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PARTE QUARTA
L’impero da Augusto alla crisi del III secolo
Capitolo 1: Augusto
Nel 31 a.C. grazie alla vittoria di Azio Ottaviano si ritrovò ad essere padrone assoluto dello Stato
Romano e con il 31 a.C. si fa iniziare convenzionalmente il Principato a Roma, ovvero il regime
istituzionale fondato sul potere di un’unica figura: il princeps. In realtà il processo di riconoscimento
giuridico della nuova forma istituzionale iniziò solo nel 27 a.C. quando Ottaviano entrò nel suo
settimo consolato, avendo come collega Agrippa. In quell’anno Ottaviano rinunciò a tutti i suoi poteri
straordinari e accettò un imperium proconsolare nelle province non pacificate, ovvero la Spagna, la
Gallia, la Siria, la Cilicia, Cipro e l’Egitto. Il senato gli diede il titolo di Augusto e gli fece dono della
corona civica fatta di foglie di quercia e di uno scudo d’oro su cui erano elencate le proprietà di
augusto: virtù, clemenza, giustizia e pietà verso gli dei e la patria. Augusto stesso scrive nelle Res
Gestae ch’egli era considerato superiore a tutti per autorità pur non avendo un effettivo potere
maggiore degli altri magistrati. Il suo governo è fondato sulla prudenza e sul compromesso con la
tradizione senatoriale romana repubblicana, tuttavia dopo le guerre civili è chiaro che si fosse in
qualche modo decretato il fallimento delle istituzioni repubblicane.
Augusto iniziò ad intervenire militarmente nelle province non pacificate che gli erano state assegnate
dimostrando dunque di compiere efficacemente i propri compiti, ma nel 23 a.C. in Spagna si ammalò
gravemente e si sentì vicino alla morte e qui nacque il problema della successione non avendo
precedenti. In assenza di figli maschi Augusto pensò al genero Marcello che aveva sposato la figlia
Giulia, ma Marcello morì e Augusto diede Giulia in sposa ad Agrippa che divenne così il successore
designato. Augusto dopo il 31 a.C. depose il consolato e si fece assegnare un imperium proconsolare
che gli consentiva di intervenire in tutte le province, anche in quelle che nel 27 a.C. erano state
assegnate al Senato, questo potere venne definito imperium maius, al quale si aggiunse il potere di
tribuno della plebe che gli conferì il senato per permettergli di intervenire nella vita politica ed in più
la possibilità di convocare il senato: dunque Augusto godeva di poteri che presi singolarmente erano
perfettamente compatibili con l’istituzione repubblicana, non lo era la loro concentrazione nelle mani
di un un’unica persona. Negli anni successivi si aggiunsero inoltre altre prerogative come la cura
annonae, i poteri di censore esercitati nel 18 e 19 a.C., alla morte di Lepido prese anche il ruolo di
pontefice massimo e nel 2 a.C. senato, popolo e cavalieri gli attribuirono il titolo di pater patriae,
padre della patria. (Inoltre nel 17 a.C. Augustò adottò Caio e Lucio Cesare, i figli di Agrippa e
Giulia.) Per quanto riguarda le elezioni, esse continuavano ad esistere seppur fortemente influenzate
dall’imperatore attraverso la nominatio: accettazione della candidatura da parte del magistrato che
sovraintendeva all’elezione e la commendatio: la raccomandazione da parte dell’imperatore stesso.
Il senato: il senato aveva avuto un notevole aumento dei suoi membri nel corso del tempo, che era
arrivato a superare i mille membri quando fu arricchito di cesariani e sostenitori dei triumviri.
Augusto cercò di riportare dignità e prestigio a questa istituzione e lo fece con la lectio senatus, ad
una profonda revisione che comportò l’espulsione di tutti i senatori considerati indegni. Inoltre rese la
dignità senatoria una prerogativa ereditaria.
Il cursus honorum senatorio in età imperiale:
Il vigintivirato non è una vera e propria magistratura, quanto la denominazione collettiva di
- diversi collegi magistrali, ovvero: decemviro per il giudizio delle controversie, triumviro per
la pena capitale, triumviro per la coniazione dell’oro e della moneta ed il quattuorviro per la
cura delle vie.
Questore, che si suddivideva in: quaestor urbanus, quaestor propetorae provinciae, quaestor
- principis e quaestor consulis.
Tribuno della plebe o edile: le due cariche erano considerate sullo stesso piano, ovvero un
- uomo politico poteva rivestire indifferentemente una delle due per passare al successivo
gradino della carriera, ma in realtà i patrizi potevano saltare questo gradino della carriera.
Pretore, che si suddivideva in: praetor urbanus, praetus peregrinus, praetor aerarii. Gli ex
- pretori erano chiamati a rivestire alcune funzioni del loro rango come il comandante di una
legione oppure governatore di una provincia di minore importanza sia imperiale che del
popolo e del senato.
Console: in età imperiale i consoli potevano essere ordinari – che entravano in carica il primo
- gennaio – o suffetti: che entravano in carica durante l’anno per sostituire gli ordinari. Come i
pretori, anche gli ex consoli potevano essere chiamati a ricoprire alcune cariche come
governatori delle province più importanti dell’imperatore e del popolo e del senato.
Censore: in età imperiale la censura, che un tempo era vertice della carriera politica, poteva
- essere rivestita solo dagli imperatori, questa carica scompare con Domiziano.
I senatori si distinguevano dai cavalieri per aver intrapreso una carriera politica e avevano la
possibilità di mostrarlo esteriormente portando il laticlavio, una larga striscia color porpora sulla
toga. Nell’ultima fase della Repubblica numerosi figli di cavalieri e senatori avevano usurpato questo
diritto senza essere realmente membri del senato, Augusto proibì l’uso del laticlavio ai figli dei
cavalieri e lo consentì ai figli dei senatori e alzò il censo minimo per entrare in senato da 400mila
sesterzi ad 1 milione. Con Augusto abbiamo una distinzione netta tra ordo equester e senatorius. In
alcuni casi poteva concedere il diritto di entrare in senato anche a chi non apparteneva ad una
famiglia senatoria o mettere direttamente in senato ex questori o pretori attraverso la procedura
dell’adlectio.
Carriera equestre in età imperiale:
Comandi militari: comando di un reparto della fanteria ausiliaria/cavalleria ausiliaria/reparto
- legionario
Procuratele: procuratele finanziarie, procuratele- governatorati
- Flotte imperiali di Miseno e di Classe in qualità di praefectus classis
- Grandi prefetture: praefectus Aegypti (governatore provincia d’Egitto), praefectus praetorio
- (comando della guardia pretoriana), praefectus annonae (responsabile servizi di
approvvigionamento) , praefectus vigilum (comandate squadre di vigiles).
Con Augusto abbiamo un’importante attività edilizia non legata alla sua residenza, la cui uniche
innovazioni furono di divenire in parte un edificio pubblico a causa della sua carica di pontefice
massimo e la costruzione di un tempio ad Apollo accanto ad essa, ma piuttosto al Foro Romano dove
completò i programmi edilizi di Cesare. Nel vecchio Foro repubblicano fece costruire un tempio a
Cesare divinizzato e una basilica dedicata a Caio e Lucio Cesare, poi costruì il nuovo forum, Forum
Augusti, con al centro il tempio di Marte Ultore, modificò l’aspetto del Campo Marzio in cui edificò
il Pantheon, il suo mausoleo di fronte al pose le iscrizioni su bronzo delle Res Gestae, nel 9 a.C. fu
inaugurato anche l’Ara Pacis, altare simbolo appunto della pace e molto importante da un punto di
vista propagandistico, come il tempio di Marte Ultore celebra la discendenza da Enea e Venere di
Augusto. Inoltre soprattutto per opera di Agrippa furono costruiti e restaurati molti edifici pubblici,
acquedotti, terme, teatri e mercati.
L’Italia non fu pressoché interessata da riforme amministrative: dopo la guerra sociale e Cesare tutti
gli abitanti di Italia avevano ottenuto la cittadinanza romana. Augusto divise l’Italia in 11 regioni che
servivano per il censimento delle persone e delle proprietà, ma questa suddivisione non aveva un
valore di tipo amministrativo.
Per quanto riguarda invece l’amministrazione delle province ci fu un cambiamento di natura politica
che rifletteva la duplicità di sfere delle competenze che si era determinata nello Stato tra princeps da
un lato e senato e popolo dall’altro. Le province che ricadevano sotto il controllo diretto di Augusto
erano arrivarono ad essere tredici ed erano le province non pacificate, ed erano governate da appositi
legati. Mentre le province del senato e del popolo erano dieci, governate da ex consoli o pretori, in
ogni caso Augusto in virtù del suo imperium magnum poteva intervenire anche in queste province.
Le province più importanti erano governate dai senatori, quelle minori dal ceto equestre, ad
eccezione dell’Egitto che resta in mano ad un prefetto equestre.
Per quanto riguarda il sistema tributario Augusto cercò di superare la situazione tributaria che
aggravava sulla popolazione durante la guerra civile, il nuovo sistema aveva introdotto il tributum
soli, tassa fondiaria e il censimento della popolazione con cui si determinava il numero dei
provinciali non romani che dovevano pagare un tributo pro capite.
All’indomani di Azio gli uomini impegnati nell’esercito superavano di gran lunga le necessità e i
mezzi dell’Impero che iniziò dunque un’ampia smobilitazione delle truppe, in seguito con Augusto
l’esercito fu formato da volontari, perlopiù Italici che ricevevano 225 denari l’anno per venti e più
anni. Si costituì dunque una forza permanente composta da 25 legioni di professionisti, fu inoltre
istituita una guardia pretoriana permanente, dei contingenti di fanti e cavalleria e una flotta.
Per tre volte nel 29, 25 e 10 a.C. Augusto compì il gesto propagandistico di chiudere il tempio di
Giano, il che indicava l’inizio di un periodo di pace. Per quanto riguarda la politica estera infatti
Augusto preferì alle armi la diplomazia in Oriente, strinse accordi di patronato-clientela e fece
trattative diplomatiche in Egitto, Armenia, Giudea, Cappadocia, Ponto. Utilizzò le armi in Occidente,
pacificò la penisola iberica, sottomise i Salassi in Valle d’Aosta e fondò la colonia Augusta, attuale
Aosta. Estese il suo dominio in Africa meridionale e sud-occidentale. La grande opera di propaganda
augustea non riuscì tuttavia a mascherare la mancata sottomissione della Germania.
Il problema della successione: l’auctoritas di Augusto derivava dai poteri che aveva ricevuto col
tempo dal senato, ma non costituivano tuttavia una vera e propria carica a cui dopo la sua morte
qualcuno potesse succedere, né che tali poteri potessero essere trasmessi secondo un principio
dinastico. Innanzitutto si preoccupò di fare un intenso processo di propaganda ideologica, ad esempi