vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
VISUAL SEARCH (RICERCA VISIVA)
La ricerca visiva ha a che vedere con “l’integrazione” (binding problem).
Ricerca visiva vuol dire individuare un target in mezzo a una scena che può essere più o meno
complessa a seconda del grado di somiglianza del nostro target con gli elementi distrattori.
Durante i suoi studi, Treisman, presentò più forme geometriche con diversi colori rapidamente (50-
100 ms l’una dall’altra), e osservò delle congiunzioni illusorie.
MODELLO DI COME FUNZIONANO I MECCANISMI REGOLATORI DELLA RICERCA VISIVA:
-primo stadio, preattentivo, in cui le caratteristiche di uno stimolo sono processate senza
mediazione dell’attenzione
-secondo stadio, quello dell’attenzione focalizzata, si combinano in serie le caratteristiche al fine di
ottenere l’oggetto percepito.
[congiunzioni illusorie perchè l’attenzione facilitata richiede più tempo di quello fornito
all’osservatore].
PARADIGMA SPERIMENTALE (SEMPLICE) DELLA RICERCA VISIVA
Vengono mostrati più elementi, a priori viene specificato un target da rilevare, vengono registrati i
TR in funzione del numero di distrattori.
RICERCA DI UN TARGET CHE SI DIFFERENZIA DAI DISTRATTORI PER UNA SINGOLA
CARATTERISTICA (FEATURE SEARCH)
Il TR non varia in funzione del numero di distrattori. Il target salta subito all’occhio (pop-out).
Si può aggiungere come seconda variabile indipendente la presenza/assenza del target). Il TR
assume un valore maggiore nel caso di assenza di target.
RICERCA DI UN TARGET PER CONGIUNZIONE DI CARATTERISTICHE (CONJUNCTION
SEARCH)
Manca il fenomeno del pop-out. il TR è direttamente proporzionale al numero di distrattori.
L’attenzione focalizzata deve procedere combinando le caratteristiche in serie, cioè per un
elemento alla volta fino ad arrivare a individuare il target. Variabile critica è il grado di somiglianza
dei distrattori con il target.
presenza/assenza..TR maggiore.
MODELLO DI LAVIE (TEORIA DEL CARICO PERCETTIVO)
Il filtro non agisce sempre tardivamente o precocemente, ma piuttosto dipende dalla quantità di
risorse attentive disponibili. Tale modello è definito modello ibrido.
-Carico percettivo basso: la rilevazione del target costa poche risorse attentive. Le risorse attentive
che avanzano possono agire allocate su altri stimoli irrilevanti che eventualmente verranno bloccati
da un filtro tardivo.
-Carico percettivo alto: la rilevazione del target costa più risorse attentive ——-> i distrattori
verranno inibiti da un filtro precoce, e non sono più capaci di influenzare il TR.
LOCALIZZARE
Localizzare nello spazio è una delle funzioni fondamentali del cervello. Quest’ultimo deve svolgerla
rapidamente, per la necessità di individuare possibili predatori/prede con una velocità adeguata.
Localizzare vuol dire:
-separare un oggetto dallo sfondo
-separare un oggetto dall’altro
-determinare la posizione nello spazio tridimensionale
-determinare il movimento degli oggetti
Gli psicologi della Gestalt si sono occupati di tutti quei fattori che permettono di organizzare
l’informazione sensoriale, e, in particolare, di:
organizzazione figura-sfondo; raggruppamento degli oggetti.
ORGANIZZAZIONE FIGURA-SFONDO
In assenza di indizi forti presenti nello stimolo, che ci permettano di discriminare la figura dallo
sfondo, possiamo avere configurazioni percettive instabili o reversibili.
Il principio di area relativa afferma che diventa figura la regione di area minore.
Il principio generale della Gestalt afferma che ciò che accade al tutto non può essere dedotto dalle
proprietà delle parti considerate isolatamente. Le qualità del tutto sono sempre emergenti rispetto
agli elementi che lo costituiscono.
SEPARARE UN OGGETTO DALL’ALTRO
L’informazione raccolta dai nostri recettori è parzialmente indeterminata. Per risolvere il problema
dell’indeterminazione ottica, gli psicologi della Gestalt proposero il principio del minimo, secondo
cui, ogni configurazione di stimoli è percepita in modo tale che la struttura risultante sia la più
semplice possibile (vedi triangolo di Kanizsa).
La psicologia della Gestalt ha individuato alcune regole attraverso le quali il nostro sistema
percettivo organizza le informazioni sensoriali: vicinanza, somiglianza, chiusura, continuità,
movimento in comune.
DETERMINARE LA POSIZIONE NELLO SPAZIO TRIDIMENSIONALE
Il nostro cervello utilizza informazioni di tipo motorio e visivo per riferire la terza dimensione (la
profondità), e risulta quindi necessario utilizzare degli indizi sia binoculari che monoculari, perchè
le informazioni sono indeterminate.
INDIZI BINOCULARI
-convergenza (informazione motoria)
-disparità binoculare (informazione visiva) più un oggetto è vicino, maggiore è la disparità retinica,
questa disparità è importante per determinare la percezione della profondità e della distanza.
INDIZI MONOCULARI
-Accomodazione: variazioni dello spessore del cristallino, che vengono registrate dal nostro
cervello per riferire la posizione dell’oggetto e la sua distanza. Anche qui ci riferiamo ad oggetti
vicini.
-parallasse in movimento (velocità degli oggetti): gli oggetti che si trovano più vicini pare si
muovano più velocemente
-indizi pittorici: dimensione relativa, sovrapposizione, altezza relativa, prospettiva lineare,
ombreggiatura, prospettiva aerea.
RICONOSCERE
Questa è una delle funzioni di cui non si è normalmente consapevoli e, il riconoscimento è un
risultato sommativo top-down/bottom-up.
Le vie euristiche sono delle scorciatoie, non prive di margine di errore, ma è preferibile commettere
errori che essere lenti. Spesso gli errori hanno a che vedere con il contesto.
Il contesto è decisivo per restringere la gamma delle possibili ipotesi ed è al servizio dell’euristica.
LA SUPERIORITÀ DEL GLOBALE
Prima si elaborano le informazioni strutturali e globali e poi i dettagli, le informazioni locali.
C’è una superiorità del globale in termini temporali e di riconoscimento per il nostro sistema
percettivo. Questo effetto di superiorità del globale è definito Effetto Navon.
Navon ha elaborato un esperimento che ha dimostrato la superiorità del globale.
I soggetti presi in esame dovevano, a partire da un’immagine di una lettera grande composta da
altre lettere più piccole, focalizzare l’attenzione sulle lettere piccole. Si notò che l’informazione
globale veniva elaborata in automatico.
Possiamo considerare l’effetto Navon anche come un caso particolare di attenzione selettiva.
Una serie di studi negli anni ’90 hanno cercato di vedere se queste conclusioni potessero valere
anche per scene naturali, stimolazioni più complesse dal punto di vista percettivo.
FREQUENZE SPAZIALI
-Bassa frequenza: Le basse frequenze sono componenti spaziali che compongono una scena
complessa e si percepiscono quando lo stimolo è lontano o in periferia. Veicolano informazioni di
tipo globale.
-Alta frequenza: veicolano informazioni di tipo locale.
Le frequenze spaziali descrivono il numero di volte per cui un dettaglio può ripetersi in un’unità di
spazio.
Il corpo umano presenta sistemi neurali specializzati per entrambe le frequenze spaziali (sistema
magnocellulare per le basse; sistema parvocellulare per le alte frequenze).
ESPERIMENTO DI SCHYNS E OLIVIA
Tennero un esperimento critico rispetto alla questione della superiorità del globale.
Quando un’immagine è lontana si perdono le alte frequenze spaziali, altrimenti esaltate se
l’immagine viene ingrandita.
L’esperimento consiste nella creazione di numerose immagini ibride e, se fatte vedere per un
tempo breve (10ms), gli osservatori vedevano più frequentemente le basse frequenze (il contenuto
globale).
TOP-DOWN- EFFETTI DEL CONTESTO
Un esperimento che permette di chiarificare il ruolo del contesto nel riconoscimento dell’identità di
un oggetto è l’esperimento di Palmer.
L’esperimento consisteva nel presentare una scena contestuale per pochi secondi, poi si
presentava per pochi millisecondi un target degradato. Sulla base di poche informazioni prossimali,
presenti sulla retina, il sistema percettivo cerca di ricostruire lo stimolo distale.
Il ruolo del contesto si ritrova anche nell’effetto di superiorità della parola.
MODELLI DI RICONOSCIMENTO - BOTTOM-UP
Gli studi per determinare l’elaborazione degli stimoli percettivi sfruttano sia lo studio del modello
del top-down, ovvero l’influenza del contesto, sia lo studio dei modelli bottom-up.
MODELLO DEI TEMPLATES
Il modello dei templates (sagome) afferma che per riconoscere un oggetto bisogna poter
confrontare con successo la stimolazione visiva di quell’oggetto in entrata con la rappresentazione
in memoria. Se c’è corrispondenza c’è riconoscimento.
Questo modello presenta delle limitazioni: scarsa economicità e mancato chiarimento di alcune
dinamiche di base.
Una lettera se orientata in un certo modo potrebbe non avere un riscontro in memoria, idem per il
carattere con cui è scritta. Inoltre non è chiaro come si creano tutti i templates.
MODELLO DELLA COMPARAZIONE DELLE CARATTERISTICHE
Esistono vari stadi di elaborazione delle caratteristiche di un oggetto:
-rilevatori delle caratteristiche
-combinare questi elementi
Questo modello però è in conflitto con il fenomeno della superiorità della parola. Il modello
predilige delle informazioni locali a quelle globali, nei processi di riconoscimento.
Questo modello è supportato da dati neurofisiologici.
Hubel e Wiesel hanno dimostrato che esiste una gerarchia nell’elaborazione delle informazioni nel
sistema visivo. Questa gerarchia corrisponde al modello di comparazione delle caratteristiche.
Si sono occupati di neuroni selettivi per l’orientamento ed hanno dimostrato che queste cellule
presentano una struttura gerarchica del grado di complessità degli stimoli a cui rispondono. Questo
fenomeno rappresenta una forte analogia con il modello della comparazione delle caratteristiche,
per il quale era stato descritto un primo e un secondo stadio di elaborazione delle caratteristiche.
La gerarchia nel sistema visivo si compone di un primo stadio di cellule semplici che rispondono in
funzione della posizione del campo recettivo; il secondo stadio è di cellule complesse che ricevono
l’imput dalle cellule semplici e generalizzano le proprietà a cui esse rispondono; infine il terzo
stadio si compone di cellule ipercomplesse.
La cellula semplice risponde solo quando lo stimolo visivo ha un c