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LEGGI FONETICHE
Metafonesi: consiste nell’influenza esercitata dalle vocali finali sulla tonica
- precedente. La direzione dell’influsso va nel senso dell’adeguamento della
vocale tonica alla vocale finale.
Anafonesi: fenomeno tipicamente fiorentino, trasformazione che riguarda due
- vocali in posizione tonica ovvero [o] e [e] che passano rispettivamente a –i e a
–u costituendo un innalzamento articolatorio.
Vocalismo atono: in posizione atona la distinzione tra i due gradi di apertura di
- –e e –o si neutralizza.
Metatesi: processo di mutamento fonetico per cui l’ordine di successione di
- due fonemi viene rovesciato. Spesso in presenza di –r e di –l.
VARVARO
All’inizio della canzone di gesta del “coronement loois” si narra appunto come
Carlomagno abbia disposto nella cappella di Acquisgrana la solenne incoronazione
del figlio Ludovico (o Luigi) il Pio, alla presenza di tutta la nobiltà francese. Prima di
procedere all’incoronazione vera e propria però, il vecchio imperatore subordinò
l’elevazione del figlio ad alcune condizioni: egli non avrebbe dovuto macchiarsi di
peccato ne di tradimento ne avrebbe dovuto diseredare orfani.
Guglielmo, divenuto una sorta di protettore del giovane re, si recò in pellegrinaggio a
Roma trovandola assediata dai Saraceni, che combatte e vince; mentre in premio del
suo valore gli viene data in sposa la figlia del re Guaifier, viene richiamato in tutta
fretta in Francia a causa di una rivolta dei nobili contro Luigi (Carlomagno è ormai
morto). Debellato il nuovo usurpatore, Guglielmo e Luigi tornano insieme a roma per
la coronazione imperiale, ma vengono attaccati da un principe tedesco; Guglielmo
vince anche costui, e torna in Francia dove Luigi verrà finalmente incoronato
imperatore.
Dei personaggi del brano letto, tutto sono storici. Arnesi d’Orleans non è un
personaggio storico e lo stesso dovremmo dire di Guglielmo d’Orange perché nel
ciclo si rivengono dei tratti che permettono l’identificazione dell’eroe con il conte
Guglielmo di Tolosa: ambedue, eroe epico e personaggio storico, hanno concluso la
loro vita in santità in un monastero. Ma nell’813, al momento dell’incoronazione ad
Acquisgrana, Guglielmo di Tolosa era già morto da qualche mese e non presenziò
dunque alla cerimonia. In confronto al Cid perciò l’aderenza alla storia qui appare
subito minore. Inoltre l’incoronazione non fu così drammatica come vorrebbe il
poema; né Luigi fu mai così imbelle come si legge.
Viene naturale chiedersi se questi travestimenti della storia non siano dovuti allo iato
temporale, circa 300 anni, fra i fatti e la composizione della Chanson. Il discorso che
Carlomagno fa dopo l’incoronazione del figlio dipende da una fonte storica precisa.
Si capisce da ciò che le modifiche apportate in merito ai personaggi fittizi, siano
modifiche coscienti.
Il problema centrale della Chanson è sicuramente la successione al trono di Francia,
l’ideale regale (simbolizzato dalla corona sull’altare), sovrano giusto, tanto che luigi
ha paura del compito di prendere la corona.
La corona d’oro è al centro della scena appunto perché esprime l’acquisita coscienza
dei francesi di essere un organismo unitario. È questo l’elemento caratteristico e
significativo della poesia epica, la collettività e gli interessi comuni. Da ciò ne
consegue che fra opera e pubblico si instauri un rapporto particolare dove il narratore
scompare, fuggendo da colui che racconta, e addirittura fondendosi col pubblico,
parlando dunque di interessi che sono anche i suoi.
L’eroe può acquisire anche una dimensione mitica, divenendo mito egli stesso.
Viviano e le sue battaglie dell’Archamp sono il tema della Chanson de Guillaume.
Nella prima battaglia Viviano non ha potuto chiedere aiuto a Guglielmo, di cui è il
nipote, e ha affrontato da solo il nemico, restandone però sopraffatto. Il
combattimento dura da alcuni giorni e Viviano è l’unico cristiano ancora in vita: non
gli rimane che raccomandarsi a Dio e sperare che Gugliemo giunga in tempo per
salvare il regno. Viviano invoca Maria, ma si pente subito di aver chiesto salvezza e
prega invece per la vittoria francese, perché si ricordò di come cristo non rifiutò di
sacrificarsi e accettò la sofferenza sulla croce (stesso passo del Vangelo di Matteo).
La figura dell’eroe morente proiettata sulla figura del Cristo, assume una dimensione,
sublime, che oltrepassa la tragedia ed instaura il mito.
Un tono non diverso hanno le lasse della Chanson de Roland, in cui si narra la morte
dell’eroe. Essa è stata annunciata da un grandioso fenomeno atmosferico- Anche qui
è esplicito il calco evangelico. Anche la morte di Rolando ripete dunque il grande
modello della Passione. Rolando è senza dubbio colpevole di dismisura perché, per
non compromettere il suo prestigio suonando il corno, porta alla morte se stesso e
tutti i suoi compagni. Egli muore come un santo, come martire della fede, sebbene i
suoi ultimi pensieri siano feudali e terreni: egli parla del suo lignaggio, del suo
passato da valoroso guerriero, ecc…Il poeta ha sviluppato due elementi comici, il
travestimento dei guerrieri ed il dialogo fra Guglielmo e il re Otrant. Non meno
ridicolo è il nipote Bertran, che abbigliato in modo analogo deve condurre i buoi che
tirano i carri dove sono nascosti i guerrieri, non sa come fare e si infanga tutto
riportando lividi fin sul naso. Ma l’apice comico è nel dialogo col re Otrant, in cui
finisce per tirargli la barba e strappargli poco meno di cento peli.
Perciò è lecito dire che la comicità e l’amore possono intervenire nell’opera epica
senza minimamente compromettere la riuscita, dall’altro dobbiamo precisare che il
panorama epico del medioevo ha un suo centro e le sue periferie e che al centro
stanno senza alcun dubbio le problematiche storiche, sociali e feudali, guerresche ed i
toni robusti o tragici che abbiamo illustrato prima, mentre questi risvolti umoristici
sono senza dubbio periferici.
*Nell’XI secolo l’epopea comincia ad essere il primo genere poetico ben distinto e
strutturato. Coloro cui era affidato il compito di trasmettere e comporre poesia erano i
giullari, che professavano l’arte di divertire la gente.
La Chanson de Geste ha per tema fondamentale la lotta contro i pagani, tutti gli
infedeli. Tra l’XI e il XII secolo dovrebbe nascere la Chanson de Roland, ma il
problema della datazione resta insolvibile, in quanto personaggi e avvenimenti
risalgono all’VIII e IX secolo. Forse il racconto di questi eventi è stato tramandato
per qualche secolo dai giullari per poi essere trascritto nell’XI/XII secolo.
Sul tema della Chanson de Geste però appare molto semplice: l’unità metrica è la
lassa; il verso è dapprima ottonario composto da 2 emistichi, poi abbiamo il
decasillabo con cesura, poi il dodecasillabo, il verso alessandrino.
La chanson de Roland La leggenda poggia su un fatto storico; il ritorno in
Francia di Carlo Magno dopo una breve spedizione di conquista in Spagna. Marsilio
di Saragozza chiede, bluffando, la pace a Carlo Magno in modo da poterlo attaccare.
Carlo Magno dietro suggerimento di Rolando, invia Gano, anche se troppo tardi.
Il ciclo dei Narbonesi Il protagonista è Guglielmo d’Orange, figlio del conte
di Narbona. Di queasto ciclo fa parte “Le Couronnement de Luis”, momento in cui
Carlo Magno affida il regno all’incapace Luigi; ma le incertezze sono risolte da
Guglielmo che con un pugno abbatte un usurpatore, il quale, prima di essere ucciso
mozza il naso al giovane eroe che rimarrà per sempre Guillaume au court nez. Nel
Charroi de Nimes, guglielmo sperimenta l’ingratitudine di Luigi che, nella
spartizione dei feudi, non ne lascia neanche uno a Guglielmo, che parte per
conquistarne uno in terra Saracena.
Forse queste canzoni sono state create per predicare la fedeltà ad ogni costo al
sovrano, o per illustrare il guerriero che con le sue forze difende i suoi diritti e
aspirazioni e per descrivere il potere del sovrano come voluto da Dio al quale ognuno
deve inchinarsi.
Il Cid
La poesia epica non solo precede cronologicamente ogni altra forma, ma è anche il
genere che instaura una letteratura. Partiamo da un dato minimo, una vicenda storica
di rilievo per la comunità che la ricorda (notiamo già dunque un rapporto non
generico con la realtà, bensì con avvenimenti storici specifici).
Cantar de mio Cid è l’unico testo epico casigliano rimastoci, di cui si è perso
l’incipit; questo ha fatto si che si determinasse un inizio ex abrupto. Il protagonista,
Ruy Diaz, ha rotto col re Alfonso VI di Pastiglia, il quale lo ha esiliato: l’eroe sta
perciò abbandonando la sua città, Bivar. Perché l’esilio? Al V. 9 si accenna a dei
enemigos malos. Era accaduto che il Cid era stato inviato dal re Alfonso a riscuotere
dei tributi a Siviglia e il Cid si schierò dalla parte di quest’ultimo, sconfiggendo il
nemico. Al suo rientro però il re Alfonso è stato informato, in maniera errata, del fatto
che il Cid avesse preso per se una parte dei tributi (ecco il motivo dell’esilio). La
vicenda narrata in questi versi ha un esatto riscontro nella storia: Ruy Diaz fu esiliato
nel 1081. Il manoscritto del poema è datato 1307, ma indizi più rilevanti si ricavano
all’interno del testo stesso, che fanno pensare che il testo sia stato composto attorno al
1140, circa quarant’anni dopo la morte dell’eroe, quando erano ancora in vita molti di
coloro che l’avevano conosciuto. Nella realtà il Cid fu esiliato dalla Castiglia e si
guadagnò da vivere militando da mercenario per il re musulmano di Saragozza. Ma
non è lo spirito di crociata il fulcro del testo: l’unico avversario che il Cid non
avrebbe mai affrontato era re Alfonso, di cui si considerava sempre vassallo, con una
lealtà maggiore di quella richiesta dal tempo. Condizionato da ciò, il Cid preferì
spostarsi nella parte orientale della penisola iberica e costruire con la sola forza della
sua spada il suo potere e la sua forza, il suo prestigio: conquistò Valencia e Toledo e
le fece tornare città cristiane.
1° cantare. Narra delle prime vicende dell’esilio dell’eroe e i suoi primi successi.
2° cantare. Tocca rapidamente della conquista di Valencia, ma è centrato sul
fidanzamento delle figlie del Cid con i due conti di Carrion.
3° cantare. Narra come i due conti si siano piegati al matrimonio con le ragazze solo
per i beni conquistati del