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Strategie per il successo televisivo
Lo spettatore deve poter riconoscere subito una situazione, la scenografia di una trasmissione, o meglio ancora un volto noto: il protagonista di una serie, il conduttore di un programma.
155) Tutelare il prime time. Il prime time è la fascia oraria dalle 21 alle 23, la più pregiata, non solo in termini di pubblico e di pubblicità, ma di immagine complessiva dell'emittente e di fidelizzazione. Qui non ci si può permettere assolutamente di sbagliare, di compiere scelte azzardate, di lesinare gli investimenti, di compiere cambiamenti bruschi.
6) La controprogrammazione. È il principio più importante. Bisogna sfruttare i punti deboli dei concorrenti e contrastare i loro programmi forti con altri che possano sottrarre pubblico. Anche gli orari sono importanti: bisogna cominciare qualche minuto prima di un altro programma concorrente.
Questa forma di televisione ha ormai oltre trent'anni e ha registrato una profonda evoluzione. Noi distingueremo
quattro ondate successive, o meglio una progressiva stratificazione di tipologie di programmi, che parzialmente sostituiscono le precedenti ma soprattutto le riposizionano.- Nella prima fase (1976-1980) la neotelevisione è fortemente consociativa, anche in coincidenza con la situazione culturale e politica del tempo segnata dai governi di "unità nazionale" e dal miraggio, mai realizzato, del "compromesso storico". Si cercano trasmissioni concepite per interessare quasi tutti e non dispiacere a nessuno e il primo metagenere che questa ricerca assume è il "contenitore": come dice la parola una scatola, un involucro duttile che può durare molto a lungo (un intero pomeriggio), che si presta a farsi riempire con frammenti dei più vari generi, mediati e organizzati da un conduttore. L'antesignano dei contenitori è considerato Domenica in della RAI (1976). Il talk show è invece una forma di intrattenimento parlato,
Un salotto televisivo popolato di ospiti di estrazione e tonalità variabile, animato da un conduttore e fondato sulla conversazione intorno a vari argomenti, sia pubblici sia privati, generalmente mescolati insieme. Spesso siedono l'uno accanto all'altro divi e gente comune. Il capostipite è "Bontà loro", di e con Maurizio Costanzo, sempre nel 1976 sulla RAI. In questa prima fase comincia la penetrazione della fiction seriale USA e latino-americana, per i suoi bassi costi e per la grande abbondanza dell'offerta, che permette una programmazione quotidiana. Soprattutto nelle piccole Tv, l'aspetto commerciale della neotelevisione si rivela con chiarezza, producendo un'ampia gamma di aste televisive, televendite, telepromozioni e facendo emergere personaggi del tutto nuovo come imbonitori, maghi, donne fatali, venditrici di creme e unguenti, battitori d'asta.
2) Una successiva fase si colloca negli anni Ottanta (1980-1987). La neotelevisione
ormai stabilito un rapporto diretto con il pubblico, costruito su due elementi: da un lato c'è il successo popolare dei conduttori di talk show e contenitori; dall'altro l'offerta larghissima di fiction gratuita, quasi esclusivamente importata, fatta non di solidi prodotti seriali ma di una grande quantità di film pensati per il grande schermo e dunque contraddistinti da forme e intenzioni comunicative molto diverse da quelle televisive. La Tv saccheggia i magazzini del cinema non soltanto per la loro ampiezza e disponibilità, ma per accreditarsi e incorporarne la funzione sociale. Lo spettacolo tende a essere la forma attraverso cui passano tutte le altre rappresentazioni, senza la quale non c'è apprezzabile significazione. Nascono così lo sportainment, l'intrattenimento sportivo, e l'edutainment (education + entertainment), la forma aggiornata delle rubriche culturali; ma il genere più rilevante è l'infotainment.L'informazione spettacolarizzata, con una forte connotazione politica. I conduttori sono mediatori fra una piazza elettronica e un mondo politico che si affida a una dimensione spettacolare della sua presenza.
La terza fase inizia alla fine degli anni Ottanta (1987-2000) quando vanno in cortocircuito le ultime distinzione tra fiction e non fiction. Si cercano tinte forti e contenuti più pepati perché una certa usura ha logorato la conversazione del talkshow e del contenitore. La televisione ora è ansiosa di mettere in scena la verità, o la realtà, anche con scivolate nel melodramma, applicando le stesse modalità narrative che ha applicato alla fiction. Naturalmente l'occhio della telecamera e il montaggio sono sempre soggettivi e quindi né la "verità" né più modestamente la "realtà" sono accessibili alle telecamere, tuttavia la Tv si dedica intensamente a mandare in onda aule giudiziarie.
ospedali, quartieri urbani degradati, casi umani, liti e risse, tradimenti, incidenti stradali, e disastri vari. All'inizio questa tendenza viene fatta propria da Rai tre e dichiara intenti forti di servizio pubblico (Tv verità), con programmi come Chi l'ha visto?, Un giorno in pretura, Telefono giallo. Il successo della Tv verità si trasferisce su tutte le reti, acquistando caratteristiche di mero intrattenimento (reality show). 4) La quarta fase si apre con l'avvento italiano di Grande Fratello (2000). Una realtà parallela è creata in laboratorio e sceneggiata di giorno in giorno sotto lo sguardo di un numero elevato di telecamere che riforniscono molteplici piattaforme distributive. Il reality ormai non è solo un metagenere, ma uno stile che caratterizza larghe parti della programmazione generalista (reality television) che peraltro per la prima volta comincia a sentire la concorrenza delle televisioni digitali. 4. Contenitore e talk showIl primo prodotto neotelevisivo è il "programma contenitore": un involucro lungo (ad esempio tutta la domenica pomeriggio) in cui un conduttore propone uno dopo l'altro frammenti anche molto diversi fra loro. Nel 1981 Mauro Wolf sostenne che la novità principale della neotelevisione era proprio nella proposta di "cornici" capaci di comprendere in sé altre forme di spettacolo, di variogenere. Sostanzialmente il contenitore è una grande cornice che è in grado di comprendere al suo interno tutti i preesistenti generi televisivi, dallo sport al telefilm, dalla rubrica culturale alla musica, dai giochi all'informazione. Un "contratto comunicativo privo di tematizzazione" con il trasparente intento di unificare tutta la platea televisiva, di parlare a tutti (Tv generalista), superando la frammentazione indotta dalla maggiore complessità della società e dall'accresciuta offerta di programmi Tv.
Capostipite della dinastia dei contenitori è considerato Domenica in nella sua prima edizione del 1976. Quella del conduttore è una figura neotelevisiva che risponde alle stesse esigenze di personalizzazione che in quegli anni compaiono nel sistema politico. Nella veterotelevisione non c'era il conduttore, ma il presentatore, un ruolo meno protagonistico, che si limitava a porgere un prodotto già pensato da altri. Anche il più celebre protagonista di queste e di successive stagioni televisive, Mike Buongiorno, si è sempre considerato, con straordinaria modestia, un presentatore. Qualunque sia la professione di partenza del conduttore (abbiamo tra i conduttori giornalisti, comici, cantanti, sportivi, radiofonici, ecc) egli tende a essere il testimonial, il rappresentante, il garante della rete. Il conduttore non si considera un inquilino del canale, ma un proprietario della trasmissione, che in quanto padrone può ospitare altri: infatti si.riferisce alla trasmissione dicendo "il mio programma", come il tenutario di un locale o di un bar. Il talk show è una forma di intrattenimento parlato, fondato sulla conversazione tra un conduttore e i suoi ospiti in studio o variamente collegati, con eventuali inserti filmati e la possibile presenza di pubblico. In Italia arriva giusto al termine dell'esperienza del monopolio con la triade Bontà loro, Acquario, Grand'Italia, tutti di Maurizio Costanzo. Il talk show è molto diverso dai dibattiti dal vivo, o trasmessi per televisione, in cui due o più esperti o persone importanti, magari con opinioni contrapposte, discutono di un argomento, eventualmente rispondendo anche a domande del pubblico. Poiché gli esperti potrebbero accapigliarsi fra loro, nel dibattito è richiesta la presenza di un moderatore che dia ordine al dibattito, faccia parlare tutti, dia la parola al pubblico e faccia anche gli onori di casa. I partecipanti,Rigorosamente dietro un tavolo, parlano esclusivamente del tema per il quale sono stati chiamati e sul quale si presume una loro autorevolezza o conoscenza specialistica. Il talk show non ha tavoli, ma poltrone e divani. Nessuno viene invitato soltanto per la sua competenza; i partecipanti non sono chiamati a parlare soltanto di quello per cui sono importanti: ad esempio, a un premio Nobel per la fisica si chiede anche come passa le domeniche, con il politico si discute di calcio, l'attrice famosa si rivela un'amica dei gatti e dei cani. Inoltre, spesso sono presenti nel talk show persone comuni. A Bontà loro gli spettatori video seduta accanto al presidente del Consiglio dell'epoca (Giulio Andreotti) una gentile sconosciuta, che si presentò come "balia asciutta abruzzese". Nella composizione degli invitati il messaggio era: il potere non è tutto, c'è anche la vita, la maternità, i sentimenti che tutti possiamo provare.
Le regole del talk show non sono le stesse di un dibattito, ma piuttosto quelle di un ricevimento in un salotto: ad esempio, incontrando a una festa un architetto, sarebbe considerato poco elegante tempestarlo di domande sull'architettura, e decisamente volgare chiedere consigli gratuiti sulla ristrutturazione del proprio appartamento. Si parla invece del più e del meno; nessun argomento viene sviscerato fino in fondo, ma si scivola tranquillamente da un tema all'altro, mentre il padrone di casa passa da un gruppo all'altro dei suoi ospiti, partecipando a frammenti di conversazione. Mentre il conduttore di un contenitore è un delegato della produzione e impersona l'azienda, nel talk show il conduttore è un essere "anfibio"; rappresenta la gente comunque nel rapporto con la classe dirigente (quasi una funzione parlamentare) ma contemporaneamente appartiene al jet set, si relazione e interagisce pariteticamente con suoi esponenti, svolgendoun autorevole ruolo da intermediario, da interfaccia.
Essendo il talk show un programma fortemente personalizzato, i conduttori hanno presto accentrato