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Psicologia e Cultura
Il legame fra individuo, contesto e cultura presente in autori del 19° sec. viene reso attuale nella ricerca psicologica di questi ultimi anni.
Wundt (1800) distingue tra due psicologie:
- La prima psicologia che studia la mente individuale, misurata e spiegata secondo i canoni della sperimentazione
- La seconda psicologia, detta Völkerpsychologie cioè psicologia dei popoli, che ha il compito di comprendere il ruolo della cultura nella costruzione delle abilità cognitive.
Cole (1996) propone un punto di incontro tra queste due psicologie utilizzando i concetti di schema e script, con lo scopo di collegarle con la nozione di artefatto culturale.
Per Cole un artefatto culturale è uno strumento di mediazione delle interazioni sociali durante la vita quotidiana; egli ne distingue 3 tipi in base a 3 livelli:
- Il primo livello comprende gli utensili semplici ma anche gli strumenti di lavoro più sofisticati (come il computer, il linguaggio)
- Il secondo livello comprende le pratiche culturali, come le tradizioni e le norme sociali
- Il terzo livello comprende i sistemi culturali, come le credenze, i valori e le ideologie
insieme ben strutturato (funziona come filtro che regola e orienta l'esperienza). Uno schema contiene, come parte che lo specifica, la rete di relazioni (spaziali, temporali, sociali, emozionali) che collegano i contenuti rappresentati nello schema.
Gli schemi, inoltre, sono dispositivi di selezione delle informazioni. Essi specificano come mai certi elementi si collegano fra di loro mentre altri restano isolati, oppure come in certe circostanze anche questi elementi periferici possano essere collegati con altri.
Lo script (o schema di eventi) contengono informazioni sulle persone che partecipano all'evento, sui ruoli sociali che esse svolgono, sugli oggetti usati, sulle sequenze di azione e sulle relazioni causali pertinenti.
In base a ciò, la cultura può essere considerata come l'insieme di artefatti (di schemi e di script) costruiti e ricostruiti nel corso della vita degli individui, artefatti che consentono di partecipare alla vita della società e di
dare istruzioni e controllare il gruppo. L'adulto democratico, invece, coinvolgeva i membri del gruppo nelle decisioni, permetteva loro di esprimere le proprie opinioni, incoraggiava la collaborazione e spiegava le ragioni dietro le sue scelte. I risultati delle ricerche di Lewin mostrarono che i gruppi guidati da un leader democratico erano più coesi, collaborativi e motivati rispetto ai gruppi guidati da un leader autoritario. I membri dei gruppi democratici erano più propensi a partecipare attivamente, a condividere le responsabilità e a lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi comuni. Questi studi hanno contribuito a evidenziare l'importanza del clima sociale all'interno di un gruppo e come il comportamento del leader possa influenzare il comportamento dei membri. Un clima sociale positivo, caratterizzato da fiducia, rispetto e partecipazione attiva, favorisce la collaborazione e il raggiungimento degli obiettivi comuni.guidare il gruppo. Invece l'adulto democratico faceva in modo che i ragazzi del gruppo decidessero in autonomia le attività da svolgere e come svolgerle; inoltre i membri del gruppo erano liberi di decidere quali ruoli assumere e con chi lavorare.
L'adulto democratico, solo se interpellato, offriva il proprio punto di vista sulle cose da fare e sul come farle; si comportava come un membro del gruppo, ma non lavorava direttamente con i ragazzi ed evitava accuratamente di essere fonte di coercizione.
Tuttavia, durante le osservazioni, Lewin si accorse che in alcune sessioni l'adulto democratico se ne stava seduto troppo passivamente in un angolo del locale, invece di essere attivo.
Così al progetto originale fu aggiunto lo stile laissez-faire, caratterizzato da un adulto che informava su richiesta, con fare amichevole, sulle risorse a disposizione del gruppo, ma evitava suggerimenti o sostegno in caso di difficoltà.
La conduzione autoritaria produsse due tipi di
condotte nei ragazzi: una caratterizzata da forte aggressività, l'altra da forte apatia; in particolare, l'aggressività aumentava quando l'adulto usciva dal locale dell'esperimentazione, mentre si verificavano condotte aggressive elevatissime, esplosive, nel periodo di transizione fra conduzione autoritaria e conduzione democratica.
In quest'ultimo caso, l'aggressività assumeva un andamento ciclico e raggiungeva livelli modesti, mentre durante la conduzione laissez-faire si raggiungevano livelli elevati di condotte aggressive.
Inoltre la conduzione autoritaria dei gruppi produceva dipendenza e sottomissione nei confronti dell'adulto e, conseguentemente, competizione per ottenere da lui attenzioni individuali e ricompense; invece, nel corso della conduzione democratica del gruppo, i ragazzi adottavano facilmente relazioni cooperative fra di loro e con l'adulto, lavorando tranquillamente e produttivamente anche in sua assenza.
Infine i
Gruppi lasciati a se stessi (laissez-faire) erano generalmente disorganizzati e inefficienti, poco capaci di utilizzare i materiali a loro disposizione, in quanto i ragazzi apparivano mancare di strategie adeguate per organizzare il lavoro e di una rappresentazione condivisa circa i modi in cui usare i materiali a disposizione.
Ambiente di comportamento tale nozione è stata proposta da Barker per indicare come ogni comportamento avvenga in un contesto particolare che ne caratterizza l'espressione (per esempio l'ambiente "ambulatorio del medico di famiglia" consente che il paziente racconti i propri malanni, che si faccia visitare, che ascolti il medico con attenzione, mentre quest'ultimo deve fare le domande che ritiene più opportune, formulare una diagnosi e prescrivere una cura; tuttavia, se il medico e il paziente si incontrassero su un autobus, ovviamente non potrebbero mettere in atto gli stessi comportamenti).
Capitolo 2: I CONTESTI
DELL'EDUCAZIONE: LA PROSPETTIVA STORICO-CULTURALE
In ambito italiano, la psicologia dell'educazione si caratterizza per avere come tema centrale le dinamiche di apprendimento-insegnamento.
Anche all'interno della psicologia dell'educazione si possono distinguere 2 psicologie:
- La prima psicologia dell'educazione nasce agli inizi del 20° sec. grazie a Thorndike, il quale sostiene che molti risultati della psicologia generale possono essere applicati anche in ambito educativo, per affrontare meglio i problemi presentati dalla diffusione di una scolarizzazione di massa. In questa prima fase si affermano le diverse versioni delle teorie dell'apprendimento ad impronta associazionista e comportamentista a cui si aggiungono ricerche sull'apprendimento della matematica e della geometria.
- Nel periodo tra le due guerre mondiali si affermano 2 settori di ricerca che hanno il compito di individuare le condizioni in cui l'apprendimento risulta efficace ed
diinformazioni— infatti i ricercatori studiano il passaggio delle informazioni attraverso il sistema cognitivo, passaggio che ha inizio con un input (di solito uno stimolo che entra nel sistema umano di elaborazione dell'informazione, come per ex. una parola), viene elaborato in una rappresentazione mentale e termina con un output (che potrebbe consistere di informazioni immagazzinate nella MLT, comportamenti fisici, linguaggio, decisione).
In base a tale approccio, apprendere significa immagazzinare, recuperare in memoria, riorganizzare ciò che si conosce già e utilizzare le strategie metacognitive adeguate.
Dagli studi emerge che l'apprendimento efficace è influenzato da almeno 3 fattori:
- capacità della memoria di lavoro
- scelta della strategia di esecuzione
- efficienza nella strategia prescelta
Negli anni '80, per reazione alla cognizione fredda (priva degli aspetti di piacere e interesse) si sono imposti nuovi filoni di ricerca attenti
allecomponenti affettive e motivazionali; ma i modelli individualistici del cognitivismo continuano a non considerare insegnamento e apprendimento come attività sociali (infatti le ricerche interculturali della prima psicologia incontrano difficoltà e insuccessi).2. La seconda psicologia dell'educazione nasce all'interno della scuola storico-culturale russa, grazie a Vygotskij che riprende e sviluppa le idee di Wundt sull'origine e sullo sviluppo dei processi psicologici umani: essi devono essere studiati attraverso le attività pratiche della vita quotidiana (artefatti culturali), attività che sono mediate dalla cultura e che si sviluppano nel corso della storia.
Infatti, l'assunto di base del pensiero di Vygotskij è che lo sviluppo psichico è guidato e influenzato dal contesto sociale e quindi dalle particolari condizioni culturali che caratterizzano la società in cui si vive.