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La storia della buprenorfina
In seguito, il prodotto prese ad essere distribuito solo sottoforma di compressesublinguali, mentre la sostituzione iniettabile rimase disponibile a esclusivo usoospedaliero.Nel 1996 sul mercato francese comparve, sottoforma di compresse, un nuovo prodottoa base di buprenorfina molto più concentrata, che esercitava un effetto doppio:stimolava le cellule nervose e impediva ad altri prodotti oppiacei di agire (se per ex. sene prendeva una compressa e, un’ora dopo, si iniettava eroina, quest’ultima nonproduceva alcuna sensazione). 5In effetti il farmaco presentava una serie di vantaggi: si diceva, infatti, chel’interruzione di esso comportasse solo qualche sintomo di disassuefazione, che se sifosse superata la dose consumando una quantità di prodotto superiore, il surplussarebbe risultato inefficace (effetto tetto): per cui la morte per overdose non costituivapiù un pericolo.Così a partire da una politica di prevenzione dei rischi dell’ AIDS,Il corpo medico si trovò a disporre di un elisir che gli permetteva di tenere la situazione sotto controllo, ma ben presto arrivarono i problemi:
- alcune persone trattate si resero conto che dovevano aumentare le quantità assorbite per ottenere gli stessi effetti (ciò contraddiceva la teoria che era stata professata dell'effetto tetto) per cui i medici presero ad aumentare i dosaggi: il prodotto miracoloso era divenuto indispensabile, ad una droga se ne era semplicemente aggiunta un'altra.
- molti pazienti non erano soddisfatti in quanto la sostituzione presentava l'inconveniente di non procurare alcun piacere, così molti si misero ad escogitare diversi espedienti: alcuni si lanciarono nell'alternanza, tre giorni di eroina per un weekend da sballo e quattro giorni di sostituzione; altri aggiunsero al prodotto un po' di coca; vi fu chi fece ricorso a potenti sonniferi che, come è noto, assunti in grandi quantità...
producono un effetto inverso, invece di addormentare procurano euforia; inoltre, il prodotto mescolato all' alcol e ad un farmaco contro la tosse in libera vendita in farmacia produsse alcuni casi di morte per overdose; qualcuno prese a iniettarsi il prodotto, ad usarlo cioè nel ruolo esattamente opposto a quello che gli era stato assegnato e cioè di sopprimere l'uso delle siringhe.
Perché usare queste compresse per via endovenosa? Per il fatto che una componente importante della tossicomania è costituita dall'atto del pompare, cioè di aspirare il proprio sangue, di vederlo mescolarsi col prodotto all'interno della siringa e iniettarsi il miscuglio così ottenuto: ciò procura un piacere brevissimo ma molto intenso; tale gesto mostra assai chiaramente quanto nell'esperienza della droga entrino a far parte un rito e un modo di vita, per cui si dovrà continuare a considerare non il prodotto in sé ma anche
L'individuo, il suo ambiente, il suo vissuto.
A Marmottan, quando si è posto il problema della sostituzione, si è arrivati ad un ampio dibattito con la conclusione che la persona incaricata dell'accoglienza deve valutare la situazione in base ai dati forniti dal visitatore e indirizzarlo verso un medico che prescrive prodotti di sostituzione per uscire da situazioni difficili e per un periodo di tempo limitato, oppure verso un altro medico che fornisce sostituti a basso dosaggio se il tossicomane è in crisi, ma viene sospesa la distribuzione quando si constata un uso improprio del prodotto (usato cioè per via endovenosa).
Capitolo 4: ACCOGLIERE
Il personale incaricato dell'accoglienza svolge una mansione preziosissima perché, formato da ex tossici, funge un po' da filtro: la maggior parte degli addetti ha avuto esperienza dello sballo, della crisi, e ciò dà loro il desiderio costante di aiutare gli altri a uscirne.
fuori.Gli addetti all'accoglienza di origine magrebina, africana o antillese, grazie alla loro appartenenza a minoranze etniche sfavorite, sanno più degli altri cosa significhino il rifiuto, la diffidenza o il disprezzo che incombono su certi visitatori.Gli addetti all'accoglienza proprio perché hanno conoscenza sul proprio corpo della droga, sono detentori di un sapere che rimane inaccessibile ai medici, la cosa più preziosa che portano è l'esperienza del cammino che hanno percorso, tortuoso, duro, per lasciare la droga, loro sanno capire se nei loro visitatori c'è veramente il desiderio di uscire dall'ombra per affrontare la luce.Al termine dell'incontro, l'addetto contatta uno degli psichiatri, basandosi su ciò che ha sentito dal suo visitatore: si tratta di fare in modo che l'incontro fra un essere sofferente e quello che si occuperà di curarlo avvenga nel miglior modo possibile. 6Tuttavia,i rapporti tra accogliente e accolto non verranno necessariamente interrotti, spesso il visitatore verrà a trovare il "suo" addetto, per tenerlo informato di ciò che accade nella sua vita e questo legame può durare diversi mesi o anni, mentre se il visitatore non dà più segni di vita, può significare che ha rinunciato alla droga, o invece, che ha scelto di ricominciare. Capitolo 5: VENIRNE FUORI? La persona che per la prima volta varca la soglia di Marmottan raramente riflette sul passo che sta per intraprendere e sulle possibili conseguenze che si possono avere: il tossicomane è portatore di desideri illusori, contraddittori, ambigui, vorrebbe non soffrire più dell'astinenza ma sente che essa fa parte integrante della sua persona e la sua scomparsa lo terrorizza. Di fronte al medico vorrebbe dire tutto quel che si porta dentro, tutte le sue sofferenze, ma è abituato a essere diffidente verso gli altri, cosìla sua parola è complessa, confusa, i suoi discorsi mascherano o alterano la realtà: le sue affermazioni sono menzogne necessarie per proteggersi.
Tutto deve svolgersi in un rapporto di fiducia, ma da pari a pari: il terapeuta deve sforzarsi di stabilire un rapporto che si collochi sul piano del calore umano e, una volta stabilito questo rapporto, il terapeuta potrà decifrare certi comportamenti in apparenza misteriosi.
Inoltre, un male può nasconderne un altro, la tossicomania può anche nascondere una malattia di natura psichica; la droga, con ogni probabilità, consumata in dosi elevate serve da maschera sociale, assume l'identità del tossicomane.
Tuttavia, se si toglie la droga a persone che se ne servono per costruirsi una seconda pelle, queste rischiano di diventare come degli scorticati vivi, capaci di precipitarsi verso ogni genere di comportamento a rischio: utilizzare le droghe come trattamento, per nascondere o dimenticare, è
Un sistema che mostra rapidamente i suoi limiti in quanto il prodotto, perdendo la forza iniziale, cessa a poco a poco di assolvere alla sua funzione, per costituire esso stesso un problema, legato alla necessità di procurarsene di più.
Capitolo 6: DISASSUEFAZIONE
Esistono due tipi di disassuefazione:
- AMBULATORIALE: è chiamata così perché la si pratica fuori dall'istituzione, sotto la responsabilità del paziente stesso; il medico lo vede da due a tre volte a settimana e adatta il trattamento sulla base del comportamento del tossico, sulla sua capacità fisica e mentale di sopportare la soppressione progressiva della droga. Questo tipo di disassuefazione è indicato per persone troppo prese dal lavoro oppure per chi teme di suscitare i sospetti dei familiari con un'assenza ingiustificata. Tutto è fondato su un rapporto di fiducia totale tra il medico e la persona: a volte, alcuni pazienti fanno il doppio gioco, affermando
deboli per affrontarlo.
2. OSPEDALIERA: è chiamata così perché la si pratica, appunto, all'interno dell'ospedale; il medico che prescrive questo tipo di trattamento deve valutare bene la situazione, attraverso una serie di incontri preliminari, ma può anche rifiutare di attuare questa forma di intervento, quando per ex. intuisce che la persona non può sottomettersi ai vincoli specifici che la situazione impone.
Il ricovero si prepara in gruppo e vi contribuiscono il paziente, il medico e spesso l'assistente sociale: l'infermiere descrive la realtà del trattamento, senza tentare di mitigarla; l'assistente sociale ha il compito di regolare i futuri rapporti del paziente con le diverse strutture della catena terapeutica destinata ad accoglierlo una volta superata la prova; il medico aiuterà la persona a prendere la sua decisione.
Per il candidato alla disassuefazione ospedaliera, comincia un periodo del tutto particolare,
che è insieme uno spaesamento ma anche l'occasione di un inco