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**DISTURBO DI ATTENZIONE E/O IPERATTIVITA’
Comportamento caratterizzato da livelli inadeguati di distraibilità/impulsività /
iperattività; si parla di disturbo da deficit di attenzione con iperattività quando carenza
fondamentale si riconduce alle funzioni attentive; comportamenti instabili si
manifestano nelle situazioni in cui è richiesta concentrazione;
@secondo alcuni = carenza riguarda l'autoregolazione: difficoltà in organizzazione/
pianificazione, che richiedono controllo della situazione;
@frequente = non portare a termine propri compiti/ non ascoltare chi parla;
@rapporto sociale con coetanei = danneggiato data l’impulsività (quindi egocentrico e
poco rispettoso); prevale scelta dei giochi non strutturati e impulsività può portare a
situazioni pericolose;
@a tali comportamenti = associati: bassa tolleranza frustrazione/ scarsa stima di sè/
esplosioni di collera/ umore variabile;
@con età = comportamenti si attenuano (eventuali insuccessi scolastici = effetti
negativi a lungo termine.
CAP 3
DIFFICOLTA’ RELAZIONALI
**MANIFESTAZIONI E CAUSE
difficoltà relazionali possono manifestarsi in vari modi; comportamenti più frequenti:
-aggressivi (fisicamente o verbalmente)
-vandalistici
-impulsivi
-iperattivi
-oppositori
-autolesionistici
-a tendenza depressiva
-caratterizzati da stereotipie.
Alcune situazioni esemplificative:
1) 8 anni, non riesce a stare ferma; si alza anche quando non opportuno; esce dalla
classe senza chiedere il permesso.
2) 6 anni, non esegue quanto richiesto; se gli si chiede di scrivere, può mettersi a
disegnare.
3) 10 anni, down; se sgridato = ceffone da solo;
4) 10 anni, raramente la si vede sorridere; di fronte a compiti difficili sta ferma, senza
chiedere aiuto.
@Risulta utile distinzione che consideri il contesto interattivo in cui si rivelano le
difficoltà relazionali (permette di evidenziare che esse non sono un tratto stabile
personalità, ma la risposta ad una particolare rete relazion)i:
-con i familiari
-con la madre o padre
-fratelli
-insegnanti
-più di uno o tutti
-con coetanei
-a scuola
-con maschi o femmine
-con adulti in genere.
Esempi:-6 anni, ascolta il padre ma non la madre (con lei fa prepotente e vorrebbe
picchiarla), litiga con la sorella, buon rapporto con l'insegnante maschio, non con le
insegnanti;
-8 anni, bambina fragile, si rattrista per qualsiasi rimprovero o insuccesso scolastico.
@Molteplici anche le cause difficoltà relazionali:
1)in famiglia
-contrasti gravi fra genitori
-separazioni o divorzi
-inadeguata educazione
-disinteresse genitori
2) a scuola
-eccesso di pretese
-troppa competizione
-insegnanti inadeguati
3) contrasto famiglia-scuola
4) disturbi di apprendimento o handicap
5) svantaggio socioculturale.
@Ricerca Luciana Duina con i bambini con difficoltà relazionali, risultati:
-82% aggressivi e violenti/63% con comportamenti di rifiuto/ 33% tendenti ad isolarsi;
-si manifestano fin dai primi giorni di scuola (83%);
-si comportano in tale modo soprattutto a causa problemi familiari (63%);
-non cattivo rapporto con gli insegnanti;
-non si comportano così a causa di scuola inadeguata;
-provengono da tutte le classi sociali (soprattutto famiglie con svantaggio);
-oppongono alla scuola problemi ancor più gravi di handicap;
-rifiutati dai compagni (83%)/ ritardi nell'apprendimento (79%)/rendono difficile
gestione intera classe (73%);
-abbisognano struttura che favorisca lavori in piccoli gruppi.
@Indagine con 66 professori medie, risultati:
-80% soggetti considerati come aventi difficoltà relazionali = maschi;
-comportamenti più frequenti = aggressività verso compagni e insegnanti (60%)/
interventi impulsivi e esagerati (52%)/ comportamenti infantili (25%)/ manifestazioni
di disistima;
-causa fondamentale = problemi nei rapporti famigliari (spesso per svantaggio)
-insegnanti = poco preparati a affrontarli (93%);
-secondo insegnanti = 94% dei genitori si interessa poco.
**IL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO
Affinché comportamento definito aggressivo = condizioni:
-azioni finalizzata a produrre un danno
-a persone o cose
-intenzionalmente.
Molteplici e complesse cause (comportamenti umani = plurideterminati: hanno alla
base diverse cause e tendono a raggiungere contemporaneamente più fini, quindi
necessario trovare più spiegazioni.
@varie forme in cui si attua comportamento aggressivo; in dicotomie:
-attivo o passivo (si può arrecare danno a qualcosa o qualcuno sia facendo qualcosa
sia omettendo di farlo)
-diretto o indiretto
-fisico o verbale
-eterodiretto o autodiretto
-rivolto alle persone o alle cose.
@Quattro modelli teorici esplicativi aggressività:
1) etologico: invocca ruolo fondamentale dell'istinto aggressivo (molti non rientrano
nella nostra definizione di aggressività, in quanto manca intenzionalità a arrecare
danno)
2) psicoanalitico: sostituirebbe all'istinto aggressivo la pulsione aggressiva.
//Primi due modelli sottolineano la componente innata che sarebbe presente
nell'aggressività (frutto evoluzione speci), in questa logica l'aggressività non è
presente con la stessa intensità in tutti gli individui//.
3) modello di Dollard e Miller: Alla base comportamento aggressivo = una frustrazione
(qui occorre trovare nell'ambiente una fonte di frustrazione: "chi ha aggredito perché
lo hai offeso");
4) quarto modello ritiene riduzionistiche le posizioni precedenti: vi sono
comportamenti aggressivi anche senza frustrazione (dovuti al fatto che persone o cose
sono di ostacolo, quindi eliminati o danneggiati o resi innocui; anche qui importanza
contesto ambientale e apprendimento).
@Educazione e cultura influenzano modalità di espressione aggressività (diretta o
indiretta, fisica o verbale)/ capacità di inibire o no tendenze aggressive.
@Il perché comportamenti aggressivi:
-alla base una qualche motivazione temperamentale;
- alla base comportamenti=influenza culturale o familiare (culture favoriscono
atteggiamento competitivo/soluzione conflitti con aggressione);
//su queste 2 = più difficile intervenire//
-contesto = fonte di frustrazioni superiori a sua capacità di controllo.
-Aggressione è provocazione: "faccio una cosa sorprendente, per vedere come ti
comporti e come mi tratti"; aggressività strumentale (segnale scarsa chiarezza
rapporto con l'adulto), funzione di comunicazione (permettono di capire il bisogno
allievo).
@A 2 anni/ asilo nido = frequenti comportamenti aggressivi (mordere), che devono
essere controllati, ma non devono allarmare (spesso periodo transitorio).
@Primo intervento = evitare tempi morti, momenti di noia e passività.
**STATI DEPRESSIVI
Anche nei bambini = preoccupanti Stati depressivi (2%, maggiore incidenza negli
adolescenti).
Influenza apprendimento/vita sociale.
@Cause:
-in età minore = cruciali i rapporti famigliari;@ricerca barbaranelli: educazione che
valorizza auto efficacia percepita diminuisce rischio depressione (per maschi =
cruciale rapporto con i padri/per femmine = importante educazione che favorisca
gestione mondo emotivo.
@Indicazioni agli insegnanti:
-depressione nel momento in cui si rende conto di non riuscire più a controllare le
reazioni che provengono dall'ambiente (opportuna analisi reazioni dell'ambiente
scolastico ai comportamenti soggetto, per capire quali disturbanti o eccessivi);
-il depresso è bimbo in crisi di autostima (bisogno di essere accolto così com'è, prima
che valutato)
-bimbi depressi desiderano essere aiutati, ma non in modo invadente e passivizzante;
-alcuni depressi hanno problemi nella gestione aggressività eterodiretta (bisogna
intervenire come è socialmente opportuno, ma senza colpevolizzare).
**DIFFICOLTA’ RELAZIONALI NELL’ADOLESCENZA
Gestione rapporti sociali = ruolo fondamentale in tutti i compiti evolutivi;
può succedere che in alcuni periodi (primo anno superiori)/ relativamente a alcuni
compiti/ in certi contesti = difficoltà (vissute con disagio, ma transitorie).
@Per una minoranza = difficoltà sociali assumono rilievo preoccupante/per periodo
non transitorio (fra 3% e 10%:
-disagi gravi con genitori per 5%, stessa percentuale per difficoltà di avere rapporti di
amicizia/eccessiva competitività a scuola;
-maggiore percentuale di seri problemi con professori.
-Problemi contemporaneamente in famiglia e a scuola = fra 2% e il 4%, a rischio di
disturbi sviluppo della personalità (fenomeni depressivi, anoressia e comportamenti
delinquenziali);
@ricerche evidenziano che:-nei paesi occidentali = tendenza aumento comportamenti
delinquenziali;
-soggetti con svantaggio = maggiormente a rischio;
-uno dei fattori più correlati con delinquenziale = insuccesso scolastico.
**DIFFICOLTA’ RELAZIONALI ASSOCIATE A DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO A
SITUAZIONI DI HANDICAP O A SVANTAGGIO CULTURALE
Presenza di una qualche difficoltà = può aumentare il rischio di altre difficoltà (alcune
difficoltà relazionali = causate da disturbi apprendimento o handicap);
@casistica differenziatissima, percorso tipico:
1) dal disturbo di apprendimento alla difficoltà relazionale: constatazione di difficoltà di
apprendimento disorienta bambino; si chiede quale causa; risposta oscilla fra "non
sono abile"/scuola è troppo difficile; autostima si abbassa/ motivazione
all'apprendimento ne risente; meno sicuro nei rapporti sociali, meno considerato da
insegnanti e i compagni...
2) handicap e difficoltà relazionali: anche le situazioni di handicap possono essere
associate a difficoltà relazionali;
studi: - in caso di anomalie dei cromosomi sessuali (con o senza ritardo) = possibili
difficoltà relazionali (soggetti sindrome Klinefelter XXY = hanno comuni problemi di
personalità/ con sindrome XYY = maggiore aggressività e impulsività);
studio Jacobson su associazioni di disturbi del comportamento in caso di ritardo
mentale:
-aggressività fisica 8,5%
-autolesionismo 7,7%
-vandalismo 3,7%
-iperattività 9,3%
-stereotipie 7%
-comportamento oppositorio 7%
-pianto, capricciosità 13,8%
-aggressività verbale 2,4%
-onnifagia 1,9%
3) svantaggio e difficoltà relazionali: l'associazione è molto diffusa; rischio disturbi di
apprendimento/ difficoltà relazionali.
CAP 4 SVANTAGGIO SOCIO-CULTURALE
Può provocare sia disturbi di apprendimento che relazionali: bimbo educato in