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BASILICA DI SAN PIETRO

Prima c’era una chiesa paleocristiana di Costantino, funzionante fino alla metà del ‘400 quando iniziano a

sorgere problemi statici e di capienza. Giulio II decide per la costruzione di una nuova S. Pietro e decide

anche di porre la prima pietra nel luogo di uno dei quattro pilastri.

L’impronta della vecchia basilica doveva essere compresa in quella nuova poiché il terreno era considerato

sacrosanto. L’abside della vecchia basilica era orientata ad ovest invece che ad est, un’eccezione, perché

altrimenti si sarebbe dovuta ruotare la chiesa si 180° ma ciò non era possibile a causa della presenza del

monte vaticano.

I primi lavori furono intrapresi da Nicolò V che affidò il progetto a Bernardo Rossellino. L’idea dell’architetto

era di ingrandire il transetto e prolungare il coro, mantenendo e consolidando le navate costantiniane. Al

centro del transetto si veniva a creare un corpo centrico coperto a cupola.

La svolta si ebbe con l’elezione al pontificato di Giulio II che affidò l’incarico di progettazione a Bramante.

Bramante

Nel primo progetto Bramante propose di ruotare di 90° la basilica ma questa soluzione non fu accettata per

non toccare la tomba di Pietro e perché così facendo sarebbe rimasta scoperta l’area della

vecchia basilica costantiniana.

Il progetto successivo prevedeva un impianto centrale a croce greca. Questa soluzione

permetteva di mantenere inalterata la posizione della tomba di Pietro ed aveva anche il

vantaggio di poter fondare i piloni della cupola in una zona parzialmente occupata dalle

fondamenta quattrocentesche. Inoltre, tagliando i piloni a 45° la cupola sarebbe stata più

grande rispetto a quella ottenuta dall’intersezione di due bracci. Di contro, questo impianto

non copriva tutta l’area della basilica costantiniana ed inoltre non si adattava bene alla liturgia cristiana.

In un ulteriore variante di progetto si passò dall’impianto centrale all’impianto longitudinale

così da avere più spazio per accogliere i fedeli e in modo da includere nella nuova chiesa

tutto il sedime della basilica costantiniana.

Nel nuovo progetto Bramante mantiene i quattro bracci di croce e le cinque cupole

(quincux) con cupola centrale ampliata alle dimensioni di quella del Pantheon (43m). Ad

est le navate (cinque) vengono allungate. I corpi centrale e longitudinale sono regolati dalla

stessa proporzione, la navata centrale ha una dimensione doppia rispetto alle laterali ed è

lo stesso rapporto tra il diametro della cupola grande e delle cupole minori.

Giuliano da Sangallo

Bramante viene affiancato da Giuliano da Sangallo un anno prima della sua morte.

Il suo progetto prevedeva una pianta a sviluppo longitudinale composta da tre navate,

intervallate da pseudo navate, ossia pilastri reggi-volta con varchi centrali per consentire il

passaggio. Le navate laterali dovevano essere coperte da una sequenza di cupole.

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Il progetto era completato da conche e deambulatori del transetto sporgenti rispetto al filo della fabbrica ed

un’abside contratto che sembra completare il coro del Rossellino.

Raffaello Leone X, successore di Giulio II decide di incaricare Raffaello dimettendo Giuliano da Sangallo.

Il primo progetto di prevedeva una pianta a croce latina composta da un rettangolo da cui

sporgevano appena le convessità dei deambulatori laterali. Anche in questo caso le navate

erano tre, intervallate da pseudo navate con pilastri reggi volta a farfalla disposti

trasversalmente. Lateralmente erano state poste cinque cappelle per lato.

Gli angoli del capocroce erano stati sfruttati per la realizzazione di sacrestie mentre le testate

dei bracci del transetto prevedevano dei portali. Il pronao era simile a quello del Pantheon.

La cupola era stata pensata a gradoni, poggiante su un tamburo traforato da un doppio colonnato circolare.

Baldassarre Peruzzi

Alla morte di Raffaello, gli era già stato dato come coadiutore Antonio da Sangallo che a sua

volta venne affiancato da Baldassarre Peruzzi che propone inizialmente un impianto a pianta

centrale a cui poi aggiunge un pronao trasformando la pianta da centrale a pseudo

longitudinale.

In facciata il pronao riprendeva tre facciate a tempio, la centrale con frontone triangolare e le

laterali con frontone curvo. L’accesso era previsto sua quattro lati, agli angoli erano poste delle nicchie e nei

pilastri delle scale a lumaca.

Antonio da Sangallo

Antonio da Sangallo mette subito in discussione il progetto di Raffaello elencando i difetti dell’opera in undici

punti riportati nel Memoriale. Innanzitutto, sottolinea che la pianta ideata da Raffaello non corrispondeva allo

scopo di una grande basilica per mancanza di cappelle grandi ed inoltre criticava il fatto che i pilastri della

navata fossero più grandi di quella cupola. Inoltre, denunciò i problemi di illuminazione e della troppa altezza

della navata centrale.

Quando sale al papato Paolo III farnese, Antonio da Sangallo inizia un periodo ricco di progettazione.

Il primo progetto prevedeva una pianta a croce latina a tre navate con le navate laterali

composte ciascuna da tre cappelle collegate da varchi.

Il livello della navata viene rialzato di 3,2m eliminando il piedistallo posto da Bramante sotto

l’ordine gigante della crociera, riproporzionando l’altezza e la larghezza della navata,

rendendola meno verticaleggiante e più armonica ed equilibrata.

La cupola era non più emisferica ma a sesto rialzato con il tamburo forato da otto finestre arcuate, inoltre era

stata eliminata la lanterna.

Tra il 1539 ed il 1540, Antonio da sangallo elabora il suo progetto definitivo che, approvato

da papa, viene trasformato in un grande modello ligneo.

L’impianto era a pianta centrale pseudo longitudinale, ossia era previsto un edificio a

perfetta centralità a cui era anteposta una zona d’ingresso preceduta da un possente atrio

e dalla loggia delle benedizioni. Si torna quindi alla croce greca con tribune absidali e i

deambulatori che causano non pochi problemi di illuminazione, il tutto collegato ad un

avancorpo di passaggio con un vestibolo cupolato che fa eco al quincux dell’impianto sopra.

La cupola presentava un intradosso ovoidale ed era a lacunari con il tamburo ad arcate inquadrate

dall’ordine.

Il prospetto orientale era caratterizzato dalla grande loggia delle benedizioni. È evidente la sovrapposizione

dei piani che prosegue uniforme in ogni parte della fabbrica.

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Michelangelo

Alla morte di Antonio da Sangallo, Paolo III Farnese chiama Michelangelo, riluttante ad accettare un incarico

così complesso ma la sua autorevolezza riuscì a fissare un punto fermo nella progettazione.

La prima decisione è quella di ridurre le indicazioni volumetriche ritagliando la pianta dando

importanza al quadrato avvolgente. Inoltre, elimina i deambulatori sulle teste di croce nel

transetto e nell’abside ed esclude anche il piedicroce, l’enorme facciata e le torri campanarie.

Le tre absidi (occidentale, settentrionale e meridionale) vengono unite creando pareti

smussate a quasi 45° come se idealmente appartenessero ad un secondo quadrato ruotato.

L’estroflessione dell’abside è madiata dallo sperone triangolare, un raccordo diagonale tra le absidi ed il dado

basamentale che permette una fluidità di volumi.

Dopo i primi colloqui con il papa, Michelangelo progetta le prime modifiche realizzando anche due modelli,

uno in argilla ed uno in legno, entrambi andati persi.

Esternamente, il doppio sistema volumetrico (quadrato + quadrato ruotato) è fasciato da una

sequenza di paraste giganti ribattute. Su di esse è presente la trabeazione.

L’unico elemento vincolante all’esterno erano le finestre, la cui disposizione rendeva

necessaria la tripartizione dei prospetti degli emicicli e suggeriva un’alternanza ritmica di

campate larghe e strette separate da paraste. L’attico molto alto include le finestre a forte

strombo che dovevano portare la luce nei punti oscuri.

La massa muraria è articolata in tre sistemi legati per sovrapposizione:

- Sodo murario interno in cui si infossano le nicchie e le aperture finestrate;

- Telai trilitici che compaiono ai lati delle paraste come giganteschi portali;

- Paraste giganti che sorreggono la trabeazione e l’alto attico.

Per la cupola sembra che Michelangelo passò dalle prime idee di un profilo rialzato ad un

profilo vicino alla semisfera. Nell’evoluzione delle sue idee rimasero costanti dei capisaldi

come il tamburo con contraffortamento costituito da un sistema radiale di pilastri con ordine

a colonne abbinate, i costoloni radiali sull’estradosso così da creare le linee ascensionali

colleganti i contrafforti del tamburo con l’ordine della lanterna e la cupola a doppia calotta.

Nello scegliere l’estradosso quasi emisferico, Michelangelo assume il profilo di Bramante. Si

tratta di una cupola a due calotte indipendenti appoggiate su un sistema di travi curvilinee

estradossate all’esterno nelle nervature e innestate su un tamburo in corrispondenza degli speroni. La cupola

interna è emisferica mentre quella esterna è a sesto leggermente rialzato, i contorni di queste due sembrano

comprendere le curve di numerose cupole.

Maderno

Alla morte di Giacomo della Porta, Maderno divenne architetto capo. L’edificio era stato condotto da della

Porta secondo la sua interpretazione del disegno di Michelangelo ma mancavano ancora l’abside orientale

e la facciata. Il completamento della basilica era fondamentale.

Maderno rispetta l’impianto di Michelangelo e copre l’area sacra dell’antico impianto

paleocristiano riprendendo le proporzioni dell’impianto centrale ed uniformandovi

l’aggiunta.

L’interno risulta armonioso anche grazie alla ripetizione ritmica dell’ordine binato dei piloni

della crociera che vengono riproposti lungo tutto la navata.

La volta cassettonata della navata centrale ha un’ampiezza maggiore rispetto a quella

progettata da Michelangelo ed in essa apre sei finestre.

Le navate laterali sono coperte da volte ovali illuminate da lanterne allungate per evitare

che siano buie. 19

Il piedicroce ha una copertura angulata, ossia inclinata verso l’interno in modo che la luce potesse entrare e

che si potessero aprire finestre in corrispondenza della loggia delle Benedizioni.

Nella facciata Maderno progetta una soluzione ad un solo ordine gigante. Da un intervallo

esterno senza aperture, si passa ad una campitura incorniciata da semicolonne, articolata

al suo interno e decorata, per poi passare al campo centrale con un frontone largo e

traforato da aperture che si pone in rilievo su un terzo livello.

Questa facciata è sempre stata criticata e quella che si vede ora è il risultato di una

modifica in corso d’opera. Nel primo progetto di Maderno le absid

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A.A. 2018-2019
28 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucrezia03 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof D'Amelio Maria Grazia.