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Capitolo 5-6: CULTURE GIOVANILI E NUOVE DROGHE: MAGIA, TECNOLOGIA EDROGHE CHIMICHE NELL'IMMAGINARIO DELL'ILLEGAL-RAVE
Le culture giovanili o sottoculture sono quegli insiemi più o meno organizzati di stili di vita, comportamenti, atteggiamenti, valori e rituali, nati all'interno di contesti adolescenziali. È un concetto relativamente recente che si è sviluppato in seguito alla comparsa della figura del teen-ager, verso gli anni '50 negli USA e in alcuni Paesi europei.
A partire da questo periodo, il fenomeno delle "sottoculture" diventò estremamente eterogeneo e frammentato, dando vita a diverse configurazioni (teddy boys, rockers, hippies, punks, mods, metallari, ravers, ecc.).
Dal punto di vista sociologico:
- da un lato, ne viene valorizzato il carattere oppositivo, considerandole fenomeni "contro", sottoculture nate in opposizione alla cultura ufficiale;
- dall'altro lato, ne vengono valorizzati solo gli aspetti
Finire, prima o poi, sommerso dalle onde. Il problema non è "se", ma "quando" e "come". La continua e a volte esasperata ricerca del rischio "a tutti i costi", è forse la conseguenza immediata del carattere precario e oppositivo di questi sistemi culturali, che sembrano sfidare una società adulta che ha come valore massimo il raggiungimento del benessere e della salute ed è terrorizzata dalla malattia e la morte.
Uno degli aspetti che più caratterizzano questi comportamenti a rischio è il loro fragile equilibrio, la facilità con cui a volte passano il confine tra la normalità e la patologia (come nel caso del consumo di sostanze psicoattive).
Compito della prevenzione dovrebbe essere quello di partire da questa precarietà, considerandola come risorsa e non come problema: un elemento su cui lavorare per accrescere l'autoconsapevolezza e i livelli di responsabilità.
degli adolescenti, mettendo in moto processi di crescita individuale e di gruppo. Il rischio maggiore di chi si trova ad operare con gli adolescenti è di non tenere conto di questi universi, di ragionare ricorrendo a stereotipi e rappresentazioni sociali del "giovane", del "drogato" o dell'"alternativo"; l'altro rischio è quello di imporre il proprio linguaggio e i propri simboli alimentando il "gap" intergenerazionale e di proporre modelli di comportamento obsoleti e inefficaci. Nel principio del surf, il concetto è legato a quello di rischio: sfidare le onde rappresenta la sfida del rischio agita dai giovani che pur consapevoli che verranno travolti, con la loro tavola, dalle onde, vogliono dimostrare lo stesso a se stessi e agli altri la propria forza, vogliono dimostrare di non temere la morte. Non sfidano le onde perché credono di poterle vincere ma sanno che prima o poi, dopo averle cavalcate, neVerranno travolti. Il rischio insito nell'uso delle droghe non frena il giovane, anzi il giovane sfida volontariamente il rischio come se egli fosse immortale.
La cultura dell'ecstasy è il risultato di diverse esperienze avvenute tra gli Usa e l'Europa tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '90: la particolarità di questa cultura è la capacità di essere flessibile, di rinnovarsi continuamente, creando al suo interno diversi sottogeneri che ne garantiscono la continuità e la vitalità e che differiscono tra loro per diversi aspetti: dalla musica ascoltata (acid, house, techno, garage, ecc.) alle sostanze utilizzate (amfetamine, Mdma, Lsd, ecc.), dai luoghi frequentati (discoteche, rave, club, centri sociali, ecc.) allo stile di vita adottato (nomadi, ravers, squatters, ecc.).
Questa cultura è caratterizzata dal costrutto di T.A.Z. (Zone Temporaneamente Autonome) e da 3 elementi principali (le nuove droghe,
La nuova musica e le nuove feste. I rave-party sono raduni estemporanei di centinaia e a volte migliaia di individui, il più delle volte notturni, ma che possono estendersi fino alle prime ore del giorno, organizzati in spazi quasi sempre diversi (aperti o chiusi), in genere svincolati dal tessuto metropolitano (vecchi capannoni, garage, parcheggi caduti in disuso).
Nell'organizzazione dei rave domina una forma di segretezza, essi non vengono mai pubblicizzati, se non attraverso canali comunicativi sottobanco, sms, radiotrasmittenti criptate, passa parola, e un rapidissimo volantinaggio ultima ora: questo rende molto difficile la possibilità da parte delle autorità locali di localizzare la sede del rave in preparazione.
È una sorta di gioco che ha a che fare con la velocità di apparizione/sparizione di grandi masse di persone che si incontrano e subito dopo si disperdono.
La ricerca degli spazi per la realizzazione dei rave assume un valore particolare,
peresempio per quanto concerne quei luoghi un tempo destinati alla produzione industriale, spazi di scarto della società dei consumi, momentaneamente o definitamene caduti in disuso: si tratta di spazi (aperti o chiusi) di RI-APPROPRIAZIONE, all'interno dei quali è possibile dar vita a ciò che Bey chiama TAZ (Zone Temporaneamente Autonome).
Il TAZ è come una sommossa che non si scontra direttamente con lo Stato, un'operazione di guerriglia che libera un'area (di tempo, di terra, di immaginazione) e poi si dissolve per fermarsi in un altro dove, prima che lo stato lo possa schiacciare.
È inoltre vero, come riferiscono i partecipanti, che anche da parte dei referenti istituzionali vi è un tacito riconoscimento sulla proprietà di nonluogo dei rave: sembra che quando le forze dell'ordine scoprono il luogo, si limitano ad assediarlo ma non vi entrano, principalmente per assicurarsi che nessuna forma di illegalità
Vengacompiuta all'interno di quella che viene considerata una vera e propria ZONA FRANCA. Nei rave vige la regola del movimento continuo sotto la pressione dei ritmi musicali violenti e incalzanti, ballati fino al limite dell'esaurimento delle risorse fisiche e della sopportazione mentale dei partecipanti. La musica e il movimento praticato fino all'estenuazione rappresentano il ponte che consente la realizzazione di uno stato crescente di eccitazione e di progressivo svinculo dalle norme etiche di ciascuno dei partecipanti. Rave significa "delirio o estasi": uscire fuori di sé, termine che per molte tradizioni filosofiche e religiose indica uno stato di comunione trascendentale raggiunto col divino. Sembra che il rave costituisca una nuova occasione per la ricerca di una ritualità socializzata, fortemente connotata in termini di ricerca di identità di gruppo. La ricerca da parte dei giovani di questo sentimento di fusione è
- Ulteriormente testimoniata dal frequente consumo di droga che il più delle volte accompagna questogenere di esperienze (soprattutto l'ecstasy) proprio in virtù del suo significativo ruolo,svolto nel favorire quell'esperienza collettiva che è stata definita partipation mystique, condivisione di uno stato psichico.
- I rave sono dominati anche dall'utilizzazione di codici comunicativi essenzialmentecorporei: l'abbigliamento, la T-shirt, i gadget, il segno inciso sul corpo con il tatuaggioo il piercing favoriscono quel riconoscimento che rafforza il senso di appartenenza e che attraverso la percezione di piccole ma significative differenze, consolida la consapevolezza di tante identità separate ma unite in un temporaneo rito comune.
- Non c'è alcun look da raver, il filo conduttore sta solo nella capacità di giocare col segno.
SECONDA PARTE: LA RICERCA E L'INTERVENTO
Capitolo 7-8: IL SIGNIFICATO DELLE INDAGINI
QUANTITATIVE NEGLI STUDI SUINUOVI STILI DI CONSUMO IN SICILIA. VISSUTI ED IMMAGINARIO NELCONSUMO DI ECSTASY
Vengono esposte 2 ricerche sui nuovi stili di consumo giovanile evidenziando, più che i risultati, l'aspetto procedurale, la metodologia che ciascuna ricerca ha seguito.
Le ricerche sui nuovi stili di consumo giovanili sono state condotte a Palermo nel 1999/2000 (all'interno del progetto Mosaico, finanziato dalla cooperativa Fenice e condotta dalla Cattedra di Psicologia delle Tossicodipendenze dell'Università di Palermo in collaborazione con il Ser.T. del Distretto 13 e la cooperativa Parsec di Roma) e nella provincia di Trapani nel 2001/2002 (all'interno del progetto D.A.N.D. Discoteca, alcol e nuove droghe: quale relazione?, progetto promosso e gestito dalla prefettura di Trapani e condotto con la collaborazione della Cattedra di Psicologia delle Tossicodipendenze dell'Università di Palermo e della cooperativa Fenice) e hanno utilizzato
strumenti sia di tipo quantitativo che qualitativo