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FOGLIO.
RIFORMA PROTESTANTE: Il pensiero di Lutero è, però, caratterizzato
soprattutto dalla “rottura” con lo stato monacale dovuta alla sua incapacità
di sopportare la disciplina del convento e dall’esigenza di verità e chiarezza.
Da qui si ha la sua CONDANNA morale dei costumi della Chiesa cattolica e il
primo manifesto della sua opposizione alla Chiesa cristiana è l’affissione
delle 95 tesi (31 Ottobre 1517) alla porta della chiesa del castello di
Wittenberg, in vista di una pubblica assemblea in cui Lutero avrebbe difeso
e provato le proprie affermazioni, come era allora costume corrente nei
centri universitari. L'azione di Lutero fu in gran parte una risposta alla
vendita di indulgenze da parte di un frate dell’ordine domenicano (l’indulgenza
consisteva nella remissione della pena inflitte al peccatore per la confessione delle sue colpe. Era una
pratica medievale e nasceva dai dogmi della teologia cattolica. Tra il XIII e il XIV secolo la Chiesa
aveva affermato l’esistenza del Purgatorio tra l’eterna dannazione dell’Inferno e il luogo di perenne
beatitudine: è la dimensione intermedia, in cui l’anima espia i suoi peccati prima di raggiungere il
Regno dei Cieli. Nel clima di speculazione del primo Cinquecento si diffuse l’idea che l’indulgenza
cancellasse le colpe ai peccatori e dietro pagamento gli ecclesiastici la promettevano).
Tali tesi ebbero subito rapido successo e l'interesse generale che suscitava
questa disputa era dato dal fatto che trattava tematiche molto vicine alle
esigenze materiali e spirituali della popolazione e ne contribuì anche la
stampa di questi a caratteri mobili, che consentì la diffusione in migliaia di
copie delle tesi luterane e dei successivi scritti e lo stesso valse per le sue
traduzioni delle Sacre Scritture.
All'inizio la curia romana pensava si trattasse di una delle solite dispute
fratesche e non attribuì eccessiva importanza alla contestazione di Lutero
Risoluzioni riguardo alle 95
fino a quando, con la pubblicazione delle
tesi , un testo in cui le affermazioni del 1517 venivano ridiscusse in modo
più articolato attraverso citazioni e riferimenti alla Sacra Scrittura inviato a
Roma ed esaminato da papa Leone X, il quale autorizzò l'apertura di un
processo di scomunica nei suoi confronti. Lutero ebbe sessanta giorni di
tempo per presentarsi a Roma e contestare l'accusa di aver diffuso idee
erronee. Era sostenuto da svariati umanisti e principi tedeschi ma tuttavia la
paura fondata di essere arrestato e condannato senza alcuna possibilità di
spiegare le proprie ragioni spinse Lutero chiedere riparo presso il castello del
principe di Sassonia Federico, divenendo strumento nelle mani dei principi
tedeschi contro i loro nemici ossia la curia pontificia la quale pompava
denaro dalla ricca provincia dell’impero cattolico ossia la Germania e Carlo V
d’Asburgo. Onde tutelare l'incolumità di Lutero, il principe Federico ottenne
un salvacondotto dall'imperatore Massimiliano I che ne garantiva
l'intoccabilità fino al ritorno a Wittenberg. Il colloquio si svolse a metà
ottobre. Il cardinal Caetano cercò di ottenere da Lutero una pubblica e
completa ritrattazione, ma poiché egli non si considerava un eretico, rifiutò
la richiesta del legato invocando la protezione del papa contro i calunniatori
e i nemici. Va detto, infatti, che fino a quel momento Lutero non aveva mai
auspicato una frattura del mondo cristiano e tutti gli scritti di quel periodo
dimostrano un chiaro intento di riformare dall'interno la dottrina della
Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da Cristo.
Von Freiheit eines
Non deve quindi stupire il suo appello al papa (
Christenmenschen = Della libertà del cristiano , 1520) a seguito della
bolla Exsurge Domine (15 Giugno 1520) di Leone X che rappresentava,
appunto, la minaccia della scomunica e l’invito a ritrattare e smentire
quanto avesse sostenuto nei suoi scritti e trattata, così come non deve
stupire il fatto che tale appello venne rifiutato. Nello stesso anno Carlo V
d’Asburgo, fortemente cattolico poiché dal sangue parzialmente spagnolo,
bandì le sue teorie, gridò al rogo dei suoi scritti e ordì la dieta di Worms:
pretese dall'elettore di Sassonia che Lutero comparisse dinanzi tale dieta
imperiale per cercare di dirimere la questione.
Il 10 dicembre dello stesso anno Lutero fece bruciare nella piazza di
Wittenberg i testi del diritto canonico, la bolla papale e alcuni scritti.
Il 3 gennaio 1521 con la bolla Decet Romanum Pontificem, Leone X
scomunicava definitivamente Martin Lutero con l'accusa di eresia.
Il 16 aprile del 1521 Lutero giunse alla dieta salutato festosamente dalla
popolazione. Nel corso dei successivi due giorni il monaco riformatore spiegò i
contenuti dei suoi scritti. Ciononostante gli fu imposto di abiurare, ma Lutero
rifiutò e Carlo V lo condannò come nemico della cristianità tedesca ed eretico
conferendogli, però, il salvacondotto ossia la facoltà di allontanarsi in attesa di
un suo secondo tentativo di ritrattamento, ottenuto dal suo protettore Federico.
Ciò non sarebbe mai successo, infatti Federico per evitargli l’arresto organizzò
un falso rapimento di Lutero allo scopo di tenerlo nascosto nel castello di
Wartburg, dove rimase per dieci mesi, nel corso dei quali si dedicò alla sua più
importante opera: la traduzione tedesca del nuovo testamento, partendo dal
testo greco redatto pochi anni prima da Erasmo da Rotterdam, venne
Nuovo Testamento di
pubblicata anonima nel 1522, divenne nota come il "
Settembre ".
L'8 maggio 1521 Carlo V proclamò l'editto di Worms, con il quale le tesi
luterane venivano ufficialmente condannate e perseguite in tutti i territori
dell'impero, chiunque avrebbe potuto catturarlo e ucciderlo.
Nel 1522 un gruppo di cavalieri poveri, spinti dalla predicazione di Lutero
riguardo la libertà e i diritti dell’uomo, si ribellarono all’ingiustizia e alla miseria
della loro condizione e tale ribellione assunse carattere nazionale e sanguinario
e prese il nome di “guerra dei contadini”. Lutero si tenne da parte da questa
rivolta poiché avrebbe intaccato quelle strutture del potere che gli avevano
Wieder die raeuberischen und
dato protezione, per questo scrisse nel 1525
moerderischen Rotten der Bauern (Contro le schiere predatrici e
assassine dei contadini) in cui egli prendeva le distanze da quel movimento,
esortando i principi tedeschi alla soppressione delle "bande brigantesche ed
assassine dei contadini” e un’invettiva contro i contadini bruti e ignoranti e
Ueber die Freiheit des Christenmenschen (Sulla libertà
scrisse, inoltre,
del cristiano) in cui riprende quel dualismo mistico affrontato anche da
Erasmo tra realtà esteriore e realtà interiore trasponendolo in dualismo tra
uomo interiore, dominato da Dio, per cui libero e non responsabile di ciò che fa
il secondo, e uomo esteriore, schiavo del mondo non libero per cui riteneva che
se tra i ribelli vi fossero ribelli, Dio li avrebbe salvati, se ciò non fosse successo
allora si trattava di criminali. Lo scopo di ciò fu di indurre alla fine della rivolta
(meglio uccidere un contadino che un principe).
CONFRONTO LUTERO – ERASMO: Fra coloro che si pronunciarono
inizialmente a favore di Lutero vi fu Erasmo da Rotterdam, il maggiore
rappresentante dell’umanesimo tedesco. Nel 1516 Erasmo aveva pubblicato
un’accurata edizione a stampa del Nuovo Testamento, che includeva il testo
originale in greco e la sua nuova traduzione in latino che rappresentò la base
della traduzione in tedesco dello stesso da parte di Lutero. La necessità di un
testo sicuro era per Erasmo essenziale, perché non poteva esistere religiosità
cristiana senza un contatto diretto con la parola di Dio, pronunciata per essere
ascoltata da tutti. Il segreto del cristianesimo non necessitava di complicati
commenti teologici e filosofici e della mediazione dell’opera e della mente
altrui. Come il messaggio di Gesù andava ricondotto alla sua purezza
liberandolo dalle sovrapposizioni dottrinarie, allo stesso modo la vita del
cristiano aveva bisogno di essere liberata da tutto ciò che di estraneo e
deformante vi aveva aggiunto il corso dei secoli. Questo è tutto ciò che di
analogo e correlato vi è tra Erasmo e Lutero fino a quando, in pieno periodo di
De libero arbitrio:
riforma, nel 1524 Erasmo pubblica
La definizione di libero arbitrio su cui Erasmo costruisce il proprio discorso è
quella di un «potere della volontà umana in virtù del quale l'uomo può sia
applicarsi a tutto ciò che lo conduce all'eterna salvezza, sia, al contrario,
allontanarsene.»
Senza voler mettere in discussione l'autorità e il valore delle Sacre Scritture,
Erasmo afferma che, malgrado la sofferenza e i danni subiti a causa del
peccato originale, il libero arbitrio permane ancora nell'uomo ma è offuscato e
reso difficile da mettere in atto per l'immensa massa delle mancanze e per
l'abitudine al peccato.
Chi afferma che il libero arbitrio, la libera volontà dell'uomo può esprimersi solo
nel decidere di peccare erra così come chi crede che il libero arbitrio sia una
vuota astrazione. Chi sostiene queste tesi dimentica che sia il bene sia il male
possono essere messi in atto dall'uomo solo con il consenso di Dio che offre
all'uomo la grazia affinché egli scelga il bene.
Quest’opera rappresenta una critica nei confronti delle dottrine luterane in
particolare sul tema del libero arbitrio: la negazione della libertà umana era per
Erasmo incompatibile con la mentalità umanista e rinascimentale che esaltava
la capacità dell'individuo di essere libero artefice del proprio destino, e gli
sembrava svilisse la dignità stessa dell'uomo in quanto Lutero affermava che
l'essere umano non ha la facoltà di accettare o rifiutare liberamente la grazia
divina che gli viene offerta. A Erasmo, inoltre, erano estranee la visione
dell’uomo come essere totalmente corrotto sin dalla nascita a causa del
peccato originale e la separazione/dualismo mistico tra interiorità ed esteriorità
Sulla libertà del cristiano)
(vedi De servo arbitrio:
Nel 1525 Lutero risponde con
Gli argomenti del De servo arbitrio sono riposti per lo più in tre tesi distinte
che riguardano:
1) I luoghi della Scrittura che paiono oscuri e astrusi lo sono per la nostra
ignoranza della grammatica e dei vocaboli. Pertanto, a chi possiede la
fede,