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Obiettivi alla padronanza o alla dimostrazione

L'obiettivo rappresenta delle rappresentazioni cognitive di ciò che si vuole ottenere e dell'orientamento sottostante. Si distinguono dai motivi per la loro maggiore accessibilità e per essere meno pervasivi e profondi.

Si possono distinguere obiettivi di tipo intrinseco ad altri di tipo estrinseco; tipici obiettivi intrinseci sono l'accettazione di sé, il sentirsi parte di un gruppo e la salute, mentre tipici obiettivi estrinseci sono ottenere riconoscimento, fama e arricchirsi. Non soddisfano bisogni intrinseci e portano a svolgere un compito per motivi esterni ad esso.

Una teoria degli obiettivi molto nota è quella di Ames, Dweck e Leggett che venne successivamente ampliata da Elliot e colleghi, la quale contrappone:

a. Obiettivi alla padronanza = portano a voler crescere, migliorare, imparare a padroneggiare le situazioni. Emozioni tipiche sono la fiducia, la soddisfazione e l'entusiasmo.

comportamento è considerato, in questo caso, come un modo per sviluppare le proprie capacità.

Obiettivi al risultato= focalizzati sul risultato piuttosto che sullo sviluppo di competenze e abilità, per questo si accompagnano tipicamente ad emozioni piacevoli ma che possono indurre ansia legata alla paura di non riuscire.

Obiettivi alla dimostrazione= consistono nel voler dimostrare agli altri che si vale e che si possiedono delle capacità. Le emozioni più tipiche in questo caso sono la paura e la noia; la prima discende dal timore di dimostrarsi o di essere giudicati incapaci, la seconda invece si manifesta nel momento in cui la persona preferisce affrontare compiti e situazioni in cui è decisamente più sicura di riuscire. Dal punto di vista motivazionale, una eccessiva tendenza ad abbracciare tale tipologia di obiettivi risulta demotivante e il comportamento e i risultati sono assunti come elementi di valutazione e di giudizio su.

performance. Gli obiettivi alla padronanza si riferiscono alla volontà di imparare e migliorare le proprie abilità, mentre gli obiettivi al risultato si concentrano sul raggiungimento di un determinato obiettivo o risultato finale. Gli obiettivi alla performance, invece, riguardano il desiderio di dimostrare le proprie capacità agli altri. È importante notare che gli obiettivi alla dimostrazione possono influenzare il nostro comportamento e le nostre emozioni. Ad esempio, se il nostro obiettivo è quello di dimostrare di essere bravi agli occhi degli adulti, potremmo sentirsi più ansiosi e preoccupati di essere giudicati negativamente. Al contrario, se il nostro obiettivo è quello di dimostrare di essere bravi ai nostri compagni, potremmo sentirsi più motivati e sicuri di sé. In conclusione, gli obiettivi alla dimostrazione possono avere un impatto significativo sul nostro comportamento e sulle nostre emozioni. È importante essere consapevoli dei nostri obiettivi e delle loro conseguenze, in modo da poter fare scelte consapevoli e promuovere il nostro benessere psicologico.

dimostrazione.Sono stati studiati anche gli obiettivi sociali, fra i più interessanti approcci a questo proposito ci sono quelli sviluppati da Wentzel e da Locke. L'approccio di Wentzel riprende la contrapposizione tra padronanza e dimostrazione; nel primo caso l'impegno è nel sentirsi accettati e inclusi, mentre nel secondo a mostrarsi bravi ed efficaci. L'approccio di Locke, invece, si basa su una distinzione lungo gli assi agentività e connessione; il primo riguarda l'indipendenza, l'autorità, la dominanza e un senso di fiducia e controllo e la polarità opposta caratterizza una volontaria sottomissione e la tendenza a piegarsi alle aspettative degli altri, mentre la seconda fa riferimento all'intimità e a un senso di relazione e socializzazione, contrapposta a un senso di separazione e distanza. Dall'incrocio tra le due si può ottenere il modello in figura: 28 L'ambiente riveste quindi un ruolo

importante in quanto può soddisfare il bisogno di accettazione e i conseguenti obiettivi sociali. A tal proposito, è stato dimostrato che un ambiente giudicante che valuta i risultati risulta particolarmente demotivante per chi possiede obiettivi alla dimostrazione con orientamento ad evitare. Dunque, in linea generale, ambienti orientati alla padronanza sostengono le componenti motivazionali e talvolta anche la prestazione, diversamente da quelli orientati alla dimostrazione che tendono ad affievolire le spinte motivazionali intrinseche e in generale a demotivare. Attribuzioni e stili attributivi bisogno di spiegare, Michotte ha individuato un importante il quale costituire una rilevante fonte di motivazione; le persone si chiedono il perché del funzionamento delle cose e del mondo e tentano di dare delle spiegazione che consentano loro di anticipare o predire eventi futuri. Pertanto, questo bisogno di spiegare ha una particolare valenza per quanto riguarda la motivazione.riguardal’individuare le cause dei propri successi e insuccessi perché motiva ad andare oltre gli stessi e potrebbe fare desistere. Le cause possono essere ricercate, dunque, in fattori interni a sé o esterni. La causa inoltre si può distinguere per almeno altre tre dimensioni: 1. Controllabilità = vi sono cause controllabili da sé distinguibili da altre che sono meno controllabili. 2. Stabilità = vi sono cause stabili nel tempo che riteniamo essere poco modificabili che si distinguono da altre più variabili. 3. Generalità = si possono distinguere cause specifiche da altre generali. Il modello proposto da Kelly prevede che, nel formulare le attribuzioni, le persone tengano conto di almeno tre valutazioni cognitive: - Consenso = si riferisce alla dimensione temporale. - Consistenza = - Specificità. Dall'incrocio delle varie dimensioni è possibile individuare diverse cause specifiche.cui lepiù frequenti sono (dis)impegno, (in)capacità, facilità/difficoltà del compito, fortuna/caso, (mancanza di) aiuto. Le emozioni quindi ci dicono e ci aiutano a svelare i pensieri sottostanti e in particolare quanto la persona ritiene che il risultato dipenda da sé o sia da attribuire esternamente. Tuttavia, non sempre le persone provano soddisfazione in conseguenza di risultati positivi e ciò vi possono essere almeno quattro spiegazioni. La prima riguarda la possibile incongruenza tra motivi impliciti e scopi perseguiti; l'insoddisfazione può avere origine dal conseguire risultati positivi in ambiti che non corrispondono ai propri motivi impliciti. Quando i due livelli implicito e esplicito sono incongruenti si crea Hidden Stressor che crea un senso cronico di frustrazione. La seconda spiegazione riguarda la desiderabilità di quanto si ottiene o si diventa. Si è trovato che la soddisfazione discende dall'essere.

Contenti di ciò che si ha e ottenere quanto si desidera. L'insoddisfazione dopo il raggiungimento di ciò che pur si voleva può essere spiegata anche alla luce della contrapposizione tra sistema wanting e liking, in particolare da una ipersensibilizzazione del sistema wanting rispetto al liking; viene a mancare la percezione di controllo.

Infine, secondo la teoria dell'autodeterminazione, la soddisfazione dipenderebbe dalla risposta data ai bisogni fondamentali.

Le attribuzioni formulate ed espresse influenzano la motivazione ad almeno tre livelli:

  1. Emozioni - sia riferite a sé sia riferite all'altro. Risultano essere la conseguenza del tipo di spiegazione fornita e un loro cambiamento potrebbe avvenire modificando il pensiero sottostante. Conta, inoltre, il feedback veicolato dall'ambiente, ovvero il contesto sociale in cui avviene l'azione.
  2. Aspettative - a seconda del tipo di attribuzione formulata conseguono diverse aspettative. Ad esempio,

se una persona ha fallito perché convinta di non essere portata tenderà ad aspettarsi di non riuscire ulteriormente.

Convinzioni= influenzano tantissimo la motivazione poiché determinano la scelta del tipo di compito da affrontare, del suo livello di difficoltà e del grado di perseveranza nella sua esecuzione.

Stili attributivi= consistono in modalità di risposta ai successi e agli insuccessi che tendono a stabilizzarsi nel tempo. Risultano importanti soprattutto le relazioni all'insuccesso, perché determinano la voglia di ricominciare, cioè motivano, oppure conducono ad abbandonare il compito o ad evitare di affrontare compiti simili in futuro, ovvero demotivano. È importante notare l'intrecciarsi di emozioni e di motivazioni; il tipo di stile abitualmente adottato genera un certo tipo di emozione, la quale a sua volta influenza la motivazione. Con l'insuccesso l'emozione più probabile è il senso

di colpa, il quale viene spesso confuso con la vergogna. Tuttavia, mentre vergognarsi significa pensare di non possedere e non poter possedere mai le capacità per riuscire, il senso di colpa consente di mantenere la fiducia e di pensare di aver sbagliato. Dunque, mentre il senso di colpa porta a rimotivarsi, la vergogna porta a perdere la motivazione.

Impotenza appresa e resilienza

Sentirsi impotenti è davvero frustrante e demotivante. Quando all'impotenza si associa un'attribuzione alla mancanza di abilità e quindi all'aspettativa di non riuscire mai, si parla di impotenza appresa. Essa si instaura quando la persona, dopo una serie di difficoltà e fallimenti, sviluppa la convinzione di non avere il controllo sulla situazione. Il deficit è di natura motivazionale, poiché si tratta di convinzioni e rappresentazioni di sé. Le situazioni infatti vengono filtrate e interpretate a partire da questo schema di pensiero.

Gli insuccessi

tenderebbero ad essere attribuiti alla propria incapacità, anche qualora la situazione potesse essere interpretata diversamente. Emozioni tipiche che accompagnano il vissuto di impotenza appresa sono la vergogna e la rassegnazione. È evidente che uno stile attributivo impotente potrebbe favorire una tendenza al pessimismo. Chi mostra i segni dell'impotenza appresa tende quindi a non aspettarsi che le cose vadano bene e pensa che, anche impegnandosi, non riuscirebbe. Tuttavia, essendo uno stile appreso, rimane sempre aperta la possibilità di imparare modi di reagire agli insuccessi più efficaci. La resilienza, ovvero la capacità di reagire positivamente a ripetute difficoltà, è favorita da un sistema di pensieri e di convinzioni che si riferiscono alla controllabilità di ciò che accade. Le modalità per costruire la resilienza si pongono adalmeno tre diversi livelli: 1. L'aspetto relazionale: il percepire la vicinanza di
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A.A. 2022-2023
49 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marti.Cesc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia della motivazione e delle emozioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Moè Angelica.