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La storia della musica, secondo il Parente, non deve perciò essere considerata come una
catena ininterrotta in cui forme musicali e tecniche si succedono. Accentuando però il solo atto
creativo, egli non considera l’aspetto della creazione che è interazione tra la tradizione storica
e l’identità creatrice, la quale si crea comunque sempre in un determinato ambiente storico.
3. Il problema dell’interpretazione musicale
Tra gli anni ‘30 e ‘40 in Italia, infervora la polemica relativa all’interpretazione musicale: con il
romanticismo, il contrapporsi della concezione dell’arte come creazione assoluta ed il nascere
del virtuosismo hanno messo in luce il contrasto tra la personalità del creatore e quella
dell’esecutore. Si delinearono due concezioni opposte:
quella sostenuta da Parente, secondo cui l’interpretazione era impersonificata nella
• figura del tecnico , ubbidiente esecutore di ordini. Secondo lui, la realizzazione tecnica
della musica non ha nulla a che vedere con la musica:l’esecuzione appartiene
unicamente alla sfera tecnico-pratica ed il compito dell’interprete, seppur difficile e
delicato, è un solo problema di traduzione di segni. Tutto appartiene alla alla tecnica.
L’artista creatore muove dall’interno per impulso originario, l’esecutore dall’esterno,
trovando la guida del suo lavoro in una realtà già creata.
quella sostenuta da Pugliatti, che assegnava all’esecutore un compito prettamente
• creativo. Per lui è infatti inconcepibile un’attività dello spirito umano prettamente
passiva: l’interpretazione musicale nasce da un’attività filologico pratica che serve a
liberare l’interprete da ogni ostacolo materiale e se lo spirito non è ostacolato da
necessità pratiche, manifesta la sua potenza creatrice. L’interpretazione non può perciò
non essere creativa.
Bisognerà uscire da questo cerchio magico dell’idealismo per aprire prospettive ad uno studio
più concreto sull’interpretazione, concepita non solo come affermazione o negazione del
carattere creativo dell’attività interpretativa, ma soprattutto come rapporto attivo tra musicista,
compositore ed esecutore – rapporto che aprirà altre complesse riflessioni sul problema della
grafia musicale e sulla sua lettura, sulla traduzione della musica in simboli..
Interessanti gli studi di Seashore, condotti secondo il metodo sperimentale. Egli affermava che
la partitura non è altro che un punto di riferimento schematico mentre la vera realtà dell’opera
è nella sua esecuzione e per spiegare come avviene il processo interpretativo parla di
deviazione: essendo la partitura uno schema, per l’interprete eseguirla significa uscire
continuamente da questo schema teorico per ritrovare la verità della musica stessa.
E. Fubini L’estetica musicale dal Settecento ad oggi Pag.36
4. La critica e la storiografia idealistica
L’idealismo nel campo degli studi musicali ha dato i suoi migliori frutti nella critica e nella
storiografia. Tra i numerosi studiosi, Il Mila è sicuramente da ricordare.
Egli modifica il concetto crociano di arte come espressione lirica dei sentimenti in espressione
involontaria: l’arte è infatti espressione della personalità dell’artista in modo involontario ed
inconsapevole. La volontà espressiva è un elemento facoltativo e comunque non elimina il
carattere fondamentalmente inconsapevole dell’espressione artistica la quale basta alla
realizzazione dell’arte, mentre la sola espressione esplicita non basta.
Egli basò il suo atteggiamento sull’apertura e sul confronto con altre ideologie sottolineando
come spesso si possano trovare punti di contatto interessanti, solo sforzandosi nel superare i
limiti imposti da incomprensioni dovute a una diversa terminologia.
Luigi Ronga si concentrò invece sulla storia della storiografia musicale, contrapponendo alla
storia della musica come studio filologico e scientifico, una storia della musica come valori
artistici e creativi, come illuminazione delle singole personalità. Le sue ricerche erano volte a
mettere in luce l’insufficienza della storiografia precedente per la mancanza di basi estetico-
filosofiche. Il movimento idealista ha offerto comunque un raro esempio di coerenza tra teoria
e prassi: il lavoro teorico si è tradotto con una coerenza e fecondità non comuni ad opere
storiche, portando gli studi musicali al livello di opere letterarie.
Cap. VIII – Estetica e sociologia della musica
1. Jules Combarieau e la nascita dell’estetica sociologica
La sociologia della musica, intesa come forma di pensiero che pone in relazione la musica con
i fatti sociali , è sempre esistita ed è parte del pensiero estetico sulla musica.
La sociologia invece intesa come disciplina dotata di autoconsapevolezza e specifici metodi di
ricerca, è figlia del positivismo e parente stretta della Musikwissenschaft e nasce nella
seconda metà dell’Ottocento.La musicologia ottocentesca rivendicava la specificità del
linguaggio musicale e proponeva un’estetica che ponesse l’accento più sulla forma che
sull’espressione; l’obiettivo dei sociologi della musica era invece quello di trovare connessioni
tra la musica ed il mondo, la società, la collettività.
Jules Combarieau, in Francia,fu tra i primi a diffondere la Musikwissenschaft (o scienza della
musica).Secondo la teoria edonistica, la musica sarebbe considerata solo in relazione alla
pura sensazione , alla percezione fisica ed i suoi fondamenti andrebbero ricercati nelle leggi
che governano i suoni e le loro relazioni e nelle leggi fisiologiche del nostro sistema uditivo.
Combarieau rifiuta questa teoria per l’incapacità di spiegare l’evoluzione della tecnica musicale
e per il non considerare la musica come fenomeno artistico, come rifiuta la tesi romantica
dell’espressione dei sentimenti in quanto incompleta ed incapace a spiegare il sentimento in
modo adeguato.Secondo lui, la musica può essere considerata sotto diversi punti di vsta,
nessuno dei quali sarà completamente esauriente e vorrebbe affrontarlo con un metodo
La
poliedrico che includa ricerche acustiche, fisiologiche, matematiche, storiche e filosofiche. “
musica è l’arte di pensare con dei suoni”. In quanto pensiero essa è un linguaggio e come
linguaggio dei suoni è autonomo rispetto a quello verbale.
La musica è un modo di pensare sui generis: non esprime concetti né sentimenti ma può
cogliere aspetti della realtà inaccessibili al pensiero comune ed il suo linguaggio riesce ad
oltrepassare la facciata delle cose e penetrarle nella loro intimità. Il linguaggio ordinario,
invece, è fatto di concetti definiti ma non riesce a cogliere l’essenziale delle cose.
Nella musica emozione e pensiero sono ben distinguibili: il compositore non crea solo con il
sentimento ma con tutta l’anima.
Le leggi che governano le relazioni sintattiche dei suoni, la grammatica della musica, non sono
eterne ma sono il prodotto di una certa cultura, storicamente determinata: sono un complesso
E. Fubini L’estetica musicale dal Settecento ad oggi Pag.37
di regole che ha la sua base nel modo comune di sentire e di pensare all’interno di una certa
collettività;qualsiasi indagine sul linguaggio musicale deve perciò essere attento alla cultura e
alla civiltà che lo hanno prodotto.
Tuttavia l’uomo che utilizza ed organizza il suono, si trova di fronte ad una serie di esigenze
che la natura impone al suono stesso ( l’impossibilità dell’orecchio umano di percepire suoni al
di sotto o al di sopra di un certo numero di vibrazioni) anche se entro questi limiti rimane un
vasto margine di libertà.
Nella sua Histoire de la musique, si affida per il suo studio al concetto di evoluzione: la storia
della musica è paragonata alla crescita di un grosso animale il cui corpo è formato da tutti i
musicisti che si concatenano tra loro in un processo evolutivo di filiazione.La storia è poi
suddivisa secondo vari scemi come età teologica ( canto, piano ecc), età metafisica ( Bach,
Haydn, Mozart) ed età positivistica ( musicisti della fine dell’Ottocento) per terminare con un
progressivo passaggio dalla forma oggettiva a quella soggettiva universale, culminante in
Beethoven.
2. La sociologia della musica tra positivismo ed empirismo
Charles Lalo, autore di Esquisse d’une esthetique musicale scientifique, testo che diverrà un
punto di riferimento per gli studi sociologici, propone un’estetica sociologica contrapposta a
quella psicologica e a quella idealistica, inadatte entrambe a spiegare il fenomeno musicale.
Per Lalo, l’arte è un oggetto sociale ed i suoi caratteri peculiari vengono ritrovati solo all’interno
della stessa società;L’estetica non può che essere scientifica,in quanto la sociologia è una
scienza.”I l valore estetico è un valore sociale. La psicologia ci conduce alla soglia dell’estetica ma non ci aiuta a
”. Solo la sociologia può spiegare i motivi per cui una scala musicale, ad es., in una
varcarla
certa epoca era accettata come esteticamente positiva in quanto si inserisce in un sistema
organizzato e condiviso da tutta la collettività.
Il suo studio tende a scoprire i condizionamenti sociali del fatto musicale inteso non solo come
linguaggio dotato di precise regole di funzionamento ma anche come insieme di istituzioni
calate nella società condizionate dalla società stessa in cui emergono.
In questi ultimi decennio, si è abbandonato questo concetto di sociologia come disciplina
totalitaria e oggi mira a porsi come disciplina che si occupa delle indagini sul rapporto musica-
società, concetto fondato sull’idea che la sociologia della musica sia a-valutativa e quindi
puramente descrittiva e perciò essa non dovrebbe essere in conflitto con l’estetica.
Uno degli esponenti di questi studi musicali è Alphons Silbermann.Un altro è Ivo Supicic,
autore di Musique et societè, in cui chiarisce che cosa si può intendere per sociologia della
musica: “il lavoro importante della sociologia della musica consiste in una ricerca a livello dei
fatti: fatti musicali e sociali concreti che una volta riuniti e classificati potranno dar luogo a
conclusioni realmente sociologiche.I rapporti correttamente concepiti, tra la storia e la
sociologia della musica non conducono ad un’esclusione reciproca di queste due discipline m
alla contemporaneità.” Il presupposto di queste ricerche è lo sfondo a-valutativo e a-
ideologico.
Max Weber, nel suo