasporti e i servizi pubblici; sottoporre al controllo governativo le banche e gli istituti finanziari;
disciplinare i rapporti tra capitale e lavoro. Per attuare il suo programma Roosevelt capovolse quello
che era stato il precetto repubblicano basato sul minimo intervento dello Stato nella società civile, e
chiese con energia un forte potere esecutivo. Roosevelt inaugurò un nuovo rapporto tra Stato,
industriali e forze lavoratrici.
Nei primi giorni del suo mandato presidenziale, i cosiddetti "cento giorni", l'amministrazione favorì
il rialzo dei prezzi per incrementare i profitti delle imprese e salvaguardare il pagamento dei debiti.
Operò una politica deflazionistica per ridurre la circolazione monetaria; ridusse le spese
dell'amministrazione centrale e gli stipendi degli impiegati pubblici. A sostegno dell'agricoltura, nel
1933 fu regolamentata la produzione e si ridusse il tasso di indebitamento.
Il New Deal di Roosevelt, in definitiva, segnò la fine dell'idea della completa autonomia del capitale.
L'intervento statale suffragato dalle nuove teorie economiche di Keynes, risolvette completamente gli
effetti devastanti della crisi, attenuò la stessa e pose le basi per una nuova ristrutturazione capitalistica.
Il superamento della fase più acuta generata della crisi del 1929 affermò, attraverso la politica del
New Deal, il nuovo ruolo dello Stato nella vita economica.
L’EUROPA TRA DEMOCRAZIA E AUTORITARISMO
GRAN BRETAGNA
Nel periodo tra le due guerre la Gran Bretagna incarnò un modello di sistema politico democratico,
fondato sull’alternanza dei partiti al governo.
Nel 1918 una riforma elettorale portò, per la prima volta, le donne con più di 30 anni a votare, insieme
a strati consistenti di classe operaia.
La capacità inclusiva del sistema partitico trovò un limite corposo nella questione irlandese. La guerra
aveva fatto rinviare l’applicazione dell’Home Rule e una rivolta scoppiata nel 1916 era stata
duramente repressa. Nel 1919 il partito nazionalista Sinn Fein proclamò l’indipendenza.
La guerriglia che si oppose alla repressione inglese terminò nel 1921, quando lo stato d’Irlanda fu
(comunità associata all’impero britannico, ma con un proprio
riconosciuto da Londra come dominion
parlamento e poteri autonomi), fino al 1949 che riuscì ad ottenere la piena indipendenza.
L’esaurirsi dell’inflazione postbellica aveva intanto determinato una grave recessione, provocata
soprattutto dal crollo dei prezzi dei prodotti agricoli. Ci furono molti disoccupati e le conseguenze si
fecero sentire anche sul piano politico.
Nel 1931 i disoccupati aumentarono ancor di più e il bilancio dello stato andò in rosso per erogare i
sussidi di disoccupazione. Furono adottati pesanti tagli alla spesa pubblica (in particolare i sussidi per
i disoccupati) e prelievi straordinari sugli stipendi del pubblico impiego.
La conseguenza discesa dei tassi di interesse bancari favorì una ripresa degli investimenti e delle
esportazioni.
LA CRISI INTERNAZIONALE: LA PACE INSTABILE- IL DOPOGUERRA IN EUROPA:
RIVOLUZIONE, REAZIONE, STABILIZZAZIONE
Nel 1918 le potenze vincitrici della Grande guerra (Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Italia) dovettero
unirsi perché collaborassero al mantenimento della pace. Alla conferenza di pace gli Stati Uniti furono
rappresentati da Wilson, Francia, Inghilterra e Italia rispettivamente da Clemenceau, Lloyd George e
Orlando. Furono esclusi i paese vinti. I principi che Wilson raccolse nei 14 Punti si scontrarono con
la volontà francese di annientare anche economicamente la potenza tedesca per prenderne il posto di
stato egemone in Europa e l’Inghilterra assecondò spesso la Francia. Il risultato fu una pace punitiva
nei confronti dei vinti, la Germania fu disarmata, la sua flotta mercantile e le colonie furono confiscati.
imponeva alla Germania di restituire l’Alsazia e la Lorena alla
Il trattato di Versailles del 1919
Francia; Inghilterra e Francia si spartirono le colonie tedesche e la Germania fu costretta a pagare per
la riparazione dei danni di guerra patiti dalle potenze vincitrici. L’Italia ottenne il Trentino, il Sud
Tirolo, Trieste e l’Istria e venne riconosciuta l’indipendenza dell’Austria tedesca e dell’Ungheria.
Wilson fece introdurre nel trattato di Versailles l’atto costitutivo
Nel 1920 della Società delle
che avrebbe agito, se necessario, con sanzioni e con l’uso della forza
Nazioni con sede a Ginevra,
contro qualsiasi aggressore.
La Germania fu esclusa dalla Società delle Nazione, si attribuì la colpa della guerra, ma si rese conto
di aver commesso un unico crimine: aver preso la guerra.
Nel 1922 a Washington Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti firmarono gli accordi di limitazione
che confermavano l’integrità territoriale della re