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1.5 LA CONQUISTA DEL POPOLO
1935: allo scoppio della guerra d’Etiopia la radio acquista importanza maggiore. Assume il ruolo di
principale mezzo di propaganda. Lo si ascolta nei luoghi pubblici per creare consenso. Ma
nonostante ciò, il governo non appoggia lo sviluppo del mezzo.
1927: convenzione per una durata di 25 anni; controllo statale totale della EIAR. Essa deve
fonrnire allo stato il piano annuale della trasmissioni.
1936: appartengono allo stato tutti i servizi di telecomunicazioni. In vigore fino al 1975.
ENTE RADIO RURALE: carattere strettamente propagandistico. Trasmissioni dedicate ai giovani.
Problema di diffusione: costi alti, poca efficacia
La radio è marginale rispetto ai quotidiani ed alle agenzie di informazione. Arriva a diffondere info
in ritardo, sempre.
1.6 GLI ESORDI DELLA RADIOVISIONE
TV=fine XIX sec. Ma bisogna aspettare la metà del XX perché si imponga sul mercato. Mentre il
cinema dei flli Lumière si presenta come una vera e propria industria già nel primo ‘900.
La tv era già stata inventata ma bisognava aspettare ad applicarla. Doveva essere fabbricato in
serie e a costi abbordabili. Le questioni come conflitti politici internazionali, mancanze di
investimento e limitazione delle frquenze disponibili: fermano lo sviluppo. All’inizio i broadcasters
affermano di non vederne un futuro possibile. Ma avevano solo timore di avventurarsi in un settore
ignoto. Anche i governi avevano paura di non essere in grado di controllare un mezzo di
comunicazione tale quale televisione.
Anni 20: Gran Bretagna, Germania e USA avanguardia in tecnologia. Radio Corporation di
Zworykin sceglie la tv elettronica e si pone in concorrenza con il cinema. Tv considerata già
intrattenimento domestico, popolare, ma anche un sistema, un servizio.
Germania: avvento della tv per opera del regime nazista. Comunicazione fra leader e popolo. Tv
in luoghi pubblici.
Italia: interesse industriale. Prima dimostrazione pubblica a Milano alla Mostra della radio;
l’impianto si basa su quello tedesco.
1933-34: passaggio dal paradigma meccanico a quello elettronico. Ma si avvicina anche alla
radiovisione circolare. Non più riproduzione di foto ma immagini in movimento.
1939: entra in funzione il trasmettitore di Monte Mario a Roma con trasmissioni sperimentali
limitate alla zona urbana. Prosegue con le sperimentazioni fino allo scoppio della guerra. Sempre
nel 1939 a Milano, alla Triennale, si inaugurano le trasmissioni a circuito chiuso. Tv sostenuta da
Mussolini. Quindi, ROMA=VIA ETERE, MILANO=VIA CAVO. Poi la guerra interrompe il tutto.
1.7 LA GUERRA
Controlli statali più severi, si sponsorizza il lavoro fascista o antifascista in industrie culturali.
Stampa controllo centralizzato. Vendite giornali diminuiscono. Per la radio comincia il fenomeno
dell’ascolto clandestino. 1939: Pavolini, ministro della Cultura popolare, vuole sottomettere la
radiodiffusione ad un controllo statale totale. Arrivano emissioni in diverse lingua e per altri paesi
(arabi tramite radio Bari). Interviene la BBC e chiedeva di mettere un collettore a onde per
migliorare la ricezioni.
Le trasmissioni provenienti dall’estero fanno cadere il monopolio dell’EIAR. Info moltiplicate. Sorti
della guerra in mano all’informazione. Si cerca la verità. Ovviamento era contro il regime in Italia.
Annunciavano anche le sconfitte degli italiani. Propaganda Radio Londra: sottolinea la politica di
mussolini: si sottomette al più forte alleato tedesco, mancanza di equipaggiamento, ecc.
Stessi anni: linguaggio EIAR – retorico, violento. Deridono gli inglesi. Contro i nemici. Ma non
funziona perché derisa dagli avversari, ma anche perché il pubblico non ci credeva più.
1.8 ARRIVA L’AMERICA
1942: istituzione dell Office of War Information (OWI), un’agenzia che coordina I notiziari e le
informazioni sulla Guerra per l’interno e l’estero. Scopo principale: descrivere i più importanti
aspetti della vita americana, farla conoscere, spiegare la politica, l’economia e le sue capacità
militari; formare un’opinione pubblica favorevole agli USA. Esportare il modello di democrazia
americana nel mondo. Ciò tramite radio a onde corte che trasmette in 30 lingue.
1943-1945: in Italia il controllo delle trasmissioni cambia mano e viene suddiviso secondo le
ripartizioni politiche e militari del paese. Eiar nel Nord – Repubblica di Salò, EIAR nel Sud –
psychological Warfare Branch delle forze alleate anglo-americane.
Nel frattempo gli abbonati crescono, cercando fonti di info nuove e libere. Non più solo ceti medio-
alti ma tutti. Ma sanzioni per chi ascoltava radio estere.
8 settembre 1943: EIAR perde il monopolio. Trasmettono da Londra, Mosca, Casablanca e Roma.
Per il Nord: programma serale per i messagi dei profughi e dei soldati. Controllo degli alleati sulla
radio – totale. Strategia: attaccare il morale del nemico, sostenere il morale delle truppe alleate.
Formare un’opinione favorevole agli alleati.
Dopo la liberazione di Roma dal fascismo, EIAR cambia nome in RAI (Radio Audizioni Italiane) il
26 ottobre del 1944. Il servizio radiofonico viene ristrutturato.
Fine guerra: danni ingenti. Nord liberato: tutto distrutto. 1946: L’Italia può riprendere le trasmissioni
destinate all’estero. 2. LA MATURITA’.
2.1 LA RICOSTRUZIONE
RAI: tv in mano democristiana (1946). Si recuperano gli ex-dirigenti dell’EIAR. Si riorganizza il
construtto interno della Rai. Si crea il Comitato per la determinazione delle direttive di massima
culturali, artisctiche, educative, dei programmi di radiodiffusione circolari e per la vigilanza sulla
loro attiazione che ogni volta cercava l’approvazione del ministro delle Poste e Telecomunicazioni.
Si comincia a credere che la radio non doveva essere un’università popolare. Doveva prendere
una sua strada perché per altro ci sono giornali, libri, conferenze. Qualcun altro pensa, invece,
che, dato il canone, è doveroso farne una radio nazionale.
1947: DECRETO: asicurare l’indipendenza politica e l’obiettività informativa in radio. Si esercita
soltanto un controllo postumo sule trasmissioni. La presidenza del Consiglio ha la facoltà di
sottrarre al controllo della Commissione qualsiasi decisione. Si riprende il decreto del 1936 e la
convezione con l’EIAR del 1927 sul rapporto fra Stato e società concessionaria. Il ministero delle
Poste deve vigilare sugli impianti e sulla contabilità.
1948: con Antonio Piccone Stella, alla radio, neasce il primo esempio di dibattito politico culturale
con il programma “Il convegno dei Cinque”. Si presentano altre trasmissioni dedicate alla
propaganda politica ed elettorale.
Il governo resta in questi anni il solo arbitro delle radiodiffusioni e il rapporto fra Presidenza del
Consiglio e RAI continua a ricalcare gli schemi giuridici fra Stato fascista ed EIAR. Fino all’avvento
della televisione nel 1954 la propaganda esplicita è presente nei medium ma solo marginalmente.
La battaglia avviene nelle piazze. La radio era più adatta alla cultura e all’intrattenimento.
1951: RIFORMA DELLE RETI RAI. Primo programma nazionale – informazione, secondo –
intrattenimento, terzo – cultura.
In Politica: sinistra poco interessata alla radio, mentre la Dem. Crist. E la Chiesa attente al
significato del mezzo come formatore di coscienze. Sembrano volerne dimezzare le potenzialità
per quanto riguarda la politica.
Sedute del Comitato di vigilanza: aumentare le potenzialità d’ascolto. Obiettivo Rai: ripristinare le
trasmissioni all’estero in un paese di emigranti. A disposizione solo due trasmettitori: uno a Busto
Arsizio (vicino a Milano), uno di Prato Smeraldo (Roma). In poco tempo si costruisce il Centro a
onde corte di Prato Smeraldo che trasmette in Europa, Africa e nel bacino del Mediterraneo.
2.2 L’AVVENTO DELLA TELEVISIONE
1952 CONVENZIONE STATO/RAI: rinnovo della concessione del monopolio sulla radiodiffusione
per altri 20 anni. Controllo da parte della DC. Coincide con la nascita della televisione e col
mutamento della denominazione della RAI. Con la convenzione si attira la società in mano
pubblica. Il piano trimestrali dei programmi doveva essere sottoposto al Comitato ministeriale per
le direttive artistiche e culturali più obbligo 2 ore al giorno a disposizione del governo. Il ministero
delle posta e quello dell’Interno poteva modificare il piano di massima dei programmi e degli orari.
La Dc riprende la censura.
Il campo che interessa la politica è quello dei notiziari e delle trasmissioni di attualità. Bisognava
attenuare l’impatto che le notizie potevano avere sulle famiglie. Se ne dovevano occupare, quindi,
la Direzione Generale dello Spettacolo e il Servizio informazioni. In coordinamento con la legge
sulla stampa e con gli articoli del CP. Si chiede al direttore generale della RAI di rivedere la
disciplina interna della politica televisiva in ogni settore.
Emerge la volontà di insegnare al popolo la democrazia e il mezzo più idoneo a questo sembrava
la radio. Bisognava orientare e formare l’opinione sociale per poi fare comprendere ed accettare
consapevolmente le manifestazioni, i provvedimenti e le leggi di Stato. Questi movimenti sono
dovuti alla scelta di seguire le indicazioni delle fonti americane che valutavano bene l’impatto dei
media su una popolazione ancora a volte analfabeta.
La sinistra presente interpellanze per una maggiore obiettività dell’informazione radiotelevisiva, ma
le battaglie sono mal impostate, per una sottovalutazione culturale e sociale dei media. Nei Tg
mancano le notizie sugli scioperi e sulle battaglie sindacali.
1953: INIZIANO I PROGRAMMI REGOLARI. UN SOLO CANALE. 1954: arriva in Italia centrale e
poi meridionale.
2.4 LA SCELTA DELL’ITALIA
Non vi è stata una programmazione razionale dello sviluppo. Hanno interagito processi spontanei
dal basso. Industrializzazione, autostrada, obbligo scolastico, flussi migratori. La funzione storica
dei media è decisiva per attivare la modernizzazione del costume. I media attivano una seria di
effette di diversa natura sul popolo. I bisogni culturali e comunicativi condizionano i media. La tv
pedagogica degli inizi costruisce in sostanza la realtà sociale dei suoi fruitori.
Mutamenti prima metà ‘900 nella condizione economica. Miglioramento. Si diffondono le visioni del
mondo americane e si superano quelle del mondo arcaico e tradizionale. Si cerca di copiare il
modello televisivo perfetto degli USA. Varie commisioni si interrogano su modelli migliori,
privilegiando il sistema pubblico, che si avvale del canone, ma non disdegnando la pubblicità.
Come il governo, anche la Chiesa tiene ben presente che i media sono da controllare; si
preoccupano di esortare il mondo cattolico sul ricorso al pretesto dell