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La definizione delle variabili e la formulazione delle ipotesi
Una volta definiti gli obiettivi, è necessario operazionalizzare, cioè definire le variabili in gioco, quindi ridurre il fenomeno da osservare in affermazioni empiricamente osservabili, cioè in variabili.
Una variabile è ogni caratteristica, qualitativa o quantitativa, di persone, cose o eventi che può assumere valori diversi (es. peso, altezza, intelligenza, ecc.) e descritta con procedure operativamente definite.
Le variabili, nell'ambito delle scienze del comportamento, possono distinguersi in:
- variabili dell'organismo (V.O) riguardano le caratteristiche semplici (es. sesso, età) o complesse (intelligenza, tratti caratteriali) proprie di un determinato organismo;
- variabili del comportamento (V.C) riguardano le risposte emesse da un determinato organismo in presenza di uno stimolo definito (es. comportamento spaziale, modalità di comunicazione nella relazione, uso...)
della suamisurazione quindi dopo avere assegnato numeri a soggetti o eventi–secondo determinati criteri.Tradizionalmente, per misurare le variabili, si usa la classificazione di Stevenssecondo 4 scale:
- scala nominale riguardano il livello di misura delle variabiliqualitative
- scala ordinale
- scala ad intervalli riguardano il livello di misura delle variabiliquantitative
- scala di rapporti
La scelta di un tipo di scala per la misurazione delle variabili dipendentidipende:- dal tipo di sperimentazione che si vuole condurre;- dal grado di generalizzazione cui si vuole pervenire.
La scala nominale misura variabili qualitative le cui modalità non possonoessere ordinate ma classificate (ex. sesso, stato civile, professioni), per cui siclassificherà assegnando un codice, delle etichette.
Per ex. l’insegnante, dopo avere osservato il comportamento degli alunni,esprime un giudizio attribuendo un valore al comportamento in base al qualeclassifica l’alunno secondo
Una scala nominale (attento/disattento, calmo/nervoso, ecc). La scala ordinale misura variabili qualitative le cui modalità possono essere ordinate con un numero che ha un valore di ordine, crescente o decrescente (ex. titolo di studio, giudizio scolastico, intelligenza, memoria). Per esempio, l'insegnante, per valutare l'apprendimento degli alunni, esprime un giudizio in base al quale attribuisce un valore secondo una scala ordinale (scarso/mediocre/sufficiente/buono/distinto/ottimo). La scala ad intervalli uguali misura variabili quantitative le cui modalità possono essere espresse con i numeri, e gli intervalli tra i valori possono essere confrontati (ex. misura della temperatura perché lo zero rappresenta una modalità, è una temperatura, intelligenza, memoria, attenzione). Per esempio, l'insegnante, per conoscere il livello di attenzione prestato da ciascun alunno nella lettura di un testo, valuterà le prestazioni degli
alunni (nell'individuare gli errori contenuti nel testo) esprimendo un giudizio in base al quale attribuisce un valore secondo una scala ad intervalli (l'allievo che avrà segnato 5 errori su 10 è più attento di un altro che avrà segnato 4 errori su 10).
La scala a rapporti (è poco utilizzata nelle scienze dell'educazione e del comportamento) misura variabili quantitative le cui modalità possono essere espresse con i numeri, ed è caratterizzata da un'unità di misura costante arbitraria e da uno zero assoluto (ex. altezza, peso, distanza).
Definizione delle variabili indipendenti
Per avere una buona definizione delle variabili indipendenti è necessario:
- descrivere le operazioni didattiche sperimentali (V.I) che si intendono proporre al gruppo-classe;
- scrivere per esteso e dettagliatamente tutto ciò che si ha in mente riguardo ai comportamenti degli allievi, alle spiegazioni che si danno di questi, e
alle modificazioni attese (V.D) in seguito alle operazioni didattiche sperimentali che si intende introdurre.
Definizione delle ipotesi
Le ipotesi rappresentano il punto focale di tutto il lavoro sperimentale. Un'ipotesi è un'affermazione, una proposizione (teoricamente fondata) nella quale viene chiaramente espressa la natura della relazione esistente tra due eventi.
Nel caso di una sperimentazione didattica, l'ipotesi consiste nella relazione che l'insegnante stabilisce fra una particolare forma di attività e un determinato tipo di comportamento (relazione tra V.I e V.D).
Partendo dalle ipotesi, è possibile costruire il piano sperimentale:
- la definizione e le modalità di manipolazione delle V.I
- la definizione e le modalità di misurazione delle V.D
- il disegno sperimentale e le modalità di campionamento
- le procedure statistiche per la verifica delle ipotesi, al fine di accettare o respingere l'ipotesi sperimentale.
II
sperimentale: è composto dai soggetti ai quali verrà somministrato il trattamento sperimentale; - gruppo di controllo: è composto dai soggetti ai quali non verrà somministrato il trattamento sperimentale e ha una funzione fondamentale in quanto permette di controllare gli effetti del trattamento sulla V.D (serve come terreno di confronto: per esempio, se i due gruppi erano uguali prima del trattamento, qualsiasi differenza tra di essi dopo il trattamento può essere attribuita al trattamento stesso); - gruppo di confronto: è composto dai soggetti ai quali verrà somministrato un trattamento diverso da quello sperimentale, ma che ha lo stesso scopo di confronto con il gruppo sperimentale; - variabile dipendente (V.D.): è la variabile che viene misurata o osservata per valutare gli effetti del trattamento sperimentale; - variabile indipendente (V.I.): è la variabile che viene manipolata o controllata dal ricercatore per valutare il suo effetto sulla V.D.; - randomizzazione: è il processo di assegnazione casuale dei soggetti ai diversi gruppi sperimentali, al fine di ridurre al minimo i possibili bias o influenze esterne che potrebbero influenzare i risultati dell'esperimento; - controllo delle variabili estranee: è il processo di controllo delle variabili che potrebbero influenzare i risultati dell'esperimento, al fine di isolare l'effetto della V.I. sulla V.D.; - ripetizione: è il processo di ripetizione dell'esperimento con diversi soggetti o in diverse condizioni, al fine di confermare la validità dei risultati ottenuti. Il disegno sperimentale è uno strumento fondamentale nella ricerca scientifica, in quanto permette di controllare e manipolare le variabili al fine di ottenere risultati affidabili e significativi.casualizzato: si ha quando i gruppi sperimentali e di controllo vengono costituiti attraverso una tecnica di campionamento. Per convenzione si usa definire il gruppo casualizzato con la lettera C, e il gruppo non casualizzato con la lettera G.
trattamento: riguarda le modalità operative con cui viene introdotta e manipolata la variabile sperimentale. Per convenzione si usa definire il trattamento con la lettera T.
osservazioni iniziali: riguardano le procedure utilizzate per la raccolta dei dati relativi alle V.D nella fase prima dell'esperimento. Per convenzione si usa definire l'osservazione iniziale con la lettera O1.
osservazioni finali: riguardano le procedure utilizzate per rilevare i valori delle V.D al termine dell'esperimento. Per convenzione si usa definire l'osservazione finale con la lettera O2.
Nel disegno sperimentale queste componenti vengono utilizzate tutte o in parte, per cui a seconda dell'utilizzo si può parlare di:
disegno
sperimentale vero e proprio: lo sperimentatore ha un controllo completo della situazione sperimentale ed è possibile assegnare casualmente isoggetti alle varie condizioni: ciò permette di stabilire che i valori assunti da una V.D siano dovute all'effetto della variabile sperimentale;
disegno non sperimentale: lo sperimentatore non ha il controllo della situazione sperimentale per cui manca ogni tentativo di variare la V.I (ex. osservazione, ricerca d'archivio, inchiesta demoscopica);
disegno quasi sperimentale: lo sperimentatore non ha il controllo completo della situazione sperimentale e bisogna selezionare i soggetti, per le diverse condizioni, in gruppi già esistenti.
Inoltre, per verificare la relazione tra le variabili, vi sono principalmente due procedimenti:
- semplice: consiste nello studio di relazioni lineari degli effetti del trattamento nel gruppo sperimentale;
- complesso: consiste nello studio delle interrelazioni fra le V.I e le V.D nei gruppi
trollo casuale. In questo caso, si forma un gruppo di partecipanti e si assegna casualmente metà di essi al gruppo sperimentale e l'altra metà al gruppo di controllo. Successivamente, si somministra il trattamento al gruppo sperimentale e si osserva l'effetto del trattamento confrontando i risultati con quelli del gruppo di controllo. 2. Un altro disegno sperimentale comune è quello con osservazione preliminare e gruppo di controllo casuale. In questo caso, si effettua un'osservazione iniziale per entrambi i gruppi prima di somministrare il trattamento. Successivamente, si assegna casualmente metà dei partecipanti al gruppo sperimentale e l'altra metà al gruppo di controllo. Infine, si somministra il trattamento al gruppo sperimentale e si osserva l'effetto confrontando i risultati con quelli del gruppo di controllo. 3. Un altro disegno sperimentale è quello con gruppo non casuale e osservazione finale. In questo caso, si forma un gruppo di partecipanti e si assegna in modo non casuale metà di essi al gruppo sperimentale e l'altra metà al gruppo di controllo. Successivamente, si somministra il trattamento al gruppo sperimentale e si effettua un'osservazione finale per entrambi i gruppi. Infine, si confrontano i risultati per valutare l'effetto del trattamento. Questi sono solo alcuni esempi di disegni sperimentali utilizzati nel campo educativo. La scelta del disegno dipende dalle domande di ricerca, dalle variabili da considerare e dalle condizioni amministrative ed economiche. Inoltre, è importante utilizzare tecniche statistiche appropriate per l'analisi dei dati in base alle caratteristiche del disegno sperimentale.