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Il fenomeno delle prepotenze

La letteratura sul fenomeno delle prepotenze ha definito:
  • Bullo: colui che perpetra azioni di violenza (soggetti prepotenti che hanno elevata considerazione di sé, mediamente più robusti dei propri compagni)
  • Vittima: colui che subisce le violenze (soggetti sensibili, insicuri e con poca autostima)

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Bullismo

Perché si possa parlare di bullismo sono necessari due elementi:

  1. Asimmetria della relazione: in termini di corporatura fisica (il bullo mediamente più forte) e controllo/possibilità di dominio della situazione
  2. Volontà di prevaricazione

Non rientrano in questa categoria i litigi tra compagni di pari età e robustezza o tra pari che abbiano lo stesso livello di aggressività.

Queste ricerche hanno messo in luce quanto il fenomeno sia diffuso e dimostrano che i bambini vittimizzati sviluppano con la crescita problemi di adattamento e comportamentali. Ciò che le

ricerche non chiariscono se sono le caratteristiche dei bambini rifiutati a portare all'allontanamento da parte dei compagni o se l'allontanamento stesso crea tali caratteristiche nei soggetti. Aggressività e rifiuto non sempre sono variabili che si riscontrano simultaneamente (infatti ci sono bambini aggressivi che non sono rifiutati e bambini rifiutati che non sono aggressivi). Nelle bambine l'aggressività non risulta essere una componente deviante prevalente rispetto all'ansia e alle difficoltà scolastiche. Mentre si viene a manifestare e il quadro su aggressività e rifiuto rimane ancora complesso da affrontare e non del tutto chiarito. 3.2 Amicizia e ritiro sociale In una prospettiva incentrata sull'individuo, l'amicizia viene considerata come una variabile che alcuni soggetti possiedono e altri no. Uno studio successivo rileva che i bambini popolari sono più capaci a mantenere relazioni amicali stabili con gli ex compagni (anche nei 3 anni).

successivi) a differenza dei bambini rifiutati. Altrericerche ci dicono che fino ai 5-6 anni bambini popolari possono avere legami siaall'interno che all'esterno del proprio status, mentre crescendo tendono a nonscegliere i compagni rifiutati. Ancora una volta ciò che non risulta chiaro è se unbambino è scarsamente accettato dai compagni perché sta da solo o invece sta da soloperché non è gradito.il rapporto tra rifiuto ed sviluppoPer spiegare esiti maladattivi dello Salzer Burks,Dodge e Price propongono 4 modelli possibili: evento traumatico1) Il primo considera ogni esperienza come un possibileche ha effetti a lungo termine sullo sviluppo della personalitàeffetti cumulati2) Il secondo si fonda sulla possibilità di di ogni episodio dirifiuto. Tanto più un bambino è esposto al fenomeno, maggiore sarà entitàdelle conseguenze future soglia3) Il terzo prevede la presenza di una oltre la quale

Si potranno avere esiti negativi. Chi è soggetto a sporadiche esperienze negative / forme di rifiuto non svilupperà problemi razionali. Effetti temporanei.

L'ultimo modello prevede delle risposte a eventi negativi. Il rifiuto produce difficoltà solo per un periodo limitato. Una ricerca condotta per 9 anni su 300 bambini ci indica che il modello che si è rivelato più idoneo per spiegare i problemi relazionali che i soggetti sviluppano alcuni anni dopo le esperienze di rifiuto è quello che fissa una soglia oltre la quale il rischio di tali problematiche aumenta.

È interessante vedere come tale modello non sia invece applicabile alle bambine, per le quali nessun modello si è rivelato convincente. Le bambine sembrano non risentire della scarsa accettazione dei compagni. Sembrano più inclini a puntare su piccoli gruppi talvolta composti anche solo

  1. La competenza sociale nel gruppo dei pari (Prospettiva socio-costruzionalista)

Nella prospettiva è il gruppo ad essere l'unità d'analisi. Opponendolo all'approccio sociometrico, Kindermann propone di utilizzare un modello che tenga conto di vari aspetti sociali del contesto che caratterizza il gruppo: ampiezza, età dei componenti, composizione in termini di

  1. l'assunzione del singolo individuo come unità d'analisi e conseguentemente la scarsa attenzione alle componenti di gruppo
  2. il facile ricorso a modelli di tipo deterministico che proprio per la loro linearità molte volte non risolvono tutti quei dubbi che sorgono invece ogni qualvolta si affrontano temi complessi come quello delle relazioni tra pari

Genere…L'aggressività nel gruppo viene vista non necessariamente come una rottura delle relazioni sociali ma quanto un'occasione di apprendimento delle regole di comportamento e controllo di sé e degli altri.

Una ricerca condotta su episodi di prepotenza nelle scuole medie ha messo in mostra come nella seconda classe vi sia un picco di aggressività. Questo viene spiegato dal fatto che è l'unica classe caratterizzata da una condizione di forza in quanto non prevede una transizione di ruolo (in prima si è primini, in terza si dovrà passare alle superiori).

Secondo la prospettiva s-c il successo relazionale non dipende tanto dalla personalità dell'elemento quanto dalla capacità di monitorare le proprie azioni e coordinarle con quelle altrui.

4.1 La sincronia delle relazioni fra pari

Laursen e Adams affrontano nello specifico la tematica del conflitto tra adolescenti e sulle strategie che i soggetti attivano per risolverlo.

Ricerche hanno evidenziato che gli adolescenti di volta in volta tengono conto di una serie di elementi contestuali (importanza della relazione, grado di coinvolgimento ecc...) nel giungere ad una decisione sulla risoluzione della controversia. Per studiare le componenti del contesto, Cohen e colleghi hanno utilizzato l'analisi del comportamento dei bambini di scuola elementare. Sulla base dei risultati questi studiosi affermano che la scuola presenta caratteristiche mutevoli dipendenti ad esempio dal grado di controllo degli insegnanti sugli alunni. Importante da considerare è la nozione di clima di classe. Una recente ricerca mostra che i bambini definiti come aggressivi ad inizio anno mutano a seconda del clima in cui si trovano. Coloro che si trovano in una classe di soggetti iperattivi mantengono lo stesso livello di aggressività mentre quelli inseriti in contesti più tranquilli ottengono.

punteggi di aggressività molto inferiori negli anni successivi.

bambini "gregari"

Un'altra ricerca interessante ha mostrato che quelli cioè che si riorganizzavano alle iniziative sviluppate dai compagni, in seguito a un cambiamento di classe/scuola si sono trovati a non poter più contare sulle attività "pronte" sviluppate dai compagni. Come conseguenza hanno dovuto prendere più iniziativa autonomamente, diventando assai attivi.

bambini "leader"

I hanno invece mostrato maggiori difficoltà in quanto si sono presto accorti di non poter esigere dai compagni l'adesione alle proprie iniziative.

le abilità relazionali

Questi risultati sfidano le conclusioni che definivano le relazioni di status come statiche. Al contrario è possibile evidenziare la natura dinamica delle relazioni.

4.2 La scuola come sistema ecologico

In uno dei primi studi della scuola come sistema ecologico, Coleman era giunto

addimensione della comunità affermare quanto la sia un elemento che ha un forte influsso sulle relazioni. Tanto più è piccola la comunità, tanto maggiore è la probabilità che tutti frequentino la stessa scuola. Le conseguenze di una scarsa accettazione in questo caso si fanno più gravi dato che le possibilità di rapporto con un gruppo esterno alla scuola è basso. L’ampiezza (componenti della classe) è un altro fattore che influisce. Nei gruppi ampi, i bambini con attaccamento di tipo ansioso, tendono a mettere in atto maggiori comportamenti di disturbo e a faticare con il lavoro a casa. Degli spazi L’organizzazione è la terza variabile che influisce sulle dinamiche sociali. Studi su bambini di 3/5 anni mostrano che sono diversi gli elementi che intervengono sull’andamento delle attività, quali: l’area di gioco ed il suo contenuto (simbolico e cognitivo, solitario o

collettivo)

  • i movimenti degli adulti
  • il numero di bambini presenti nelle varie aree

Studiare le relazioni tra pari utilizzando come unità di misura il gruppo e non singoli individui significa tenere conto di fattori situazionali, spesso dipendenti dal contesto ecologico in cui i bambini si trovano ad operare. È possibile tuttavia allargare ancora la lente d'ingrandimento andando a considerare il contesto socioculturale che dota di significato le pratiche quotidiane dei bambini.

5. Le culture dei pari (Prospettiva socioculturale) significati

L'obiettivo di questa prospettiva è quella di riuscire a comprendere i significati che le relazioni tra pari assumono per i bambini nel loro contesto storico-socio-culturale. Il mondo dei pari ha regole che possono sembrare le stesse di quelle degli adulti ma non è così. Cosa significa per i bambini stare con i propri compagni?

Come vengono vissute e gestite le situazioni di gioco, amicizia, conflitto e rifiuto che quotidianamente si presentano? Porsi questi quesiti è il compito degli studiosi socioculturali. È una prospettiva dinamica fatta di continue costruzioni e ricostruzioni di momenti collettivi che hanno un potente effetto emotivo sul presente dei bambini.

L'amicizia si articola come un processo dinamico della crescita umana che si snoda nelle attività quotidiane all'interno del contesto scolastico. Le ricerche condotte in questa direzione prendono in considerazione una serie di vincoli strutturali legati all'organizzazione e alle specifiche attività che si svolgono in un determinato contesto socioculturale (quali, ad esempio, le caratteristiche dei compagni, il numero di maschi e femmine disponibili come amici, lo...)

Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
23 pagine
12 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vipviper di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIALE e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Prestano Claudia.