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INTRODUZIONE
Ares = guerra. Omero = primo tragediografo. Motore di tutto = l’ira. Archetipo dell’assedio.
Morte/ira/compensazione. Narrazione in medias res e tecnica del rispecchiamento (narrazione di
eventi passati o futuri mediante la creazione di eventi che facciano riflettere su essi). Ovest vs. Est,
geografia precisa. Uso delle similitudini.
Vita di Omero (nobile poi cieco), popolarità e prove sulla data di creazione dell’opera.
Tradizione epica: pre-Omero (orale) e post (epica slava moderna, tecniche standard e tradizionali
così come il linguaggio e la sua struttura). Omero non autore ma cantastorie; la verità sta nel
mezzo (ipotesi tratta dall’analisi dell’Iliade stesso).
Origine dell’ira, libro 1 (l’assemblea dell’esercito, la lite dei re, Teti si reca da Zeus, lite degli dei).
L’Inizio della battaglia, libri 2-3-4-5-6-7 (l’esercito, gli eroi, promesse antecedenti e previsione della
caduta di Troia, duelli, la battaglia di Diomede, trattative, costruzione del muro).
La seconda battaglia che viene interrotta, libri 8-9 (la mezza sconfitta, tentativo di placare Achille).
La terza grande battaglia, libri 10-11-12-13-14-15 (Ettore sfonda il muro, riscossa, Ettore colpito,
avanzata, Ettore incita ad appiccare il fuoco alle navi achee) e libri 16-17 (Patroclo scende in
campo e viene ucciso, lotta per il possesso del cadavere).
La svolta dell’ira, libro 18 (l’ira svanisce, Teti si reca da Achille, il cadavere di Patroclo viene
salvato, primo lamento funebre, descrizione dello scudo).
Achille scende in campo, libri 19-20-21-22 (assemblea dell’esercito, fine dell’ira, lotta di Achille,
lotta tra gli dei, morte di Ettore).
Pacificazione dell’ira, libri 23-24 (Esequie di Patroclo, giochi funebri, restituzione del corpo di
Ettore).
Sviluppo e parabola dei personaggi dal bene al male/accecamento. Aspetto caratteriale dei
personaggi. Uso dei dialoghi, dei discorsi, delle similitudini, dei parallelismi e della tecnica della
contrapposizione. Le tre influenze fondamentali dell’Iliade sono la conformità, l’oral poetry e la
situazione storica (alba di una nuova era più civile e colta rispetto all’arcaico miceneo). Limiti
umani ed aristocrazia divina (Apollo).
Discussioni sulla veridicità della battaglia e ritrovamento archeologici. Scrittura micenea usata solo
a scopo burocratico. Analisi degli epiteti mirata a riconoscere le forme dell’epica orale. Teoria
cumulativa derivante da incongruenze temporali riguardanti equipaggiamenti e politica nell’Iliade.
Questione omerica: si mette in dubbio che sia tutta opera sua e si propone un’ipotesi di scrittura
corale, una che vede Omero come iniziatore ed una che vede Omero come organizzatore di vari
canti indipendenti; ve ne sono anche altre che mettono in dubbio l’esistenza stessa di Omero. Due
importanti scuole di pensiero sono: Omero compose a voce e dettò ad uno scriba Iliade ed
Odissea a causa del suo non saper scrivere (utile alla memoria); Omero vive nell’epoca di
introduzione della scrittura e mette per iscritto le sue opere e questo processo porta molte
influenze dell’oral poetry ma alcune modifiche positive strutturale complesse da parte del
riadattamento su carta. Nonostante ciò, emergono molti studiosi che considerano l’opera frutto di
diverse mani a causa della troppa differenza di stile tra alcuni capitoli ed a causa di incongruenze
con la cultura dell’epoca (abuso e violenza sui cadaveri nemici, azione assolutamente non
compatibile con le abitudini greche di quegli anni così come contraria al comportamento dell’autore
durante tutta la storia in contrapposizione all’episodio finale). Un’altra probabile teoria vede le varie
incongruenze/cambi di stile derivanti dal riadattamento dell’opera con il passare degli anni in base
alle norme dei vari periodi; se ciò fosse vero, e probabilmente lo è, ci ritroveremmo di fronte ad un
testo originale variato, ampliato, arricchito e modificato di generazione in generazione, proprio
come l’oral poetry, fino a quando non decisero di “impararlo a memoria senza cambiare il testo
nuovamente”.
Libri consigliati: Elena (tragedia di Euripide), “Omero, Iliade”.
RIASSUNTO DEI SINGOLI LIBRI
LIBRO I
Proemio e dibattito tra Agamennone ed Achille (160), il quale si lamenta della spartizione (in
rapporto agli sforzi) dei bottini e della decisione di Agamennone di prendersi Briseida
(Agamennone vuole un compenso dopo aver perso Criseide, riportata al padre Crise
precedentemente cacciato a causa della furia di Apollo che ha fatto scoppiare la peste). Achille
minaccia di tornare a casa ed Agamennone sfrutta la situazione facendo leva sull’onore e lo
minaccia a sua volta (“mo te faccio vede’ chi comanna”). Il rapporto Achille/Agamennone e l’ira
derivante dal fatto del “re di sè stesso” si riproduce in cielo. Comunque, Achille sta per uccidere
Agamennone, ma viene fermato da Atena mandata da Era. Allora decide di umiliarlo con le parole,
giurandogli che si pentirà di non averlo riconosciuto come migliore tra i greci e dato retta quando
smetterà di combattere.
Achille va a sfogarsi dalla madre e piange (segno di forza) e le chiede di convincere Zeus ad
aiutare i troiani per far pentire Agamennone. La madre di Achille convince Zeus dopo che esso è
tornato dal banchetto in Etiopia (ella una volta lo salvò dalla prigionia), il quale litiga con Era per
poi essere riappacificati dal figlio Efesto (590) e manda poi durante la notte un falso sogno
premonitore di successo ad Agamennone. LIBRO II
Agamennone prepara le truppe convinto di prendere Troia in un giorno ma prima vuole testare la
fedeltà dei suoi guerrieri proponendo una finta fuga (87/93). Essi ci cascano ma vengono poi
aiutati da Era che li fa tornare indietro mandando Atena che consiglia Odisseo, il quale esorta i
capi a fermarsi. L’unico a protestare è Tersite, che insulta Agamennone e che viene colpito da
Odisseo. Sono passati per ora 22 giorni.
Odisseo fa riferimento ad una profezia di Calcante fatta dopo una visione: durante un rituale, un
serpente poi tramutato in pietra mangiò 8 figli di un uccello e la madre. 9, come gli anni che essi
avrebbero dovuto combattere Troia per poi conquistarla al decimo. Il consigliere Nestore dice
invece ad Agamennone di dividere l’esercito in ranghi, in modo da individuare facilmente i popoli
più codardi o deboli.
Si prepara allora il nuovo attacco (455/466), e Omero stila una lista di tutti i comandanti e delle
navi e della loro provenienza. Fa lo stesso anche con i troiani e qui si nomina per la prima volta
Enea, figlio di Anchise ed Afrodite. LIBRO III
Prima dello scontro, Ettore critica Paride (Alessandro) per la sua codardia e lui di risposta propone
uno scontro tra lui e Menelao per decidere le sorti dello scontro. Episodio metanarrativo (125/128):
Elena sta ricamando e cucendo la storia della guerra; sta praticamente scrivendo l’Iliade nell’Iliade
(guerra sempre presente ed ovunque e diventa testo prima ancora della sua fine; sembra che
Omero voglia elogiare implicitamente il suo stile innovativo; inoltre, Elena ricama se stessa, causa
della guerra, sofferenza e dolore causato e sentito, vittima del destino e di eros; ma quella tela è in
realtà parte di un tessuto più grande, il tessuto del destino ricamato dagli dei per tutti i personaggi
dell’opera). Viene poi chiamata da Iride travestita e prova leggermente nostalgia per il vecchio
marito. Questa apparizione di Elena rappresenta a livello strutturale “l’essere” in contrasto con il
“divenire” (la guerra), sotto forma di pausa narrativa. Vale la pena combattere per questa bellezza
divina e maledetta, affermano i vecchi sulle mura. Eppure Priamo non riconosce la colpa in lei,
bensì negli dei. Priamo ed Agamennone pregano e fanno promessa e sacrificio ed inizia lo scontro
tra Paride (arciere) e Menelao. Menelao sta per uccidere Paride, il quale viene salvato da Afrodite,
che lo trasporta (380-381-382) nella sua camera da letto con Elena, anche lei portata lì da Afrodite
la quale viene però da lei riconosciuta e criticata (vi è un mezzo litigio tra le due. I due fanno
l’amore [irruzione dell’eros irresistibile, una forza volubile e cosmica (collegamento con Platone e
finale di Matrix) che presiede all’innamoramento, alla seduzione, impersonata da Afrodite,
considerata anche tessitrice di inganni]. Agamennone rivendica allora la vittoria. La guerra poteva
finire e quindi si presenta per la prima volta il senso della fine.
LIBRO IV
Zeus ed Era litigano e decidono di concedere l’un l’altro la distruzione delle città rispettivamente
odiate (Era convince dunque gli altri a far continuare la battaglia in modo che Troia vada incontro al
proprio destino): per cui Zeus lascia sfogare Era, schierata con i Greci, che vinceranno, ma prima
concede la battaglia ai troiani, come promesso alla madre di Achille. La battaglia dunque scoppia
in seguito all’attacco da parte di Pandaro, persuaso da Atena su ordine di Zeus, a Menelao, che
viene solo ferito, protetto sempre da Atena, che con un gesto abituale cambia le sorti del mondo.
Agamennone si dispera e piange [manifestazione di forza, non di debolezza; questa è l’altra faccia
dell’amore: eros e filia; quest’ultimo è il rapporto che lega Patroclo ed Achille (amore che va anche
oltre la morte) ed in maniera minore Diomede ed Odisseo rappresentati insieme anche in Inferno
26 di Dante] ed incoraggia allora le truppe visitandole una ad una mentre la battaglia (incitata da
parte a parte da Apollo e Tritonide) ha inizio (422/428).
LIBRO V
In assenza di Achille è Diomede a fare da protagonista, il quale attacca come una furia, aiutato da
Atena anche dopo esser stato ferito da una freccia del figlio di Licaone, Pandaro, lo stesso che
aveva ferito Menelao. Andarono a contrastarlo lui ed Enea sui cavalli leggendari di Zeus. Diomede
uccide Pandaro e ferisce gravemente Enea (305/308), salvato dalla madre Afrodite e ruba loro i
cavalli. Diomede ferisce anche Afrodite che scappa accompagnata da Iris verso l'Olimpo mentre
Apollo si prende cura di Enea. Diomede affronta anche Apollo, che lo respinge e scappa salvando
Enea, chiedendo però ad Ares di punire Diomede. Ares incita allora i Troiani e la battaglia continua.
Entrambi gli eserciti subiscono gravi perdite, interviene Ettore, incitato da Sarpedone il quale
rimane ferito, affiancato da Ares umanificato. Era ed Atena decidono di intervenire per cacciare
Ares, incoraggiando Diomede a combattere con Ares. Diomede ed Atena lo feriscono e lui torna
sull'Olimpo, assieme ad Era e Atena, compiuto il loro obiettivo.
LIBRO VI
La battaglia imperversa. I troiani stanno per ritirarsi ma Eleno incita Ettore a ritirarsi in difesa ed ad
andare da sua moglie e da sua madre per man