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La lingua
Il poema è scritto in lingua volgare che da questo momento inizia a diffondersi anche fuori Firenze. Grazie all'apporto della letteratura latina la lingua parlata - costituita da elementi in base toscana - viene arricchita da espressioni e idiomi tratti dalle lingue settentrionali e dalle lingue romanze. La vivacità linguistica che ne viene fuori - frutto del genio e della fantasia del poeta - nasce da un attento studio sulla storia del volgare testimoniato dal "de vulgari eloquentia". Il volgare fiorentino diventa una lingua forte, dominante almeno fino al Cinquecento.Vita Nova analisi
CAP I "In quella parte del libro della mia memoria davanti alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'asemplare in questo libello, e se non tutte, almeno la loro sentenzia." Metafora della memoria Dante introduceIl tema dell'opera è rappresentato come se la memoria fosse un libro da sfogliare, in cui sono annotati i ricordi che lui, relativamente a quelli della giovinezza, intende trascrivere.
Poco - la giovinezza è definita come la parte di quel libro in cui si può leggere poco, perché i ricordi sono scarsi e ben definiti.
Rubrica - significa "titolo" e deriva dal latino "ruber" (rosso) con riferimento al minio con cui anticamente si scrivevano i titoli e i sommari sui manoscritti.
Vuole assemblare su questo libretto la loro sentenza.
Sentenza - almeno il loro "senso", cioè l'interpretazione generale già sottoposta a una selezione per crearne un quadro ordinato ed esemplare.
CAP II
Questo è un capitolo importante, perché parla del primo incontro fra Dante e Beatrice. Un incontro molto singolare che avviene a nove anni. La vista dell'angiolagiovanissima provoca l'immediato innamoramento e un vero e proprio
sconvolgimento interiore. Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimoIIpunto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna dela mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare.
Ella era in2 questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la[p. 5]3parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno[p. 6 ]nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo3colore umile ed onesto sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade siconvenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la4secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsiorribilmente; e tremando, disse queste parole:
«Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi». In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando specialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: «Apparuit iam beatitudo vestra». In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento[p. 7 ] nostro, cominciò a piangere, e piangendo, disse queste parole: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps». D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente. Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima,
onde io ne la mia purezza molte volte l'andai cercando, e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei Ella non parea figliuola d'uomo mortale, ma di Deo. Si potea dire quella parola del poeta Omero: Eavegna che la sua imagine, la quale continuatamente meco stava, fosse baldanza d'amore a segnoreggiare me, tuttavia era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre de l'esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritto ne la mia memoria sotto maggiori paragrafi.
Gloriosa- quando Dante descrive, Beatrice è già morta è già santa. Fu chiamata da molti
Beatrice- questo nome è convenzionale. Gli uomini che la incontravano non sapendo come si chiamasse questa ragazza non potevano che chiamarla Beatrice cioè "colei che dà la beatitudine" Dante gioca su questo aspetto, quindi, è un senhal (nome inventato apposta) oppure vero?
Apparve vestita- la donna è presente realmente
Spirito della vita- si tratta dell'anima vegetativa che si trova nel cuore. Aristotele ci parla delle tre dimensioni dell'anima: l'anima vegetativa, sensitiva e intellettiva. Richiamo ad Aristotele.
Cominciò... ecce deus- l'anima vegetativa si risveglia e si spaventa per tale visione, si tratta di un essere soprannaturale che dice delle parole molto importanti dette in latino "un diopiù forte di me, che giungendo mi dominerà".
Deus fortior me, qui veniens dominabatur michi- il dio Amore è "sire", padrone incontrastato dell'animo
dell'amante.
Spirito animale- si tratta dell'anima sensitiva che si trova nel cervello
Apparuit iam beatitudo vestra- "è apparsa la vostra beatitudine"
Spirito naturale- si tratta dello spirito che presiede alla distribuzione delle sostanze nutritive. Sono quelle entità psicologiche che governano il nostro essere.
Segnoreggiò... tanta signoria... segnoreggiare- Dante è servus, servo del dio Amore. Il dio Amore è "sire".
Tuttavia... Amore mi reggesse senza lo fedele consiglio de la ragione- la potenza della donna è tale che mai permise ad Amore di dominarlo senza il supporto e l'approvazione della razionalità, cioè mai lo spinse ad azioni irrazionali e quindi sbagliate dal punto di vista morale; c'è già impostato il motivo che porterà Dante ad allontanarsi dal Dolce Stil Novo e a scrivere la Commedia.
CAP XI
Capitolo in cui Dante parla degli effetti del saluto
da parte di Beatrice (argomento comune dellostilnovismo). Un giorno, mentre il poeta e Beatrice si trovano in chiesa, Dante guarda la sua amata ma tutti credono che rivolga la sua attenzione a un'altra donna che si trova tra i due, per cui si crea un equivoco: Dante non fa nulla per chiarirlo e lascia che tutti pensino che i suoi versi siano donna-schermo, dedicati a questa per non danneggiare la reputazione di Beatrice. Accade però che questa donna-schermo lascia Firenze e allora il dio Amore suggerisce a Dante di usare una seconda donna per continuare l'equivoco, ma questa volta Beatrice non gradisce il comportamento e decide di negargli il saluto. Quindi, il capitolo XI diventa una riflessione importante per capire gli effetti del saluto. È l'elenco degli effetti del saluto. Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a
chiunque m'avesse offeso; e chi allora m'avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente 'Amore', conviso vestito d'umilitade. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare, uno spirito d'amore, distruggendo tutti li altri spiriti sensitivi, pingea fuori li deboletti spiriti del viso, e dicea loro: "Andate a onorare la donna vostra"; ed elli si rimanea nel luogo loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lopotea mirando lo tremare de li occhi miei. E quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto allora sotto lo suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. Sì che appare manifestamente che ne le sue salute abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade. Neun nemico mi rimanea-
Cioè ci spiega poco dopo che anzi nel mio cuore non resta nessun sentimento di astio nei confronti di nessuno, ma una fiamma di carità bruciava in me. Uno spirito d'Amore... vostra- è un altro effetto del saluto spiegato attraverso questa psicologia degli spiritelli che era il modo di rendere concreto le funzioni psicologiche.
Lo tremare de li occhi mei- è un altro effetto. Si movea come cosa grave e inanimata- altro effetto per eccesso di dolcezza il mio corpo si ferma come cosa inanimata. Un blocco fisico.
Beatitudine- Dante trova nel saluto la ricompensa esteriore e materiale al suo amore (PRIMA FASE) Dante ama la donna per ricevere una ricompensa.
CAP XVIII - XIX
In questi capitoli si arriva a un nuovo stadio del sentimento provato da Dante nei confronti di Beatrice. Un giorno, mentre Dante cammina per la città, incontra un gruppo di donne che gli chiedono perché continui ad amare Beatrice visto che sostiene neppure la sua presenza.
ciò che per la vista mia molte persone avessero compreso lo segreto del mio cuore, certe donne, le quali adunate s'erano dilettandosi l'una ne la compagnia dell'altra, sapevano bene il mio cuore, perché ciascuna di loro era stata a molte mie sconfitte; e io passando appresso di loro, sì come dalla fortuna menato, fui chiamato da una di queste gentili donne. La donna che m'avea chiamato era donna di molto leggiadro parlare; sì che quando io fui giunto dinanzi a loro, e vidi bene che la mia gentilissima donna non era con esse, rassicurandomi le salutai, e domandai che piacesse loro. Le donne erano molte, tra le quali n'avea certe che si ridevano tra loro; altre v'erano che mi guardavano aspettando che io dovessi dire; altre v'erano che parlavano tra loro. Delle quali una, volgendo i suoi occhi verso di me e chiamandomi per