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PROBLEMI RISPOSTE
attività rischiosa compensazione di mancati successi attraverso il repertorio
creatività vs commercio concentrazione, integrazione e aggregazione della pubblicità
alti costi di produzione, bassi costi di riproduzione scarsità indotta artificialmente
beni semi-pubblici: bisogno di creare la scarsità ricorso ai format
controllo debole sui creatori, controllo forte sulla distribuzione
L’autonomia concessa ai creatori dei testi da parte delle industrie culturali dipende dal modo in cui si intende creatività
simbolica, che pone in contrasto creatività e commercio, concependo così un’arte per cui è incompatibile la ricerca di
così l’incertezza e la difficoltà del contesto in cui opera l’industria della cultura. La produzione
profitto, aumentando
della maggior parte dei prodotti culturali è caratterizzata da elevati costi fissi e bassi costi variabili leva operativa:
capacità dei grandi successi di generare profitti molto rilevanti che compensano l’elevato numero di insuccessi
necessità di sfruttare la leva operativa che spinge industrie culturali ad adottare un orientamento rivolta alla
“massimizzazione dell’audience”. Un altro problema che devono affrontare le industrie culturali è rappresentato dal
fatto che i mezzi di riproduzione dei beni culturali hanno costi relativamente bassi, rendendo facile anche la
duplicazione. Così le imprese devono indurre la scarsità, conferendo maggior valore ai beni, limitando con mezzi
artificiali l’accesso a beni e servizi culturali (copyright, digital rights management…).
La spinta verso la massimizzazione dell’audience spinge le imprese a compensare i mancati successi con una
sovrapproduzione, allestendo così un vasto repertorio culturale. Inoltre le industrie culturali mirano a limitare i rischi
gestionali e a massimizzare l’audience attraverso delle strategie: di ridurre la concorrenza e concentrare l’offerta;
integrazione orizzontale, acquisendo altre imprese di settore al fine
estendendo l’attività in fasi diverse del processo di produzione e distribuzione per controllare
integrazione verticale,
maggiormente la filiera;
internalizzazione, sviluppando il mercato e consentendo la massimizzazione della leva operativa nel caso di successi;
diversificando in maniera correlata altri settori dell’industria culturale per
integrazione multisettoriale e multimediale,
attuare una promozione incrociata dei prodotti;
(dj, pr, …),
cooptazione dei critici inviando omaggi al fine di promuovere i propri prodotti e farli diventare dei successi.
Queste strategie hanno portato alla creazione di imprese sempre più grandi, che rende un’impresa più protetta da un
prodotto flop, e più influenti sia dal punto di vista culturale che economico
Abbiamo detto che per far fronte ai problemi del settore, le industrie culturali devono indurre scarsità, e questo può
avvenire con diverse soluzioni: controllando i canali di distribuzione e vendita al dettaglio (integrazione a valle),
pubblicità, copyright e limitando l’accesso ai mezzi di riproduzione. Inoltre le industrie cercano di tutelarsi dai danni
degli insuccessi ricorrendo a dei format nei prodotti. I più importanti tra questi sono:
registi, interpreti ecc che godono dell’aura di star ad un prodotto
- star system: associare il nome di sceneggiatori,
importanti investimenti di marketing sia per far affermare qualcuno come star sia per farlo rimanere tale. È un
format a cui si ricorre solo per testi privilegiati che hanno una buona probabilità di diventare dei successi;
generi: è l’equivalente del marchio nelle altre imprese, infatti suggerisce all’audience il tipo di piacere che potrà
- ricavare dalla fruizione del prodotto (es. hip hop, horror, musica classica…)
serializzazione: un’ottima soluzione quando l’autore e il genere sono meno significativi, è
- un format utilizzato
soprattutto nell’editoria, nel cinema e nella televisione.
debole sui “creatori”, che sono controllati a distanza dai manager
Detto ciò, le industrie operano diversi tipi di controlli:
creativi che fanno poi da intermediari con le imprese; e, per minimizzare i rischi, forte sulla riproduzione, distribuzione
e marketing (con integrazione verticale).
2. Valutazione delle industrie culturali
Williams suddivide il processo di cambiamento storico della produzione culturale in tre epoche: mecenatismo
artigianale (-1800), professionale di mercato (1800-1900) e professionale complessa (dal 1950 in poi). Alcuni dei
cambiamenti principali sono stati due processi in particolare: l’industrializzazione, che comporta significativi
investimenti di capitale, una produzione meccanizzata e la diversificazione del lavoro; e la mercificazione, che
trasforma beni e servizi in merci non solo per uso ma anche per lo scambio non implicando il ricorso a tecniche
ha preso piede con la nascita del capitalismo che infatti implica una continua
industriali di produzione. Quest’ultima
espansione della mercificazione. La mercificazione della cultura ha preceduta l’industrializzazione della cultura su
ha comportato un’estensione della mercificazione culturale,
larga scala (fine 1900), ma quando questa è iniziata
questo processo si verifica in fasi differenziate:
mercificazione dell’oggetto materiale (libro), già dal XV secolo
mercificazione dell’informazione contenuta nell’oggetto materiale (opera) con
il copyright, dal XVIII secolo il
copyright, imponendo una restrizione all’uso dell’informazione, crea disuguaglianze all’accesso
mercificazione dell’accesso all’informazione contenuta nei testi a stampa, da fine XX secolo
nella struttura d’impresa
- Cambiamento nella proprietà e
L’epoca professionale complessa è stata caratterizzata dalla crescente presenza di grandi corporation attive nella
produzione culturale all’interno del mercato cinematografico, discografico e radio-televisivo che assumono una
struttura oligopolistica (non stabiliscono il prezzo di mercato ma lo influenzano con il loro comportamento) e sono
verticalmente integrate, anche se molte di loro rimangono concentrate su una sola forma di produzione culturale.
Negli anni ’60 e ’70, sull’onda della diffusione del modello d’impresa conglomerata, molte aziende globali, non
appartenenti necessariamente al settore culturale, acquisiscono partecipazione e quote di controllo in case di
produzione cinematografica, radio, televisioni ecc. Nello stesso periodo si sviluppano anche le piccole imprese,
necessarie per l’ideazione di opere culturali su scala ridotta. Uno dei problemi sollevati da questa espansione delle
terzi all’attività dell’impresa.
imprese culturali riguarda il potere dei proprietari di queste imprese di perseguire interessi
Cambiamento nell’organizzazione e nell’autonomia creativa
-
Nell’epoca professione complessa, la produzione culturale è portata a termine da un team di progetto che include
la direzione strategica dell’impresa ma hanno un ruolo limitato
diversi soggetti: proprietari e dirigenti, definiscono
nell’ideazione e sviluppo dei testi; personale creativo primario, creatori dei testi; manager creativi, intermediano tra
e il lavoro del personale creativo primario;
primi e secondi; personale del marketing, fanno incontrare l’audience
lavoratori qualificati ma non partecipano all’ideazione del testo;
personale tecnico, personale semi/dequalificato,
coinvolti nelle varie fasi.
- Lavoro culturale e sua remunerazione
Il mercato del lavoro culturale nell’epoca professionale complessa è caratterizzato da un permanente eccesso di
creativa, da un’imponente frattura tra lavoro salariato e non salariato e da un’elevata precarietà e dalla
forza-lavoro
scarsa remunerazione del lavoro creativo (tranne i casi di star). Per questo ultimo punto assume importanza
fondamentale la legislazione sul copyright, attraverso cui vengono definiti contrattualmente le percentuali sui ricavi o
i profitti spettanti ai lavoratori creativi, i limiti della loro durata ecc., infatti questa legislazione deve mediare tra gli
interessi di tre parti: creatori, utilizzatori e proprietari. Le mediocri condizioni lavorative sono tollerate dai professionisti
con l’idea che chi poi raggiunge il successo dell’audience ottiene dei compensi generosissimi. Tuttavia a fronte di un
limitato numero di star che ottengono questi compensi, ci sono tantissimi lavoratori che stentano a conseguire una
l’eccesso di remunerazione delle star è conseguenza del modo in cui l’economia culturale
temporanea autonomia
limita i rischi formattando i prodotti con lo star system.
- Internalizzazione e dominio degli USA
Nell’epoca professione complessa della produzione culturale è avvenuto un processo di internazionalizzazione che
ha coinvolto forme culturali (es. quotidiani popolari), tecnologie culturali (es. cinema sonoro) e prodotti culturali (es.
film, serie tv) grazie agli sviluppi nelle comunicazioni e nei trasporti, determinando una crescita dei flussi transazionali
e capitali, con assoluti protagonisti gli USA. In particolare dagli anni ’60-’70 si assiste alla diffusione
di testi, tecnologie
della musica rock e pop angloamericana nel mondo e allo sviluppo delle esportazioni televisive americane, per non
americano nell’industria cinematografica. Dagli anni ’80-’90 si assiste ad una
parlare del crescente monopolio
rilevante intensificazione del commercio culturale e globale e ad un contatto economico, politico e culturale di scala
globale: globalizzazione, che ha inciso sul mantenimento e cambiamento di posizionamento e delle condizioni
competitive delle industrie culturali, in particolar modo delle industrie statunitensi.
3. Proprietà, struttura e dimensione delle industrie culturali
Tra anni ’80-’90 la dimensione delle industrie culturali è aumentata notevolmente sia attraverso numerosi e imponenti
sia grazie all’incoraggiamento dall’espansione economica verificatasi dal 1995 in
processi di fusione e acquisizione
poi negli Stati Uniti, determinando un rilevante sviluppo degli investimenti pubblicitari che hanno aumentato la
redditività delle imprese culturali. Il risultato di queste operazioni è stato la nascita della leadership di un piccolo
profitti mai fatti registrare nei mercati dell’industria culturale globale.
gruppo di imprese che ha realizzato i maggiori
La struttura di tali imprese è molto complessa e in molti casi comprende centinai di business unit impegnate in decine
di settori diverse. Possiamo quindi classificare le imprese culturali tra: dominanti in un settore di un paese, influenzanti
l’indus