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ESPERIENZA ASSOLUTISTICA FRANCESE

Nelle grandi monarchie europee, quale la Francia, si assiste ad un processo di accentramento del potere e delle strutture statali. Al fine di soddisfare le esigenze di certezza del diritto e semplificazione nel suo accertamento, la politica regia si avvia verso tentativi di riordinamento, unificazione e concentrazione del materiale giuridico esistente.

Vigeva in Francia un regime normativo che possiamo schematizzare, come facevano gli stessi francesi in quel tempo, in una dicotomia tra i cosiddetti:

  • Pays de droit écrit (paesi di diritto scritto cioè il diritto comune, diritto romano e canonico)
  • Pays de droit coutumier (paesi di diritto consuetudinario cioè le consuetudini dei paesi del regno di Francia)

Voltaire, nel suo "Dizionario filosofico", riguardo al termine "consuetudine", afferma che viaggiando per la Francia si cambia cavallo tanto spesso quanto si cambia diritto. Ciò comportava una grande...

frammentarietà giuridica. Nel 1497 Carlo VII con l'Ordonnance di Montil-lez-Tours (dal luogo in cui è stata emanata) dispone la redazione scritta delle consuetudini locali di ciascun distretto; le consuetudini non sono per stessa natura di competenza del sovrano eppure il potere regio quando è forte si prende anche ambiti del diritto che non sono suoi propri. Essa afferma: "noi volendo abbreviare i processi e i litigi tra i nostri sudditi e sollevarli dalle controversie e dalle spese e introdurre certezza nei giudizi per quanto si potrà e impedire ogni sorta di incertezze e contraddizioni, ordiamo e stabiliamo, dichiariamo e comandiamo che le consuetudini, usi e stili di tutti i paesi del nostro regno siano redatti e messi per iscritto, concordati tra i redattori, i pratici e la popolazione di ciascuno dei suddetti paesi del nostro regno le quali consuetudini, usi e stili così concordati saranno messi per iscritto in libri i quali saranno presentati.dinanzi a noi per farli rivedere e verificare dai membri del nostro Gran consiglio e del nostro parlamento e perché noi li decretiamo e confermiamo e ognuno degli usi, consuetudini e stili così decretati e confermati sarà osservato e mantenuto nei paesi dei quali sarà e altrettanto nella nostra corte del parlamento nelle cause e processi di ciascun paese e giudicheranno, i giudici del nostro regno tanto nella corte del parlamento quanto i nostri balivi, maniscalchi e altri giudici secondo ciascun uso, consuetudine e stile dei paesi dei quali saranno senza chiederne altra prova oltre a quanto sarà scritto su detto libro. E tali consuetudini, stili ed usi così scritti e confermati come detto vogliamo siano mantenuti ed osservati nei giudizi e al di fuori di essi". Il re giustifica questa operazione affermando che con essa si intende abbreviare i processi, diminuire le spese e introdurre la certezza nei giudizi. Essa riguarda le consuetudini, gli usi.e gli stili (Sono gli stylus curiae cioè le modalità, gli usi procedurali dei vari tribunali) e dunque sia gli aspetti sostanziali sia gli aspetti procedurali del sistema giuridico, che dovevano essere messi per iscritto. Questo testo dovrà essere concordato tra i redattori (cioè i funzionari che il sovrano incarica di dirigere le consuetudini), i pratici e la popolazione. Questi funzionari regi dovranno recepire dai pratici (cioè dagli operatori del diritto che quelle consuetudini, usi e stili maneggiano tutti i giorni nel loro lavoro), ma anche dalla popolazione perché non è detto che le consuetudini attengano tutte alla via patologica del diritto (cioè alla strada del tribunale, della pratica delle controversie). Possono esserci consuetudini pacifiche applicate dalla popolazione ma non necessariamente con epigoni in sede giudiziaria. Popolazione e pratici dovranno concordare insieme agli ufficiali regi il testo di queste.

consuetudini; anche questa è un'operazione logica apparentemente neutra ma nei fatti non lo è per niente: il testo non è arrivato alla fine del suo iter ma è solo all'inizio perché poi, dice il sovrano, "questi testi devono essere presentati a noi affinché siano rivisti e verificati sia dai componenti del consiglio regio o del parlamento di Parigi nonché devono essere decretati e confermati dal sovrano quindi trasformati in leggi."

Anche se questa operazione risultava utile ai fini della certezza del diritto, cristallizzare la consuetudine all'interno di un testo scritto comporta il venir meno della sua caratteristica principale ossia di modificarsi nel tempo per adattarsi alle nuove esigenze.

Quanto alle consuetudini non indicate nel testo, anche se non era stabilito un esplicito divieto al loro utilizzo, esse difficilmente sarebbero state invocate in giudizio, in quanto nella prassi il testo avrebbe rappresentato il

punto di riferimento ai fini del giudizio. In questo modo, l'autorità del sovrano si esplicava in un ambito giuridico che rappresentava il monopolio dei giuristi e in cui egli non aveva un controllo diretto. Il diritto consuetudinario diviene un diritto statalizzato e applicabile in quanto riconosciuto valido dal sovrano.

A riprova del fatto che l'ordinanza di Carlo VII avesse un contenuto pesante, possiamo invocare la constatazione che l'operazione dura un secolo; infatti andremo alla metà del 500 per vedere una raccolta ufficiale che sarà composta da una sessantina di coutumes générales (consuetudini generali) del regno di Francia, applicate su più territori e circa trecento consuetudini particolari cioè applicate su territori specifici.

La dottrina peraltro aveva assunto posizioni discordanti in merito all'operazione e, se molti giuristi avevano avversato la creazione di questo monstrum giuridico che aveva la faccia

Della consuetudine, la forza della legge, ve ne erano altri che invece auspicavano che tutto il diritto fosse racchiuso in un unico corpo armonioso e breve.

Budlèn -> giurista della prima metà del '500, sostenitore della posizione del Re. Ritiene che le consuetudini siano il diritto comune di Francia dunque su queste basi è necessario creare un unico sistema chiarissimo e armonioso.

Fra 500 e 600 la Francia continua a sfornare tutta una serie di nuovi progetti di raccolte di diritto.

Enrico III nel 1579 promulga un'ordonnance con la quale prevede di ordinare e stabilire tutto il diritto regio e locale, affida quest'opera a Barnabé Brisson, portato a termine nel 1587; si tratta di un codice che tuttavia, pur essendo stato approvato dal re, non verrà mai promulgato.

La più compiuta realizzazione delle istanze di accentramento e di semplificazione del diritto avviene con l'attività politica e legislativa di Luigi XIV (1638-1715),

corrisponde e che risponde solo a lui. Questo sistema centralizzato e autoritario permette a Luigi XIV di esercitare un controllo totale sul regno e di consolidare il suo potere. Versailles diventa il simbolo del potere assoluto di Luigi XIV. La costruzione del palazzo e dei suoi giardini grandiosi richiede enormi risorse finanziarie, ma il re non esita a spenderle per mostrare la sua grandezza e il suo potere. La nobiltà viene "deportata" a Versailles, dove viene costretta a vivere sotto il controllo del re. Questo serve a depotenziare la nobiltà e a toglierle il controllo operativo e politico del regno. Parallelamente, Luigi XIV mette in atto un sistema di funzionari regi che creano una burocrazia parallela a quella aristocratica. Questi funzionari, rispondendo direttamente al sovrano e essendo stipendiati dalle casse dello stato, diventano i veri governanti del regno. Questo sistema permette a Luigi XIV di esercitare un controllo ancora più stretto sulle decisioni politiche e amministrative. La venalità delle cariche diventa un elemento centrale del sistema di governo di Luigi XIV. Gli uffici principali preposti all'amministrazione del regno vengono appaltati o concessi per privilegio a esponenti di famiglie facoltose. Spesso, a questi esponenti venivano concessi anche titoli nobiliari. Questo sistema permette al re di ottenere ingenti somme di denaro e di mantenere il controllo sulle cariche chiave del regno. In conclusione, il regno di Luigi XIV è caratterizzato da un sistema centralizzato e autoritario, in cui il re esercita un controllo totale sul regno. La costruzione di Versailles e l'istituzione di un apparato funzionariale diretto alle dipendenze del sovrano sono strumenti utilizzati da Luigi XIV per consolidare il suo potere e depotenziare la nobiltà. La venalità delle cariche diventa un elemento centrale del sistema di governo, permettendo al re di ottenere risorse finanziarie e di mantenere il controllo sulle decisioni politiche e amministrative.risponde perché da lui viene stipendiato; quindi tutte le funzioni che fino a quel momento erano state svolte da privati, compreso l'ordine pubblico e la polizia locale, passano ai funzionari; questo processo di sostituzioni non poteva essere disgiunto da un'azione forte anche nel campo del riordino giuridico. A fianco di Luigi XIV vi è un personaggio importante, Jean-Baptiste Colbert, plenipotenziario del re, cioè colui che rende operative le linee principali della politica del diritto che è quanto di più vicino nella realizzazione a quel tentativo di far coincidere diritto con legge. A Colbert e a Luigi XIV si devono infatti quattro ordonnances (emanate tra il 1667 ed il 1681) che non sono testi brevi con un dispositivo, degli articoli ma sono delle vere e proprie leggi di riordino di settori strategici della vita dello stato. Tali ordonnances hanno tutte carattere abrogativo di tutto il diritto preesistente, le altre raccolte non hanno questo.

carattere; tutto il diritto non contenuto nelle ordonnances si intende abrogato.

Viene espressamente vietato il potere di interpretare le norme in esse contenute, il giudice deve attenersi a quanto stabilito e può nel dubbio solo richiedere interpretazione autentica del sovrano, tramite i suoi propri organismi.

Queste due caratteristiche le ritroviamo nei codici in senso moderno tanto che si è detto che si tratterebbe di codici ma non possono considerarsi codici in senso tecnico perché contengono materiale preesistente mentre quelli in senso moderno contengono diritto tutto nuovo; inoltre le ordonnances intervengono in alcuni ambiti del diritto non riformano il diritto nelle fondamenta, come avverrà invece nell'Europa dei codici.

Dal punto di vista della struttura formale interna, hanno un'organizzazione sistematica: anche il diritto previgente mantenuto viene riformulato in norme brevi, semplici e chiare; in alcune norme, quelle più ambigue, le

ordonnances recano in calce l'interpretazione autentica; hanno all'interno del sistema una posizione di preminenza, stabiliscono cioè che quel testo legislativo sarà fonte di prima applicazione in tutta la Francia al di là di particolarismi che formalmente nessuno aveva eliminato. Oltre ad abrogare espressamente tutti gli usi, le ordonnances prevengono conflitti che potrebbero derivare dal contrasto su alcuni ambiti che il legislatore non prevede in anticipo. Ordonnance n° 1: Riforma della procedura civile Abbiamo detto che i tribunali costituiscono, in antico regime, un baluardo di sopravvivenza di un sistema giuridico di tipo giurisprudenziale; questo baluardo sopravvive specialmente attraverso gli stylus curiae che non sono normati dall'alto ma che ciascun tribunale ha assunto come propri. Nel momento in cui si tenta di depotenziare tutte le strutture intermedie tra sovrano e sudditi questa strada si rivela efficace, Luigi XIV impone a tutti i

tribunali uno stylus iudicandi che è da lui stesso voluto, che è messo per iscritto, promulgato ufficialmente e che si applicherà in via esclusiva in tutti i tribunali del regno

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Publisher
A.A. 2019-2020
60 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Milo986 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Pasciuta Beatrice.