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Collodi scrive la più importante favola italiana di tutti i tempi, anche allegoria del mondo degli adulti, Le avventure di

Pinocchio. Altro libro di grande successo legato al mondo della scuola e dell’infanzia fu Cuore di Edmondo De Amicis,

nel 1886, un finto diario di uno studente torinese. Una completa evasione dalla realtà era offerta dai romanzi

d’avventura di Emilio Salgàri. Nella narrativa italiana il realismo giunge al grado più alto di verismo.

Carducci

Tra le poche voci significative della poesia post-unitaria emerge Giosue Carducci, che torna a un classicismo

comunque ricco di stimoli patriottici, come Dante e Foscolo, un classicismo puro e non mediato dalla tradizione

arcadica. Nominato giovanissimo professore di eloquenza italiana, divenne la voce della poesia ufficiale e

celebrativa, un poeta vate della monarchia sabauda. Fu Premio Nobel. Carducci trasmetteva gli stessi concetti dei

romantici con stile classico, con l’esibizione di recuperi di metri e stili italiani antichi. Tra le sue opere più importanti

vi sono le Rime nuove e le Odi barbare, quest’ultime ricreazione dei metri lirici classici nella metrica italiana

attraverso versi che presentavano accenti ritmici fissi nelle stesse sedi dei corrispondenti versi antichi.

Verga

Il più grande autore del verismo fu Giovanni Verga. Il suo patriottismo romantico e manzoniano emerge nei romanzi

storici giovanili. A Firenze scrive il romanzo Storia di una capinera, storia tragica della solita fanciulla monacata per

forza, resa attuale e realistica dall’ambientazione siciliana. Il suo verismo è particolare per il principio

d’impersonalità, col quale cerca di immergersi totalmente nella realtà operando un’eclissi dell’autore, come nelle

novelle di Vita dei campi. Nascono testi memorabili d’ambiente come Cavalleria rusticana o Rosso Malpelo. Una

concezione del progresso come una fiumana, una marea che trascina gli esseri piuttosto che portarli a magnifiche

sorti, muove il ciclo de I Vinti. Il primo romanzo del ciclo è I Malavoglia, che già nell’introduzione ribadisce il

pessimismo sulla possibilità di cambiare stato e classe e quindi sull’idea stessa di progresso. Il capolavoro di Verga

consiste nella creazione di una lingua e di uno stile che gli permette un’aderenza assoluta al punto di vista dei suoi

personaggi, ma senza bisogno di adottare il dialetto siciliano. E’ una lingua italiana nel lessico e nella grammatica,

che però nella sintassi riprende le strutture profonde del pensiero nella tecnica del discorso indiretto libero. Scrive le

Novelle rusticane e il secondo episodio dei Vinti, Mastro-don Gesualdo, storia di un popolano che riesce nella scalata

delle classi sociali e crede di trattare alla pari con le classi alte, ma si tratta quasi di una forma di ossessione della

“roba”.

Pascoli

Pascoli fu profondamente segnato dall’assassinio del padre e dalla morte precoce della madre, della sorella e del

fratello. Tutta la sua vita à dedicata all’insegnamento, appartata dai clamori pubblici. Solo negli ultimi anni torna a

una dimensione pubblica dichiarandosi a favore dell’intervento in Libia, giustificato con il discorso La grande

proletaria si è mossa. La prima raccolta poetica, Myricae, rinvia esplicitamente a un verso della IV Egloga di Virgilio

“Arbusta iuvant humilesque myricae”, preferendo una poesia delle cose umili. Solo in apparenza è lo scenario del

realismo campagnolo: in realtà ognuna di quelle cose si trasforma in un elemento della rappresentazione simbolica

del male di vivere. Simboli dominanti sono il nido e l’atomo opaco del male. I versi tradizionali, endecasillabi e

settenari, sono mossi dall’interno da ritmi nuovi, franti, sincopati, allungati per mezzo dell’enjambement. Non

mancano i toni della filastrocca. Raffinata è la ricerca di un suono primitivo delle parole che sembra riprodurre i

suoni della natura, definito fonosimbolismo. Nei Canti di Castelvecchio la ricerca stilistica e metrica raggiunge uno

sperimentalismo che avrebbe influenzato tutta la poesia del Novecento, con l’uso di versi rari come il novenario e lo

stile nominale, per mezzo del quale le cose acquistano valore quasi magico. Il fanciullino conferma la poesia del

ritorno, della regressione all’infanzia per il recupero dell’armonia perduta, per Pascoli c’è in noi un fanciullino capace

di stupirsi delle cose e dei loro collegamenti profondi. Passando a una poesia più complessa scrive i Primi poemetti,

tra cui Italy, con un plurilinguismo sperimentale che gli fa accostare la lingua italiana al vernacolo toscano e

all’inglese storpiato degli emigranti. In latino scrive i Carmina.

D’Annunzio

D’Annunzio fin da giovane manifesta il desiderio di dedicarsi a una vita letteraria e mondana, il che per un abruzzese

significava Roma, che raggiunge lasciando la famiglia, dove frequenta salotti aristocratici, allaccia i primi amori e

stringe le prime relazioni culturali soprattutto con i periodici, lanciandosi in cerca di gloria in una pluralità di

esperimenti letterari in generi diversi. Il successo arriva con Il piacere, che più che un romanzo è il ritratto dell’eroe

Andrea Sperelli, cui applica il principio di fare della propria vita un’opera d’arte, con forte proiezione autobiografica.

In una fase di crisi sperimenta la poesia della nostalgia vicina a Pascoli, fase presto superata dalla lettura di Nietzsche

e del mito del superuomo, che attua nell’esaltazione della macchina in Forse che sì forse che no, nella figura di uno

spericolato pilota di aeroplani e macchine. Dopo un pellegrinaggio in Grecia conosce la grande attrice Eleonora Duse,

con cui convive a Firenze. Come poeta-vate si mette alla guida del movimento interventista e spinge l’Italia in guerra,

alla quale partecipa come aviatore. Ferito a un occhio nel 1916 è costretto a un periodo di quasi cecità, durante il

quale scrive il Notturno, prosa autobiografica scritta su strette liste di carta in forma di flusso di coscienza. Si rivolge

anche al teatro e al cinema, come forme d’espressione totale. La sua opera poetica più ambiziosa è il ciclo delle

Laudi. Alla fine della guerra conduce un’armata nella conquista di Fiume, dove guida la Reggenza del Carnaro, fatta

poi cadere da Giolitti. Da vecchio si ritira nella villa del Gardone, dove muore nel 1938.

Pirandello

Luigi Pirandello nasce a Girgenti. Compie studi di lettere a Palermo, Roma e Bonn, dove leggendo Schopenhauer e

Nietzsche sviluppa una concezione antipositivista e irrazionalista. Tornato in Italia, deve cedere alla volontà della

famiglia e sposare la figlia di un socio d’affari del padre. Nel 1903 la zolfara si allaga, le rendite finanziarie della

famiglia crollano e la moglie si ammala di una malattia mentale che la porta all’internamento. E’ un momento

difficile in cui, sull’orlo del suicidio, inizia a farsi pagare i diritti d’autore, cominciando il grande successo dei romanzi

e delle prime rappresentazioni teatrali. Dopo la guerra, il successo del teatro del grottesco e del teatro nel teatro

diventa universale. Dopo il Premio Nobel muore a Roma nel 1936.

Fin dall’inizio Pirandello mette in scena il contrasto tra realtà e apparenza. Il suo capolavoro è Il fu Mattia Pascal,

dichiarazione di una concezione relativista della vita, dominata dal caso, narrata in prima persona dal protagonista.

Mattia, stufo di una vita di prepotenze di suocera e moglie e dal misero lavoro di bibliotecario, scappa e vince al

Casinò una fortuna immensa. Mentre torna legge sul giornale la notizia della sua morte e ne approfitta per assumere

un’altra identità, quella di Adriano Meis, che si gode la vita. Il suo essere senza identità e documenti, però, gli

impedisce qualunque vita normale. Fugge di nuovo e, consapevole dell’inutilità di tutto, si rinchiude nella biblioteca,

portando ogni tanto dei fiori sulla propria tomba. Il problema di Mattia è il problema di ogni essere umani: vivere

significa avere una forma, ma quella forma può diventare un’angosciosa prigione esistenziale. Tra le tematiche

fondamentali del mondo pirandelliano notiamo l’idea del doppio e la lanterninosofia, secondo la quale in ognuno c’è

un lanternino che illumina le cose e permette di distinguere bene e male. Uno, nessuno e centomila porta

all’estremo il processo di dissoluzione dell’Io e dell’identità cominciato con il Pascal. Vitangelo Moscarda racconta in

prima persona l’inizio di una crisi che travolge la sua vita, a partire da un minimo dettaglio fisico. Scopre che ognuno

lo vede in modo diverso, e che esistono centomila versioni differenti del suo Io. Alla fine, creduto pazzo, diventa

finalmente un nessuno.

Novelle per un anno è un progetto di raccolta di 360 novelle, tra edite e nuove, che però si ferma a 225. Nelle

novelle Pirandello concentra un realismo paradossale, con un’influenza verista nello stile colloquiale e basso, con

prevalenza del linguaggio parlato o del discorso indiretto libero. Tra le più importanti La giara, Ciàula scopre la luna,

La carriola e La patente.

Pirandello intuisce che la forma migliore per rappresentare il rapporto dell’uomo con la realtà sia il teatro. Già i suoi

romanzi e novelle hanno una forte dimensione teatrale. Con 44 drammi raccolti col titolo Maschere nude diventa

uno degli autori più importanti della cultura teatrale del Novecento. Dopo una fase del Teatro Siciliano, Pirandello si

distacca dal verismo e si avvicina al teatro umoristico del grottesco, in cui i personaggi incrinano le certezze del

mondo borghese, come in Così è (se vi pare). L’ultima fase è quella del teatro nel teatro, con Sei personaggi in cerca

d’autore e in Questa sera si recita a soggetto.

L’ultimo livello del laboratorio pirandelliano consiste nella riscrittura delle sceneggiature teatrali in cinematografiche.

Il primo Novecento

Nel primo Novecento la cultura europea abbandona le spinte contrapposte del decadentismo e del superomismo per

approfondire un più intenso viaggio interiore. Eliot continua la linea poetica dei classici e introduce il concetto di

correlativo oggettivo, la manifestazione di realtà interiori per mezzo di segni visibili o comunicabili. Dal punto di vista

culturale giovani intellettuali fondarono numerose riviste letterarie e politiche. Filippo Tommaso Marinetti, già

dannunziano, fonda il futurismo con il celebre Manifesto del Futurismo. Inserendosi nelle avanguardie europee, il

futurismo si concentra sull’elemento della velocità. La poetica futurista afferma che se l’arte è basata sulla

rappresentazione del movimento allora deve procedere alla distruzione degli stili e delle poetiche del passato e

usare la parola in libertà, anche nella disposizione grafica. Antonio Gramsci fonda il Partito Comunista d’

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Publisher
A.A. 2017-2018
36 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kauppatori di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Vecce Carlo.