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L'USO DEL CORPO COME FONTE DI STATI DI ECCITAZIONE ESTREMI

Anche l'uso del corpo può essere fonte di eccitazione, soprattutto mediante quelle forme di stimolazione sensoriale costituite dal tatuaggio e dal piercing, fino a quelle più estreme rappresentate dal branding e dallo scaring e da una serie di innumerevoli "giochi con il corpo" (dal contorsionismo, alle forme più radicali di body art).

Il termine "primitivi moderni" viene utilizzato per designare coloro che scelgono di praticare sul proprio corpo manipolazioni temporanee o permanenti ispirati dal fatto che in alcune tradizioni culturali tali pratiche sono spesso considerate sacre o magiche.

Tuttavia il corpo tatuato oltre ad esprimere un bisogno di comunicazione o di identità può rappresentare anche un modo per colmare un vuoto di parole che si apre come abisso incolmabile tra esseri umani diversi.

In particolare le IMMAGINI TATUATE sulla superficie del corpo possono...

svolgerefunzioni diverse e assumere un valore evocativo altamente perturbante quando sono estese o ostentate, nonché divenire uno strumento che esprime un desiderio di disegretezza quando sono di piccole dimensioni e collocate in aree della superficie corporea più nascoste allo sguardo altrui, o persino a quello proprio: mentre nel primo caso si attiva nel portatore del tatuaggio una forma di compiacimento narcisistico legato alla sua visibilità, e quindi alla sua esibizione, nel secondo caso sembra predominare il piacere di essere portatori di un'area segreta non facilmente fruibile ad altri e fonte per questo motivo di uno stato di eccitazione. Allo stesso modo il PIERCING sembra essere connesso al soddisfacimento di un'esigenza non più collocabile nell'ordine della sfera relazionale quanto, piuttosto, nell'ambito di una dimensione fondamentale solipsistica: il portatore del piercing infatti, attraverso la pratica della perforazione esuccessivamente con le stimolazioni sensoriali derivanti dai movimenti dell'oggetto collocato nello spessore della pelle, sembra esprimere il bisogno di "sentire" attraverso queste sollecitazioni la superficie del proprio corpo, nella sua qualità di confine tra mondo esterno e ambiente interno, allo scopo di fronteggiare angosciosi vissuti di devitalizzazione, come sembra peraltro testimoniare la recente diffusione, soprattutto tra le adolescenti americane, della pratica del self cutting (procurarsi lesioni sulla superficie corporea prevalentemente in prossimità delle braccia e dei polpacci, cicatrici, piccoli tagli, bruciature). Inoltre, mentre nel caso del tatuaggio la scelta della superficie del corpo da tatuare è quasi sempre in funzione dello sguardo dell'altro, nel piercing la scelta dei diversi luoghi in cui praticare le perforazioni sembra essere più che altro dominata dalla maggiore o minore ricchezza di innervazione sensitiva. NellaLa maggior parte dei casi, ad eccezione delle circostanze in cui domina un intento esibitivo e provocatorio (come è avvenuto e continua ad avvenire nella sub-cultura punk ed heavy-metal) il piercing sembra essere praticato in funzione del proprio sé e della sua integrità.

ORDALIA E CONDOTTE ORDALICHE: UN TENTATIVO DI DEFINIZIONE

Le condotte a rischio, considerate da un punto di vista storico, antropologico e sociologico, si connettono ad un fenomeno molto diffuso nell'antichità e ampiamente studiato da ricercatori di diverse discipline: l'ordalia o giudizio di Dio, un rito giudiziario già attestato nell'antica Grecia e praticato nel Medio Evo, alla fine di offrire una soluzione pubblica incontestabile ad una crisi sorta tra un uomo e il suo gruppo di appartenenza.

Dal punto di vista etimologico, la parola ordalia deriva dall'anglosassone ordeal che significa giudizio: in particolare l'ordalia consiste nella sollecitazione di

una potenzatutelare, per costringerla a pronunciarsi senza equivoci sulla colpevolezza ol'innocenza di un sospettato di reato. L'istanza divina, interrogata, emette il suo verdetto attraverso una prova pericolosain cui la sorte dell'uomo sospettato (la sua morte o la sua sopravvivenza) appare aduna comunità sociale come prova decisiva della sua colpevolezza o innocenza; essanon ammette dubbio: condanna a morte o designa trionfalmente colui che è dallaparte di Dio. Se la responsabilità era accettata il soggetto veniva escluso dalla comunità, nel casocontrario acquisiva una posizione più solida al suo interno, perché ingiustamentesospettato. Quindi all'ordalia veniva attribuita l'importante funzione di favorire la risoluzione diun conflitto sorto tra un individuo e la comunità, secondo un procedimento sommarioma efficace (la legge del "tutto o nulla"), tale che la responsabilità del verdetto

nonsarebbe ricaduta sui membri del gruppo, dal momento che la decisione ultima era stata affidata ad un'istanza soprannaturale della cui giustizia nessuno avrebbe mai osato dubitare.

Tra le più comuni e frequenti controversie nelle quali Dio era chiamato a esprimere un giudizio, si possono annoverare quelle che riguardano i debiti, la proprietà del bestiame, le accuse di omicidio, stregoneria, avvelenamento, mentre le prove ordaliche più diffuse erano: la prova del fuoco (tenere in mano un ferro arroventato, prendere un oggetto dal fondo di un calderone scottante, camminare sui carboni ardenti) e la prova dell'acqua (appendere l'ordalico ad una corda con i polsi e i piedi legati nella convinzione che egli sarebbe affondato se colpevole o avrebbe galleggiato se innocente).

Con il termine condotte ordaliche definiamo oggi ci comportamenti caratterizzati dall'assunzione di rischi.

Ciò che distingue le condotte ordaliche dall'ordalia è

la perseveranza: infatti si definisce condotta ordalica la ripetizione di una prova che comporta un rischio mortale, nella quale il soggetto si impegna a mettere alla prova il suo valore intrinseco, ottenendo il riconoscimento dalle potenze trascendentali del destino. Inoltre nell'ordalia era il sovrano che decideva di ricorrere al giudizio di Dio, mentre nel comportamento ordalico è il soggetto che prende l'iniziativa. Le condotte ordaliche come riti di passaggio-iniziazione Le condotte ordaliche sono state messe in connessione con quei riti di passaggio, in particolare con i "riti d'iniziazione alla pubertà" che nelle società antiche servivano a decretare il passaggio dall'infanzia all'età adulta, permettendo al giovane che aveva raggiunto la maturità sessuale di essere accolto fra i membri adulti della collettività. Riti di passaggio ed adolescenza Così come tutti i riti d'iniziazione, anche quellilegati alla pubertà hanno per comune denominatore la drammaturgia della morte iniziatica. Il rito d'iniziazione costituisce una specie di duplice ingresso in due società, l'una complementare all'altra, quella dei viventi e quella dei defunti: il rito è quindi il passaggio dalla vita alla morte, e dalla morte alla vita, in una ciclica successione che è garanzia dell'immortalità dell'esistere e che va ricercato, conquistato, favorito da rigorosi rituali. I riti d'iniziazione consistevano nell'esposizione dei soggetti a prove che richiedevano particolare coraggio, forza e capacità di resistere a dolori e sofferenze: tali prove erano per lo più connesse con la capacità di affrontare e fronteggiare da soli situazioni che all'interno della cultura del gruppo presso cui veniva praticato il rito erano ritenute particolarmente temibili; coloro che le superavano avevano il diritto di entrare a pieno.

Il rito di passaggio nel mondo degli adulti

Il rito di passaggio conferma al giovane il suo senso d'identità personale e sociale e rappresenta quindi una valorizzazione della propria esperienza.

In alcuni casi le prove comportavano il cambio del tipo di abbigliamento, del taglio di capelli, del nome, alcune volte comportavano il tagliare, il perforare la pelle: il tatuaggio veniva praticato mediante l'incisione di una zona della pelle del corpo dell'iniziando, con un coltello di selce o di osso e con la successiva fregatura della ferita con cenere calda, in modo da impedirne la rimarginazione; ogni tribù, ogni gruppo totemico si differenziava dall'altro sia per la collocazione e la disposizione delle cicatrici, sia per il numero.

Ma qual era il significato di una pratica così cruenta? Si pensa che il marchio fisico, talvolta inflitto dolorosamente, rappresenta una memoria, iscritta nello spessore della carne, dell'alleanza.

Dell'individuo con il gruppo, il segno della sua completa appartenenza alla comunità. Anche oggi il tatuaggio serve a sancire l'appartenenza dei giovani ad un gruppo: il corpo diviene tramite di relazioni interpersonali e strumento di espressione, e viene utilizzato, anche inconsapevolmente, come veicolo di comunicazioni silenziose, fonte di messaggi senza parole, per mezzo dei quali il ragazzo non intende dialogare ma affermare, imporre aggressivamente la propria identità, a volte attraverso forme spettacolari e provocatorie: taglio dei capelli, uso di trucchi pesanti, tatuaggi esibiti, ecc.

Adolescenza e comportamenti ordalici. È stato dimostrato come in assenza di riti istituzionali validi gli adolescenti occidentali tendano a ricorrere sempre più spesso a forme di iniziazione simili all'ordalia. Secondo alcuni autori, come nell'ordalia, il superamento della prova ordalica può produrre in colui che l'ha praticata il senso di una rigenerazione.

di cui sono eredi. Esse rappresentano ancora oggi un modo per cercare risposte, per mettersi alla prova e per cercare una sorta di rivelazione personale. Nonostante le differenze con le pratiche ordaliche del passato, queste moderne condotte mantengono un senso di sacralità e di connessione con il divino. Sono un modo per cercare una rinascita spirituale e per sentirsi parte di qualcosa di più grande. In un mondo sempre più razionale e tecnologico, le condotte ordaliche rappresentano un richiamo alla dimensione mistica e misteriosa dell'esistenza umana.Dal momento che rinnovano l'autorizzazione
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Publisher
A.A. 2012-2013
29 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher marilu1312 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle tossicodipendenze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Di Blasi Maria.