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SEMIONCIALE INSULARE.
maiuscola insulare
Lowe la definisce poiché egli denota uno sviluppo delle aste
minimo rispetto al corpo delle lettere. Però la scrittura sembra proprio derivare
dalla semionciale, cioè dalla minuscola antica.
CARATTERISTICHE: spiccata rotondità e minimo sviluppo delle aste. Le aste
ascendenti hanno un ingrossamento a triangolo.
Pare svilupparsi anche una scrittura meno attenta all’aspetto e più utile alla
rapidità: chiamata “minuscola insulare”(in contrapposizione alla definizione di
Lowe della semionciale insulare). Tale scrittura ha il tratteggio manierato, con
occhielli e archetti molto acuti, aste molto prolungate e con il caratteristico
ingrossamento a triangolo rovesciato sull’inizio delle aste.
IMPORTANTE: la scrittura insulare ha una notevole diffusione nel continente,
portata dai monaci irlandesi, grandi viaggiatori e missionari che fondano
monasteri in Francia, in Germania e in Italia: Luxeuil, Corbie, S. Gallo e Bobbio
(questi monasteri sono noti per aver canonizzato delle proprie scritture, alcune
di queste sembrano stilizzazioni della merovingica: luxeuil e mordrammo).
Nel X secolo, comincia la concorrenza della carolina, che con i normanni si
instaura prima in Inghilterra e poi, tra il XII-XIII sec. anche in Irlanda.
Scrittura nazionale franca:
essenzialmente cancelleresca e non libraria, all’opposto di quella insulare.
Perché? I Franchi avevano mantenuto l’impalcatura amministrativa romana, se
ne erano impadroniti e avevano continuato ad esercitarla spesso tramite
collaboratori gallo romani. Dunque, la Gallia aveva un’ottima organizzazione
amministrativa e pertanto qui si usavano spesso, si può dire quotidianamente,
le scritture corsive. La cancelleria regia doveva sicuramente essersi instaurata e
modellata sull’officium del prefetto del pretorio romano e dunque ne aveva
sicuramente tratto anche la scrittura minuscola corsiva cancellerescamente
atteggiata desiderando caratterizzare questa scrittura per renderla propria, si
giunge ad una nuova scrittura a tutti gli effetti cancelleresca: MEROVINGICA.
La merovingica si forma a palazzo, dove si formano i notai e i cancellieri, perciò
presto si diffonde e si usa per tutti i documenti scritti nel regno dei Franchi.
CARATTERISTICHE MEROVINGICA: compressione laterale causata
dall’allungamento e tendenza a piegarsi a sinistra causata dall’opposizione
all’inclinazione della corsiva. Tratti ondulati e serpeggianti, occhielli schiacciati,
forte prolungamento delle aste superiori e scarso nelle inferiori, legature poco
spontanee.
Il caso degli scrittori di fondazione irlandese in Francia (sono questi che
permettono la nascita di una scrittura LIBRARIA nel paese): Lowe, decide di
catalogare le precaroline, e tra gli 800 testi che identifica, ne raccoglie 30
che sembrano avere in comune una determinata scrittura. Questa scrittura,
libraria, si collega direttamente al monastero di Luxeuil e sembra, più che
una precarolina, una diversa stilizzazione della merovingica. La scrittura di
Luxeuil si esaurisce nell’VIII secolo e non viene ripresa.
IMPORTANTE: AVVIO DI UNA NUOVA SCRITTURA TRATTA DALLA SEMIONCIALE
ANTICIPAZIONE DELLA CAROLINA: gli altri monasteri, filiazioni l’uno
dell’altro a partire proprio da Luxeuil (la cui filiazione è Corbie) sembrano
dare nuovi importanti indirizzi:
Corbie vive, sotto l’abate Leutcario, un recupero, una rielaborazione della
minuscola antica (semionciale): una minuscola grossa che si definisce “tipo
di Leutcario”.
Segue, sempre a Corbie, lo sviluppo in una minuscola grossa così vicina alla
carolina che molti paleografi si rifiutano di differenziarla da essa. E’ definita
“minuscola di Mordrammo”, per via dell’abate sotto cui si è sviluppata.
Germania e Svizzera:
non sembra svilupparsi altro che una serie di precaroline che rimasero semplici
scritture individuali. Una scrittura distinguibile è chiamata Retica di tipo
Alamannico e sembra svilupparsi in Svizzera diffondendosi anche in Germania,
in particolare tra i monasteri di S. Gallo (Svizzera) e Reichenau (Germania): si
tratta di una scrittura imparentata con le precaroline italiane del settentrione.
Italia: qui, la cultura romana rimane più forte che altrove, tutti sanno leggere e
scrivere, pertanto la minuscola corsiva rimane utilizzata quotidianamente per
ogni necessità. Sia la parte romanica che la parte longobarda in cui l’Italia è
fondamentalmente divisa hanno una forte necessità documentaria e quindi
continuano ad utilizzare la minuscola corsiva. QUINDI l’evoluzione della scrittura
in Italia parte imprescindibilmente dalla minuscola corsiva.
corsiva nuova,
Si forma una esplicazione dello svolgimento delle forme romane,
che si sviluppa dapprima in risultati più o meno comuni in tutta Italia, una fase
in cui non si fa differenza tra corsiva e libraria, e poi finisce per specificarsi.
Dal IX secolo, si comincia ad adottare nei libri la carolina. Gli scribi di
documenti, per reazione, continuano con la corsiva nuova che finalmente
diventa unicamente documentaria; in sostanza, la corsiva nuova si “specializza”
per l’ambito notarile quindi comincia ad assumere tratti cancellereschi perché si
restringe ad un limitato numero di persone e atti.
A Roma, la corsiva nuova si svolge in una scrittura cancelleresca canonizzata
curiale
che si definisce (romana/antica e poi nuova perché si evolve). Questa
scrittura resiste, per tradizione, contro la carolina, che quindi si affermerà a
Roma, nella curia pontificia, soltanto attorno alla fine dell’XI sec.
Forse nell’Italia settentrionale, in collegamento con Austria e Neustria, si
stava cominciando a formare una minuscola nazionale derivata dalla retica
alamannica di cui si parlava sopra ma il processo, se davvero in atto, fu
interrotto dall’arrivo della carolina.
Invece in Italia meridionale, in particolare in collegamento con il monastero
di Montecassino, sembra unificarsi un comune interesse calligrafico. Lo
corsiva nuova locale.
scrittorio di Montecassino sembra sviluppare una
Tuttavia nel monastero sembravano giungere molti rappresentanti della
cultura longobarda (come Paolo Diacono) e infatti si può denotare
un’influenza grafica anche di quella precarolina dell’Italia settentrionale. La
scrittura di Montecassino continua a persistere e ad evolversi finché uno dei
suoi principali centri non diventa il principato di Benevento: infatti l’abbazia
ha un’egemonia culturale su tutta l’Italia meridionale. La scrittura, attorno
all’XI secolo si fissa definitivamente in canoni e può essere definita
BENEVENTANA. La beneventana è una scrittura, per la maggior parte libraria,
più o meno uniforme la cui maggior parte dei codici viene dal monastero di
Montecassino. La beneventana si vede utilizzata però anche in molte
sottoscrizioni di carte pertanto si pensa che fosse diventata anche di uso
comune.
E’ stato Lowe a documentarla con precisione, catalogando circa 600 codici.
Spagna:
derivante dalla minuscola corsiva romana ma con caratteri propri, si sviluppa la
CORSIVA VISIGOTICA. Schiapparelli ipotizza che la scrittura merovingica abbia
esercitato una certa influenza.
La corsiva visigotica diventa la minuscola libraria nazionale canonizzata (dalla
forma corsiva alla forma minuscola? Di sicuro alcune lettere dell’una e dell’altra
hanno avuto uno sviluppo parallelo mentre, per il resto, sembrerebbe che la
minuscola rappresenti la canonizzazione di un tipo di minuscola antica romana
corsiveggiante.)
Nell’VIII sec. la scrittura visigotica subisce l’influenza che deriva dalla
dominazione araba: la corsiva visigotica continua la sua strada nella Spagna
settentrionale, che rimane cristiana, mentre si modifica più a meridione dove
subisce forti influenze arabiche nel tratteggio generale e nelle legature.
Nel XI sec. giungono le influenze caroline e a metà del XII la carolina soppianta
la visigotica.
IX SECOLO: NUOVA UNITA’ GRAFICA: CAROLINA
Nel IX secolo avviene l’incoronazione di Carlo Magno che, nei modi in cui questa
avviene, vuole rappresentare la volontà di riunificare di nuovo l’Impero romano
cristiano: un’unità spirituale d’occidente.
La minuscola carolina sarà la scrittura in cui si riscontrerà questa unità. Da dove
nasce? In Francia, dalla corsiva merovingica e dai modelli librari in onciale, si sviluppa
una minuscola precarolina. Le precaroline si sviluppano verso la carolina già a partire
dal VIII secolo. Il distacco dalle precaroline e il raggiungimento della carolina si ebbe
col definitivo abbandono delle forme maiuscole e anche di quelle corsive. Essendoci un
rinascimento anche dal punto di vista letterario, anche l’attività libraria si intensificò
molto favorendo il trionfo di questa nuova scrittura che appariva pulita,
rotondeggiante, proporzionata…
La carolina comunque si evolve in più luoghi e forse tramite diverse strade, sebbene
vada uniformandosi, trova un’unità grafica canonizzata solo nel IX secolo (anche inizi
X) e persistevano comunque delle varietà locali.
La carolina si espande più facilmente nei territori del Sacro Romano Impero anche per
via di disposizioni legislative a favore dei testi scolastici. Più difficilmente invece ebbe
successo in aree ormai fuori dal controllo dell’Impero, come per esempio, le Isole
Britanniche (dove prevalse la dominazione normanna e la scrittura nazionale), dove la
carolina si impose soltanto più avanti, almeno fino all’XI secolo (in Irlanda, XII).
La dominazione normanna in Italia meridionale fece mantenere la scrittura
beneventana, nonostante si usasse anche, in scarsa misura, la carolina, fino a quando
ormai si stava già diffondendo la gotica.
ELEMENTI DI DATAZIONE DELLA CAROLINA:
- Secolo IX: regolarità tratteggio, persistenza di elementi corsivi, aste superiori
clavate, mancanza di trattini complementari nelle lettere m, n, i, u
- Secolo X: scomparsa dei residui corsivi, le lettere m, n, i, u sono “complete”
quindi con i trattini all’inizio e alla fine
- Secolo XI-XII: diversificazioni locali che sfoceranno nella gotica (Minuscola di
Transizione)
La minuscola carolina, scrittura libraria, si diffonde così tanto che diventa usuale
anche in tutti gli altri contesti. Riguardo all’uso della minuscola carolina nei documenti
pubblici di cancelleria, questa fu adattata in una minuscola diplomatica o
cancelleresca sono, a dirla tutta, scritture caroline a cui vengono applicati artifici
cancellereschi con lo scopo di ricevere un aspetto più