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Pietro Bembo
Gli intellettuali del 1500 erano alla ricerca di una lingua, a cui bisognava attribuire un
nome, stabilire gli elementi da cui doveva essere composta, assegnare modelli a cui
dovesse riferirsi.
La risposta vincente fu quella di Pietro Bembo (1470 - 1527), veneziano. Egli stabilì un
rapporto con Aldo Manuzio, stampatore veneziano che di lui curò le edizione delle Rime
di Petrarca (1501) e della Commedia di Dante (1502). Infine pubblicò, nel 1525 le sue
Prose della volgar lingua, trattato in forma di dialogo in tre libri.
Nel febbraio 1517 aveva già terminato il primo libro; nel 1525 pubblicò il secondo libro,
asserendo però di averlo terminato nel 1516, prima dell'uscita delle Regole di Fortunio:
vuole possedere il primato.
Le Prose è un dialogo immaginario tenutosi a Venezia tra il 10 e il 12 dicembre 1522 fra
Giuliano de' Medici, Federico Fregoso, Ercole Strozzi e Carlo Bembo, fratello e
propugnatore delle tesi di Pietro.
Il primo libro è di carattere letterario e racconta la storia della letteratura volgare, a cui si
aggiunge una discussione delle varie teorie sulla questione della lingua. Bembo qui rifiuta
la teoria cortigiana, che voleva l'utilizzo della lingua della corte di Roma: non si può
chiamare <<favella>> quella lingua che non ha scrittura. Una lingua è tale quando
produce alta letteratura.
Discute anche della teoria che voleva l'uso del fiorentino contemporaneo, tesi propugnata
da Giuliano de' Medici: ma <<la lingua delle scritture non deve a quelle del popolo
accostarsi>>.
Il secondo libro tratta della scelta e della disposizione delle parole: bisogna privilegiare le
parole più eleganti e gradite all'orecchio. Critica anche Dante, che <<usa voci rozze e
disordinate>>.
Il terzo libro è una compiuta grammatica dell'italiano condita da molti esempi.
Il Bembo è consapevole della necessità di trasferire i principi retorici dell'Umanesimo nel
campo del volgare.
Il latino era una lingua regolare, aveva modelli eccezionali (Cicerone, Virgilio);
l'operazione di Bembo è quella di volere trasferire nel volgare la nobiltà conquistata dal
latino: provvede all'individuazione di autori della stessa dignità di Cicerone e Virgilio, ma
nell'ambito del volgare, ovvero Boccaccio e Petrarca. Vuole nobilitare il volgare dal
punto di vista letterario. Il volgare potrà avere successo se ritroverà i propri scrittori e su
questo baserà le proprie regole
=> Principio di autorità
=> Principio di imitazione