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Gli item complessi danno sempre difficoltà dal punto di vista cognitivo, mettendo sempre una certa
difficoltà. Si è quindi sperimentato se il conflitto indotto dall’opposizione dei punti di vista possa far
progredire il soggetto anche quando il compito non contenga nessuna difficoltà a livello cognitivo, ma
solo sociale: si propone un modello incorretto a dei soggetti che dispongono già della risposta
adeguata; si è cercato quindi di isolare la dimensione sociale del conflitto differenziandola dalla difficoltà
cognitiva.
Si conservano le posizioni faccia a faccia del precedente esperimento, ma si pongono i piani in modo
che da una parte il compito risulti facile, in cui non c’è una difficoltà cognitiva, mentre dall’altra la
posizione dia un compito difficile, come negli item complessi abituali. Un soggetto in posizione
complessa avrà effettivamente delle difficoltà di carattere cognitivo, mentre il soggetto in posizione
facile non avrà difficoltà cognitive.
Se il soggetto in posizione difficile sarà un CN o un CP, non svolgerà il compito correttamente,
influenzando anche il soggetto in posizione facile, creandogli un conflitto che contrasta con la sua
soluzione scontata, quindi si vogliono analizzare gli eventuali progressi di questo tipo di conflitto.
Per evitare che il soggetto “facile” imponga la propria soluzione e inneschi nel soggetto difficile una
dinamica di remissione e acquiescenza, si oppongono al soggetto facile 2 soggetti difficili, che
sosterranno socialmente la loro tesi, mentre in un'altra condizione sperimentale si oppone sono un
soggetto difficile, per controllare la dinamica di acquiescenza.
I risultati che interessano sono quelli dei soggetti in posizione facile, che apparentemente non
affrontano nessun conflitto cognitivo: durante il post test su item complessi i soggetti facili
progrediscono se nella fase di interazione sono stati contrastati da 2 soggetti difficili , mentre se nella
fase di interazione si erano trovati di fronte ad un solo soggetto “difficile”, nel post test
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progrediscono poco. I soggetti facili progrediscono maggiormente se difendono più apertamente la loro
evidente soluzione.
Anche nella fase di interazione si nota l’intervento delle regolazioni sociali nel conflitto sociocognitivo:
le interazioni fra il soggetto facile e i 2 soggetti difficili sono più frequenti rispetto l’altra condizione.
La soluzione scorretta difesa dai 2 partner ha spinto il soggetto facile a comparare le risposte e ciò ha
permesso una difesa più intensa delle sue idee e una decontrazione cognitiva per comprendere le
risposte altrui; nella situazione con un solo soggetto difficile, questi ha posto meno opposizione e il
soggetto facile non ha rimesso in discussione le sue idee, predominando sul partner: la divergenza
si è risolta con una regolazione relazionale, mentre con 2 oppositori la negoziazione si è svolta a
livello cognitivo.
C’è anche da considerare che i 2 soggetti in posizione difficile non erano necessariamente dello stesso
livello, e nel caso di un CP+CN, questi 2 soggetti hanno potuto migliorare, quindi il bambino facile non
solo si è visto opporre un altro punto di vista, ma anche una progressiva elaborazione corretta da
parte degli altri 2. Per questo motivo sono state realizzate 2 varianti dell’esperimento.
Prima Variante
Per evitare la “supremazia” del bambino in posizione facile, e l’acquiescenza del bambino in posizione
difficile è stato introdotto l’adulto come partner in posizione difficile.
Egli realizza la copia del villaggio senza dare spiegazione al bambino, ed effettua una semplice
traslazione del villaggio, poi chiede al bambino il suo parere, e nonostante eventuali correzioni del
bambino, lo sperimentatore continua a proporre la soluzione incorretta. Dal punto di vista del
bambino l’errore dell’adulto è evidente
Ai post test individuali si nota un netto progresso dei bambini, che si sono conservati anche ad un 2°
post test a distanza, e sono quelli che più si oppongono all’adulto durante le interazioni, mentre quelli
che maggiormente hanno accettato la soluzione dell’adulto non progrediscono.
L’esperimento precedete ha dimostrato che i soggetti che oppongono maggiore resistenza ai loro
partner difficili progrediscono di più: in questo esperimento è quindi stato contato il numero di case
messe in posizione corretta, nonostante l’adulto continuasse a proporre posizioni sbagliate:
effettivamente i soggetti che sono progrediti hanno collocato più case al posto giusto, sostenendo il
loro punto di vista, rispetto ai soggetti che hanno collocato meno case nel punto giusto per
compiacere l’adulto e il suo punto di vista, progredendo di meno. Questo indica che chi risponde ad un
conflitto sociocognitivo con una regolazione relazionale di acquiescenza progredirà di meno di quelli
che si oppongono ad un punto di vista , anche se in condizioni di inferiorità sociale.
Seconda Variante
Si è visto come l’utilizzo di 2 bambini in posizione difficile crei altre varianti che complicano la
situazione, perché risulta complicato controllare la relazione fra i 2 difficili. Ma i 2 difficili erano stati
introdotti per evitare l’effetto di acquiescenza e per dare un rinforzo sociale e assicurare conflitto
cognitivo. Bisognerebbe rinforzare ugualmente il peso sociale di un bambino da solo in posizione
difficile. In questa variante, questo si è ottenuto facendo costruire il villaggio prima al soggetto difficile,
e poi lasciando intervenire quello facile.
Ai post test si sono riscontrati buoni progressi , e anche in questo caso quelli progrediti sono quelli
che hanno dato il maggior numero di risposte corrette nella fase interattiva, mentre quelli che non
sono progrediti al post test hanno una media di case giuste inferiore durante l’interazione.
L’interazione fra pari deve tenere anche conto di un altro fattore: i soggetti difficili, se sono CP sono
capaci di mettere alcune case imposizione corretta,e per queste non ci sarà conflitto; inoltre i
precedenti esperimenti hanno dimostrato che per avere un conflitto sociocognitivo l’interazione non
deve essere unilaterale, ma bilaterale. In questo esperimento si è calcolato l’indice di
reciprocità/unilateralità: considerando la % delle risposte corrette date dal soggetto facile:
sono stati considerati gruppi unilaterali a dominanza facile, quei gruppi in cui la % delle risposte
corrette data dal soggetto facile era molto alta, da 83 a 100%
sono stati considerati gruppi unilaterali a dominanza difficile, quei gruppi in cui la % delle
risposte corrette data dal soggetto facile era molto bassa, da 0 a 17%
sono stati considerati gruppi bilaterali i gruppi in cui la % di risposte corrette del soggetto facile
oscilla tra 18 e 82 %
I risultati mostrano che il soggetto facile è progredito nei gruppi con più bilateralità e meno
unilateralità, quando cioè le decisioni sono ripartite ugualmente, e non quando le decisioni sono
semplicemente giustapposte oppure c’è supremazia di uno dei 2. 6
Il conflitto sociocognitivo è essenziale nei progressi durante le interazioni fra pari: il lavoro comune di
bambini di livelli cognitivi diversi e bambini dello stesso livello cognitivo , ma con 2 punti di vista diversi
hanno progressi a livello individuale in seguito al conflitto.
Si può creare il conflitto anche a bambini in cui il compito non produce nessuna difficoltà mettendoli a
confronto con soggetti che realizzano incorrettamente il compito: perché possano prodursi progressi è
necessario che il conflitto non si risolva con acquiescenza fondata sulle asimmetrie, e ci deve essere
reciprocità di scambi dei punti di vista, e non un lavoro unilaterale.
Esperimento 5: natura del modello e conflitto sociocognitivo
Gli esperimenti miravano a dimostrare che la dinamica del conflitto sociocognitivo non si riduce ad
un semplice “effetto modello”; ora si capovolge il problema spiegando l’effetto modello in termini di
conflitto sociocognitivo.
Il “modello” è l’insieme delle caratteristiche cognitive di una soluzione proposta per un problema,
quindi gli approcci cognitivi differenziati nei vari bambini costituiscono dei modelli.
Rispetto a un bambino di livello CN le soluzioni proposte nei precedenti esperimenti dagli altri bambini
costituiscono per lui dei modelli di diverso tipo:
Modello Progressivo Corretto: la soluzione proposta coincide con tutte le trasformazioni
richieste dal compito. È la soluzione proposta da bambini CT
Modello Progressivo Intermedio: la soluzione si presenta vicino alla soluzione corretta, è più
avanzata di quella del soggetto, ma non è completamente corretta. È la soluzione proposta da
bambini CP
Modello similare: è la stessa modalità di soluzione che il soggetto usa. Può dare luogo a
risposte identiche, nel caso di punti di vista uguali, o totalmente divergenti, nel caso di punti di
vista diversi
Modello Regressivo: è una soluzione di livello inferiore a quella del soggetto; se il soggetto è
capace di riprodurre il modello in un item facile con una rotazione a 90°, il modello regressivo
consiste in una semplice traslazione del villaggio senza nemmeno la rotazione
La quasi totalità degli autori che si è occupata del tema ha sempre analizzato modelli progressivi
corretti, che sono considerati da tutti come fortemente positivi; l’unico caso in cui si è dimostrato
inutile è quando il soggetto che serviva da modello imponeva totalmente la sua soluzione corretta, e
l’altro soggetto non partecipava all’interazione.
Sono poche le ricerche centrate sui modelli intermedi: alcuni sostengono che sono i migliori perché la
distanza cognitiva è minore rispetto al modello corretto.
I Modelli similari non sono stati oggetto di interesse , e alcuni esperimenti dimostrano che i progressi
sono insignificanti
I modelli regressivi sono praticamente assenti nelle ricerche, e sono stati analizzati sono in termini di
apprendimento vicario: regressione di soggetti conservatori, confrontati con modelli non
conservatori si sono trovate solo quando i soggetti hanno interpretato il compito come un dover ridare
la risposta proposta dall’adulto.
Il modello più studiato è quello progressivo corretto, poiché l’interazione è pensata come un
mecanismo di imitazione, e lo stesso vale per i lavori più rari riguardo i modelli progressivi
intermedi, questo perché secondo questi lavori l’intervento più efficace è presentare un modello che
induca il soggetto ad esercitare attivamente le proprie funzioni mentali per fargli comprendere le
contr