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Estratto del documento

Il tratto unificante può essere individuato nell’osservazione della realtà e nella libera

discussione e delle problematiche connesse con la morale, il costume, la società,

anche se la satira non rappresentò mai una forma di opposizione al potere e neppure

fu un manifesto di riforma sociale.

Le sei satire di Persio amano la provocazione forte nella denuncia del vizio come

male sociale. 47

La protesta sociale nella satira di Giovenale

Solo nelle satire di Giovenale alla denuncia si aggiunge una vibrata protesta sociale.

La protesta di Giovenale ha una formula molto semplice e realistica: essa consiste nel

ribaltare il disprezzo della ricchezza e nel mostrare come la povertà non sia affatto un

bene, ma un male, forse l’estremo fra i mali.

Per Cicerone e Seneca la ricchezza, la nobiltà, ecc…, erano giudicati beni esteriori,

indifferenti in vista del conseguimento della felicità. Erano invece in grado di

assicurare la felicità i beni duraturi, come la virtù e la saggezza; il buon uso della

ricchezza consisteva nel non attribuirle eccessiva importanza e nel considerarla un

bene strumentale in quanto premessa di quella indipendenza economica che consente

la libertà.

Queste idee erano state diffuse dalla cosiddetta diatriba stoico-cinica, che si

riproponeva di rovesciare i falsi valori accreditati dal progresso umano. A Roma i

suoi principi finirono per salvaguardare l’assetto sociale esistente.

l’attenzione dalla ricchezza, la individua come il tema

Giovenale invece di stornare

fondamentale da cui prende avvio la protesta. Il ricco viene realisticamente colto

nell’hic et nunc e per lo più associato a qualche attività illecita o indecorosa o

delittuosa. c’è un delitto o una colpa, nonostante i quali il ricco si gode in

Dietro ogni patrimonio

tutta tranquillità il suo benessere.

Si sarebbe portati a pensare che la denuncia di Giovenale sia portatrice di un

messaggio di rinnovamento. Nulla di tutto questo. La protesta sociale si arresta al

momento della denuncia.

Giovenale era lontano dal vedere gli interessi che potevano indurre i ceti subalterni a

fare causa comune. La sua società ideale non comprendeva nè schiavi né liberti,

escludeva quanti erano dediti a lucrose attività commerciali, emarginava orientali e

stranieri, prendeva le distanze perfino dai clienti. 48

Giovenale

La nascita è collocata tra il 55 e il 60 d.C. ad Aquino. Non sappiamo se davvero fu

cliente, anche se continuamente parla delle umiliazioni e delle miserie connesse con

l’istituto della clientela. Muore dopo il 127.

L’opera

È ignota l’esatta cronologia delle 16 satire, ripartite in 5 libri, che si possono

collocare tra il 90 e il 127.

Satira I: ha carattere programmatico in polemica con le declamazioni da salotto;

satira II: contro l’ipocrisia e l’omosessualità, pratica indegna dei romani,

conquistatori del mondo;

satira III: addio del poeta all’amico Umbricio che lascia Roma, invivibile dopo

l’immigrazione degli orientali e per evitare la piaga della povertà che affligge i

clienti;

satira IV: racconta del consiglio imperiale convocato da Domiziano per decidere

come cucinare un pesce gigante che gli è stato regalato;

satira V: descrive la cena in cui un patrono umilia il cliente facendogli servire cibo di

pessima qualità;

satira VI: è la celebre satira contro le donne, che, nel solco di una tradizione

misogina, delinea una mappa completa dell’immoralità del tempo;

satira VII: illustra le misere condizioni degli intellettuali, che non godono più di

protezione e stentano a tirare avanti;

satira VIII: la nobiltà di nascita è un falso valore, smentito dal comportamento dei

funzionari romani, disposti a ogni sorta di ruberie a danno dei provinciali;

satira IX: un ulteriore esempio della miseria dei clienti è offerto dalle lamentele di

Nevolo, un omosessuale male ricompensato dei suoi servizi da un patrono avaro;

satira X: la formula divenuta proverbiale mens sana in corpore sano, condensa quanto

gli uomini possano chiedere agli dei, evitando di aspirare a beni apparenti;

satira XI: il contrasto tra ricchezza e povertà prende corpo nelle descrizione di una

cena semplice, offerta dal poeta a un amico e allietata da letture di poesia; 49

satira XII: il poeta offre un sacrificio per il ritorno di un amico; si tratta di un atto

disinteressato e non dettato dal desiderio di procurarsi un’eredità;

satira XIII: consolazione di un amico che è stato truffato da un imbroglione;

satira XIV: i vizi della società nascono all’interno della famiglia; i genitori, esortano i

figli a conseguire successo e profitti;

satira XV: un episodio di cannibalismo avvenuto in Egitto per motivi religiosi offre lo

spunto per una polemica contro il fanatismo;

satira XVI: sui privilegi della vita militare.

La lingua e lo stile

Dal punto di vista stilistico Giovenale sfrutta appieno la mescolanza dei livelli

espressivi che era consentita alla satira in quanto genere aperto e non codificato. La

sua satira registra un innalzamento stilistico rispetto alla tradizione del genere. 50

comica della realtà nell’epigramma di Marziale

La rappresentazione

Anche se gli epigrammi di Marziale precedono Giovenale, possono essere riportati

per ultimi a completamento del quadro del disagio sociale. In quanto genere

infatti, l’epigramma apre un osservatorio di

disponibile alle più svariate tematiche,

primaria importanza sulla realtà, cogliendola nei suoi aspetti più ordinari, che lo

orienta verso la categoria più quotidiana del vissuto, senza escludere gli aspetti più

umili e sordidi. e l’epigramma di Marziale sta nel fatto che, mentre nella

La differenza tra la satira

satira la presentazione di un comportamento va di pari passo con il giudizio morale,

l’interesse di Marziale è esclusivamente realistico e dà luogo a una rappresentazione

realtà, che prescinde dalla valutazione morale. L’autore

soprattutto comica della

mette in ridicolo comportamenti assurdi ed eticamente riprovevoli condannando chi

agisce in quel modo ed elogiando il comportamento opposto.

Giunto a Roma come molti altri spagnoli in cerca di gloria e di denaro. I principi fino

a Domiziano, gli avevano concesso qualche privilegio; aveva ottenuto anche la gloria,

ma non la ricchezza, o almeno quel benessere che gli consentisse di lasciare

l’umiliante condizione di cliente. Di questa condizione Marziale e Giovenale ci

presentano le manifestazioni e gli stati d’animo colti dal punto di vista di chi è

soggetto a questo stato subalterno, e ne soffre.

In quanto clienti non si fanno portavoce di tutti i diseredati, ma di una categoria

particolare, persone che si affidavano alla protezione di un patronus, al quale

assicuravano servizi in cambio della sportula, inizialmente una cesta di viveri, presto

convertita in una somma di denaro che con l’imperatore Traiano divenne una tariffa

andavano dall’atto formale della salutatio mattutina alla

fissa. I servizi del cliente

partecipazione alle cerimonie pubbliche al seguito del patrono, fino alla militanza

politica in vista dei comizi elettorali.

L’aspetto più odioso, quello della salutatio, che aggiungeva all’umiliazione di

mettersi in fila per ricevere pochi soldi, anche il fastidio di dover osservare una

gerarchia basata sul reddito, chi più possedeva aveva diritto di precedenza.

Quella del cliente era una professione, che poteva anche escludere altri impegni di

lavoro, ma condannava a una continua ricerca di protezione.

La condizione di cliente non si identificava necessariamente con uno stato di

indigenza:il disagio della categoria doveva dipendere dal trovarsi stretti in un

continuo confronto con l’ambiente del patronus ricco e con gli strati più bassi della

società. 51

L’epigramma

L’epigramma letterario

Il termine epigramma è greco, equivale al latino inscriptio e indica quella che in

origine era un’iscrizione di carattere funebre o commemorativo.

L’epigramma letterario è un breve testo di carattere occasionale, che fissa sulla

pagina momenti della realtà colti da una visuale satirica e chiuso da una battuta a

sorpresa. Il metro ufficiale è il distico elegiaco.

L’epigramma in Grecia

L’epigramma trova attestazioni in tutto il corso della letteratura greca e latina: i più

antichi epigrammi votivi e sepolcrali risalgono al VII sec. a.C. . La grande fioritura si

realizzò nella letteratura ellenistica, della quale l’epigramma interpretava alla

perfezione il canone della brevitas, divenendo così una delle forme principali della

lirica soprattutto negli epigrammi amorosi.

Le antologie di epigrammi

La raccolta più antica fu assemblata da Meleagro tra il II e il I sec. a.C., se ne

giunta invece l’Anthologia Palatina

susseguirono altre, tutte perdute. Ci è risalente

alla metà dell’XI sec, contiene circa 3700 epigrammi di circa 300 poeti, raggruppati

per argomenti in 15 libri, tra i quali si distinguono per importanza gli epigrammi

d’amore e quelli funebri.

L’epigramma latino

Nel mondo romano l’epigramma fece la sua comparsa solo verso la fine del II sec.

a.C. con i poeti della cerchia preneoterica e poi con Catullo, al quale l’epigramma

offe un supporto più idoneo per esprimere emozioni e stati d’animo.

che l’epigramma diventa una forma letteraria di prim’ordine,

Ma è solo con Marziale

recuperata a piena dignità e fissata nella struttura che diverrà canonica per tutti.

La tecnica dell’epigramma

dell’epigramma di Marziale si distinguono una prima parte,

Nello schema-tipo

descrittiva o narrativa che ha il compito di presentare una situazione, e una battuta

finale inattesa e pregnante.

La costruzione si risolve sempre in un numero ristretto di versi, mediamente entro la

decina. Sul piano espressivo la brevitas implica l’uso di un linguaggio limpido e di

una studiata collocazione delle parole. 52

Si possono individuare alcuni filoni fondamentali, l’epigramma comico-realistico,

che colpisce difetti fisici e vizi umani; ma anche seri: negli epigrammi funebri , in

quelli celebrativi e nelle espressioni di nostalgia sul taglio realistico prevale la

dimensione lirica.

Marziale

Nato in Spagna intorno al 40 d.C., si trasferì nel 64 a Roma, nella capitale strinse

amicizie importanti come quelle con Giovenale e Quintiliano, ma non trovò la

ricchezza che sperava e dovette adattarsi a vivere come cliente.

Marziale esercitava la professione di cliente e aveva ricevuto un’istruzione di alto

livello; i suoi epigrammi ri

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
88 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher shanti90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura latina 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Cozzolino Alessandro.