Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CAPITOLO IV
II fascino delle droghe
Consumo di sostanze psicoattive: processi psicologici
Un fenomeno dinamico che ha le sue radici nell’adolescenza
− Aspetti fenomenologici. La diffusione del consumo di droghe illecite
in Italia è un fenomeno recente che si è sviluppato soprattutto a
partire dal dopoguerra assumendo nel corso del tempo
caratteristiche e forme di espressione diverse. A metà degli anni ‘60
si è verificato un punto di svolta importante.
I dati di alcuni studi italiani e internazionali insieme a quelli
epidemiologici forniti dall’OEDT indicano che l’hashish-marijuana è
la sostanza più utilizzata dai giovani. In media circa un adolescente
su cinque all’età di 15-16 anni afferma di averne fatto uso e per i
giovani. L’uso Di cocaina è in crescita ma risulta ancora più diffuso
fra gli adulti che non fra giovani ed adolescenti, fra questi ultimi
esso è tuttavia più elevato di quello dell’eroina.
Il termine «droghe» è generalmente impiegato per indicare
quell’insieme di sostanze naturali o di sintesi in grado di modificare
l’umore, la percezione e l’attività mentale di chi le assume.
Adolescenza, compiti di sviluppo e fenomeni di consumo.
−
Gli studi realizzati a partire dalla seconda metà degli anni ‘70 sia in
ambito epidemiologico sia psicosociale mostrano che l’adolescenza
è il periodo cruciale per la sperimentazione della maggior parte
delle sostanze psicoattive, lecite e illecite.
Il percorso del consumo
Il consumo di droga più che un fenomeno costituisce un processo
che ha un inizio, uno svolgimento ed un epilogo. In esso entra in
gioco, cioè, un complesso intreccio di fattori che hanno un ruolo
diversificato nelle diverse fasi che lo compongono.
Ruolo degli atteggiamenti e delle credenze
Provare per la prima volta una droga o continuare ad utilizzarla
dipende almeno in parte da meccanismi specificamente cognitivi
che influenzano la percezione del rischio, il modo, cioè, in cui
l’adolescente percepisce e valuta le sue capacità di controllo, le
caratteristiche di una determinata sostanza o l’entità del fenomeno
nel suo ambiente di vita. La percezione di invulnerabilità o
ottimismo irrealistico è un bias a favore del Sé che consiste nel
ritenere che i risultati positivi accadano con maggior probabilità a
noi stessi e che quelli negativi interessino invece in maggior misura
gli altri.
La sovrastima della diffusione del consumo nel proprio ambiente di
vita o fra i propri amici è un altro elemento che può incentivare il
ricorso alle droghe. Si tratta di un effetto, definito del falso
consenso, dovuto al fatto che i consumatori reali o i potenziali
entrando preferibilmente in relazione con altri che condividono
credenze e condotte simili alle proprie, sono perciò portati a
ritenere che il numero degli assuntori sia assai più numeroso di
quanto è nella realtà.
Droghe come risposta a bisogni personali salienti
Facilitazione sociale. Le aspettative e le credenze relative alla
− socialità hanno un peso considerevole nelle condotte
adolescenziali di consumo. Idea soggiacente è che il ricorso alle
droghe enfatizzi il cameratismo, contribuisca a creare
un’atmosfera di apertura, faciliti la comunicazione e la
condivisione di sentimenti ed esperienze e favorisca differenti
forme di identificazione con i coetanei. Il ricorso alla droga può
altresì facilitare esperienze di fusione fra individuo e gruppo di
più ampie dimensioni che richiamano i processi di
deindividuazione descritti da Philiph Zimbardo.
Innalzamento/ampliamento del Sé e regolazione delle emozioni.
− Le persone adottano certi comportamenti anche per
incrementare aspetti e dimensioni salienti del Sé e dell’identità.
Assumere degli alcolici, poiché interferisce con i processi di codifica
sui quali si basa l’autoconsapevolezza, può consentire di evitare un
confronto sfavorevole fra Sé reale ed ideale. Così come evidenziano
Jones e Berglas essi in sostanza adottano un criterio in base al quale
è meglio mostrarsi alterati che incompetenti. Vi sono adolescenti
che pur essendo perfettamente in grado di riconoscere le emozioni
che provano, di esprimerle e di capire in che termini esse
influenzano il loro comportamento, non sono però altrettanto in
grado di regolare i loro stati emozionali, di produrre cioè, nelle
situazioni che lo richiedono, delle reazioni emozionali positive o in
grado di minimizzare quelle negative.
Punti fermi in tema di prevenzione
Gli interventi di prevenzione primaria sono per lo più riconducibili a
due grandi filoni.
Il primo, che si riallaccia soprattutto alla prospettiva
− dell’astinenza, impiega messaggi a forte carica emozionale, a
principi etici o impiega l’informazione come deterrente.
Quest’ultima si basa su processi comunicativi di tipo asimmetrico
principalmente rivolti a omogeneizzare le conoscenze del
riceverne in base agli input forniti da una fonte autorevole.
Il secondo filone che si ispira invece alla prospettiva di un uso
− responsabile, è soprattutto rivolto ‘ad incrementare i fattori
protettivi relativi all’individuo ed al suo rapporto con l’ambiente
di vita. Sono qui compresi tutti quei modelli rivolti ad
incrementare le risorse personali dell’adolescente in termini di
autostima, competenze sociali, progettualità personale e che
impiegano, sia approcci cognitivo - comportamentali, sia azioni
formative più globali ed indirette.
Mentre gli interventi di prevenzione primaria si rivolgono
principalmente alla popolazione adolescenziale, la prevenzione
secondaria si indirizza soprattutto a chi ha già avuto esperienze con
le droghe. L’obiettivo è in questo caso di contrastare un’eventuale
escalation, di ridurre o contenere gli stili di consumo più
disfunzionali e quelle condotte che possono costituire un pericolo
sia per chi le intraprende che per altre persone. Alcuni di questi
interventi sono ad esempio realizzati d’a unità mobili in prossimità
di luoghi di ritrovo notturno o in contesti particolarmente frequentati
da consumatori.
Genesi e interruzione della tossicodipendenza da eroina
Fenomenologia, fattori di rischio, fasi del consumo
In Italia, così come in Europa, in dipendenza dall’eroina è
attualmente diffusa nelle fasce più svantaggiate di popolazione
giovanile maschile, interessa per lo più soggetti di età compresa fra
i 25 ed i 34 anni con un livello di istruzione prevalentemente di
scuola dell’obbligo, ma anche nuove categorie di soggetti marginali.
La dipendenza dall’eroina non si determina all’improvviso, nè tanto
meno solo dopo che la si è provata una o due volte ma occorre
assumerla frequentemente, in modo consistente e prolungato nel
tempo. Goffman nel suo studio sui malati di mente, sia da Beker
nella sua nota ricerca sui consumatori di marijuana. Il soggetto che
entra nel mondo dell’eroina elabora infatti una nuova
rappresentazione di sé, attua nuove identificazioni sociali e allorché
percepisce di essere diventato dipendente, ridefinisce ulteriormente
il modo in cui considera se stesso ed il proprio ambiente di vita.
Inoltre, il fatto di essere riconosciuto da altri significativi come
tossicodipendente modifica in modo considerevole i loro
atteggiamenti nei suoi confronti.
Immagini sociali del tossicodipendente
La ricerca psicosociale ha dimostrato molto chiaramente che il
modo in cui ci rappresentiamo gli individui e i gruppi sociali
influenza considerevolmente le percezioni, i giudizi e le linee di
azione che concretamente intraprendiamo nei loro confronti.
Attualmente i tossicodipendenti costituiscono una categoria sociale
particolarmente stigmatizzata verso la quale sono espresse forme di
pregiudizio manifesto più consistenti di quelle osservabili nei
confronti di altri gruppi minoritari.
Processi psicologici implicati nella remissione e tipi di
trattamento
Così come la tossicodipendenza è il risultato di un lungo percorso
psicosociale, anche il suo superamento costituisce un’importante
transizione di vita in cui il compito fondamenta le consiste nella
ridefinizione dell’immagine di sé e delle relazioni con altri
significativi. Alcuni elementi di sfondo riferibili alla dimensione del
passato così come a quella del futuro interagendo con gli elementi
di disturbo introdotti dal l’avvio della transizione producono
esperienze personali diversificate nelle diverse fasi che
caratterizzano la transizione stessa. Nel cambiamento per stati
emotivi gioca un ruolo decisivo l’angoscia che deriva dalla paura
della morte e dalla consapevolezza del rischio che si corte
quotidianamente. L’attenzione è rivolta soprattutto al proprio corpo,
provato da ripetute patologie ma anche alla mancanza di
prospettive per il futuro. La tossicodipendenza ha ridotto al minimo
l’orizzonte di questi soggetti, non lasciando alcuno spazio alla
sperimentazione o alla progettazione di altre esperienze. Il
cambiamento può però anche avvenire in base ad una decisione
razionale. Il cambiamento per inerzia è invece un percorso
caratterizzato dalla mancanza, nella storia dei soggetto, di un
momento definito di decisione.
Strategie di intervento e ruolo dell’educatore
Un criterio che può consentire di discriminare se una comunità è
davvero rivolta a favorire processi di cambiamento è rintracciabile
nel grado di articolazione fra strategie adottate e teorie cui fa
riferimento. Il ruolo dell’educatore è quello di un adulto competente
impegnato non solo a favorire processi di maturazione e di
autonomia a dimostrare che è possibile vivere in modo
soddisfacente anche senza ricorrere alla droga. La relazione fra
educatore e tossicodipendente si configura, dunque, come una
forma di aiuto professionale che consiste in uno scambio reciproco
fra «chi aiuta» e «chi è in difficoltà».
CAPITOLO V
Antisocialità, devianza e rischio nell’adolescenza
Adolescenza e devianza
Anche se l’adolescenza ha cominciato a essere studiata come fase a
sé della vita solo quando, con la rivoluzione industriale, si definisce
come periodo prolungato di preparazione alla vita adulta, le parole
di Shakespeare mostrano che la preoccupazione per questo periodo
della vita ha una storia più antica della nozione stessa, Lo sguardo
adulto si rivo