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La sua opera principale fu il De viris illustribus, in almeno sedici libri, che
comprendeva le vite di uomini famosi, romani e stranieri, ordinate per categorie
“professionali”.
Il De excellentibus ducibus exterarum gentium («vite dei massimi condottieri dei
popoli stranieri»), comprende 22 biografie e un elenco di re di varia nazionalità e le
vite di Attico e Catone Censore, appartenenti al libro De latinis historicis.
Le biografie di Nepote sono scritte in uno stile semplice e rivolte a lettori di cultura
ordinaria, presentano interesse per la caratterizzazione etica dei personaggi in base a
vizi e virtù, e per la prassi originale del confronto tra personaggi romani e stranieri.
Nei suoi scritti Nepote storicizza il concetto di bene e male, e così nel giudicare usi e
costumi dei vari popolo, l’autore riteneva che si dovesse tenere conto della peculiarità
e dello stato culturale di ciascuno di essi, senza pretendere di elevare a modello
comportamentale assoluto il costume romano. 27
Varrone
Il termine erudizione abbraccia un insieme di scritti accomunati dall’intento di
arrecare un contributo alla conoscenza della storia e della cultura del proprio o di
altri popoli. Tale interesse veniva sviluppato attraverso lo studio delle istituzioni,
delle antichità pubbliche e private. La riflessione sulla lingua, sulla letteratura e sulle
antichità nazionali fu stimolata da due fattori, da una parte vi era la percezione di
un’epoca di crisi e decadenza morale con la conseguente tendenza a idealizzare il
passato e i valori del mos maiorum e la necessità di produrre una manualistica
divulgativa per una nuova classe dirigente, culturalmente impreparata.
Nato a Rieti nel 116 e morto a Roma nel 27, assistette alla progressiva trasformazione
del potere in senso personalistico, che segnò la crisi della repubblica e il passato al
principato. Fu uomo politico di parte pompeiana, ma dopo la rotta di Farsalo
beneficiò del perdono di Cesare, che lo incaricò di allestire la prima grande biblioteca
pubblica.
Attraverso i suoi scritti compì un’opera di raccolta e di sistemazione delle conoscenze
in particolare fu uno dei fondatori dell’ordinamento enciclopedico.
della sua epoca,
La sua fu una produzione varia per argomenti e variegata nelle forme, componendo
74 opere per complessivi 620 libri, ma queste opere sono quasi del tutto perdute.
-Opere antiquarie ed enciclopediche: libri che costituiscono una monumentale
raccolta delle istituzioni pubbliche e private del popolo romano e a cui appartiene la
prima enciclopedia latina.
-Opere di storia letteraria: in cui sulla base di criteri linguistici separò dalle
commedie spurie quelle che ancora oggi si ritengono le 21 commedie autentiche di
Plauto, e altri libri in cui si delineavano i ritratti biografici di personaggi famosi greci
e romani, suddivisi per categorie.
-Opere filosofiche: si distinguono dialoghi su temi di filosofia morale con esempi
desunti dalla storia.
-Saturae Menippeae: 150 libri di satire così denominate dal nome del filosofo cinico
Menippo, e caratterizzate dalla mescolanza di prosa e versi. Dai circa 600 frammenti
giunti si evince che l’opera trattava questioni morali, denunciando la decadenza dei
costumi.
Ci sono invece giunte le seguenti opere:
un trattato in forma di dialogo sul tema dell’economia rurale
-tre libri De re rustica:
redatto nel 37 a.C., in cui si riferisce a latifondi sfruttati intensivamente per rifornire
di merci pregiate i mercati cittadini.
-De lingua latina: il primo trattato sistematico di grammatica latina 28
Lucrezio
Pochi dati della sua vita ci sono pervenuti attraverso la Cronaca dello scrittore
cristiano san Girolamo, secondo cui Lucrezio nasce nel 94 o 96 a.c. e si suicidò
intorno ai quarantaquattro anni ma rimane incerto il suo luogo di nascita. Anche la
–didascalico
data di composizione della sua unica opera il poema epico De rerum
natura rimane sconosciuta, una sua pubblicazione postuma avviene per opera di
Cicerone.
L’opera
Il De rerum natura comprende 6 libri per un totale di 7420 esametri.
I libri si presentano riuniti a coppie: i primi due espongono i principi fondamentali
si riferisce all’antropologia, gli ultimi due
della teoria atomistica, la coppia centrale
fanno riferimento alla cosmologia e ai fenomeni naturali.
L’opera viene dedicata a Gaio Memmio (questore di Pompeo in Spagna), che
accusato per tentativi di corruzione, venne esiliato in Grecia. Per alcuni il tono
elogiativo e ossequioso del poeta nel confronto del dedicatario svelerebbe un rapporto
di soggezione di Lucrezio, forse cliente o addirittura liberto.
Le ragioni della dedica a Memmio, rientrano nella convenzione letteraria, che figura
il poema didascalico come un rapporto continuo tra il poeta, che si rivolge
costantemente al discepolo (Memmio è invocato nove volte nell’opera, e altre volte è
citato) e al dedicatario, che in cambio dell’insegnamento filosofica, concederà la sua
amicizia al poeta.
Ma la presenza di Memmio si indebolisce sempre di più nel corso dell’opera, segno
che la fortuna politica del personaggio era venuta meno o che per qualche altra
ragione aveva deluso Lucrezio.
si apre con l’invocazione a Venere e la dedica a
Il libro I Gaio Memmio, dopo
l’enunciazione dell’argomento e l’elogio di Epicuro, il poeta previene l’accusa che la
filosofia epicurea sia empia, dimostrando tramite il racconto del sacrificio di Ifigenia
che non la filosofia ma la superstizione è stata causa di orrendi delitti.
Dopo aver espresso la difficoltà nel trattare in latino la dottrina di Epicuro, inizia a
illustrarne la fisica: prima il principio fondamentale che « nulla si genera dal nulla e
ritorna nel nulla» poi la teoria degli atomi, i principi primi indistruttibili e indivisibili,
dal cui incontro nascono tutte le cose.
è introdotto dal brano sull’esaltazione della felicità del saggio e illustra il
Il libro II
movimento degli atomi, che in virtù del loro peso cadono a pioggia nel vuoto secondo 29
rettilinee. Gli atomi possono però essere deviati per l’urto da parte di altri
traiettorie
atomi rimbalzando in direzioni opposte, tale deviazione verticale della loro caduta è
detta clinamen, un fatto casuale e spontaneo.
Il libro III si apre con un inno in onore a Epicuro, seguito da un fosco quadro della
misera condizione degli uomini, abbrutiti dal timore della morte e dell’Aldilà. Si
tratta poi della natura dell’anima, da distinguere in animus – che ha sede nel petto ed
– –
è il principio intellettivo e anima il principio vitale diffuso in tutto il corpo.
Evidenzia la vanità della paura della morte che non è nulla per noi, in quanto le pene
dell’al di là esistono solo nella nostra vita come attesa del castigo per le colpe
commesse.
Il libro IV espone la teoria della conoscenza, fondata sui sensi e prodotta dai
simulacra rerum, tenui immagini delle cose, invisibili come gli atomi, che si formano
per emanazione dai corpi riproducendone la forma e le qualità sensibili.
Giunti con i nostri occhi, i simulacra producono la sensazione, che è sempre vera in
quanto percezione meccanica, l’errore dipende invece dall’intervento della mente,
che a volte ricava inferenze dai dati sensoriali senza averli sottoposti agli adeguati
controlli e perciò scambia per realtà quelle che talora sono illusioni ottiche. Il libro si
chiude con la descrizione degli effetti tragici della passione d’amore, che è spiegato
in base alla stessa teoria meccanica della conoscenza, come i sogni e le visioni.
nega l’esistenza di un piano provvidenziale che regge l’universo e in
Il libro V
particolare la centralità dell’uomo sulla terra. Essa è infatti inospitale e resa abitabile
a prezzo delle immani fatiche dell’agricoltura, non è eterna e si è formata
casualmente, quando atomi di forma simile si sono accorpati dando origine ai quattro
elementi. I primi uomini avevano membra più vigorose e conducevano vita selvaggia,
successivamente, grazie al progresso, si aprirono a gradi di civiltà sempre più elevati,
dei vizi e dell’umana insaziabilità.
che però videro anche di pari passo, la crescita
sostiene che tutti i fenomeni naturali hanno un’origine fisica. I fenomeni
Il libro VI
atmosferici sono trattati con il metodo della spiegazione molteplice, con cui non
aspira a raggiungere una dimostrazione scientifica. Segue la trattazione dei fenomeni
terrestri come eruzioni e terremoti, e le epidemie in particolare hanno origine quando
costituiti da atomi infetti si combinano in una massa d’aria contaminando le regioni,
come avvenne con la peste di Atene. sull’uomo, è infatti l’uomo a essere il vero
Il De rerum natura è un poema centrato
protagonista del testo lucreziano e tutto il contenuto del poema è in funzione
dell’etica. La teoria del clinamen legittima la libera volontà e l’autonomia della
riflessione sulla morte mira a liberare l’uomo dalla paura dell’Aldilà, la
decisione, la 30
dottrina della conoscenza si chiude con il brano che presenta gli effetti devastanti
della passione d’amore, la storia dell’umanità mette in guardia contro i vizi legati al
progresso e la peste è colta attraverso i riflessi della malattia sul comportamento degli
uomini.
I proemi e i finali sono parti strategiche per dialogare con il lettore, ed è ancora la
morale a essere predominante negli obiettivi del poeta.
Il tema di fondo del poema lucreziano è la natura, regolata da leggi rigorose, che si
possono ricondurre all’atomismo di Democrito, gli atomi incontrandosi e
scontrandosi danno origine ai corpi. In eccezione alla fisica democritea della caduta
rettilinea, riprende la teoria del clinamen introdotta da Epicuro, che spiega la
formazione spontanea dei corpi e nell’ambito morale garantisce il libero arbitrio.
Questa concezione fisica epicurea affranca il saggio dalla paura della morte e delle
pene dell’oltretomba, in quanto anima e corpo disgregandosi perdono ogni sensibilità
e non possono provare patimento.
Vi sono nell’opera 3 diverse rappresentazioni del tema della natura: come principio
vitale espresso dalla metafora mitologica di Venere, come legge che si esercita
attraverso il clinamen e come configurazione dei corpi, che prendono forma grazie
alla diversità delle forme degli atomi.
L’epicureismo di Lucrezio
La concezione filosofica sostenuta e divulgata da Lucrezio è quella di Epicuro. La
è l’atomismo, cioè la concezione
base del sistema epicureo e quindi lu