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TEORIE SULLO SVILUPPO DELLE EMOZIONI

Teoria della differenziazione emotiva – anni ‘30

Le emozioni si sviluppano a partire da uno stato d’eccitazione che inizialmente è indifferenziato e

solo con lo sviluppo cognitivo si ha un processo di discriminazione e organizzazione.

Tre sistemi sono precursori delle emozioni:

1. Piacere-gioia >> sorriso sociale e sorriso sociale selettivo;

2. Circospezione-paura >> trasalimento, disapprovaz, sorpresa e disagio

3. Frustrazione-rabbia >> delusione insoddisfazione e collera

Lo sviluppo emotivo procede di pari passo con quello cognitivo e sociale per facilitare la

formazione delle relazioni affettive.

A partire dal II anno s’impara a simulare, minimizzare o esagerare le espressioni emotive.

Teoria differenziale delle emozioni di Izard&coll.

Le emozioni sono innate, universali e differenziate fin dalla nascita; quelle fondamentali sono

interesse, gioia, sorpresa, disgusto, disprezzo, tristezza, collera, paura e vergogna: tra queste ci sono

alcune che permettono di proteggersi da stimoli considerati negativi e pericolosi, mentre altre sono

+ evolute e oltre che per rispondere sempre alle richieste dell’ambiente, servono anche a

comunicare le proprie esigenze.

Bambini e adulti hanno espressioni emotive analoghe e facilmente riconoscibili.

Approccio funzionalista

A differenza di quanto credeva Izard, tutte le emozioni fondamentali sono presenti fin dalla nascita

e raggruppabili in famiglie d’emozioni in base alla loro funzione, per cui la situazione può variare e

l’emozione elicitata (ad es paura) avere un’intensità diversa, ma la funzione sarà sempre adattiva,

cioè ci sarà in ogni caso una regolazione dei processi psicologici sia interni che interpersonali.

Riconoscimento e comprensione delle emozioni

Il riconoscimento delle emozioni è favorito dalla spontanea tendenza a prediligere il volto umano

rispetto ad altri stimoli ed è importante per sintonizzarsi col caregiver e ricevere le cure necessarie a

sopravvivere. Nell’esperim del “visual cliff” per es il bambino ha come riferimento sociale la madre

per capire cosa deve fare.

Il bambino comprende da subito le emozioni altrui ed è in grado di provarle a sua volta (contagio

emotivo);

invece riesce a prevedere le emozioni degli altri senza necessariamente provarle solo a partire dai

4-5 anni (empatia).

L’attaccamento di Bowlby

Lo sviluppo affettivo dipende molto dalla qualità della relazione tra bambino e caregiver che ha

importanti implicazioni per le future interazioni con gli altri. L’attaccamento è un intrinseco legame

preferenziale verso la persona che soddisfa i bisogni fondamentali di cura, protezione, cibo, affetto e

si evidenzia sia quando il bambino viene separato da tale persona sia quando decide egli stesso di

“staccarsi” per esplorare l’ambiente.

- Lo sviluppo dell’attaccamento in 4 fasi:

1. Segnalazione e avvicinamento

Il neonato ricerca senza fare distinzioni l’attenzione di qualsiasi persona presente attorno a lui

per ricevere cura e protezione (valore adattivo/evolutivo)

2. Comunicazione diretta

Si prediligono le figure familiari, l’estraneo infatti può rappresentare un pericolo

3. Segnali di mantenimento della vicinanza (attaccamento vero e proprio)

4. Reciprocità con condivisione di obbiettivi, il bambino intuisce le emozioni della madre e di

conseguenza prova ad adattare il suo comportamento

- Tipi d’attaccamento con la procedura della Strange Situation di M.Ainsworth:

A. Insicuro-evitante

La madre nel primo anno di vita si è dimostrata fredda e insensibile sul piano fisico, sia se è

presente sia se si allontana il bambino si mostra comunque indifferente; l’estraneo può

quindi essere il riferimento sociale privilegiato.

B. Sicuro

La madre ha risposto con calore, attenzione e sensibilità alle richieste del bambino

soddisfacendo così i suoi bisogni primari.

Il bambino sa di poter contare sulla madre a cui è molto legato e manifesa segnali di forte

disagio in caso di separazione. Quando avviene la riconcialiazione, la madre consola il

bambino che si tranquillizza, riprende a giocare e ad esplorare l’ambiente; inoltre interagisce

facilmente e volentieri con gli estranei.

C. Insicuro-ambivalente

La madre si comporta in maniera contraddittoria e confonde il bambino circa la sua reale

disponibilità; è imprevedibile nelle risposte, in sua assenza o al ritorno il bambino mostra

angoscia e sconforto che non si placano facilmente poiché si allontana e la rifiuta.

D. Disorganizzato

la madre ha subìto esperienze traumatiche che inficiano la qualità delle sue cure e possono

anche riguardare il bambino che corre il rischio di uno sviluppo psicopatologico. Si

caratterizza per un’alternanza di rifiuto e avvicinamento, denotando un fallimento del

legame affettivo.

Da considerare come indicatori del tipo d’attaccamento (valutato anche con il SAT – Situation

Anxiety Test di Bowlby &co):

• L’ansia da separazione

• L’esplorazione

• La paura dell’estraneo

• Il ricongiungimento con la madre

- MOI (Modelli Operativi Interni)

si tratta di rappresentazioni di sé, della madre e del mondo che sono formulate combinando la

memoria semantica che contiene il significato di persone e cose con quella episodica, riferita agli

eventi vissuti dal bambino.

Un attaccamento di tipo A porta a rappresentarsi la madre come amorevole e se stessi come degni

d’amore, il bambino “sicuro” è socialmente competente ed apprezzato dai pari come dagli adulti,

riesce a risolvere i conflitti, ha fiducia negli altri ed è entusiasta delle relazioni e della possibilità di

cooperare;

al contrario un attaccamento insicuro è correlato con un’immagine ostile della madre, percepita

come fredda, distaccata e insensibile, il bambino non si sente degno d’amore e sviluppa diffidenza

nei confronti degli altri e del mondo, tutto è potenzialmente pericoloso. La competenza emotiva

risulta deficitaria con atteggiamenti di timore e aggressivita e con risposte inadeguate, esagerate o

fuori luogo che provocano una controreazione d’isolamento da parte dei pari.

I MOI sono stabili nel tempo a meno che nell’ambiente relazionale del bambino siano presenti altre

figure significative d’attaccamento (monotropia VS attaccamento multiplo).

Infine, l’Adult Attachment Interview (AAI) è un test che permette di valutare l’attaccamento da

adulti.

Lo sviluppo della memoria

È una funzione cognitiva di natura ricostruttiva che consente di immagazzinare e di richiamare

rappresentazioni relative a persone, oggetti, eventi ed esperienze.

-Memoria precoce, implicita, procedeurale: non richiede un focus attentivo e il controllo della

coscienza, si associa a strutture arcaiche del cervello come l’amigdala e parte del sistema limbico e

con il fatto che non si ha la sensazione soggettiva di stare ricordando qualcosa.

-Memoria tardiva, esplicita, dichiarativa nel senso di semantica ed episodica/autobiografica:

si associa allo sviluppo di strutture evolute a livello cerebrale come la corteccia orbitofrontale e il

lobo temporale e con il fatto che si ha la sensazione soggettiva di stare ricordando qualcosa.

Richiede dunque un focus attentivo e la consapevolezza della coscienza.

L’amnesia infantile non è dovuta alla rimozione di ricordi dolorosi come crede la psicoanalisi, ma

alla mancata maturazione del senso del Sé e ad abilità verbali carenti nel periodo prescolare. La

madre può stimolare il bambino a parlare di sé per favorire la memoria.

- La sensibilità del caregiver

per M.Ainsworth il caregiver è sensibile quando stabilisce un attaccamento di tipo A ed esercita la

capacità di prestare attenzione alle comunicazioni del neonato emesse con espressioni facciali e

vocalizzi, interpretandole come intenzionali e rispondendo in modo corretto e tempestivo con

calore, dolcezza e incoraggiamento. Si tratta quindi di sintonizzarsi con le richieste e i bisogni del

bambino per favorire l’emergere del Sé riflessivo che permette di prendere consapevolezza di stati

mentali come pensieri, idee e sentimenti. La madre fa da “social mirror” e interviene

cognitivamente codificando e decodificando gli atti del bambino ed emotivamente intervenendo con

risposte appropriate.

Le relazioni familiari

La famiglia ha un ruolo cruciale per lo sviluppo e la sopravvivenza di ogni individuo ed è

l’unità-base della società;

si delinea come sistema aperto e che si autoregola a partire da 3 principi:

1) Totalità: il tutto non è la somma delle parti, ovvero la storia della famiglia non

s’identifica con la storia dei singoli componenti, pur tenendo ben presente che ognuno di

loro contribuisce a costruirla, la influenza e ne viene a sua volta influenzato.

2) Equifinalità: le modificazioni che avvengono nel sistema sono dovute a regole

organizzative e non a uno stato iniziale che nei sistemi chiusi determina quello finale.

3) Autoregolazione: le forze del cambiamento si equilibrano con quelle omeostatiche che

tendono a mantenere lo status quo delle cose. I sistemi familiari rigidi si caratterizzano

per retroazioni positive, cioè tengono conto soprattutto di quelle info che annullano la

spinta al cambiamento.

La visione sistemica della famiglia fa perdere di vista l’intersoggettività, intesa come la

condivisione di stati interni che attraverso la stabilità emotiva e la negoziazione permette di

bilanciare novità e abitudine, favorendo così un sano sviluppo del bambino e valorizzando la sua

individualità.

Modello delle relazioni triangolari

A differenza delle relazioni triadiche dove è un oggetto a favorire l’interazione tra bambino e

adulto, la relazione triangolare presuppone la presenza di entrambi i genitori che per il bambino

rappresentano un riferimento sociale ed è ad essi infatti che si rivolge per condividere l’attenzione

per un oggetto che suscita il suo interesse.

Il costrutto di “alleanza familiare” è utile per capire la qualità della relazione bambino-genitori,

osservando le modalità d’interazione quotidiana (es routine come la pappa e il gioco).

Le interazioni sono funzionali: cooperative quando sono coinvolgenti e divertenti, oppure “in

tensione” se bisogna impegnarsi per superare ostacoli o raggiungere un obbiettivo.

Sono disfunzionali quando sono collusive e disturbate, nel senso che si crea un clima ostile dove

uno o entrambi i genitori che litigano tra loro scaricano tutta la tensione sul bambino che funge

quindi da capro espiatorio.

Modello process-oriented

Il focus è sul funzionamen

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
35 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Danilo p di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche di psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Carugati Felice.