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LA NUOVA DIREZIONE DELLA RICERCA VERGHIANA:
La scomparsa dei valori: La realtà risulta tutta dominata dalla logica dell'interesse
e della forza quindi la famiglia non è più il centro ideale dei valori
La dinamicità sociale: non si ha più un universo arcaico regolato da un tempo
ciclico: il tema della dinamicità sociale che travolge gli equilibri e la figura del
self-made man rurale predominano
Il narratore in sintonia col personaggio: Mazzarò all'inizio è visto dalla
prospettiva di un ipotetico viandante di lvl culturale “alto” che con le sue fantasie
trasforma il pg in un essere favoloso. Se in Rosso Malpelo l'eroe è un “diverso”
rispetto all'ambiente, qui Mazzarò è perfettamente integrato nella logica della
lotta per la vita.
I TEMI RICORRENTI DELLA NOVELLA
1.La celebrazione iperbolica dell'accumulo: ammirazione per la potenza
dell'accumulo capitalistico che riesce a creare ricchezze immense
2.L'ascesa eroica di Mazzarò: le virtù eroiche del protagonista come l'intelligenza
ed energia infaticabile nonché l'ascesi, e la capacità di sacrificare tutto alla
“roba” → Mazzarò quasi un santo martire dell'accumulo capitalistico
LO STRANIAMENTO ROVESCIATO
Lo stravolgimento dei valori: ciò che è strano, abnorme e ripugnante, l'avidità
disumana e crudele di Mazzarò appare normale, legittimo
La critica della “religione della roba”:stravolgimento profondo di quel mondo che
conosce che conosce solo l'interesse ed ignora ogni altro valore. Ma anche qui
sono le cose che parlano da sé, senza che l'autore intervenga dall'esterno con
giudizi e condanne.
IL 1800: IL DECADENTISMO
L'artista decadente rifiuta la società. Può essere considerato una seconda fase
del Romanticismo. La base del mondo decadente è un irrazionalismo
misticheggiante: viene rifiutato il Positivismo che vede la realtà come
complesso di fenomeni materiali. Il decadentismo si fonda sui temi dell'inconscio e
sogno, memoria e infanzia, angoscia e senso della morte. Ricorre il gusto per
l'artificio ed eleganza vs. la volgarità dell'arte di massa; il fascino dell'Oriente o
l'attrazione per le droghe; la sensualità provocante; il culto per l'esoterico e il
satanico; l'erotismo morboso. Si cercano nuove tecniche letterarie fondate su
elementi evocativi e allusivi e quindi sulle suggestioni fono-simboliche del
linguaggio. In Italia il vero portavoce del nostro decadentismo fu D'Annunzio,
mentre Pascoli fondò la poesia simbolista.
GIOVANNI PASCOLI
E' forse il poeta, in bilico fra Ottocento e Novecento,che più radicalmente ha
contribuito allo svecchiamento della lirica italiana. La sua produzione è un vertice
del simbolismo europeo. Riprese Leopardi nel punto più nevralgico:nella ferita e
insieme nel mistero dolente della Natura.
Domina nella poesia di Pascoli il mondo delle piccole cose, una poesia
impressionistica in cui l'eros non esiste, ma siamo davanti alla voce di un
bambino mai diventato adulto, fermatosi a quel Dieci agosto in cui gli uccisero il
padre. Accanto al mistero, che avvolge in tutto l'infinità delle piccole cose, c'è la
morte, che permea di sé la vita. Ma non è la morte romantica, quanto una morte
personale, chiusa nell'orto domestico degli affetti, delle care memorie personali:
è la voce dei morti,eco e ricordo di cose lontane e perdute nel breve paradiso
dell'infanzia.
La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica → si nota nella
precisione con cui affronta temi astrali ed usa la nomenclatura ornitologica e
botanica.
Gli oggetti materiali hanno un rilievo fortissimo nella poesia pascoliana, ma i
particolari fisici sono filtrati attraverso la peculiare visione soggettiva del poeta.
Infatti la particolarità è che carica gli oggetti più comuni di sensi allusivi e simbolici,
che trasformano i dati oggettivi in un gioco di parvenze illusorie. Dare il nome alle
cose è scome scoprirle per la prima volta, con gli occhi vergini e stupiti. Tra io e
mondo esterno, tra soggetto ed oggetto, non sussiste per Pascoli vera distinzione.
La sfera dell'io si confonde con quella della realtà oggettiva.
La sua ideologia politica è una concezione socialista umanitaria ed utopistica:
il socialismo era per lui un appello alla bontà,all'amore, alla fratellanza e alla
solidarietà. Alla base vi era la pessimistica convinzione che la vita umana non
fosse che dolore e sofferenza e che sulla terra dominasse solo il male. Il poeta
erige così la sua tragedia personale a modello esemplare. Tali principi
dovevano valere anche nei rapporti tra classi: ognuna di esse deve conservare la
sua distinta collocazione, collaborando con le altre. Il fondamnento dell'ideologia di
Pascoli è la celebrazione del nucleo famigliare; ma questo senso geloso della
proprietà, del nido chiuso, si allarga ad inglobare l'intera nazione. → radici del
nazionalismo pascoliano: ecco perchè è tanto partecipe del dramma
edll'emigrazione, in quanto chi è costretto a lasciare il suolo della patria viene
strappato dal nido.
Pascoli è l'esatto contrario del poeta maledetto che rifiuta radicalmente la
normalità borghese: egli incarna esemplarmente la classe media appagata dalla
propria mediocrità.
Al di là del poeta pedagogo cantore della normalità piccolo borghese, si
delinea un grande poeta dell'irrazionale. Questi “due Pascoli” sono connessi dalla
celebrazione del nido, della fraternità e dall'inquietudine derivante dallo sgomento e
paura dei processi contemporanei (concentrazione monopolistica...) Chiusi nei
ristretti confini degli affetti domestici e del ripetersi invariato delle stagioni ha il
valore di un esorcismo, al fine di neutralizzare ciò che il poeta avverte muoversi in
fondo alla sua anima.
1) Una poetica decadente (da Il fanciullino) [p.518 B.5]
Da questa visione del mondo scaturisce coerentemente la poetica pascoliana che
trova la sua formulazione più compiuta nell'ampio saggio Il fanciullino: l'idea
centrale è che il poeta coincide con il fanciullo che sopravvive in ogni uomo:
un fanciullo che vede tutte le cose come per la prima volta,con ingenuo
stupore e meraviglia. Il poeta fanciullino dà appunto un nome nuovo alle cose,
usando un linguaggio che si sottragga ai meccanismi mortificanti della
comunicazione attuale... Il poeta appare come un veggente, dotato di una vista più
acuta di quella degli uomini comuni; e ha la concezione di una poesia pura che
non ha fini pratici: il poeta canta solo per cantare.
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Si delinea qui con chiarezza la poetica pascoliana:
UNA TEORIA DELLA POESIA E UN PROGRAMMA POETICO: i punti sono :
- una conoscenza prerazionale e immaginosa propria del fanciullino e
checonsente di cogliere la realtà nella sua essenza profonda, senza seguire le
tappe del ragionamento logico.
- le corrispondenze segrete fra le cose il fanciu si può spingere oltre i limiti del visibile)
(
utilità morale e sociale della poesia la poesia “pura” che non deve proporsi
- l' :
finalità pratiche proprio per questo può in realtà ottenere effetti di “suprema utilità”
METAFORE FLOREALI:
Belli e degni di essere cantati non sono solo gli esotici e rari fiori delle “agavi
americane” ma anche i piccoli fiori della “pimpinella”. A questa poetica delle
piccole cose Pascoli si ispira abitualmente nella sua poesia: v. le Myricae.
2) I puffini dell'Adriatico (da Myricae) [p.540 B.5]
La prima raccolta poetica vera e propria fu Myricae, uscita nel 1891 e contenente
a 22 poesie dedicate alle nozze di una coppia di amici. Alla quinta edizione del
1900 la raccolta comprendeva 156 componimenti. E' una poesia di breve respiro
dedicata ai più semplici aspetti della vita, con un linguaggio preciso che si adatta
al mondo campestre e fono-simbolico (onomatopee) e paesaggi e ritratti precisi
ma irrealistici (sfumature di sogno), dove la poesia è un modo per ritrovare il
mondo dell'infanzia.Il titolo è una citazione virgiliana tratta dalla IV Bucolica, “non
omnes arbusta iuvant, humilesque myricae” (non a tutti piacciono gli arbusti e le
umili tamerici). Pascoli assume invece le umili piante proprio come simbolo delle
piccole cose che egli vuole porre al centro della poesia; componimenti molto brevi
che all'apparenza si presentano come quadretti di vita campestre, con notazioni
che colgono un particolare,una linea,un colore,un suono. Sembrano alludere ad
una realtà inafferrabile , evocano l'idea della morte : e il ritorno dei famigliari
morti è uno dei temi più insistenti nella raccolta. Tra le soluzioni formali più
originali di Pascoli vi è l'insistenza sulle onomatopee, il valore simbolico dei
suoni, l'uso di un ardito linguaggio analogico (accosta in modo sorprendente 2
realtà tra loro remote e procede per somiglianze,non conosce la negazione),
sintassi frantumata.
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Viene qui descritta la voce dei puffini, uccelli marini diffusi nell'Adriatico, e si
afferma che il loro verso “è meravigliosamente simile alla voce umana”; Pascoli ne
ricava numerosi spunti per la sua lirica.
La prima parte:impressionismo pittorico e simbolico:L'apertura della poesia
sembra porsi all'insegna dell'impressionismo pittorico,offrendo una serie di
rapide e vivide notazioni visive, cromatiche:è un quadro di natura. Ma in realtà
quelle che sembrano indicazioni materiali e oggettive sono collocate in
un'atmosfera sospesa, magica, creata dalla solitudine e dal silenzio dell'alba
d'estate. In quest'atmosfera si inseriscono le voci degli uccelli, motivo che ricorre
ossessivamente in pascoli → significato oracolare, ripreso dal mondo classico:
quelle degli uccelli sono voci arcane che lanciano misteriosi messaggi da un
misterioso “al di là” della realtà materiale (contribuisce l'immagine antropomorfica
usata dal poetea: “Parlano”)
La seconda parte: un paragone ipotetico: se la prima parte del sonetto è la
descrizione di un quadro di natura, la seconda è costituita da un paragone
ipotetico tra i puffini e i marinai, che chiacchierano oziosamente da una barca
all'altra per ingannare il tempo della bonaccia. Torn