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Difficoltà di adattamento sociale nei bambini

Alcuni bambini presentano con una frequenza molto alta difficoltà di adattamento sociale. Patterson propone un modello che prende in esame gli effetti multipli di diversi fattori di rischio che agiscono creando un contesto che amplifica le difficoltà quotidiane.

Ad esempio, se un adulto è esasperato può arrivare a perdere il controllo in seguito a comportamenti disturbanti come il pianto e la disobbedienza. Quando questi problemi, oltre che precoci, sono ricorrenti, influenzano il comportamento del bambino e le modalità educative del genitore secondo il ciclo della coercizione.

I comportamenti negativi del bambino, come un rifiuto, sono un modo di eludere le richieste del genitore, il quale minaccia ma alla fine non interviene lasciando che il figlio manifesti la sua ostinazione. Di conseguenza, il comportamento del bambino sarà rinforzato. Il genitore può anche sperimentare l'aggressività verbale o la punizione fisica agendo anche in

Questo caso da trappola con escalation d'intensità: il genitore, incapace di autocontrollo, esterna con facilità irritazione e rabbia utilizzando sistemi sempre più decisi, i bambini imparano così che l'aggressività è una via d'uscita per risolvere i conflitti. Le interazioni familiari diventano il contesto per l'apprendimento di comportamenti antisociali quindi obiettivo del parent training è di rompere questo ciclo.

I programmi preventivi hanno lo scopo di evitare che i comportamenti antisociali si sviluppino con i familiari e si estendano a tutto il tessuto sociale = parent training di Patterson: l'intervento dura circa 4 mesi, il baseline è condotto a casa, nel corso della cena della famiglia, prevede una fase di autoformazione con alcuni manuali e un successivo test per valutare i livelli d'apprendimento, si svolge in gruppo e affronta 5 strategie educative: identificazione e osservazione dei comportamenti,

contrattazione delle contingenze e rinforzamento dei comportamenti positivi, gestione dei comportamenti inadeguati (costo della risposta e time-out), supervisione e controllo del bambino quando è lontano da casa, problem solving e negoziazione.

La funzione genitoriale comprende un sistema di idee e aspettative che influenzano il modo di agire: ciò che i genitori fanno è strettamente legato a un insieme di cognizioni riguardo lo sviluppo e l'educazione. Le emozioni e la cognizione sono eventi privati (non direttamente osservabili) che intervengono nelle interazioni. Gli adulti ritengono di possedere in misura diversa le capacità necessarie alla cura e all'educazione dei figli, di esercitare in modo incisivo e valido il ruolo di genitore (autoefficacia educativa), l'effettivo comportamento dei genitori nei confronti dei figli è correlato all'efficacia percepita (competenza, soddisfazione) e può agire sia positivamente che negativamente.

altro costrutto riguardo i genitori è l'attribuzione di causa degli eventi, cioè l'individuare tra ciò che accade e i fattori che lo hanno determinato, possono essere cause interne (sonnolenza) o esterne (separazione dei genitori) dell'individuo. Comprendere quale sia l'orientamento cognitivo dei genitori è importante ai fini del cambiamento: genitori che lo hanno esterno, considerano di poca influenza il proprio comportamento (abbandonano il parent training), interno porta ad accentuare il senso di responsabilità nell'affrontare i problemi. È opportuno dunque che la realizzazione del parent training sia preceduta da una valutazione delle credenze e delle aspettative genitoriali che potrebbero ostacolare il cambiamento. Critiche= approcci umanistici: sottolineano che è importante rendere i genitori consapevoli delle emozioni dei propri figli e accettare le proprie con un atteggiamento sincero ed empatico (il PT prendein considerazione i comportamenti di genitori e bambini in quanto altre variabili sono difficilmente evidenziabili e misurabili. La psicoanalisi: secondo cui i metodi per addestrare i genitori sembrano incidere solo a livello superficiale, trasformano i comportamenti senza rimuovere le cause inconsce all'origine dei problemi. Due approcci in antitesi: comportamentismo vs psicoanalisi. E' certo che vi sono condizioni (disagio sociale della famiglia, isolamento, psicopatologia del genitore) in cui il PT è sconsigliato, comunque rispetto ad altri modelli il consulente non è orientato sul passato ma sui problemi presenti e le possibili soluzioni, riconosce ai genitori di potere produrre cambiamenti e lavora per insegnare loro come fare, il rischio è che egli si soffermi sugli aspetti tecnici, ignorando l'individualità della famiglia e il punto di vista del genitore, appunto per questo esiste una negoziazione degli obiettivi. Qualunque PT è.potenzialmente collaborativo: i genitori devono essere disposti a modificare i loro comportamenti, le barriere che ostacolano la costruzione di tale rapporto sono le credenze negative dei genitori, il trascurare il funzionamento della famiglia, differenze razziali e culturali, visioni discrepannti sulla funzione genitoriale. L'assunzione della competenza trasforma così la tradizionale relazione in simmetrica e paritetica, il PT poggia sulla nozione di empowerment: promuove l'autonomia a partire dall'esperienza e dalle risorse dei genitori stesse, stimolando la modifica degli atteggiamenti e la ricerca di soluzioni. La consulenza individuale o parent education Ambito e fasi dell'intervento: gli obiettivi sono far conoscere i principali temi di sviluppo infantile per aiutare i genitori a capire le esigenze dei figli e i problemi legati alle fasi critiche di crescita, chiarire il ruolo e l'influenza che gli adulti possono svolgere e aumentare la.capacità di analisi delle situazioni ordinarie. Vi sono 2 approcci: counseling riflessivo, privilegia costrutti come l'empatia e la consapevolezza dei sentimenti più che i comportamenti educativi (si utilizzano resoconti verbali e autovalutazioni) e l'approccio comportamentale, si sofferma sui comportamenti osservabili dei genitori per spiegare come influenzino quelli dei figli. I programmi in genere seguono una sequenza di fasi: identificare il problema e descriverlo in termini comportamentali, decidere quale problema affrontare per primo, condurre un'analisi funzionale del problema, assicurarsi che i genitori possiedano, o acquisiscano, le abilità necessarie per l'intervento, mettere in atto il programma stabilito, registrare i progressi, rivedere il programma se risulta inefficace e assicurarsi che vi sia generalizzazione e mantenimento dei cambiamenti prodotti. Valutare la situazione: L'assessment avviene a più livelli e richiedel'integrazione di diversi strumenti; l'indagine con i genitori consente di raccogliere informazioni vaste, nel corso dei colloqui lo psicologo può decidere se effettuare una valutazione più accurata del parenting o del funzionamento familiare, abbiamo per completare l'indagine psicologica nella quale viene valutato l'adattamento familiare, lo stress o i problemi psicopatologici del genitore. L'assessment funzionale privilegia la rilevazione diretta delle abilità e delle pratiche educative tramite l'osservazione diretta in contesti ecologici. Identificare il problema: Le routine familiari rappresentano un'utile chiave di lettura delle interazioni tra genitori e figli poiché descrivono i comportamenti critici del bambino e il contesto in cui si presentano, esse includono eventi definiti senza interpretazioni o descrizioni imprecise e pongono le basi per l'individualizzazione dell'intervento. L'analisi funzionaleè il passo successivo in cui si scompongono gli eventi in A -> comportamento -> C e situazione. Infine viene condotto l'assessment dei rinforzatori che include la token economy (i punti sono guadagnati come conseguenti per i comportamenti positivi e possono essere scambiati con rinforzatori tangibili e dinamici, prevede anche perdite di punti come conseguenza di comportamenti negativi - costo della risposta). Definire il piano d'intervento: Selezionare gli obiettivi, lo psicologo deve rispettare il desiderio dei genitori di affrontarli, riconoscendo che il problema è il loro ed è da prendere in considerazione; discutere le alternative e scegliere le tecniche (fading, shaping, rinforzamento) mostrandole ai genitori con procedure di modeling e role playing, prima di iniziare il programma a casa viene fatto un contratto per decidere la data in cui iniziare, chi svolgerà il programma, se questo coinvolge entrambi i genitori come collaborano, cosa fare se.incontri difficoltà e quando controllare i risultati (1-2 settimane). Il piano settimanale viene definito dettagliatamente annotando le fasi in delle schede evitando così il rischio di incomprensioni o errori e consentendo di registrare l'andamento dell'intervento. Monitoraggio e verifica: Il genitore può osservare direttamente se ci sono cambiamenti, è il primo ad avere un feedback circa l'efficacia dell'intervento, una volta quindi eliminato il problema originario il rapporto del psicologo con la famiglia deve cessare, anche se i genitori sanno che possono continuare a rivolgersi al consulente se subentrano nuove difficoltà. I gruppi educativi L'approccio è empirico e sperimentale, il gruppo offre ai genitori un contesto estremamente ricco e stimolante per condividere le esperienze, il supporto di altri genitori è qualcosa in più rispetto a quello offerto dagli specialisti in quanto possono trarre beneficio.dall'empatia e dal sostegno che viene dal gruppo; i vantaggi sono il contributo che può venire dalla partecipazione di due conduttori, una maggiore fiducia nei confronti delle procedure e il rinforzamento reciproco che il gruppo fornisce. Selezione dei genitori Il coinvolgimento di 4-5 famiglie è il criterio minimo per avere un gruppo, prima di iniziare è utile un contratto preliminare con i genitori (un breve colloquio) fatto per iscritto; la composizione del gruppo deve essere il più possibile omogenea sia per l'età (o le problematiche) dei figli sia per le caratteristiche dei genitori, le condizioni socio-culturali e lo status coniugale sono le variabili più influenti. Quando mancano dati diagnostici certi è utile proporre la raccolta di informazioni per stabilire la presenza e la gravità di alcuni sintomi clinici, uno degli strumenti più attendibili è il Profilo comportamentale generale di Achenbach per.

Soggetti dai 4 ai 16 anni e il questionario SDQ consentono entrambi una valutazione dei principali disturbi evolutivi.

Struttura del programma:

Si prevedono da 4 a 10 incontri, al primo incontro i partecipanti si interrogano sul corso, masoprat

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Murdaca Anna Maria.