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Volgari di Petrarca e della Commedia di Dante
La vita del Bembo fu animata da amori pubblica le Cose volgari diforti, ma quasi segreti, come quello per la nobildonna veneta Maria Savorgnan e quello, Petrarca e della Commediaaddirittura rischioso, con Lucrezia Borgia. Il testo più importante della sua gioventùun dialogo d’amore stampato nel 1505. di Dante.sono gli Asolani, Esso consiste in tre libri in ad Asolo nella Villa dell’ex regina di Cipro Caterina Comaro: tre 1505 Pubblica gliprosa ambientati dialogo d’amoreAsolani,giureni, Perortino. Gismondo e Lavinello parlano dell'amore da punti di vista diversi. con sfondo mondano,Perottino parla del dolore e del malessere che nasce dall'amore, Gismondo esalta ispirato al Decameron.l'amore come gioia e piacere, Lavinello vede nell'amore il desiderio della vera bellezza. 1512 Si trasferisce aLo sfondo mondano del dialogo si ispira al Decameron e anche dal punto di vista Roma ePubblica le epistole linguistiche Bembo ricalca Boccaccio. I diversi aspetti dell'esperienza amorosa sono De imitazione; conoscepresentati con immagini eleganti misurate. Il libro ebbe grande successo nella società Ambrogina Faustina dellaaristocratica del tempo. Torre.
Nel 1505 Bembo si fermò a Urbino e nella corte ducale vi erano nobildonne e 1519 Muore il padre epersonaggi di vari centri; li Bembo iniziò la stesura delle Prose della volgar lingua. Nel torna in Veneto.1512 si trasferì a Roma dove pubblicò le epistole latine De imitazione, nelle quali 1525 Pubblica le Prosesosteneva la necessità di basare la scrittura latina su modelli certi omogenei, ovvero della volgar lingua, dialogoCicerone per la prosa e Virgilio per la poesia. Da Papa Leone X Bembo ricevette la in tre libri con protagonististicarica di datario dei brevi, iniziando la sua carriera ecclesiastica. A Roma conobbe Carlo Bembo, GiulianoAmbrogina Faustina della Torre,
Dalla quale ebbe tre figli. Dopo la morte del padre nel 1519, Federico Fregoso tornò nel Veneto soggiornando vicino Padova. Entrò nell'ordine dei frati agostiniani e portò a termine le Prose della volgar lingua, stampato nel 1525.
Quest'opera è costituita da un dialogo in tre libri ambientato a Venezia tra Carlo Bembo (il fratello), Giuliano de' Medici, Federico Fregoso ed Ercole Strozzi, i quali discutono sulla natura della perfetta lingua da usare negli scritti volgari. L'autore esprime la superiorità del fiorentino e definisce come modelli per la poesia e la prosa i grandi scrittori del trecento, dei quali esclude Dante vista la sua lingua piena di elementi dialettali; adotta come modelli Petrarca per la poesia e Boccaccio.
Boccaccio per la prosa. Questa → 1530 Pubblica le Rime,lingua deve essere un modello assoluto per dare valore duraturo alle scritture riproduzione della lirirca dicontemporanee. Bembo sostiene un classicismo moderno, una lingua stabile e depurata Petrarca per proporredalle imperfezioni; le qualità essenziali di esso sono riconosciuti attraverso categorie omogeneizzazione dellaesteriori, la gravità e la piacevolezza; nel terzo libro delle prose l'autore elabora una lingua letteraria.grammatica del volgare.La forma letteraria volgare che più interessa Bembo è la lirica; nelle Rime, stampatenel 1530, si ha una riproduzione equilibrata delle misure della lirica di Petrarca,cercando splendore formale. Tramite il suo operato, Bembo imprime nuovo sviluppola storia della nostra letteratura, proponendo un'omogeneizzazione della lingualetteraria nazionale. Baldassarre CastiglioneBaldassarre Castiglione nacque il 6 dicembre 1478 a Casatico di Marcaria, da
Unafamiglia della nobiltà militare legata marchese di Mantova. La sua formazione letterariasi svolse a Milano. Alla morte del padre, ebbe come primogenito la responsabilità dellafamiglia e fu assunto al servizio del marchese Francesco Gonzaga. Nel 1503 andò aRoma in missione diplomatica, partecipò alla battaglia del Garigliano, che determinòil ritiro dei francesi dall'Italia meridionale. Nel 1504 lasciò Gonzaga per il duca diUrbino Guidobaldo da Montefeltro. Amò la vita di corte, si occupò di feste e si recòanche in Inghilterra alla corte di Enrico VII. Alla morte del duca compose l'epistola Vita, opere e pensierolatina De Vita et gesti Guidubaldi Urbini Ducis. Nel carnevale del 1513 si occupò 6 dicembre 1478 Nasce adell'allestimento scenico per la rappresentazione della Calandria, la commedia di Casatico di MarcariaBernardo Dovizi da Bibbiena. Alla morte di Giulio II si recò a Roma come
(Mantova).ambasciatore del duca, che gli attribuì il titolo di conte di Novellara. Sposò la nobildonna Ippolita Torelli che gli diede tre figli. Nel 1519 ottenne la nomina del nuovo missione diplomatica permarchese di Mantova Federico Gonzaga a capitano generale dell'esercito pontificio. conto di Francesco Gonzaga.Nel 1521 prese la tonsura, entrando nella condizione ecclesiastica. Non fece molto per evitare il fallimento della politica papale ma si guadagnò la stima dell'imperatore Carlo Urbino, Guidobaldo daV. Morì a Toledo per febbri violente il 2 febbraio 1529. Montefeltro, per la cui morteCastiglione osservò la situazione del tempo nel mondo delle corti e della nobiltà scrive il De Vita et gestipadana, nella corte di Urbino, nella chiesa e nella carriera ecclesiastica. I suoi rapporti Guidubaldi Urbini Ducis.assunsero una dimensione sempre più internazionale: egli siaccostò alla Francia, in 1513 Inizia il Cortegiano. Seguito si legò molto alla Spagna, contrastando fortemente l'eresia. Per Castiglione, la 1519 Sposa Ippolita letteratura è un'espressione del suo essere gentiluomo, è un modo di partecipare alla Torelli, dalla quale ebbe trevita della società nobiliare. figli, e diventa capitano L'opera che impegnò Castiglione per gran parte della vita è il libro del Cortegiano, dell'esercito pontificio. dialogo in quattro libri che fu iniziato intorno al 1513. A noi giungono diverse stesure. 1521 Entra negli ordini Nel passaggio da una relazione all'altra si hanno mutazioni formali e ideologiche. Il ecclesiastici. dialogo è ambientato nel palazzo di Urbino nel 1507; mentre il duca Guidobaldo, 2 febbraio 1529 Muore amalato, è nelle sue stanze e la duchessa Elisabetta e la signora Emilia Pio guidano una Toledo per una febbre conversazione mondana, cuipartecipano i più illustri personaggi che allora frequentavano Urbino: Ludovico da Canossa, Ottaviano e Federico Fregoso, Giuliano de' Medici, Cesare Gonzaga e altri. In una conversazione piena di battute, si definisce Il Cortegiano è un dialogo nel quale nel primo libro si delineano l'immagine fisica e morale del perfetto cortigiano, nel secondo libro si definisce come il cortigiano debba usare le sue buone condizioni, come regolare le facezie nella vita di corte; nel terzo libro si delineano i caratteri della perfetta donna di palazzo e nel quarto libro si esaminano i rapporti tra il cortigiano e il principe. Il dialogo viene concluso con un'esaltazione dell'amore come via verso il bene divino. La corte di Urbino appare come una corte ideale, un luogo mitico. Castiglione crede in uno scambio fecondo tra parola orale e scrittura.in quanto la lingua è un organismo principe. Qualità mobile e lo scrittore di corte deve regolarsi sul buon giudizio che si costruisce su fondamentale, per il rapporti sociali aperti e comporta una scelta che vuole essere moderna lontana cortigiano, è la sprezzatura. dall'orizzonte chiuso dei linguaggi locali. Tutti gli aspetti della vita del cortigiano si richiamano al criterio del buon giudizio fondato sulla relatività e la variabilità. Pur mirando a un comportamento perfetto, Castiglione avverte come nessuna forma possa essere assoluta e sicura. Sul buon giudizio si dovrà costruire anche la grazia qualità essenziale per imporre la propria immagine allo sguardo degli altri. Qualità centrale del cortigiano è quella che il Castiglione chiama sprezzatura, una "totale disinvoltura che nasconda l'arte e dimostri ciò che si fa e dice di venire fatto senza fatica e quasi senza pensarmi". Il comportamento delIl cortigiano tende a definirsi come su una scena, un teatro delle apparenze. Il successo del cortigiano in tutte le corti europee sarà dovuto all'intreccio tra la ricerca di una perfezione assoluta e quella, posta di un equilibrio scenico, un compromesso tra artificio e natura in grado di rispondere alle rovinose mutazioni dell'Italia del tempo.