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CAPITOLO 4 PERCEZIONI DI COMPETENZA E OBIETTIVI:
Attività autoteliche: Esperienza di flusso= motivazione caratterizzata dal fluire di
un'attività senza ostacoli o paure e dalla sensazione di essere un tuttuno con essa;
questo avviene perchè: - c'è una profonda concentrazione che non richiede sforzi
d'attenzione; -si avvertono dei segnali che dimostrano l'efficacia delle proprie azioni e
ciò consente di non dover controllare come si sta procedendo perchè il passaggio allo
fase successiva è sufficiente a dimostrare l'esattezza della precedente; -senso di
controllo personale per cui l'attività è percepita come una parte di sè; -alterata
percezione del tempo che sembra scorrere più velocemente perchè non ci si
concentra su di esso. La motivazione si ha durante lo svolgimento del compito in cui
il soggetto e l'attività che svolge sembrano essere fusi tra loro. Si tratta di attività
autoteliche in cui non è l'obiettivo a interessare ma lo svolgimento del compito per
cui lo scopo è l'attività stessa; al contrario nelle attività parateliche lo scopo è esterno
all'attività (raggiungere un obiettivo o soddisfare un bisogno). L'esperienza di flusso è
raggiungibile in tutte le attività purchè vi sia un equilibrio tra le proprie abilità come
vengono percepite e le difficoltà del compito (definite challenge): la noia si ha quando
ci si percepisce abili e si affronta un compito facile, l'ansia si ha quando la difficoltà
del compito è eccessiva rispetto alle proprie competenze; Il giusto equilibrio si ha
quando un compito ci permette di vincere una difficoltà e risolvere un problema
nuovo, imparando qualcosa che non si sapeva e accrescendo le proprie
abilità/competenze: un compito difficile e nuovo è più motivante perchè tende a
sfidare le proprie abilità. Man mano che migliorano le proprie abilità e competenze
aumenta il livello di sfida che si deve affrontare per non annoiarsi e provare
un'esperienza di flusso. Tutto ciò permette si soddisfare il bisogno di sentirsi
competenti, in crescita e autorealizzarsi.
La percezione di competenza= sentirsi capaci di riuscire; è un fattore motivazionale
che favorisce l'impegno e l'aspettativa di successo, la riuscita e una minor probabilità
di abbandonare il compito. White aveva visto che i bambini a cui viene impedito di
fare qualcosa perchè giudicati incompetenti dagli adulti, insistono nel voler essere
autonomi ("faccio io da solo"); la motivazione alla competenza è presente fin dalla
nascita: tutti vogliono sentirsi competenti e agiscono con impegno nei compiti per
ottenere dei risultati, sviluppando abilità utili nell'età adulta. L'adulto può reagire in 2
modi che influenzano positivamente/negativamente la motivazione alla competenza:
-sostenere il bambino, approvare i suoi tentativi di mettersi in gioco, lasciandolo fare,
sostenendolo; questo permetterà di non rovinare la sua percezione di competenza, e
favorire in futuro l'esecuzione di altri compiti per esprimere di nuovo le sue
competenze (il compito verrà svolto con piacere e soddisfazione); da adulto la
persona ha fiducia in sè stessa, poca puara di fallire, senso di sfida verso il compito e
aspettativa di riuscita; -ostacolare, non dandogli sperande di farcela, facendogli
percepire che lo consideriamo incompetente e bloccandolo nella sua attività (sei
troppo piccolo) e sostituendosi (io faccio meglio); ciò diminuisce/rovina la sua
percezione di competenza e in futuro il bambino eviterà nuovi compiti o li svolgerà
con ansia e paura di non riuscire; da adulto la persona non avrà sviluppato le proprie
competenze in quando è stato sempre frenato, non sarà motivata, avrà sfiducia in sè
stessa, non si sentirà competente, penserà di non farcela, avrà bisogno di continue
conferme.
Autoefficacia: percezione che si ha prima di eseguire un compito, di riuscire ad
affrontare una situazione con successo; è un'aspettativa ed è quindi influenzata da
risultati ottenuti in precedenza svolgendo compiti simili; un buon livello di
autoefficacia è motivante e predispone la persona ad agire. E' collegata alla
percezione di controllo (sentimento di controllare, di essere padroni del compito visto
come affrontabile che consente di avere maggiori aspettative di riuscita e impegnarsi
di più; la fattibilità del compito dipende da sè stessi) che può essere esterna
(percezione di essere obbligati, costretti a fare) o interna (percezione di scelta
personale, che è più motivante). Come sviluppare l'autoefficacia? Bandura ha
studiato 4 modi: 1)aver affrontato in passato compiti simili con successo; 2)aver visto
altre persone affrontare con successo quel compito; 3)persuasione verbale e il
credere di riuscire; 4)capacità di gestire l'ansia durante il compito. Continuare ad
evitare compiti o ripetersi "Non riuscirò", "Mi chiederanno cose che non so fare",
pensando di non avere le capacità e di essere poco competente, aspettandosi di non
riuscire, diminuisce l'autoefficacia e la motivazione, nonchè impedisce di imparare
delle strategie per riuscire.
Attribuzioni: le persone hanno bisogno di spiegare, cioè di dare un significato a ciò
che accade a sè stessi; in particolare le persone cercano la causa dei loro risultati
positivi o negativi: questa può essere individuata in fattori interni a sè (abilità,
impegno, carattere) o esterni (aiuto, caso, fortuna, caratteristiche del compito);
secondo Kelley nel creare le attribuzioni, le persone tengono conto di: consenso (se
poche persone riescono in un compito è più facile attribuire il proprio fallimento alla
difficoltà del compito stesso; se quasi tutti riescono è più probabile che l'insuccesso
sia attribuito ad una causa interna come poco impegno); coerenza (se una persona
riesce bene in un compito, tende ad attribuire il successo alle proprie abilità, se
riesce bene solo poche volte tende ad attribuire le cause alla fortuna o all'aiuto);
specificità (se una persona riesce bene solo in un certo compito e non in altri,
attribuisce le cause a specifiche abilità che possiede). Le attribuzioni influenzano la
motivazione a 3 livelli: 1)aspettative: a seconda del tipi di attribuzione formulata si
hanno diverse aspettative (se la persona ha fallito perchè convinta di non essere
portata e di non avere le capacità tenderà ad aspettarsi di non riuscire anche
successivamente; se crede che è fallita per il poco impegno, può aspettarsi di farcela
in futuro e sarà quindi più motivata); la controllabilità (se si attribuisce il risultato a
cause interne si ha più possibilità di cambiamento perchè queste dipendono da sè e
si ha maggior speranza di riuscita); 2)convinzioni: influenzano la motivazione in
quando determinano il tipo di compito da affrontare, il livello di difficoltà e di
perseveranza nell'esecuzione e l'uso di strategie; le convinzioni si acquisiscono con la
socializzazione e possono cambiare, anche se tendono a stabilizzarsi quando si
trovano situazioni che le confermano. 3)stili attributivi: modi di reagire ai
successi/insuccessi che tendono a diventare stabili nel tempo, dei modi di spiegare i
propri risultati; le reazioni all'insuccesso possono indurre a riprovare, per cui
motivano (si riconosce il poco impegno come causa di insuccesso, si prova senso di
colpa per non aver fatto meglio e quindi si riprova, il fallimento porta a rimotivarsi=
stile impegno) o portano ad abbandonare il compito o evitare di affrontarne simili in
futuro, per cui demotivano (la persona si sente inadeguata, si vergogna, pensa di non
possedere le capacità per riuscire ora e mai per cui evita di affrontare quei compiti in
futuro=stile impotente). Lo stile negatore porta invece a negare il proprio insuccesso,
rabbia e evitamento del compito (se non mi impegno, nessuno può dire che non sono
bravo perchè non ci ho provato); lo stile pedina porta a rassegnazione, ritiro
dell'impegno di fronte all'insuccesso in quanto si pensa di non poter far niente per
migliorare. Sindrome dell'impotenza appresa: modalità per cui si è imparato a
percepirsi costantemente incapaci, con la sensazione di non avere il controllo sulla
situazione, di non poter far nulla per affrontare il problema. Gli insuccessi vengono
attribuiti a cause interne, alla propria incapacità. Meno ci si esercita o si evitano
compiti verso cui ci si sente impotenti, meno si sviluppano competenze e più
aumenta la percezione di incapacità. Le emozioni tipiche sono la vergogna e la
rassegnazione che portano ad evitare le situazioni in cui ci si sente impotenti.
(aspettative future di insuccesso). Le motivazioni si distinguono in: già esistenti
(presenti fin dalla nascita, non apprese es. pulsioni,istinti), che si costruiscono (si
imparano, dipendono dalla cultura in cui si è cresciuti, sono influenzate dai pensieri e
sono modificabili es. valori,obiettivi,convinzioni).
Obiettivi: rappresentazioni cognitive di ciò che si vuole ottenere; tipi: 1)come
contenuto (ciò per cui si è motivati) 2)come orientamento (perchè si è motivati)
3)intrinseci (es. accettazione di sè, affiliazione, sentirsi parte di un gruppo, salute)
4)estrinseci (ottenere riconoscimenti, fama, arricchirsi cioè motivi esterni al compito)
5)alla padronanza (voler crescere,migliorare sè stessi nelle situazioni; il
comportamento è un modo per sviluppare le proprie capacità; le emozioni tipiche
sono la fiducia, la soddisfazione e l'entusiasmo; c'è speranza e volontà di cambiare)
6)alla prestazione (voler dimostrare agli altri che si vale e si è capaci, voler apparire e
dimostrarsi più bravi degli altri; i giudizi ottenuti dagli altri (voti scolastici, successi,
promozioni) sono una misura si sè stessi; la persona è valutata in base al suo
comportamento; le emozioni tipiche sono la noia (se si affrontano compiti già svolti in
passato con successo o compiti facili per riuscire sicuramente ed evitare di fallire) e
la paura di essere giudicati incapaci. Vi sono due modalità di approccio:
avvicinamento (affrontare il compito) ed evitamento (evitarlo per paura di fallire). Gli
obiettivi vengono trasmessi dall'ambiente: in alcune società è più importante
impegnarsi e migliorare le proprie abilità (obiettivi alla padronanza), in altre è
importante competere e dimostrarsi bravi (o