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Difficoltà a livello linguistico → si possono avere difficoltà linguistiche per carenze dovute a

svantaggio socio-culturale o per interferenze emotive. Alcune di queste difficoltà sono riconducibili

a disturbi più o meno specifici. Ci sono bambini normodotati dal punto di vita cognitivo e sociale

che manifestano impreviste difficoltà a livello articolatorio (difficoltà nella pronuncia di alcuni

suoni). Se si escludono insufficienze dell'apparato buccale si è di fronte a specifiche difficoltà di

articolazione. È possibile anche un disturbo specifico a livello del linguaggio espressivo che si

caratterizza per scarso vocabolario, frasi sintatticamente molto semplici, omissione di parole. Esiste

anche un disturbo specifico a livello recettivo, caratterizzato da una comprensione del linguaggio

significativamente inferiore rispetto a quella prevista dall'intelligenza del soggetto e dalla sua

condizione socio-culturale. Il farfugliamento si riferisce ad un parlare sconnesso, poco

intelleggibile, spesso troppo rapido, ma anche con cambi di ritmo, manca scorrevolezza linguistica.

La balbuzie è caratterizzata da ripetizione o allungamento delle sillabe (spesso a inizia discorso).

Disturbi a livello di coordinazione motoria → pur in assenza di ritardo mentale e di deficit fisici,

alcuni bambini manifestano una marcata insufficienza a livello di coordinazione motoria. Se si

escludono altre cause si è di fronte a un disturbo specifico (disprassie, disturbo di sviluppo della

coordinazione, disturbo evolutivo specifico della funzione motoria) che fa sospettare una qualche

disfunzione a livello neurologico. Non raramente tale disturbo è associato con qualche disturbo del

linguaggio e con altri tipi di difficoltà.

Disturbi non-verbali → ci sono bambini che forniscono prestazioni discordanti con l'insieme delle

proprie capacità cognitive in una o più aree (disegno, confusione destra/sinistra, difficoltà

matematica, coordinazione motoria). Molti studiosi ritengono che tali difficoltà abbiano alla base

dei disturbi veri e propri. Ci sono carenze a livello di memoria di lavoro visuo-spaziale. I soggetti si

trovano in difficoltà quando a livello di memoria di lavoro devono lavorare con delle immagini.

Altri parlano di una sindrome non-verbale, evidenziando che possono essere associate alle

manifestazioni anche difficoltà a livello emotivo e sociale. Altri ipotizzano che alla base di tali

disturbi vi sia inadeguato funzionamento dell'emisfero destro. È condivisa l'opinione che in questa

area sono possibili disturbi specifici di apprendimento.

Disturbo di attenzione e/o iperattività → ci sono bambini il cui comportamento è caratterizzato da

livelli, inadeguati per l'età, di distraibilità, impulsività e iperattività. Si parla di disturbo da deficit di

attenzione con iperattività quando il comportamento è caratterizzato dal fatto che la carenza

fondamentale sembra da ricondursi alle funzioni attentive. I comportamenti instabili si manifestano

quando è richiesta elevata concentrazione. La carenza critica riguarda l'autoregolazione. I soggetti

hanno difficoltà particolari nelle attività di organizzazione e pianificazione che richiedono che sia lo

stesso soggetto ad avere l'iniziativa e il controllo della situazione. A tali comportamenti possono

essere associati: bassa tolleranza alle frustrazioni, scarsa stima di sé, esplosioni di collera, umore

variabile. È più frequente nei maschi. Con il passare dell'età i comportamenti di attenuano, ma i

bambini devono essere particolarmente seguiti.

Capitolo 3, Difficoltà relazionali

Le difficoltà relazionali possono manifestarsi in vari modi. I comportamenti più frequenti

eterodiretti e autodiretti sono: aggressivi (fisicamente e verbalmente), vandalistici, impulsivi,

iperattivi, oppositori, autolesionistici, a tendenza depressiva, caratterizzati da stereotipie. Spesso

risulta utile anche una distinzione che consideri il contesto interattivo in cui si rivelano le difficoltà

relazionali: con i familiari, con gli insegnanti, con i coetanei e con gli altri adulti in genere. La

considerazione dei contesti interattivi in cui si manifestano le difficoltà relazionali permette di

evidenziare che esse non sono un tratto stabile e sempre presente della personalità dell'individuo,

ma la risposta che un individuo dà ad una particolare rete di relazioni. Molteplici sono le cause

delle difficoltà relazionali. In famiglia sono i contrasti gravi fra i genitori, separazioni o divorzi,

inadeguata educazione, sostanziale disinteresse di uno o di entrambi i genitori. A scuola sono un

eccesso di pretese, troppa competizione, troppe supplenze, contrasto fra insegnanti, insegnanti

inadeguati. Può essere anche per il contrasto famiglia-scuola, disturbi di apprendimento o situazioni

di handicap e svantaggio socioculturale.

Affinchè un comportamento venga definito aggressivo devono esserci delle azioni finalizzate a

produrre un danno intenzionale a persone o cose. Molteplici e complesse sono le cause. Spesso i

comportamenti umani sono plurideterminati, cioè hanno alla base diverse cause e tendono a

raggiungere contemporaneamente più fini; per spiegare un comportamento aggressivo è necessario

trovare più spiegazioni. Le varie forme con cui vengono attuati sono: attivo/passivo,

diretto/indiretto, fisico/verbale, eterodiretto/autodiretto, rivolto alle persone/cose. In letteratura ci si

riferisce a quattro modelli teorici esplicativi dell'aggressività. Il modello etologico invoca il ruolo

fondamentale dell'istinto aggressivo. Il modello psicoanalitico sostituisce all'istinto aggressivo la

pulsione aggressiva (entrambi componente innata nell'aggressività, l'aggressività non è presente con

la stessa intensità in tutti gli individui; le caratteristiche che vengono ereditate si distribuiscono nei

signoli individui con diversa intensità). Il modello di Dollard e Miller sottolinea che alla base di un

comportamento aggressivo ci sarebbe una frustrazione (la fonte della frustrazione viene cercata

nell'ambiente). Il quarto modello ritiene riduzionistiche le posizioni precedenti e oltre a

sottolineare il ruolo dell'interazione fra aspetti personali e ambientali, evidenzia che ci sono

comportamenti aggressivi anche senza frustrazioni. Ci sono comportamenti aggressivi che sono

dovuti al fatto che persone o cose sono di ostacolo al raggiungimento di un certo fine e proprio per

questo vengono eliminati o danneggiati o resi innocui (tutti e due gli ultimi modelli sottolineano

l'importanza del contesto ambientale e dell'apprendimento). L'educazione e la cultura proposta agli

individui influenzano notevolmente le sue modalità di espressione dell'aggressività, molta influenza

viene esercitata sulle capacità di inibire o no le proprie tendenze aggressive. Non è solo il

temperamento a influenzare, ma anche le basi culturali, l'influenza del contesto che può essere fonte

di frustrazioni superiori alla sua capacità di controllo. Alcuni comportamenti hanno anche una

funzione di comunicazione, in quanto, se correttamente interpretati, permettono di capire i bisogni

dell'individuo (aggressione per provocazione, aggressività strumentale).

Anche nei bambini si riscontrano preoccupanti stati depressivi (molto rari) anche se maggiore è

l'incidenza negli adolescenti e negli adulti. La depressione influenza spessi l'apprendimento e

sempre la vita sociale. Varie possono essere le cause, in età minore vengono considerati cruciali i

rapporti familiari. Una educazione che valorizza l'autoefficacia percepita, cioè il sentirsi all'altezza

delle situazioni, diminuisce il rischio di depressione. Per quanto riguarda i maschi è cruciale un

buon rapporto con il padre, e per le femmine è importante un'educazione che favorisca una buona

gestione del proprio mondo emotivo. Secondo molti studiosi il soggetto cade in depressione nel

momento in cui si rende conto di non riuscire più a controllare le reazioni che provengono

dall'ambiente. Un individuo depresso è i crisi di autostima e ha bisogno di essere accolto prima che

valutato. I bambini e gli adolescenti depressi desiderano essere aiutati, ma non in modo invadente e

passivizzante. Alcuni hanno problemi anche nella gestione della propria aggressività eterodiretta.

L'adolescenza è un'età di profonde ristrutturazioni. La gestione dei rapporti sociali gioca un ruolo

fondamentale. Può succedere che in alcuni periodi dell'adolescenza o relativamente ad alcuni

compiti di sviluppo o in certi contesti vari adolescenti si trovino in difficoltà (transitorie ma di

notevole disagio). Solo per una minoranza assumono un rilievo preoccupante per un periodo non

temporaneo. Gli adolescenti che hanno contemporaneamente problemi in famiglia e a scuola sono

maggiormente a rischio di disturbi nello sviluppo della personalità. Fenomeni depressivi, anoressia

e comportamenti delinquenziali sono i più analizzati. Nei Paesi di cultura occidentale c'è la

tendenza ad un aumento dei comportamenti delinquenziali nell'adolescenza, i soggetti son

svantaggio socio-culturale sono più a rischio e uno dei fattori più correlati è l'insuccesso scolastico.

Alcune difficoltà relazionali possono essere causate da disturbi di apprendimento o situazioni di

handicap. La constatazione di una difficoltà di apprendimento disorienta il bambino, che si chiede

quale può essere la causa. La sua risposta oscilla tra il non sono capace e la scuola è troppo difficile.

La sua autostima ne risente, insicurezza e demotivazione lo portano ad essere meno sicuro di sé nei

rapporti sociali, la constatazione delle difficoltà relazionali comporta ulteriore abbassamento della

stima di sé e della motivazione scolastica. Anche le situazioni di handicap possono essere associate

con difficoltà relazionali. L'associazione svantaggio socioculturale-difficoltà relazionali è molto

diffusa.

Capitolo 4, Svantaggio socio-culturale

Si distinguono situazioni diverse di svantaggio socio-culturale, e c'è una distinzione tra “carenze” e

“differenze”, cruciale per la comprensione dello svantaggio.

Lo svantaggio socio-culturale si caratterizza spesso non solo per carenze negli stimoli, ma anche per

diversità sul piano dei valori. Scarsa utilizzazione delle possibilità cognitive e scarsa motivazione

all'impegno. Nell'affrontare le problematiche non è sufficiente risolvere i problemi pratici che

comporta questa situazione, e per questo molti insegnanti incontrano a scuola notevoli problemi.

Per comprendere la situazione dello svantag

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlexVolpe di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Vianello Renzo.