Anteprima
Vedrai una selezione di 7 pagine su 30
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 1 Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 2
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 6
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 11
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 16
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 21
Anteprima di 7 pagg. su 30.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto Antropologia dei patrimoni culturali, prof.ssa Rossi, libro consigliato Antropologia della cultura materiale Pag. 26
1 su 30
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

(UCL);

la scuola francese, eredi di quella tecnogia culturale che si è riconosciuta nella Matière à

– Penser (MàP);

gli approcci cognitivi alla cultura materiale, sviluppati in ambito semiotico e psicologico

– oltre che antropologico, dedicati allo studio del rapporto tra uomo, ambiente e oggetti

materiali e tra gli atti della percezione, della rappresentazione e della produzione;

le forme dell'arte contemporanea che fanno uso di oggetti banali della realtà quotidiana,

– risemantizzandoli in contesti che obbligano lo spettatoer a interrogarsi sul rapporto con la

materia, il consumo, le pratiche e gli habitus;

gli studi sui processi di patrimonializzazione dei saperi tradizionali da parte di comunità

– locali o all'interno di dinamiche istituzionali, nell'ampia cornice rappresentata dalla

Convenzione UNESCO sul “Patrimonio culturale intangibile”.

Questi diversi studi sono tenuti insieme dalla riflessione sui rapporti tra aspetti materiali e

immateriali della cultura. Tutti mettono in qualche modo in discussione una troppo netta dicotomia

tra il materiale e l'immateriale, cercando di pensare queste due dimensioni come strettamente

intrecciate, e anzi reciprocamente implicantisi all'interno delle concrete pratiche sociali.

Per il primo punto occorre ripartire da Miller, vero e proprio fondatore dell'antropologia del

consumo. Fare ricerca sul consumo non equivale per lui ad aprire soltanto un nuovo e un po'

bizzarro campo di una disciplina già eclettica; significa rovesciarne completamente la prospettiva,

impugnare le ragioni che hanno prodotto un proungato silenzio etnografico sul tema.

La caratteristica delle indigini di Miller e del gruppo UCL è quella di aver introdotto l'etnografia in

un terreno di ricerca che i sociologi e i filosofi avevano praticato solo dal punto di vista teorico. La

svolta etnografica consente di dare maggiore spaio al punto di vista degli attori sociali, attraverso

l'impiego di interviste, raccolta di storie di vita, uso dello story-telling (rappresentazioni discorsive

che ruotano intorno agli oggetti familiari della vita quotidiana). Il metodo etnografico consente una

minuziosa descrizione delle pratiche sociali e la ricostruzione delle cornici relazionali nelle quali il

consumo e la cultura materiale acqustano significato.

Il gruppo dell'UCL ha saputo individuare alcuni temi della vita quotidiana dove emerge come

principio creatore di significati e della realtà sociale che il soggetto esperisce: lo shopping, la casa,

l'abbigliamento, la tecnologia...

Un tratto costante è l'approccio comparativo, il tentativo di capire come certi prodotti o beni usati in

contesti socio-culturali diversi. Miller quando studia i simboli del consumismo occidentale come

Coca-Cola o telefonini lo fa in società più periferiche come Trinidad e Tobago; è in grado di

mosrtare come siano in ioco dinamiche non solo di omologazione e imperialismo culturale ma

anche di modellamento locale degli usi e dei significati di quegli specifici prodotti.

La casa è il vero crocevia di queste ricerche. La casa è la destinazione finale della pratica

etnografica, il luogo dove si può avviare o concludere un'intervista, dove si manifesta a pieno

l'intimità culturale dei soggetti, appena accennata al di fuori della sfera domestica.

Studiare le case significa tenere insieme molteplici aspetti che vanno dall'arredamento alla

costruzone degli spazi dal punto di vista progettuale e architettonico, alla suddivisione in luoghi

pubblici e privati, alle relazioni familiari, ai processi di demercificazione. La cultura materiale

domestica è modellata dagli attori sociali ma al tempo stesso pone loro limiti e costrizioni: individui

e famiglie sono costantemente impegnati a negoziare forme di uso e di convivenza con le cose,

adattondi a quanto l'architettura, il mobiliio, gli oggetti impongono, in un rapporto di continua

reciproca ridefinizione.

Victor Buchli, analizzando il rapporto tra antropologia, archeologia e architettura, afferma che se gli

edifici creano le persone, allora scrivere di questi edifici è in sé un tentativo di cogliere ciò che è

generalmente umano, la condizione umana e la sua infinita complessità creativa.

La teoria dell'oggettivazione che Miller applica al rapporto tra consumo di massa e cultura

materiale, trova nella casa la sua definizione più puntuale: le persone attraverso gli oggetti

esprimono se stesse, si lasciano definire e raccontare, in un processo di trasformazione biografica

dove a mutare sono entrambi, in un percorso che dra tutta la vita o almeno fino a quando non ci

sbarazziamo degli oggetti.

Miller, nel testo The comfort of things del 2008, affronta la questione della vita domestica

attraverso la descrizione densa dell'etnografo e il ricorso allo storytelling, la riduzione della ricerca

sotto forma di narrazione. Nel corso del testo, che racconta la vita domestica di un gruppo di

persone che abitano nella South London, Miller e la sua allieva incontrano persone che attraverso le

cose ci informano dei loro gusti, dei loro problemi familiari, delle relazioni affettive, della crisi

economica, in qualche caso dello spaesamento nel vivere in una città o una nazione che non è la

propria. Una casa vuota mette in difficoltà chi la visita, crea imbarazzo, impedendo di stabilire delle

corrispondenze con un modello abitativo standardizzato. C'è violenza in una casa vuota, nulla

ricambia lo sguardo e l'attenzione fatica a fissarsi su qualcosa. Al vuoto, che rappresenta l'assoluta

intangibilità della casa, corrisponde per contro il pieno, qui identificato come amore puro riservato

verso il prossimo, l'attenzione per il dettaglio, la tradizione e l'importanza nel mantenere vive le

relazioni familiari e sociali. Nella cura delle cose emergono gli aspetti immateriali della cultura

materiali, spesso legati a ritualità festive o a particolari attenzoni dedicate ad aspetti della tradizione

locale.

La casa ci presenta un ulteriore aspetto che solleva il rapporto tra materialità e immaterialità nelle

pratiche quotidiane: il mondo digitale. Miller racconta l'esperienza di Malcolm, un aborigeno

australiano che vive nel South London, focalizzando l'attenzione sul suo computer portatile e

sull'uso delle e-mail che gli servono per manterne i rapporti con i suoi amici e la sua famiglia in

Australia. Per quanto immateriale l'e-mail viene qui intesa come un oggetto concreto, attraverso il

quale Malcolm può oggettivarsi e proiettarsi al di fuori del proprio spazio di vita, comunicando con

un mondo più ampio e per lui inaccessibile.

Miller suggetisce la nascita di una nuova cultura materiale, dettata dalla rivoluzione digitale e

incrementata dalla mobilità sociale sempre più frequente, che determina la necessità di mantenere

rapporti a distanza tra persone con la mediazione di tecnologie comunicative. Si tratta

dell'evoluzione della stessa tendenza che ha visto avvicendarsi le lettere scritte, l'uso del telegrafo e

del telefono, che si affiancano e spesso sostituiscono la conversazione vis-à-vis, resa impossibile

dalla distanza o dai ritmi di vita.

L'antropologia della cultura digitale, sviluppata insieme agli studi sulla materialità, ha in qualche

modo rimesso in discussione la dicotomia tra materiale e immateriale: oggetti concreti come

smartphone e così via sono mezzi per accedere a contenuti immateriali e produrli a loro volta.

L'oggetto è il tramite per accedere a un mondo di servizi che permette di costruire relazioni sociali e

parlare di sé.

Matière à Penser: la tecnica e l'incorporazione delle cose

In Francia si è affermata una scuola, identificabile nel gruppo MàP coordinato da Jean-Pierre

Warnier, che recupera l'eredità di Marcel Mauss, mettendola in relazione con le teorie di Foucault.

Warneir ha infatti ripreso e rielaborato la teoria maussiana delle tecniche del corpo, alla quale

riconduce molti dei suoi studi sulla cultura materile, rileggendoli in chiave foucaultiana attraverso

termini come soggettivazione, oggettivazione, tecniche del sé e governamentalità.

Per Warneir il lavoro sulle tecniche del corpo è un importante punto di avvio per rglettere sulla

cultura materiale, partendo da quello che è il primo e più naturale mezzo tecnico a disposizione

dell'uomo, il corpo, e dalle sue attività, le condotte motorie dei soggetti.

Il gruppo ha mostrato come tutti gli oggetti del consumo di massa, fabbricati serialmente, vengono

personalizzati, “autentificati” nelle diverse fasi della loro biografia culturale: attraverso il

produttore, il distributore, l'acquirente, il rivenditore, il consumatore ecc. Tale autenticazione è

pensabile solo attraverso la manipolazione, ossia l'utilizzo.

In una seconda fase il MàP si è concentrato sull'importanza del gesto e dell'azione manipolatrice nel

rapporto tra l'uomo e le cose. Warnier arriva a sostenere che il termine cultua materiale non deve

essere pensato in opposizione a quello di cultura immateriale o simbolica. Per lui gli oggetti sono

anche cultura e grazie alla loro mediazione le persone possono costituirsi come soggetti individuali,

sociali e culturali.

Il MàP si propone di mostrare come attravero gli oggetti materiali si evidenzino pratiche e processi

di oggettivazione e soggettivazione. Se per oggettivazione Warnier fa riferimento a Miller,

intendendola come la relazione tra soggetto e oggetto dentro le pratiche di consumo e di

appropriazione, da indagare nelle diverse fasi della vita delle cose e delle persone, per

soggettivazione il riferimento è ovviamente Foucault.

Soggettivazione è una parola che deve essere intesa nel duplice significato di produrre soggettività e

generare assoggettamento. L'idea è che le cose siano alla base dei rapporti politici. Soggettivazione

diviene l'insieme di tutte quelle azioni che i soggetti compiono su se stessi per esprimere delle

forme culturali. Si tratta di un'interpretazione che chiama in causa le relazioni di potere.

Il potere viene definito come l'insieme delle possibilità, all'interno di un set definito, che governano

e strutturano il campo di azione del sé e degli altri. L'aspetto più importante è l'affermazione che

qusto potere passa necessariamente attraverso le cose materiali, attraverso gli oggetti e le loro azioni

sui corpi. Gli oggetti non vengono considerati come semplici cose inerti, ma circolano tra le

persone, imponendosi regimi di governmentalità per essere utilizzati, assoggettando chi li possiede.

L'idea di Warnier è che la cultura materiale sia un processo di interazione con il mondo di azione

del sé, attraverso il quale strutturare coor

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
30 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gingy. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia dei patrimoni culturali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Rossi Emanuela.